The lot of the miner,
At best, is quite hard;
We work for good money,
Get paid with a card;
We scarcely can live,
And not a cent more,
Since we’re paid off in checks
On the company store.
The coal operators
Are growing apace,
They are making their millions
By grinding our face;
Unto their high prices
The people pay toll,
While they pay fifty cents
For mining their coal.
They keep cutting our wages,
Time after time;
Where we once had a dollar,
We now have a dime;
While our souls are near famished,
And our bodies are sore,
We are paid off in checks,
On the company store.
We sign then a contract,
As agreed between men;
Though it holds us like slaves,
It never holds them;
And when they’ve exhausted
The old contract score,
They capped the climax
With the company store.
But while I am anxious
Our case to make plain,
Sore cramped are my fingers
Uncertain my pen,
My paper’s exhausted
I cannot write more,
For paper comes high
At the company store.
At best, is quite hard;
We work for good money,
Get paid with a card;
We scarcely can live,
And not a cent more,
Since we’re paid off in checks
On the company store.
The coal operators
Are growing apace,
They are making their millions
By grinding our face;
Unto their high prices
The people pay toll,
While they pay fifty cents
For mining their coal.
They keep cutting our wages,
Time after time;
Where we once had a dollar,
We now have a dime;
While our souls are near famished,
And our bodies are sore,
We are paid off in checks,
On the company store.
We sign then a contract,
As agreed between men;
Though it holds us like slaves,
It never holds them;
And when they’ve exhausted
The old contract score,
They capped the climax
With the company store.
But while I am anxious
Our case to make plain,
Sore cramped are my fingers
Uncertain my pen,
My paper’s exhausted
I cannot write more,
For paper comes high
At the company store.
inviata da Bernart Bartleby - 14/1/2016 - 13:13
Lingua: Inglese
Il testo originale di Isaac Hanna (1895)
Isaac Hanna's Original Lyrics (1895)
Les paroles originales d'Isaac Hanna (1895)
Isaac Hannan alkuperäiset sanat (1895)
Attorno al 1895, Isaac Hanna era un minatore a Englewood, nell'Illinois (ora Englewood è inglobata nella “grande Chicago”, di cui rappresenta la Community Area n° 68). La sua canzone, di cui si conosce il genere country ma di cui non si sa esattamente la musica (composta poi dal Tom Juravich di questa pagina), fu pubblicata sullo United Mine Workers Journal del 23 maggio 1895. Il testo è quello ripreso da protestsonglyrics.net; frammenti sono presenti nell'opera citata di Sandro Portelli, ma con un testo leggermente diverso. [RV]
Isaac Hanna's Original Lyrics (1895)
Les paroles originales d'Isaac Hanna (1895)
Isaac Hannan alkuperäiset sanat (1895)
“Simbolo dell'assoluto strapotere padronale erano le company towns, le città nate attorno alla fabbrica e alla miniera, dove ogni cosa -scuola, chiesa, strade, case, medico, predicatore, polizia- era di proprietà della compagnia, dove gli estranei non potevano entrare e i lavoratori non potevano uscire. Gli operai che osavano scioperare non perdevano solo la paga, ma venivano anche sfrattati dalle case dove abitavano e cacciati dalla città. Perciò lo sciopero in America è andato assumendo le caratteristiche di una lotta totale e a oltranza, che mette in discussione non semplici rivendicazioni economiche, ma l'esistenza stessa del sindacato e la sopravvivenza dei suoi membri.
Lo strumento più odioso di sfruttamento era il company store, il negozio di proprietà della compagnia [mineraria], il solo dove gli operai potessero spendere i loro salari che spesso non erano pagati in moneta legale, ma in buoni della compagnia (“scrip”) redimibili solo al company store. Le compagnie pretendevano di avere un controllo totale sulla vita dei loro dipendenti; non era infrequente la pratica di controllare quanto spendevano al company store e sospenderli se risultava una differenza tra quello che avevano ricevuto nella busta paga e quello che avevano speso. Gli operai venivano poi riammessi al lavoro solo quando risultava che tutti i soldi che potevano avere messo da parte (e che potevano servire a andarsene, a iscriversi al sindacato, a finanziare un fondo di resistenza per uno sciopero) non erano tornati al sicuro nelle casse della compagnia.
