Lingua   

La fille aux chansons, ou Marion s'y promène [Isabeau s'y promène; Sur le bord de l'eau et alia]

Malicorne
Lingua: Francese


Malicorne

Lista delle versioni e commenti


Ti può interessare anche...

Vive la République, Vive la Liberté
(Tri Yann)
La fiancée du timbalier
(Malicorne)
Italia mia
(Philippe Verdelot)


Canzone popolare (Île-de-France/Francia occidentale/Québec)
Chanson populaire (Île-de-France/France de l'ouest/Québec)
Riarrangiamento: Gabriel Yacoub / Malicorne
Arrangement: Gabriel Yacoub / Malicorne
Album: Malicorne II "Le mariage anglais" (1975)
Canto / Chant: Gabriel Yacoub / Marie Sauvet

Marie Sauvet e Gabriel Yacoub, 2010.
Marie Sauvet e Gabriel Yacoub, 2010.


La fille aux chansons, o Marion s'y promène proviene dal secondo album “numerato” dei Malicorne, Malicorne II ("Le mariage anglais") del 1975, ed è, in assoluto, uno dei brani più impressionanti del gruppo. Anche per la durata, che supera i dieci minuti; ma sono dieci minuti di affresco musicale, dove la melodia tradizionale è stata rielaborata in maniera veramente superba e ipnotica fondendo le armonie antiche con la lezione del progressive allora più moderno, di modo che il brano assume le fattezze di una vera e propria suite. La continua ripetizione dei refrain (“Sur les bords de la France”, “Sur les bords de l'eau”) è un procedimento antichissimo delle ballate tradizionali che sembra cullare l'ascoltatore di questa canzone drammatica, accompagnandolo al climax quasi si trovasse veramente a ondeggiare sul mare a bordo della sinistra nave; la ripartizione del canto tra Gabriel Yacoub e Marie Sauvet, gli arrangiamenti sottili e gli incastri melodici ne fanno un pezzo veramente unico, forse la summa dell'arte del primo e inarrivabile periodo dei Malicorne.

Il punto di partenza, come specificato dallo stesso Gabriel Yacoub a suo tempo, è una complainte un tempo assai comune specialmente nell'Île-de-France e in tutta la parte occidentale della Francia; da qui passò in Québec. Pur senza saperne con esattezza precisarne l'origine, è possibile però affermare che appartiene a una ben consolidata tradizione ballatistica europea secondo lo schema “fanciulla solitaria che passeggia sulle rive del mare – nave che arriva – comandante o marinaio che la richiama a bordo – fanciulla che s'imbarca di spontanea volontà – ripensamento e rimorso – pensieri alla casa materna / coniugale – dramma che si compie (in vari modi)”. Le varianti, naturalmente, sono pressoché infinite; in comune hanno però l'origine veramente antica. Non si tratta qui di rielaborazioni sei o settecentesche, ma di tematiche pienamente medievali che traducono sia paure ataviche di origine sicuramente più antica, sia pericoli allora più che reali.

In questa ballata, la vicenda sembra riportare ad uno di questi pericoli: i pirati. La pirateria non aveva niente del “romanticismo” che siamo portati ad attribuirle adesso; in questo modo, la ballata (come tutte quelle di questo filone, del resto) ha anche una funzione di ammonimento. La condizione di schiavitù familiare delle giovani donne era del resto tale, che il desiderio di fuga le poteva indurre a gettarsi nell'ignoto, cosa che puntualmente avviene in questo tipo di ballate: la fanciulla viene attirata a bordo in vari modi (qui con una canzone sapientemente intonata da un pirata, che suscita la curiosità della ragazza) e, quando dopo poco realizza la sua sorte, è oramai troppo tardi. Quel che contraddistingue questa ballata nel suo filone, è la presa di coscienza della violenza che Marion (in molte altre versioni: Isabeau, o Isabelle) dovrà subire; cerca di premurarsi e di difendersi stringendo i legacci del vestito per evitare di essere violentata, ma del tutto inutilmente di fronte alla spada. Non le resta che uccidersi, subendo poi anche l'oltraggio di essere gettata morta in mare (il che le impedisce una giusta e cristiana sepoltura, morendo quindi nel peccato mortale secondo l'ottica medievale che non contemplava minimamente, per una donna, la violenza subita). Tale particolare ottica è sempre da tenere presente (si veda, ad esempio, Crow and Pie); la fanciulla contravviene all'ordine naturale delle cose e, quindi, viene punita.

Il filone di tali ballate contempla, sempre sullo schema-base, varianti dove la fanciulla segue un barcarolo solitario che se la porta via dalla mamma, e dove la punizione consiste non nella violenza e/o nella morte, ma nella morte della madre di crepacuore; è il caso della ballata panitaliana Nina, Nina, son barcaiolo, notissima nella sua versione toscana:

Nina, Nina, son barcaiolo, son dell'arte e son gentile;
Nella mia barca se vuoi venire, io ti porto in alto mar. [bis]
In alto mare che noi saremo, un bel foco accenderemo;
E qualche cosa cucineremo all'usanza del barcaiuol. [bis]
Quando furono a mezza strada la incontrarono una vecchierella,
E lei le disse, Ninina bella, la tua mamma non ce l'hai più. [bis]
Barcaiolo, barcaiolo, barcaiolo pòrtenemi via;
Io voglio andare dalla mammina mia a raccontarglielo il disonor. [bis]
Suona suona il campanello, ma nessuno le rispondeva;
E dentro c'era la sua mammina morta, ch'era morta dal gran dolor. [bis]



La ballata interpretata da Riccardo Marasco nell'album "Un po' di Toscana Vera" (qui l'album intero; la canzone è a 7'18")


Un'altra principale variante è quella “demoniaca”, dove il seduttore/rapitore, sempre in ambiente marinaresco, è il Diavolo in persona. Variante rappresentata perfettamente dall'antica ballata britannica James Harris, or the Daemon Lover (Child 243), nota nelle versioni americane come The House Carpenter. In questa variante, usualmente, una giovane donna sposata ad un bravo e onesto lavoratore (il “falegname”) viene sedotta da un apparentemente ricco marinaio mentre cammina sull'usuale riva del mare e abbandona marito e figli per seguirlo in luoghi lontani e esotici (“on the banks of Italy” nella ballata, dove l'Italia è una terra di sogno “dove i gigli crescono sulle rive del mare”). Qui la catastrofe è commisurata alla portata del demoniaco seduttore: non si há violenza, ma la nave affonda in un gorgo per andare direttamente all'inferno.

