Ι.
Με το μελτέμι σου που δυναμώνει τη νύχτα
Με τη νύχτα σου που δυναμώνει τη σιωπή
Και μ’ ένα συρματόπλεγμα τριγύρω στην καρδιά σου
Νησί που κανείς σεισμός δε θα σε καταπιεί
Μακρύ σαν πέτρινη μαγνητική βελόνη
Να δείχνεις το βοριά και το νότο της πορείας της ιστορίας του χρόνου
Κι η θάλασσα κυλάει και φεύγει
Κι η θάλασσα κυλάει και φεύγει
Η θάλασσα δεν τ’ αντέχει αυτά τα βράχια
ΙΙ.
ΒΕΤΟ, ΑΕΤΟ, ΓΕΤΟ, ΣΦΑ, το Γάμμα Κέντρο
Απ’ την κορφή ως τα νύχια πέτρα
Τ’ αντίσκηνα σαν σβόλοι λάσπη
Ένα κομμάτι λάσπη οι ανθρώποι
Τρεμόσβηνε η ψυχή γινόταν χώμα
Φασματικές λάμπες κόβανε τα πρόσωπα
Φωτίζοντας μάτια τρελών
Στόματα που ξεχύναν έντομα
Κι ο άνεμος μες τις χοντρές αρβύλες του βασανιστή
Μαστίγωνε τ’ άγριο βουνό με τη ζωστήρα του
ΙΙΙ.
Έτσι έμαθα πόσο βαριά είναι η άμμος
Πόσο σκληρή είναι η πέτρα που δε σπάει
Πώς ξεριζώνονται τα σκίνα κι οι αφάνες
Η άμμος έμεινε για πάντα μες στο στόμα μου
Η πέτρα για πάντα στην καρδιά μου
Τ’ αγκάθια μείναν για πάντα καρφωμένα μες στα νύχια μου
Με το μελτέμι σου που δυναμώνει τη νύχτα
Με τη νύχτα σου που δυναμώνει τη σιωπή
Και μ’ ένα συρματόπλεγμα τριγύρω στην καρδιά σου
Νησί που κανείς σεισμός δε θα σε καταπιεί
Μακρύ σαν πέτρινη μαγνητική βελόνη
Να δείχνεις το βοριά και το νότο της πορείας της ιστορίας του χρόνου
Κι η θάλασσα κυλάει και φεύγει
Κι η θάλασσα κυλάει και φεύγει
Η θάλασσα δεν τ’ αντέχει αυτά τα βράχια
ΙΙ.
ΒΕΤΟ, ΑΕΤΟ, ΓΕΤΟ, ΣΦΑ, το Γάμμα Κέντρο
Απ’ την κορφή ως τα νύχια πέτρα
Τ’ αντίσκηνα σαν σβόλοι λάσπη
Ένα κομμάτι λάσπη οι ανθρώποι
Τρεμόσβηνε η ψυχή γινόταν χώμα
Φασματικές λάμπες κόβανε τα πρόσωπα
Φωτίζοντας μάτια τρελών
Στόματα που ξεχύναν έντομα
Κι ο άνεμος μες τις χοντρές αρβύλες του βασανιστή
Μαστίγωνε τ’ άγριο βουνό με τη ζωστήρα του
ΙΙΙ.
Έτσι έμαθα πόσο βαριά είναι η άμμος
Πόσο σκληρή είναι η πέτρα που δε σπάει
Πώς ξεριζώνονται τα σκίνα κι οι αφάνες
Η άμμος έμεινε για πάντα μες στο στόμα μου
Η πέτρα για πάντα στην καρδιά μου
Τ’ αγκάθια μείναν για πάντα καρφωμένα μες στα νύχια μου
inviata da Riccardo Venturi - Ελληνικό Τμήμα των ΑΠΤ "Gian Piero Testa" - 12/4/2015 - 11:33
Lingua: Italiano
SCHIZZI DI MAKRONISSOS
Ι.
