E' stato il rimpianto di un tempo passato
dei giochi sui monti a correre liberi
e la speranza riaccesa dal vento di oggi
che ci han fatto partire cantando
con le voci spiegate nella neve di aprile
sulla strada che porta alla notte
Ma di che tempo parli figlio nato con me
che io non ti ho perduto mai
se non ieri sul far di una sera
che imbruniva con te nella notte
Era un tempo madre mia che la vita sognavi
in chiesa mio padre, tra le mani il cappello
fatica lavoro parlar di ragazze
e preparare veli da sposa
era un tempo di pace fiorito in aprile
protetto dal cielo e benedetto in questa candida notte
Figlio mio torna presto a casa con gli altri
e aspettiamo insieme il mattino
che mi uccide il rumore di questo silenzio
la paura di non vedervi mai più
Nei fondi tra boschi, valle e miniere
il messaggio la storia ha lasciato
l'ha scritto col sangue di dodici uomini
uccisi senza pietà
pregavano chi li aspettava lassù
di non fare la guerra mai più
e ricordano a te che ora arrivi fin là
quanto vale la tua libertà
Non so madre mia come coprirti gli occhi
che tra un poco vedranno i tuoi figli tra i sassi
e non posso fermare i tuoi passi scalzi
che noi dodici siamo tra la terra e le stelle
mio fratello è con me a guardare dal cielo
la neve ormai rossa sul colle
Quali mani vi han preso vita a more ricordi
nella neve macchiata di sogni
figli miei figli nostri caduti per odio
di chi ancora pace non ha
Nei fondi tra boschi, valle e miniere
il messaggio la storia ha lasciato
l'ha scritto col sangue di dodici uomini
uccisi senza pietà
pregavano chi li aspettava lassù
di non fare la guerra mai più
e ricordano a te che ora arrivi fin là
quanto vale la tua libertà
chiedevano a chi li aspettava lassù
di non fare la guerra mai più
e ricordano a te che ora arrivi fin là
quanto vale la tua libertà
dei giochi sui monti a correre liberi
e la speranza riaccesa dal vento di oggi
che ci han fatto partire cantando
con le voci spiegate nella neve di aprile
sulla strada che porta alla notte
Ma di che tempo parli figlio nato con me
che io non ti ho perduto mai
se non ieri sul far di una sera
che imbruniva con te nella notte
Era un tempo madre mia che la vita sognavi
in chiesa mio padre, tra le mani il cappello
fatica lavoro parlar di ragazze
e preparare veli da sposa
era un tempo di pace fiorito in aprile
protetto dal cielo e benedetto in questa candida notte
Figlio mio torna presto a casa con gli altri
e aspettiamo insieme il mattino
che mi uccide il rumore di questo silenzio
la paura di non vedervi mai più
Nei fondi tra boschi, valle e miniere
il messaggio la storia ha lasciato
l'ha scritto col sangue di dodici uomini
uccisi senza pietà
pregavano chi li aspettava lassù
di non fare la guerra mai più
e ricordano a te che ora arrivi fin là
quanto vale la tua libertà
Non so madre mia come coprirti gli occhi
che tra un poco vedranno i tuoi figli tra i sassi
e non posso fermare i tuoi passi scalzi
che noi dodici siamo tra la terra e le stelle
mio fratello è con me a guardare dal cielo
la neve ormai rossa sul colle
Quali mani vi han preso vita a more ricordi
nella neve macchiata di sogni
figli miei figli nostri caduti per odio
di chi ancora pace non ha
Nei fondi tra boschi, valle e miniere
il messaggio la storia ha lasciato
l'ha scritto col sangue di dodici uomini
uccisi senza pietà
pregavano chi li aspettava lassù
di non fare la guerra mai più
e ricordano a te che ora arrivi fin là
quanto vale la tua libertà
chiedevano a chi li aspettava lassù
di non fare la guerra mai più
e ricordano a te che ora arrivi fin là
quanto vale la tua libertà
inviata da dq82 - 29/6/2015 - 12:41
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Piccole storie
(Luisa Moleri, Giorgio Cordini)
Parlaci del testo di La notte dei Fondi, scritto con Luisa Moleri in memoria delle vittime dell’eccidio dei Fondi di Schilpario (28 aprile 1945).
Da 15 anni ho un piccolo appartamento a Vilmaggiore, in Val di Scalve e frequento questa zona, dove ho molte amicizie. Alcuni anni fa avevo sentito parlare dell’eccidio dei Fondi di Schilpario, avvenuto il 28 aprile del 1945, a pochi giorni dalla fine della seconda guerra mondiale. Un testimone oculare aveva raccontato a me e a mia moglie Luisa la triste vicenda di questo massacro di 12 innocenti da parte di un gruppo di fascisti che non si lasciò convincere che la guerra era terminata. I fascisti sorpresero una compagnia di persone provenienti dal paese di Schilpario, che si recavano in località Fondi appunto per ‘festeggiare’ la fine del conflitto mitragliando il camion che li trasportava.
I dettagli del commovente racconto spinsero Luisa a scrivere il toccante testo che immagina un dialogo tra un giovane, vittima del massacro, e sua madre che all’alba era andata alla sua ricerca, trovandolo cadavere in mezzo agli altri corpi. Io ho poi musicato il testo e ne è nata la canzone La notte dei fondi, che a Schilpario tutti conoscono e che diventa il simbolo di questo triste episodio nelle commemorazioni che ogni anno avvengono