Il carattere di ammonimento di tutto questo filone ballatistico è chiarissimo, e non è certo un caso che sia facilmente approdato nell'America puritana, dove si è talmente mantenuto nella tradizione da approdare alle hit-parades negli anni '70, ad esempio con la famosissima versione di Joan Baez (“The House Carpenter”):



Pirati, barcaioli seduttori, il Diavolo; questa la tradizione alla quale appartiene anche La fille aux chansons. Da dire che tutto ciò non poteva, chiaramente, non essere noto anche a Gabriel Yacoub. Ma, negli album, i Malicorne si facevano notare per la stringatezza delle note storiche, una loro caratteristica programmatica. Speriamo qui d'aver meglio chiarito da che cosa questa canzone provenga. Nella nostra ottica, che -come è noto- tende a indagare la violenza sulle donne fin dalle sue più antiche testimonianze e affioramenti nella poesia e nel canto popolare, questa canzone ha da dire parecchie cose; prima fra tutte che, se si sfugge dalle prigioni familiari (genitori o marito), l'unico risultato è il disonore, lo stupro, la morte (propria o delle persone care) e l'inferno. Per una ragazza o una donna, meglio quindi la rassicurante galera cui Iddio l'ha destinata, piuttosto che perire atrocemente nell'ignoto (che, naturalmente, è pienamente assimilato alle “tentazioni mondane”).

Resta, ovviamente, l'estrema bellezza di questa ballata riarrangiata dai Malicorne da par loro. Può darsi che Flavio Poltronieri si sia stupito di non avercela ancora trovata, qua dentro; e si sarebbe stupito a ragione. Ma per rimediare, ci vuole la nottata giusta. Prima o poi arriva. [RV]

Nota. Per la prima volta in Rete, credo, questa canzone è presentata con il testo svolto pienamente, vale a dire con la cosiddetta "assecuzione" al testo effettivamente cantato e non nell'usuale forma abbreviata con le ripetizioni sottintese. Pratica che non fa capire assolutamente nulla nel testo, e che è qui sanamente abòrrita.

Marion s'y promène
Le long de son jardin,
Le long de son jardin,
Sur les bords de la France,
Le long de son jardin
Sur les bords de l'eau.

Aperçoit une barque
De trente matelots,
De trente matelots
Sur les bords de la France,
De trente matelots
Sur les bords de l’eau.

Le plus jeune des trente
Chantait une chanson,
Chantait une chanson
Sur les bords de la France,
Chantait une chanson
Sur les bords de l'eau.

La chanson que tu chantes
Je voudrais la savoir,
Je voudrais la savoir
Sur les bords de la France,
Je voudrais la savoir
Sur les bords de l'eau.

Montez dedans ma barque,
Je vous l'apprenderai,
Je vous l'apprenderai
Sur les bords de la France,
Je vous l'apprenderai
Sur les bords de l'eau.

On fait cent lieues de barque
Sans rire et sans parler,
On fait cent lieues de barque
Sans rire et sans parler,
Sans rire et sans parler
Sur les bords de la France,
Sans rire et sans parler
Sur les bords de l'eau.

Après cent lieues de course,
La belle s' mit à pleurer,
Après cent lieues de course,
La belle s' mit à pleurer,
La belle s' mit à pleurer
Sur les bords de la France,
La belle s' mit à pleurer
Sur les bords de l'eau.

Qu'avez-vous donc, la belle,
Qu'a vous à tant pleurer?
Qu'a vous à tant pleurer
Sur les bords de la France?
Qu'a vous à tant pleurer
Sur les bords de l'eau?

J'entends, j'entends ma mère
M'appeler pour coucher,
M'appeler pour coucher
Sur les bords de la France,
M'appeler pour coucher
Sur les bords de l'eau.

Ne pleurez pas la belle,
Chez nous vous coucherez.
Chez nous vous coucherez
Sur les bords de la France,
Chez nous vous coucherez
Sur les bords de l'eau.

Quande fut dans la chambre
Son lacet a noué,
Son lacet a noué
Sur les bords de la France,
Son lacet a noué
Sur les bords de l'eau.

Mon épée sur la table,
Belle, pourra le couper,
Belle, pourra le couper
Sur les bords de la France,
Belle, pourra le couper
Sur les bords de l'eau.

La belle a pris l'épée,
Au cœur se l'est plongée.
La belle a pris l'épée,
Au cœur se l'est plongée,
Au cœur se l'est plongée
Sur les bords de la France,
Au cœur se l'est plongée
Sur les bords de l'eau.

La prend par sa main blanche,
Dans la mer l'a jetée.
La prend par sa main blanche,
Dans la mer l'a jetée,
Dans la mer l'a jetée
Sur les bords de la France,
Dans la mer l'a jetée
Sur les bords de l'eau.

3/11/2015 - 02:51




Lingua: Italiano

Nuova versione italiana cantabile di Riccardo Venturi
Nouvelle version italienne chantable par Riccardo Venturi
A new singable Italian version par Riccardo Venturi
Riccardo Venturin uusi laulettava italiankielinen versio

3-5-2023


Gabriel Yacoub dal vivo col pubblico che fa il controcanto (2011)


Nota. Questa “nuova versione cantabile” in italiano sostituisce la traduzione letterale presente nella pagina fin dal 2015. Chi comunque la volesse ancora leggere, può andare su Terre Celtiche di Cattia Salto.
La fanciulla delle canzoni
[Marion sta passeggiando]


Marion sta passeggiando
Su e giù nel suo giardin,
Su e giù nel suo giardin
Sulle rive di Francia,
Su e giù nel suo giardino
In riva al mar.

Lei scorge una barca
Con trenta marinai,
Con trenta marinai
Sulle rive di Francia,
Con trenta marinai
In riva al mar.

Dei trenta il più giovane
Cantava una canzon,
Cantava una canzon
Sulle rive di Francia,
Cantava una canzone
In riva al mar.

La canzone che canti
Io la vorrei imparar,
Io la vorrei imparar
Sulle rive di Francia,
Io la vorrei imparare
In riva al mar.

Sali sulla mia barca,
E te la vo a insegnar.
Te la vo a insegnar
Sulle rive di Francia,
Te la vo a insegnare
In riva al mar.

Cento leghe navigate
Senza ridere né parlar,
Cento leghe navigate
Senza ridere né parlar,
Senza ridere né parlar
Sulle rive di Francia,
Senza ridere né parlare
In riva al mar.

Cento leghe di rotta
Si mise a singhiozzar,
Cento leghe di rotta,
Si mise a singhiozzar,
Si mise a singhiozzar
Sulle rive di Francia,
Si mise a singhiozzare
In riva al mar.

Ma che avete, bella,
Da tanto singhiozzar?
Da tanto singhiozzar
Sulle rive di Francia?
Da tanto singhiozzare
In riva al mar?

Sento, sento mia madre
Che mi chiama a dormir.
Che mi chiama a dormir
Sulle rive di Francia,
Che mi chiama a dormire
In riva al mar.

Non piangere, mia bella,
Con noi tu giacerai.
Con noi tu giacerai
Sulle rive di Francia,
Con noi tu giacerai
In riva al mar.

In camera, i legacci
Della veste annodò,
Della veste annodò
Sulle rive di Francia,
Della veste annodò
In riva al mar.

La spada qui sul tavolo,
Bella, li può tagliar,
Bella, li può tagliar
Sulle rive di Francia,
Bella, li può tagliare
In riva al mar.

E lei prese la spada,
Se la immerse nel cuor.
E lei prese la spada,
Se la immerse nel cuor,
Se la immerse nel cuor
Sulle rive di Francia,
Se la immerse nel cuore
In riva al mar.

