Un boato ad annunciare un fumo nero che lento sale
Oscura l’orizzonte abbraccia il sole
Si colora il cielo di viola un viola che non ho visto mai
Mentre Palermo brucia in questa estate
Brucia nel rancore che nascosto dal silenzio
Lascia che tutto si trasformi e che nulla cambi
Madre son qui proteggi i tuoi figli
Madre son qui tra i tuoi fiori migliori
L’ora dei vespri porta via l’agenda le soluzioni
Le speranze perdute in quel rosso della sera
E subito si fa ressa tra fuochi e umani resti
Bocche mute sotto occhi bassi
Le ombre si fanno lunghe Si accorciano gli attimi
Che completano e concludono 57 giorni
Madre son qui proteggi i tuoi figli
Madre son qui tra i tuoi fiori migliori
Tutto era scritto nulla lasciato al caso
Quando il cattivo ha paura fa spettacolo intorno a se
Ora arriverà settembre con le nuvole e la pioggia
A ripulire le strade ci si scorderà di tutto
Poi arriverà settembre a cancellare i segni ma non i nomi
Ma non le idee.
Oscura l’orizzonte abbraccia il sole
Si colora il cielo di viola un viola che non ho visto mai
Mentre Palermo brucia in questa estate
Brucia nel rancore che nascosto dal silenzio
Lascia che tutto si trasformi e che nulla cambi
Madre son qui proteggi i tuoi figli
Madre son qui tra i tuoi fiori migliori
L’ora dei vespri porta via l’agenda le soluzioni
Le speranze perdute in quel rosso della sera
E subito si fa ressa tra fuochi e umani resti
Bocche mute sotto occhi bassi
Le ombre si fanno lunghe Si accorciano gli attimi
Che completano e concludono 57 giorni
Madre son qui proteggi i tuoi figli
Madre son qui tra i tuoi fiori migliori
Tutto era scritto nulla lasciato al caso
Quando il cattivo ha paura fa spettacolo intorno a se
Ora arriverà settembre con le nuvole e la pioggia
A ripulire le strade ci si scorderà di tutto
Poi arriverà settembre a cancellare i segni ma non i nomi
Ma non le idee.
inviata da dq82 - 27/12/2015 - 16:53
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La Rocha
scritta per la strage di via D'amelio Luglio 1992.
Nell’omonimo primo album “La Rocha” (Kurumuny, 2015) i protagonisti sono gli ultimi, gli emarginati, quelli che abitano le periferie della città o in senso più ampio le periferie del mondo. Non a caso il primo singolo tratto dal disco, “Un Re”, descrive la malinconica e paradossale figura di un clochard intellettuale - «prima di dormire ripeteva la lezione per alunni di passaggio davanti alla stazione» - e del suo cane Napoleone (nome quanto mai singolare in questo contesto!) che percorrono la città nella totale noncuranza della gente, temendo soltanto le ingiurie della notte. Se l’obiettivo è quello di dar voce musicale a una riflessione socio-politica, se si vogliono cantare le brutture del mondo come le favelas brasiliane (“Città di Dio”), l’Ilva di Taranto (“Fiumi e Canzoni”), gli omicidi di mafia (“Luglio”), il gasdotto TAP (“La gioventù”), i disumani viaggi della speranza (“La decisione”), allora si necessita d’imponente legna musicale da gettare nel fuoco perché diventi “la rocha”. A far questo ci pensano Enrico “Castigliani” Moscatelli alla voce, Salvatore Galiotta alla chitarra acustica e cori, Marco Santoro Verri al basso, Gianni De Donno alla fisarmonica e korg, Valentino Costantini alla batteria, Matteo De Luca alla chitarra elettrica e un gruppo di occasionali e amichevoli collaboratori. Si deve ammettere che sonorità e stile dei La Rocha ricordano forse un po’ troppo gruppi già noti come Modena City Ramblers, Ratti della Sabina e altri epigoni, ma i difficili temi toccati sono sempre attuali e necessari, d’altronde…«a noi non resta che questa vita» (da “Strade”).