Alessandro Portelli, “Canzone politica e cultura popolare in America”, ed. Derive/Approdi, Roma, 2004, pp. 113/114
Lo strumento più odioso di sfruttamento era il company store, il negozio di proprietà della compagnia [mineraria], il solo dove gli operai potessero spendere i loro salari che spesso non erano pagati in moneta legale, ma in buoni della compagnia (“scrip”) redimibili solo al company store. Le compagnie pretendevano di avere un controllo totale sulla vita dei loro dipendenti; non era infrequente la pratica di controllare quanto spendevano al company store e sospenderli se risultava una differenza tra quello che avevano ricevuto nella busta paga e quello che avevano speso. Gli operai venivano poi riammessi al lavoro solo quando risultava che tutti i soldi che potevano avere messo da parte (e che potevano servire a andarsene, a iscriversi al sindacato, a finanziare un fondo di resistenza per uno sciopero) non erano tornati al sicuro nelle casse della compagnia.
Alessandro Portelli, “Canzone politica e cultura popolare in America”, ed. Derive/Approdi, Roma, 2004, pp. 113/114
Attorno al 1895, Isaac Hanna era un minatore a Englewood, nell'Illinois (ora Englewood è inglobata nella “grande Chicago”, di cui rappresenta la Community Area n° 68). La sua canzone, di cui si conosce il genere country ma di cui non si sa esattamente la musica (composta poi dal Tom Juravich di questa pagina), fu pubblicata sullo United Mine Workers Journal del 23 maggio 1895. Il testo è quello ripreso da protestsonglyrics.net; frammenti sono presenti nell'opera citata di Sandro Portelli, ma con un testo leggermente diverso. [RV]
THE COMPANY STORE
The lot of the miner,
At best is quite hard,
We work for good money,
Get paid with a card;
We sarcely can live,
And not a cent more,
Since we're paid off in checks
On the company store
Those great coal monopolies
Are growing apace,
They are making their millions
By grinding our face;
Unto their high prices
The people pay toll,
While they pay fifty cents
For mining their coal.
They keep cutting our wages
Time after time,
Where we once had a dollar,
We now have a dime;
While our souls are near famished,
And our bodies are sore,
We are paid off in checks,
On the company store.
Though hard we may labor
But little we have;
We are robbed of our rights,
Though we fought for the slave.
Monop'ly keeps grasping
For more and still more;
They will soon own the earth,
Through the company store.
We sign then a contract
As agreed between men,
Though it holds us like slaves,
It never hold them;
And when they've exhausted
The old contract score,
They capped the climax
With the company store.
The old pirates and brigands
Who fought hand to hand,
Who would scuttle a ship,
Or pillage the land,
Have formed a collusion
And all come on shore,
And now ply their trade
Through the company store.
But when those old worthies
Are called to their doom,
I think honest business
Will enjoy a great boom;
And when they are finally
Called from our shore,
I hope they'll take with them
The company store.
The lot of the miner,
At best is quite hard,
We work for good money,
Get paid with a card;
We sarcely can live,
And not a cent more,
Since we're paid off in checks
On the company store
Those great coal monopolies
Are growing apace,
They are making their millions
By grinding our face;
Unto their high prices
The people pay toll,
While they pay fifty cents
For mining their coal.
They keep cutting our wages
Time after time,
Where we once had a dollar,
We now have a dime;
While our souls are near famished,
And our bodies are sore,
We are paid off in checks,
On the company store.
Though hard we may labor
But little we have;
We are robbed of our rights,
Though we fought for the slave.
Monop'ly keeps grasping
For more and still more;
They will soon own the earth,
Through the company store.
We sign then a contract
As agreed between men,
Though it holds us like slaves,
It never hold them;
And when they've exhausted
The old contract score,
They capped the climax
With the company store.
The old pirates and brigands
Who fought hand to hand,
Who would scuttle a ship,
Or pillage the land,
Have formed a collusion
And all come on shore,
And now ply their trade
Through the company store.
But when those old worthies
Are called to their doom,
I think honest business
Will enjoy a great boom;
And when they are finally
Called from our shore,
I hope they'll take with them
The company store.
inviata da Riccardo Venturi - 3/9/2019 - 10:14
Lingua: Italiano
Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 03-09-2019 10:15
Riccardo Venturi, 03-09-2019 10:15
LO SPACCIO AZIENDALE
La sorte del minatore
Tutt'al più è dura,
Lavoriamo per soldi veri
Però ci pagano con una tessera;
Riusciamo appena a viverci,
E non un centesimo in più,
Perché ci pagano con dei buoni
Allo spaccio aziendale.
I grandi monopoli del carbone
Stanno crescendo alla svelta,
Fanno i loro milioni
Calpestandoci la faccia;
Ai loro alti prezzi
La gente paga dazio,
Mentre loro pagano 50 centesimi
Per estrarre il carbone.