Lui per la mano bianca
La prese e la gettò in mar.
Lui per la mano bianca
La prese e la gettò in mar,
La prese e la gettò in mar
Sulle rive di Francia,
La prese e la gettò in mare
In riva al mar.

3/5/2023 - 02:42




Lingua: Inglese

English singable version by Riccardo Venturi
Versione inglese cantabile di Riccardo Venturi
Version anglaise chatable par Riccardo Venturi
Riccardo Venturin laulettava englanninkielinen versio

May 3, 2023

Note. Though made in a (rather moderate) “old ballad style”, the language used is not specially old-fashioned, except a couple of typical ballad terms (an old ballad cannot go without a “fair maiden”). The song is accompanied with a beautiful, though rather curious video where a Russian sings superposing himself over Malicorne’s original version.

The Singing Maiden, or Mary Ann is Walking

Mary Ann was walking
In her garden so fair,
In her garden so fair
By the shores of France,
In her garden so fair
By the seashore.

There she espied a vessel
Wi’ thirty seamen on,
Wi’ thirty seamen on
By the shores of France,
Wi’ thirty seamen on
By the seashore.

The youngest of the thirty
Was singing a sweet song,
Was singing a sweet song
By the shores of France,
Was singing a sweet song
By the seashore.

The song you are singing
I would like to learn,
I would like to learn
By the shores of France,
I would like to learn
By the seashore.

Then come on board, fair maiden,
I teach you all the song,
I teach you all the song
By the shores of France,
I teach you all the song
By the seashore.

Hundreds of leagues they sailed
Without a laugh or word.
Hundreds of leagues they sailed
Without a laugh or word,
Without a laugh or word
By the shores of France,
Without a laugh or word
By the seashore.

And after all that sailing
The maiden burst into tears,
And after all that sailing
The maid burst into tears,
The maid burst into tears
By the shores of France,
The maid burst into tears
By the seashore.

Why are you, fair maiden,
Weeping so bitterly?
Weeping so bitterly
By the shores of France?
Weeping so bitterly
By the seashore?

I can hear my mother calling,
Who’s calling me to bed,
Who’s calling me to bed
By the shores of France,
Who’s calling me to bed
By the seashore.

Don’t weep, don’t weep, fair maiden,
You’ll lie in bed with me,
You’ll lie in bed with me
By the shores of France,
You’ll lie in bed with me
By the seashore.

Once she lay in chamber
She laced her gown tight,
She laced her gown tight
By the shores of France,
She laced her gown tight
By the seashore.

My sword here on the table
Fair maiden, cuts so sharp,
Fair maiden, cuts so sharp
By the shores of France,
Fair maiden, cuts so sharp
By the seashore.

She grabb’d the sword by the hand
And drove it into her own heart.
She grabb’d the sword by the hand
And drove it into her own heart,
And drove it into her own heart
By the shores of France,
And drove it into her own heart
By the seashore.

He took her snow-white hand
And threw her into the sea,
He took her snow-white hand
And threw her into the sea,
And threw her into the sea
By the shores of France,
And threw her into the sea
By the seashore.

3/5/2023 - 10:30




Lingua: Spagnolo

Versión al español: Sergio J. Monreal
Morelia, Michoacán, México - 2012

La niña de las canciones (Marion pasea)

Marion está paseando
Dentro de su jardín.
Dentro de su jardín
A la orilla de Francia,
Dentro de su jardín
Al borde del mar.

Viajando en una barca
Treinta marinos vio.
Treinta marinos vio
A la orilla de Francia,
Treinta marinos vio
Al borde del mar.

El marino más joven
Cantaba una canción,
Cantaba una canción
A la orilla de Francia,
Cantaba una canción
Al borde del mar.

La canción que tú cantas
Yo quisiera saber,
Yo quisiera saber
A la orilla de Francia,
Yo quisiera saber
Al borde del mar.

Si subes a mi barca
Yo te la haré aprender,
Yo te la haré aprender
A la orilla de Francia,
Yo te la haré aprender
Al borde del mar.

Cien leguas en la barca
Sin risas, sin hablar.
Cien leguas en la barca
Sin risas, sin hablar,
Sin risas, sin hablar
A la orilla de Francia,
Sin risas, sin hablar
Al borde del mar.

Después de esas cien leguas
La bella echó a llorar,
Después de esas cien leguas
La bella echó a llorar,
La bella echó a llorar
A la orilla de Francia,
La bella echó a llorar
Al borde del mar.

¿Pues qué te pasa, bella?
¿Por qué echas a llorar?
¿Por qué echas a llorar
A la orilla de Francia?
¿Por qué echas a llorar
Al borde del mar?

Es que escuché a mi madre
Que me llama a dormir,
Que me llama a dormir
A la orilla de Francia,
Que me llama a dormir
Al borde del mar.

Ya no llores más, bella,
En casa dormirás,
En casa dormirás
A la orilla de Francia,
En casa dormirás
Al borde del mar.

Al llegar a la alcoba
El cinto se anudó,
El cinto se anudó
A la orilla de Francia,
El cinto se anudó
Al borde del mar.

¿Ves mi espada en la mesa?
Ella lo ha de cortar.
Ella lo ha de cortar
A la orilla de Francia,
Ella lo ha de cortar
Al borde del mar.

Bella tomó la espada,
Y el pecho le rompió.
Bella tomó la espada
Y el pechio le rompió,
Y el pecho le rompió
A la orilla de Francia,
Y el pecho le rompió
Al borde del mar.

Luego, su blanca mano
Hasta el mar la arroyó,
Luego su blanca mano
Hasta el mar la arroyó,
Hasta el mar la arroyó
A la orilla de Francia,
Hasta al mar la arroyó
Al borde del mar.

inviata da Riccardo Venturi - 3/5/2023 - 03:28




Lingua: Francese

Isabeau s'y promène: La versione franco-canadese (québecoise)
Isabeau s'y promène: La version québecoise
Isabeau s'y promène: The Canadian French version


