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Nouveau Crédo du paysan

Gaston Couté
Lingua: Francese


Gaston Couté

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(Gaston Couté)
Sapré p'tit vin nouvieau
(Gaston Couté)
Gloire au Dix-septième
(Gaston Montéhus)


[1911]
Versi di Gaston Couté, sull’aria de “Le Crédo du paysan” di Gustave Goublier
Pubblicati nell’aprile 1911 su “la Guerre sociale”, giornale dei socialisti rivoluzionari ed anarchici stampato tra il 1906 ed il 1916.
Testo trovato in Gaston Couté, “ poète beauceron ”, et la révolte des vignerons marnais en 1911, di Christian Lassalle.



Una delle tre o quattro canzoni che Gaston Couté, poche settimane prima di morire, dedicò alla grande insurrezione dei “cossiers”, i vignaioli della Champagne, piegati dalle annate cattive e dalle frodi dei grossisti i quali, piuttosto che pagare di più le uve, ricorrevano al taglio con quelle acquistate in comprensori esterni alla denominazione d’origine.
Seguito – seppur con motivazioni differenti - della rivolta del 1907 dei viticoltori della Languedoc, quella di Gloire au Dix-septième di un altro Gaston, Gaston Montéhus.
Bon paysan dont la sueur féconde
Les sillons clairs où se forment le vin
Et le pain blanc qui doit nourrir le monde,
En travaillant, je dois crever de faim ;
Le doux soleil, de son or salutaire,
Gonfle la grappe et les épis tremblants ;
Par devant tous les trésors de la terre,
Je dois crever de faim en travaillant !

Je ne crois plus, dans mon âpre misère,
A tous les dieux en qui j’avais placé ma foi,
Révolution ! déesse au cœur sincère,
Justicière au bras fort, je ne crois plus qu’en toi !
Justicière au bras fort, je ne crois plus qu’en toi !

Dans mes guérets, au temps de la couvraille,
Les gros corbeaux au sinistre vol brun
Ne pillent pas tous les grains des semailles :
Leur bec vorace en laisse quelques-uns !
Malgré l’assaut d’insectes parasites,
Mes ceps sont beaux quand la vendange vient :
Les exploiteurs tombent dessus bien vite
Et cette fois, il ne me reste rien !

Je ne crois plus, dans mon âpre misère,
A tous les dieux en qui j’avais placé ma foi,
Révolution ! déesse au cœur sincère,
Justicière au bras fort, je ne crois plus qu’en toi !
Justicière au bras fort, je ne crois plus qu’en toi !

Au dieu du ciel, aux maîtres de la terre,
J’ai réclamé le pain de chaque jour :
J’ai vu bientôt se perdre ma prière
Dans le désert des cieux vides et sourds ;
Les dirigeants de notre République
Ont étalé des lois sur mon chemin,
D’aucuns m’ont fait des discours magnifiques,
Personne, hélas ! ne m’a donné de pain !

Je ne crois plus, dans mon âpre misère,
A tous les dieux en qui j’avais placé ma foi,
Révolution ! déesse au cœur sincère,
Justicière au bras fort, je ne crois plus qu’en toi !
Justicière au bras fort, je ne crois plus qu’en toi !

Levant le front et redressant le torse,
Las d’implorer et de n’obtenir rien,
Je ne veux plus compter que sur ma force
Pour me défendre et reprendre mon bien.
Entendez-vous là-bas le chant des Jacques
Qui retentit derrière le coteau,
Couvrant le son des carillons de Pâques :
C’est mon Credo, c’est mon rouge Credo !

Je ne crois plus, dans mon âpre misère,
A tous les dieux en qui j’avais placé ma foi,
Révolution ! déesse au cœur sincère,
Justicière au bras fort, je ne crois plus qu’en toi !
Justicière au bras fort, je ne crois plus qu’en toi !

inviata da Bernart Bartleby - 8/6/2015 - 15:25



Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Traduction italienne / Italian translation / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi
NUOVO CREDO DEL CONTADINO

Da bravo contadino, che lavora la terra
Splendente ove si formano il vino
Ed il pan bianco che nutrir de' il mondo,
Devo comunque crepar di fame ; [1]
Il clemente sole, col suo salubre oro,
Gonfia il grappolo e le tremule spighe ;
Di fronte a tutti i tesor della terra,
Devo crepar di fame e di lavoro !

Non credo più, nell'aspra mia miseria,
Agli dèi in cui riposto avea [2] la mia fe',
Rivoluzione! Dea dal cor sincero,
Possente giustiziera, solo io credo in te!
Possente giustiziera, solo io credo in te!

Ne' miei maggesi, della semina al tempo,
I grossi corvi dal sinistro vol bruno
Non razzian, no, tutti i semi ne' campi : [3]
Ne lascia alcuni il becco lor vorace!
Pur se assaltati da' vermi parassiti, [4]
Son belle le mie viti allorché vien vendemmia :
Ma arrivan tosto gli sfruttatori,
E, questa volta, non mi resta nulla !

Non credo più, nell'aspra mia miseria,
Agli dèi in cui riposto avea la mia fe',
Rivoluzione! Dea dal cor sincero,
Possente giustiziera, solo io credo in te!
Possente giustiziera, solo io credo in te!

Al dio de' cieli e a' padron della terra
Ho reclamato il pane quotidiano :
Persa però s'è presto la preghiera
In quel deserto di cieli vuoti e sordi.
Della Repubblica i maggiorenti
M'han sparso leggi sul cammino,
M'han fatto alcuni de' gran discorsoni,
Però nessuno m'ha dato pane !

Non credo più, nell'aspra mia miseria,
Agli dèi in cui riposto avea la mia fe',
Rivoluzione! Dea dal cor sincero,
Possente giustiziera, solo io credo in te!
Possente giustiziera, solo io credo in te!

La fronte alzo, raddrizzo la schiena
Stanco di chiedere e di non aver nulla.
Solo io vo' [5] contar sulla mia forza
Per difendermi e i miei ben ripigliare.
Già lo sentite il canto de' Ribelli
Là risonar forte dietro al poggio
E coprir gli scampanìi della Pasqua :
Questo è il mio Credo, il mio Credo rosso!

Non credo più, nell'aspra mia miseria,
Agli dèi in cui riposto avea la mia fe',
Rivoluzione! Dea dal cor sincero,
Possente giustiziera, solo io credo in te!
Possente giustiziera, solo io credo in te!
[1] L'attacco del componimento ha una costruzione sintattica un po' particolare, che occorre sciogliere e integrare in una traduzione. Da notare ancora la presenza della parola sillons, vera e propria “parola-chiave” di Gaston Couté.

[2] La traduzione, come si può notare, in questo caso è condotta in stile vagamente arcaico e solenne. A costo di apparire didascalico, specifico che, qui, “avea” è una forma di prima persona singolare.

[3] Couvraille è termine locale per “semina, seminagione”, quindi sinonimo totale di semailles. Data anche la presenza di grains “semi”, si è presentata l'esigenza di non ripetere troppo termini identici o simili in italiano.

[4] Qui Gaston Couté è stato poco “contadino”, utilizzando un termine colto, insectes. Si ricordi che, nella cultura contadina, anche gli insetti sono “vermi”. Ne fanno fede termini come verminaio in italiano, e vermine in francese, che indica generalmente proprio gli insetti.

[5] Voglio.

17/3/2020 - 07:30




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