Continuano a tagliarci i salari
Volta dopo volta,
Se una volta prendevamo un dollaro
Ora prendiamo 10 centesimi;
Patiamo la fame
E ci fa male tutto addosso,
Siamo pagati con dei buoni
Allo spaccio aziendale.
Anche se lavoriamo duro
Non abbiamo che poco;
Ci derubano dei nostri diritti
Anche se abbiamo lottato per gli schiavi.
I padroni delle miniere
Accaparrano sempre di più;
Presto si compreranno il mondo
Con lo spaccio aziendale.
E quindi firmiamo un contratto
Come fosse tra uomini,
E invece ci tiene come schiavi
E non li obbliga mai a nulla.
E quando scade
Il vecchio contratto di lavoro,
Raggiungono l'apice
Con lo spaccio aziendale.
Quei vecchi pirati e briganti
Che hanno combattuto insieme,
Che distruggevano le navi
E razziavano la terraferma,
Si sono messi in combutta
E sono sbarcati a terra,
E ora fanno il loro mestiere
Con lo spaccio aziendale.
Ma quando 'sti personaggi
Saranno chiamati a giudizio,
Penso che il lavoro onesto
Ci avrà un grosso “boom”.
E quando finalmente
Saranno buttati fuori,
Spero si porteranno via con sé
Lo spaccio aziendale.
La sorte del minatore
Tutt'al più è dura,
Lavoriamo per soldi veri
Però ci pagano con una tessera;
Riusciamo appena a viverci,
E non un centesimo in più,
Perché ci pagano con dei buoni
Allo spaccio aziendale.
I grandi monopoli del carbone
Stanno crescendo alla svelta,
Fanno i loro milioni
Calpestandoci la faccia;
Ai loro alti prezzi
La gente paga dazio,
Mentre loro pagano 50 centesimi
Per estrarre il carbone.
Continuano a tagliarci i salari
Volta dopo volta,
Se una volta prendevamo un dollaro
Ora prendiamo 10 centesimi;
Patiamo la fame
E ci fa male tutto addosso,
Siamo pagati con dei buoni
Allo spaccio aziendale.
Anche se lavoriamo duro
Non abbiamo che poco;
Ci derubano dei nostri diritti
Anche se abbiamo lottato per gli schiavi.
I padroni delle miniere
Accaparrano sempre di più;
Presto si compreranno il mondo
Con lo spaccio aziendale.
E quindi firmiamo un contratto
Come fosse tra uomini,
E invece ci tiene come schiavi
E non li obbliga mai a nulla.
E quando scade
Il vecchio contratto di lavoro,
Raggiungono l'apice
Con lo spaccio aziendale.
Quei vecchi pirati e briganti
Che hanno combattuto insieme,
Che distruggevano le navi
E razziavano la terraferma,
Si sono messi in combutta
E sono sbarcati a terra,
E ora fanno il loro mestiere
Con lo spaccio aziendale.
Ma quando 'sti personaggi
Saranno chiamati a giudizio,
Penso che il lavoro onesto
Ci avrà un grosso “boom”.
E quando finalmente
Saranno buttati fuori,
Spero si porteranno via con sé
Lo spaccio aziendale.
×
Parole di Issac Hanna, che alla fine dell’800 era minatore del carbone ad Englewood, Illinois.
Probabilmente era un militante dell’United Mine Workers, il sindacato dei minatori.
Musica di Tom Juravich, sociologo, docente universitario, musicista ed attivista per i diritti dei lavoratori. Nei primi anni 80 Juravich curò la colonna sonora di “Out Of Darkness: The Mine Worker's Story”, un film documentario sulla storia dell’UMW diretto dal premio Oscar Barbara Kopple ed altri registi.
Di quella colonna sonora fa parte anche questa canzone.
Una canzone scritta 50 anni prima di Sixteen Tons di Merle Travis. E infatti ci sarebbero voluti ancora tante lotte e tanto sangue perché i lavoratori cominciassero ad essere pagati in denaro contante e non con gli assegni delle compagnie.
Nonostante le decine di grandi e sanguinosi scioperi organizzati dalla United Mine Workers of America specie nei primi due decenni del 20° secolo, in molte miniere le compagnie non pagavano i lavoratori in denaro corrente ma in assegni o buoni illegali che essi erano costretti a spendere, spesso indebitandosi, negli spacci gestiti dalle stesse compagnie, che così da datrici di lavoro diventavano creditrici e quindi “proprietarie” della forza lavoro alle loro dipendenze. Questo cosiddetto “debt bondage” o “truck system”, nei paesi di lingua spagnola viene chiamato con un sostantivo che rende ancor meglio l’idea: “enganche”.