Interpretata da / Performed by: Joseph Saucier, DAHR 1907


Quanto segue intende integrare l’introduzione generale alla canzone (q.v.). La provenienza antica della ballata continua ad essere “fluida”: in generale si può dire che le sue origini vadano ricercate nella Francia nordoccidentale marittima (Cattia Salto parla tout court della Normandia); l’Île-de-France, dove essa si è diffusa, è geograficamente il suo quasi immediato entroterra. Ad ogni modo, le sue versioni sembrano dividersi in due filoni: quello (forse più antico) “piratesco”, dal finale tragico per la ragazza (Marion) che preferisce trafiggersi con la spada piuttosto che perdere la verginità, finendo gettata in mare (il che è un castigo divino, dato che così non avrà nessuna cristiana sepoltura e la attendono quindi le fiamme dell’inferno; a tale riguardo si vedano anche le considerazioni fatte a suo tempo sulla pagina di Crow and Pie); e quello con il finale della “ricerca dell’anello” da parte del rapitore. L’ “anello” perduto in mare simboleggia piuttosto chiaramente la verginità perduta dalla fanciulla (Isabeau): si tratta anche in questo caso di un τόπος antichissimo, e presente in tutte le tradizioni popolari europee fin da tempi remoti. Nelle canzoni popolari dell’intero continente è generalmente presente con la sequenza dei “tre tuffi” (si vedano, ad esempio, anche Vive la République, Vive la Liberté e Tre sorelle, un canto popolare toscano di area pistoiese): su richiesta della fanciulla (che, evidentemente, con l’anello vorrebbe ritrovare la verginità perduta dopo essere stata spulzellata non sempre di controvoglia), il galant si tuffa. Al primo tuffo non riporta niente, al secondo l’anello gli sfugge dalle mani e, al terzo, affoga (questa è esattamente la sequenza presente in Isabeau s’y promène). In questo filone, quindi, è il rapitore / pirata / spasimante che ci rimette le penne e sprofonda negli abissi del mare (si hanno anche varianti locali dove il disgraziato annega in un qualche lago, mentre nella già nominata Vive la République, Vive la Liberté annega nella Loira a Nantes).

Isabeau s’y promène è la versione della ballata che è stata portata nel Nuovo Mondo: è la variante che si è più o meno generalizzata nel Québec e che, subendo ulteriori variazioni, anche nella Louisiana francese andando a far parte del patrimonio folkloristico Cajun (Sur le bord de l’eau). Una versione della ballata “edulcorata” e del tutto priva della parte finale fu incisa nel 1907 dal famoso tenore Joseph Saucier (1869-1941; fu ristampata nel 1949 quando l’artista era già deceduto da anni). Questo può essere dovuto al fatto che la parte finale, troppo cruda ed esplicita, mal si adattava all’uso che veniva fatto della ballata come canzone per l’infanzia e, addirittura, come ninna-nanna. E’ un fatto appurato che moltissime antiche “canzoni per bambini”, al pari di tante fiabe, nascondano origini di tutt’altra natura e, a volte, addirittura demoniache (per un preciso repertorio di tutte le varianti testuali si rimanda a Terre celtiche). Una versione completa della ballata è stata incisa in tempi più recenti da Bertrand Gosselin e dal suo ensemble. [RV]

Isabeau se promène le long de son jardin,
Le long de son jardin sur le bord de l’île, [1]
Le long de son jardin sur le bord de l’eau,
Sur le bord du ruisseau. [2]

Elle fit une rencontre de trente matelots,
De trente matelots sur le bord de l’île,
De trente matelots sur le bord de l’eau,
Sur le bord du vaisseau.

Le plus jeune des trente, il se mit à chanter,
Il se mit à chanter sur le bord de l’île,
Il se mit à chanter sur le bord de l’eau,
Sur le bord du vaisseau.

La chanson que tu chantes, je voudrais la savoir,
Je voudrais la savoir sur le bord de l’île,
Je voudrais la savoir sur le bord de l’eau,
Sur le bord du vaisseau.

Embarque sur ma barque, je te la chanterai,
Je te la chanterai sur le bord de l’île,
Je te la chanterai sur le bord de l’eau,
Sur le bord du vaisseau.

Quand elle fut dans la barque, elle se mit à pleurer,
Elle se mit à pleurer sur le bord de l’île,
Elle se mit à pleurer sur le bord de l’eau,
Sur le bord du vaisseau. [3]

Qu’avez-vous donc, la belle, qu’avez-vous à tant pleurer?
Qu’avez-vous à tant pleurer sur le bord de l’île,
Qu’avez-vous à tant pleurer sur le bord de l’eau,
Sur le bord du vaisseau.

Je pleure mon anneau d’or, dans l’eau il est tombé,
Dans l’eau il est tombé sur le bord de l’île,
Dans l’eau il est tombé sur le bord de l’eau,
Sul le bord du vaisseau.

Ne pleurez point, ma belle, je vous le plongerai,
Je vous le plongerai sur le bord de l’île,
Je vous le plongerai sur le bord de l’eau,
Sur le bord du vaisseau.

À la première plonge, il n’a rien rapporté,
Il n’a rien rapporté sur le bord de l’île,
Il n’a rien rapporté sur le bord de l’eau,
Sur le bord du vaisseau.

À la deuxième plonge, l’anneau lui sautilla,
L’anneau lui sautilla sur le bord de l’île,
L’anneau lui sautilla sur le bord de l’eau,
Sur le bord du vaisseau.

À la troisième plonge, le galant s’est noyé,
Le galant s’est noyé sur le bord de l’île,
Le galant s’est noyé sur le bord de l’eau,
Sur le bord du vaisseau.
[1] Spesso notato con la grafia storica isle.

[2] Nella versione incisa da Joseph Saucier: Ruisseau.

[3] Qui s'interrompe la versione cantata da Joseph Saucier.

inviata da Cattia Salto + RV - 4/5/2023 - 20:11




Lingua: Francese (Louisiana French (Cajun))

Sur le borde de l'eau: La versione Cajun (Francese della Louisiana)
Sur le borde de l'eau: La version française de Louisiane (Cajun)
Sur le borde de l'eau: Louisiana French (Cajun) version

blindgaspard


Sur Le Borde de L'Eau (On the Water's Edge) viene dalla versione francese (probabilmente originaria dalla Normandia) della ballata intitolata anche "Isabeau s'y promène" esportata in Canada e in Lousiana (massiccia presenza francese). Nella sua popolarità è diventata anche una canzone per bambini. La troviamo in due versioni melodiche, quella lirica è la più diffusa ed è per l'appunto quella ripresa dai Malicorne. Nella versione tradizionale la perdita della verginità della fanciulla viene simboleggiata dalla caduta in acqua del suo anello d'oro, il marinaio si tuffa per tre volte per ritrovare l'anello ma annega. [Cattia Salto]


Interpretata da / Performed by Shirley Collins (in Lodestar, 2016)


"Sur Le Borde De L'Eau (On the Riverside)" - Blind Uncle Gaspard, 1929





Alcide Gaspard, otherwise known as Blind Uncle Gaspard was born just south of Marksville, Louisiana. Blinded at the age of seven, Gaspard grew up playing and singing with his brothers, and in local string bands. Gaspard came from a community descended from the original French settlers of Louisiana, and this particular dialect of the French language seems to have completely disappeared. In the 1920s Gaspard teamed up with a left-handed fiddle player named Delma Lachney, and in 1929, as part of a deal with a furniture store owner, the pair went to Chicago, and recorded a handful of 78s for the Vocalion label.3 It's there he recorded his haunting tune, "Sur Le Borde De L'eau" (#5333). According to author Ray Templeton:

Sur le Borde de l'Eau sounds to my ears like a traditional song that could originate back in France - with its modal tune, and tragic and possibly allegorical narrative about the loss of a ring and the death of a handsome young sailor. Gaspard's guitar accompaniment is no more than a rudimentary strum, although he creates quite an interesting and pleasing effect by ending each section on a major chord.

It's similar to later French recordings, such as "La Fille aux Chansons" or "Marion s'y Promène" and "Le Bateau Chargé de Blé", in which deal with the same basic story; a girl is lured on board a ship by a captain who has designs upon her. In some forms, she escapes by cunning; in others she comes to a ghastly end. Given the line "sur le bord d'un vaisseau", some have suggested the last word could be "maison" or "ruisseau" which would have him reference the "edge of the stream". Gaspard's use of language differed than most of the Cajun recordings of the time. The majority of settlers in Avoyelles, like Evangeline, Pointe Coupee, and the upper part of St. Landry were all Creole French, most descendants of former French soldiers who had served at the Forts in IL (Upper LA), Arkansas, and Mobile. The French spoken in these parts is still, for the most part, slightly different from the French spoken by the Acadians. - Early Cajun Music
Un jour, je me promène, tout le long de mon jardin,
Tout le long de mon jardin sur le bord de l'île,
Tout l'long de mon jardin sur le bord de l'eau,
Sur le bord d'un vaisseau.

Je m'aperçois d'une barge, de trente matelots,
Je m'aperçois d'une barge, de trente matelots,
De trente matelots sur le bord de l'île,
De trente matelots sur le bord de l'île,
Sur le bord d'un vaisseau.

Les deux plus jeunes des trente,
Chantaient-z-une chanson,
Chantaient une chanson sur le bord de l'île,
Chantaient une chanson sur le bord de l'eau,
Sur le bord d'un vaisseau.

La belle chanson qu' tu chantes, j'aimerais la savoir,
La belle chanson qu' tu chantes, j'aimerais la savoir,
J'aimerais la savoir sur le bord de l'île,
J'aimerais la savoir sur le bord de l'eau,
Sur le bord d'un vaisseau.

Ma belle, rentrez dans ma barge, je vous la montrerai,
Ma belle, rentrez dans ma barge, je vous la montrerai,
Je vous la montrerai sur le bord de l'île,
Je vous la montrerai sur le bord de l'eau,
Sur le bord d'un vaisseau.

La belle fut embarquée et s'est mise à pleurer,
Elle se mise a pleurer sur le bord de l'île,
Elle se mise a pleurer sur le bord de l'eau,
Sur le bord d'un vaisseau.

inviata da Cattia Salto + Flavio Poltronieri + RV - 31/3/2020 - 22:05




Lingua: Finlandese

Isabel: La versione finlandese degli Ajopuut [2017]
Isabel: Finnish version by Ajopuut



Si tratta in realtà di una versione (di Esko Rahikainen) di una delle tante varianti della canzone, dove la protagonista si chiama Isabeau (qui Isabel); non proviene direttamente, cioè, dalla canzone dei Malicorne. La linea musicale riprende piuttosto le versioni québecoises; i cantanti sono Petri e Anna del gruppo Ajopuut (dall'album Ihana Martta del 2017, contenente versioni finlandesi di canzoni popolari di tutta Europa). La versione è notevolmente più breve di quella dei Malicorne. Detto questo, viene inserita qui anche -e soprattutto- per la sua notevole bellezza, acuita dalla lingua finlandese, la cui armonia è di per sé un canto. Di questa stupenda versione si era già accorta Cattia Salto, che la aveva inserita nelle sue Terre Celtiche assieme a tante altre versioni. [RV]
Niin kulkee puiston halki
Isabel kaunoinen
Ja saapui mein rantaan
On laiva luonaseen,
Ja saapui mein rantaan
On laiva luonaseen,
On luonaseen.

Ja kolme merimiestä
Hän näkee rannalla.
Ja nuorin heistä laulaa,
On laivan partalla,
Ja nuorin heistä laulaa,
On laivan partalla,
On partalla.

On laulun sävel kaunis
Vaan siitä tunneteen.
Jos vielä laulat mullen
Viin silloin opin sen,
Jos vielä laulat mullen
Viin silloin opin sen,
Niin opin sen.

Oi nousee neito laivan,
Niin laulaa laulun sen.
Isabel laivan nousee
Vaan känty itkien,
Isabel laivan nousee
Vaan känty itkien,
Hän itkien.

Viimurheet teidä painaa,
Kysyvät miehet nuo.
Itkunne haikea
On känsien lohtun tuo,
Itkunne haikea
On känsien lohtun tuo,
Kän lohtun tuo.

Voi kulta oli sormus,
Vaan meren vaipuikin.
Se oli kallis mulleja
Itken vieläkin,
Se oli kallis mulleja
Itken vieläkin,
Niin itkenkin.

Ei embi merimies vaan
Sukeltaa altoihin.
Ei löydä toinen sukeltaa
Sormus löytyikin,
Ei löydä toinen sukeltaa
Sormus löytyikin,
Jo löytyikin.

Voi kirposkellen sormus
Nyt meren vaipuikin.
Vaan kolmas nuori huljas
Hän syksyy altoihin,
Vaan kolmas nuori huljas
Hän syksyy altoihin,
Ja kumpuikin.

3/5/2023 - 11:52




Lingua: Italiano (Piemontese)

Il corsaro (Nigra, Canti popolari del Piemonte #14)

cantnigra


"La ragazza sulla sponda del mare vuole imparare la canzone che i marinai stanno cantando (una sea shanty?) Appena salita a bordo la nave si allontana in alto mare e quando viene notte, il marinaio (presumibilmente il capitano) le salta addosso, ma lei preferisce la morte." [Cattia Salto]


All’impareggiabile Cattia Salto, nelle sue Terre Celtiche, non era certamente sfuggita la quasi perfetta identità tra le nostre ballate francesi e franco-canadesi con questa ballata piemontese riportata da Costantino Nigra (1828-1907) nel suo fondamentale Canti popolari del Piemonte, la cui prima edizione risale al 1888. “Dettata da una portinaja” a Torino, come avverte il Nigra in calce al testo, Il corsaro è sostituito nel testo “da un più rassicurante ‘marinaio della marina’: la fanciulla vuole andare per mare spinta dalla sete di avventura” (Cattia Salto in una nota al testo). E’ necessario qui aprire una parentesi: molto spesso, in tutta Europa, le ballate del tipo “fanciulla sulla spiaggia” o “piratesco” provengono da zone tutt’altro che marittime, per non dire proprio di montagna (si farebbe un po’ di fatica ad immaginare le coste piemontesi, oppure il mare della montagna pistoiese di Tre sorelle). Anche nella stessa Francia, le ballate di questo genere provengono sovente da zone dell’interno, lontane dal mare. Il fatto è che sembrano comunque avere catturato l’interesse di popolazioni per le quali il mare era solo un’immaginazione, una remota (e spesso spaventosa) réverie assieme ai suoi personaggi (in primis i pirati, probabilmente portati fin là da storie favolose e ammonitrici). Proprio per questo motivo, in tante varianti europee locali si trovano più vicini laghi o fiumi, e al posto dei pirati ci sono dei semplici barcaioli (che comunque non perdono occasione per attirare e portarsi via l’ingenua fanciullina che si è allontanata dalla mamma, o la sposina maritata a un bravo giovine).

Detto questo, ovviamente, l’identità tra la ballata piemontese e le sue consimili europee (in primis francesi) non era passata certamente inosservata a Costantino Nigra stesso, che era un filologo di prim’ordine: a tale riguardo, invito a leggere il suo commento originale al Corsaro, dato che l’edizione del 1888 si trova interamente scansionata in Rete (su piemunteis.it) ed è bene approfittarne. Quel che purtroppo non si trova proprio, è un’incisione della canzone. [RV]
"O marinar de la marina, [1] [2]
o cantè-me d'üna cansun."
"Muntè, bela, sü la mia barca,
la cansun mi la canterò."
Quand la bela l'è stáita an barca,
bel marinar s'büta a cantè.
L'àn navigà pi d'sincsent mia,
sempre cantand cula cansun.
Quand la cansun l'è stà fürnia,
la bela a cà n'in vol turnè.
"Sei già luntan pi d'sincsent mia,
sei già luntan da vostra cà."
"Coza dirà la mama mia,
che n'a sto tant a riturnè?"
"Pensè pa pi a la vostra mama,
o pensè, bela. al marinar."
S'a n'in ven la meza noiteja.
n'in ven Fura d'andè dürmì.
"O dëspojè-ve, o dëscaussè-ve,
cugei-ve sì cu'l marinar."
"I m'sun sulà-me tanto sc'iassa,
che 'l gital pöss pi dëssulè.
O marinar de la marina,
o prëstè-me la vostra spà; [3]
Prëstè, galant, la vostra speja,
che 'l me gital pössa tajè."
Quand la bela l'à avü la speja,
an mes al cör a s'l'è piantà.
"O maledeta sia la speja,
e cula man ch'a i l'à prëstà!
Ma s'i l'ái nen bazà-la viva,
a l'è morta la vöi bazè."
A l'à pià-la për sue man bianche,
ant ël mar a'l l'à campè [4].
[1] Traduzione italiana (originale di Costantino Nigra):

“O marinaro della marina,
oh cantatemi una canzone.”
“Montate, bella, sulla mia barca,
la canzone la canterò.”
Quando la bella fu nella barca,
bel marinaro si mette a cantare.
Han navigato cinquecento miglia,
sempre cantando quella canzone.
Quando la canzone fu finita,
la bella a casa vuol tornare.
“Siete già lontano cinquecento miglia,
siete già lontano da casa vostra!”
“Che dirà la mamma mia,
che sto tanto a ritornare?”
“Non pensate più alla vostra mamma,
oh pensate, bella, al marinaro.”
Viene la mezzanotte,
viene l’ora d’andare a dormire.
“Oh spogliatevi, oh scalzatevi,
distendetevi col marinaro.”
“M’allacciai tanto stretta,
che il cordoncino non posso più slacciare!
O marinaro della marina,
oh prestatemi la vostra spada;
prestate, galante. la vostra spada,
che il mio cordoncino possa tagliare.”
Quando la bella ebbe la spada,
in mezzo al cuore se la piantò.
“Oh maledetta sia la spada,
e quella mano che gliel’ha prestata!
Ma se viva non I’ho baciata,
io da morta la bacerò.”
La prese per le sue bianche mani,
nel mare la gettò.

[2] Il corsaro (pirata) del titolo viene sostituito con un più rassicurante marinaio della marina.

[3] La richiesta di una spada-coltello (con vari pretesti) e il successivo suicidio per far salvo l'onore è un luogo comune delle ballate tradizionali.

[4] Anche se la fanciulla non è stata violentata -a meno che con quel "io da morta la bacerò" non si voglia intendere una violenza sessuale post-mortem- muore nel peccato e dovrà patire il tormento della mancata sepoltura cristiana.

inviata da Cattia Salto - 31/3/2020 - 22:09




Lingua: Inglese

The Maid on the Shore
John Renbourn Group, The Enchanted Garden, 1980



In tutto questo autentico delirio di fanciulle sulla spiaggia, non poteva mancare un’autentica maid on the shore britannica a far da contraltare alle povere Marion e Isabeau. Ed è un contraltare parecchio serio: in molte versioni britanniche del filone, la vicenda è infatti perfettamente rovesciata. Tutto comincia sì con la consueta fanciulla sola sulla spiaggia e con la nave corsara che arriva: il capitano si accorge della fanciulla, la desidera ardentemente e incarica la sua ciurma di portargliela promettendo di condividere con loro tutti i suoi beni (oro, argento, merci preziose). Qui comincia il rovesciamento: la fanciulla viene sì portata a bordo, si accorge di tutto il bendiddìo che c’è e decide, papale papale, di fregare alla grande sia il capitano che i marinai. La “canzone”, che nelle versioni più antiche è cantata da un marinaio per attirare la ragazzina a bordo (il “marinaio-sirena”), viene qui invece cantata dalla ragazzina in persona per addormentare la ciurma in modo da andarsene indisturbata trasformando lo spadone del capitano (non solo un simbolo di potere, ma anche, chiaramente, sessuale) in un remo per tornarsene on the shore con il bottino, dove si rimette a sedere magari in attesa di un’altra malcapitata nave pirata, e verginella come mamma l’aveva fatta. Appare chiaro che la ragazzina è una sirena, e che possiede arti magiche (“cantare” e “incantare” sono la stessa cosa). La furba fanciulla britannica di questa canzone di origine settecentesca è, si può dire, una proto-femminista con addentellati ben più remoti fino a arrivare alla classica notte de' tempi; ma non è da escludere una vera e propria volontà parodistica che renda finalmente giustizia a tutte le sventurate fanciulle sulla spiaggia preda dei pirati (che qui fanno la figura di emeriti coglioni, per dirla brutalmente) e condannate alla morte, al disonore e all’inferno. Con malcelata banalità, ho scelto qui la (famosa) versione del John Renbourn Group, dall’altrettanto famoso album The Enchanted Garden del 1980; ma, naturalmente, la voce di Jacqui McShee avrebbe incantato anche tutto l'equipaggio della Corazzata Potiomkin o della Nimitz, altro che un branco di pirati. Altre versioni, con testi leggermente diversi, sono state incise da Stan Rogers, John Lyons, Jamie Jaffe e una pletora d’altri ed altre.
There was a young maiden that liv’d by the shore, [1]
Let the wind blow high, blow low,
No one could she find to comfort her mind,
And she sat all alone on the shore,
She sat all alone on the shore.

There was a sea captain who sail’d on the sea
Let the wind blow high, blow low,
I’ll die, I just die, the captain did cry,
If I can’t have that maid on the shore,
If I can’t have that maid on the shore.

The captain had silver, the captain had gold,
The captain had costly ware-o,
All these he would give to his jolly ship’s crew
To bring him that maid from the shore,
To bring him that maid from the shore.

And slowly slowly she came upon board,
The captain gave her a chair-o,
He sitted [2] her down in the cabin below,
Adieu to all sorrow and care,
Adieu to all sorrow and care.

She sitted herself in the bow of the ship,
She sang so loud and sweet-o,
She sang so sweet, gentle and complete,
She sang all the seamen to sleep,
She sang all the seamen to sleep.

She partook of his silver, partook of his gold,
Partook of his costly ware-o,
She took his broad sword to make an oar
To paddle her back to the shore,
To paddle her back to the shore.

Your men must be crazy, your men must be mad,
Your men must be deep in despair-o,
I deluded at them all as has yourself,
Again I’m a maiden on the shore,
Again I’m a maiden on the shore.
[1] Traduzione italiana di Riccardo Venturi
Italian translation by Riccardo Venturi
5-5-2023 20:09

La fanciulla sulla spiaggia

C’era una fanciulla che viveva sulla costa,
Che il vento soffi forte, soffi piano,
Non trovava nessuno che la consolasse,
E se ne stava tutta sola sulla spiaggia,
Se ne stava tutta sola sulla spiaggia.

C’era un capitano che navigava sul mare,
Che il vento soffi forte, soffi piano,
Oh, morirò, morirò di certo, il capitano berciava,
Se non potrò avere quella fanciulla sulla spiaggia,
Se non potrò avere quella fanciulla sulla spiaggia.

Il capitano aveva argento, il capitano aveva oro,
Il capitano aveva merci preziose,
Le avrebbe date alla vivace ciurma della sua nave
Perché gli portassero quella fanciulla dalla spiaggia,
Le portassero quella fanciulla dalla spiaggia.

E pian pianino lei salì a bordo,
Il capitano le diede una sedia,
Lei si mise a sedere nella cabina sottocoperta,
Addio a ogni cura, a ogni pena,
Addio a ogni cura, a ogni pena.

Si mise a sedere a prua della nave
E si mise a cantare a alta voce e dolcemente,
Cantò con tanta armonia, leggiadria e bravura,
Che fece addormentar cantando tutti i marinai,
Fece addormentar cantando tutti i marinai.

Lei si prese un po’ dell’oro e dell’argento del capitano,
Si prese un po’ delle sue merci preziose,
E poi prese il suo spadone per farne un remo,
E remando piano se ne tornò a riva,
Remando piano se ne tornò a riva.

I tuoi uomini devono essere pazzi di rabbia,
I tuoi uomini devono essere assai incavolati,
Li ho fregati tutti quanti come ho fregato te,
E rieccomi vergine sulla spiaggia,
E rieccomi vergine sulla spiaggia.

[2] Come è noto, le canzoni popolari britanniche sono un deposito di "forme strane" e di bad grammar.

inviata da Riccardo Venturi - 5/5/2023 - 19:28


Temo che stiamo andando un po' troppo verso il chanty, cioè il canto marinaresco : ) canto marinaresco

Ma son sbagliabile come si sa...

(krzyś)

Tutti siamo sbagliabili, ma si dice "shanty". Buon kompleannów!

3/11/2015 - 03:47


Grazie di cuore, il volatile cuor de' leon :)

k - 3/11/2015 - 03:55


Innanzi tutto la versione di House Carpenter che preferisco è senza dubbio quella dei Pentangle presente su Basket of Light. Grazie Riccardo, grande come sempre! Marion é stata la prima canzone che ho ascoltatato e per lungo tempo la mia canzone preferita dei Malicorne e mi ha accompagnato durante tutta la gioventù, superfluo aggiungere che la voce di Gabriel Yacoub conteneva un fascino misterioso che forse non ho mai del tutto compreso...poi un giorno dopo aver cantato per anni e anni queste canzoni (specilmente amate quelle provenienti dalla regione del Berry) decise di scriversele da solo. Una sera di febbraio di molti anni fa le nostre strade si sono incrociate, giusto il tempo per deliziarmi con una delle mie canzoni preferite di Brel, "Regarde bien, petit" un meraviglioso racconto dark dove appare una misteriosa visione probabilmente ispirata a Don Chisciotte della Mancha, manco a dirlo uno dei più arcani brani del grande Jacques.

Flavio Poltronieri - 3/11/2015 - 17:02


Beh, come dimenticarla la House Carpenter dei Pentangle...?



Credo meno nota, ma decisamente sorprendente è la versione cantata nientepopodimeno che da Bob Dylan:



Se poi ci fossero dei dubbi che la ballata appartiene da tempo solo alla tradizione americana, come parecchie altre, ecco la versione di Clarence Ashley registrata nel 1928, che può essere quella che preferisco io:



Quanto a Nina, Nina, son barcaiolo si sarà notato che la versione veneta che ho dato è assolutamente incompleta. Purtroppo non ho trovato quella cantata da Riccardo Marasco nel famoso libro-album "Chi cerca trova" del 1977, e di cui ho citato il testo a memoria. Mi è dispiaciuto parecchio.

(P.S. Se per caso ti ritrovassi a incrociare Gabriel Yacoub, portagli i saluti da parte di un ... signor nessuno, vale a dire il sottoscritto, che da tutta una vita incrocia ogni cosa in perfetta solitudine).

Saluti cari.

Riccardo Venturi - 3/11/2015 - 23:23


A proposito di Jacqui McShee: era giusto ospite a Sanremo pochi giorni fa...

Tra gli altri anche gli Steeleye Span hanno registrato una versione (tutt'altro che memorabile) di Demon Lover, nel loro disco del 1975 Commoner's Crown, utilizzando questo testo:



"Where have you been, my long lost love,
This seven long years and more?”
“Seeking gold for thee, my love,
And riches of great store.”

“I might have married a king's daughter
Far, far beyond the sea.
But I refused the golden crown
All for the love of thee.”

“What have you to keep me with
If I with you should go?
If I forsake my husband dear
And my young son also?”

(Chorus)

I'll show you where the white lilies grow
On the banks of Italy,
I'll show you where the white fishes swim
At the bottom of the sea.

“Seven ships all on the sea,
The eighth brought me to land,
With four and twenty mariners
And music on every hand.”

She set her foot upon the ship,
No mariners could behold.
The sails were of the shining silk,
The masts of beaten gold.

Chorus

“What are yon high, high hills
The sun shines sweetly in?”
“Those are the hills of heaven, my love,
Where you will never win.”

Chorus

“What is that mountain yonder there
Where evil winds do blow?”
“Yonder's the mountain of hell,” he cried,
“Where you and I must go.”

He took her up to the top mast high
To see what he could see.
He sunk the ship in a flash of fire
To the bottom of the sea.

Chorus

Flavio Poltronieri - 4/11/2015 - 17:08


Caro Riccardo, conosco benissimo la pratica dell'incrociare in solitudine: è la più affascinante e redditizia che ci sia!

Flavio Poltronieri - 4/11/2015 - 17:11


Certo che mi sono andato un po' a (ri)vedere l'elenco sterminato degli interpreti dell'House Carpenter/James Harris e veramente ci si potrebbe riempire tre album interi. Altrettanto sterminato sarebbe l'elenco delle ballate con protagonista, per così dire "the maid on the shore" (naturalmente esiste anche una ballata esattamente con questo titolo, che guardacaso è stata interpretata dai Pentangle). Si tratta di un "commonplace" talmente radicato nella cultura popolare britannica, da aver travalicato assai il campo del canto e della ballata popolare; la fanciulla solitaria che cammina sulla riva del mare è entrata ad esempio nelle arti figurative, si pensi ad esempio a Aubrey Beardsley.

Riccardo Venturi - 4/11/2015 - 22:38


Scusate la pignoleria: "the maid on the shore" non è stata interpretata dai Pentangle bensì dal John Renbourn Group (che aveva comunque alla voce sempre Jacqui McShee) e apre il loro secondo e ultimo disco in studio "The Enchanted Garden" del 1980
(Flavio Poltronieri)

Assolutamente vero e casomai sono io che devo scusarmi per l'imprecisione; succede quando si va esclusivamente a memoria, e a volte mi fido un po' troppo... (rv)

5/11/2015 - 10:31


Caro Riccardo, sono molto affezionato a questo brano, non vorrei sbagliarmi ma credo sia stato addirittura il primo che ho ascoltato del gruppo, capivo poco in quel tempo del francese ma fu un bene, perchè quando si è ragazzi l'immaginazione vola a mille....mi ero convinto allora che fosse un ratto piratesco, l'interpretazione dei Malicorne mi seduceva più di tutte le altre canzoni anche se la musica era veramente gracile rispetto a molte delle loro interpretazioni.

E' molto curioso il ricordo di Laurent Vercambre al proposito, più o meno lui raccontò: registrammo in quattro l'accompagnamento ritmico di Marion, una penitenza di quindici strofe con accordi iper-lenti che non finiva mai. Quando finalmente terminammo, riscoltando il risultato, ci rendemmo conto costernati che c'era uno spazio vuoto, un respiro un po' più lungo, un leggero ritardo sull'accordo che seguiva...non era possibile lasciarlo così, bisognava rifare tutto!! L'ingeniere del suono Nic Kinsey allora prese la lama di un rasoio e tagliò circa quattro centimetri di banda, quindi riattaccò con la colla le due estremità. Riascoltato il nastro...il problema era completamente sparito! Qualche giorno dopo Gabriel per gratitudine, donò a Nic un quadretto composto da un piccolo pezzo di banda con un bordo di pizzo.

Flavio Poltronieri - 26/2/2017 - 10:47


Suggerisco di sostituire il video dei Pentangle inserito da Riccardo il 3-11-2015 con questo:



perché vederli così giovani e così belli interpretarlo in questo live d'epoca mette dei brividi che non vanno più via per il resto della giornata e guai a chi dice che non è vero perché finirebbe seduta stante "nel mare in tempesta con l'anima pronta per l’Inferno”

Flavio Poltronieri

Flavio Poltronieri - 27/10/2019 - 09:12


Analizzando il commonplace "Fanciulla sulla Spiaggia" delle ballate tradizionali ho cercato versioni de "Il Corsaro" riportate già in Costantino Nigra nel suo "Canti popolari del Piemonte"
Nota anche come "O marinar de la marina", "Il Corsale" la ballata è più vicina alla versione amante demoniaco (al maschile) che non alla sirena predatrice, anche se a leggere bene con i dovuti raffronti troviamo alcune delle caratteristiche/varianti comuni alla ballata inglese "Fair Maiden on the Shore".

Cattia Salto - 31/3/2020 - 22:07


Cattia Salto - 31/3/2020 - 22:11


Manca ancora un pezzetto a proposito di sea shanty: la Danae sempre sul tema

Cattia Salto - 31/3/2020 - 22:14


Il 3-11-2015 la nota di qualcuno corregge Krzyś per avere definito il canto marinaresco con la parola "chanty" invece di "shanty".

Ma risultano entrambe corrette: soprattutto dalla seconda metà del XX° secolo semplicemente "shanty" venne adoperata dagli inglesi del Commonwealth e "chanty" (o "chantey") rimase più diffusa negli Stati Uniti.

Non si sa l’origine precisa del termine americano “chantey” che non ha un equivalente francese pur significando ugualmente “canto marinaro utilizzato per ritmare il lavoro a bordo delle navi”. E’ un termine apparso a metà del XIX° secolo, all’inizio ortograficamente scritto “chaunt” e quindi facilmente associabile al verbo “cantare” ma gli Inglesi rifiutarono decisamente questa ipotesi di origine francofona, adottando la scrittura “shanty” e sostenendo piuttosto derivasse dalle capanne in legno dei pescatori antillesi e caraibici chiamate appunto “shanties”. Queste casupole venivano spostate periodicamente su dei rulli di legno tirati da corde da tutta la popolazione del luogo che si incitava con canti di fatica chiamati a loro volta “shanties”.
(tratto da un mio recente intervento su TC:

thumb

Chants de marins

Chants de marins di Bretagna
)

Flavio Poltronieri - 3/5/2023 - 20:29


A questo punto ritengo d'obbligo brindare con un ottimo Chianty, sulla cui grafia non credo sussista alcun dubbio. Alla salute della povera Marion (o Isabeau)!

clementevii

Riccardo Venturi - 4/5/2023 - 10:57


Non posso per ovvi motivi indirizzare proprio a te un prosit, comune sì nel mondo del vino ma comunque di cristiana liturgia originario (anche perchè la formuletta ti inviterebbe a rispondere qualcosa tipo vobis quoque ma...sacerdote Venturi non ti si addice proprio e poi suona pure male). Anche se va aggiunto che il Venturi germanista potrebbe obbiettarmi che storicamente è proprio la Germania il paese che più ama questa formula a causa delle invasioni delle antiche legioni romaniche. Mi limito quindi ad una fraterna vicinanza di pensiero puramente ciampiano, seguendo così anche alla lettera i dettami del galateo che lo evita rigorosamente al momento di brindare. Nell'occasione abbi la gentilezza di portare a Marion (o Isabeau che dir si voglia) un baciamano da parte mia.

Flavio Poltronieri - 4/5/2023 - 11:23


Non mancherò senz'altro!

Riccardo Venturi - 4/5/2023 - 12:43


In margine: come si può vedere, in questi giorni ho un po’ rifatto, ampliato, riordinato e riaggiustato questa pagina. Come sempre, nel farlo, ho “piratato” parecchio da Cattia Salto e Flavio Poltronieri: ammetto che come “fanciullo sulla spiaggia” e sirenetto sono un po’ poco credibile, ma spero che, comunque, qualche notizia, qualche considerazione storica e qualche testo in più non siano sgradite, assieme ai tesori saltiani e poltronieriani.

Riccardo Venturi (The Lad on the Shore) - 5/5/2023 - 20:29


Effettivamente sul sirenetto Venturi ci sarebbe da eccepire ma noi ci si "pirata" volentieri e in fraternità, mica da predoni, d'altronde ci sono pirati buoni, pacifisti ed ecologisti, che difendono cetacei e naufraghi, quelli cattivi a me risulta abbiano per sponsor stati nazionali, mica musica e poesia!

Flavio Poltronieri - 6/5/2023 - 10:44


6/5/2023 - 16:37




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org