Col tuo vento etesio 1 che rinforza la notte
Con la tua notte che rinforza il silenzio
E un reticolato che ti circonda tre volte il cuore
Isola, che fai, un terremoto non t'inghiottirà
Lunga come come un ago magnetico di pietra
Indica il nord e il sud del viaggio della cronistoria
E il mare rotola e fugge via
E il mare rotola e fugge via
Il mare non ci resiste a questi scogli 2
ΙΙ.
VETO, AETO, GETO, SFA, il Centro Gamma 3
Pietra da cima a fondo 4
Le tende come grumi di fango
Zolle di fango gli uomini
Si spegneva tremolando l'anima, diventava terra
Lampade spettrali tagliavano i volti
Illuminando occhi di pazzi
Bocche che vomitavano insetti
E il vento tra i rozzi scarponi del torturatore
Fustigava il monte selvaggio con la sua cinghia
ΙΙΙ.
Così ho imparato quanto pesante sia la sabbia
Quanto dura sia la pietra che non si spezza
Come si strappano i lentischi e i pruni
La sabbia mi restava per sempre in bocca
La pietra mi restava per sempre nel cuore
Le spine per sempre conficcate nelle unghie
Ι.
Col tuo vento etesio 1 che rinforza la notte
Con la tua notte che rinforza il silenzio
E un reticolato che ti circonda tre volte il cuore
Isola, che fai, un terremoto non t'inghiottirà
Lunga come come un ago magnetico di pietra
Indica il nord e il sud del viaggio della cronistoria
E il mare rotola e fugge via
E il mare rotola e fugge via
Il mare non ci resiste a questi scogli 2
ΙΙ.
VETO, AETO, GETO, SFA, il Centro Gamma 3
Pietra da cima a fondo 4
Le tende come grumi di fango
Zolle di fango gli uomini
Si spegneva tremolando l'anima, diventava terra
Lampade spettrali tagliavano i volti
Illuminando occhi di pazzi
Bocche che vomitavano insetti
E il vento tra i rozzi scarponi del torturatore
Fustigava il monte selvaggio con la sua cinghia
ΙΙΙ.
Così ho imparato quanto pesante sia la sabbia
Quanto dura sia la pietra che non si spezza
Come si strappano i lentischi e i pruni
La sabbia mi restava per sempre in bocca
La pietra mi restava per sempre nel cuore
Le spine per sempre conficcate nelle unghie
NOTE alla traduzione
[1] Il meltemi (dal turco meltem) è un vento fresco e secco che soffia sull'Egeo, specialmente in estate. Tipicamente soffia da giugno a settembre. Il nome italiano di vento etèsio deriva dalla denominazione di ἐτησίαι (ἄνεμοι) “venti annuali”.
[2] Occorre notare che il verbo αντέχω dell'originale è tipico con torture e tormenti: αντέχω τα βασανιστήρια. Nell'immagine degli scogli ai quali nemmeno il vento resiste, sembra quasi che l'isola stessa assuma la funzione di torturatrice.
[3] Per questa nota mi sono servito in modo decisivo del sito del PEKAM (il PEKAM, ΠΕΚΑΜ Πανελλήνια Ένωση Κρατουμένων Αγωνιστών Μακρονήσου, è l' Associazione Panellenica dei Combattenti Prigionieri di Makronissos). Il lager dell' “Isola Lunga” (Μακρόνησος o Μακρονήσι, da cui anche la denominazione italiana di Macronissi) fu istituito nel 1946 allo scoppio della Guerra Civile greca, quando vennero costituiti anche i cosiddetti “Reparti Disciplinari” dell'Esercito a Liopesi, Larissa e Dundular di Salonicco. In tali reparti vennero confinati i soldati di fanteria considerati pericolosi perché vicini alle posizioni della Resistenza antifascista. L'anno dopo, nel 1947, tali reparti furono trasferiti a Makronissos per una “rieducazione”; viene così istituito l' AETO, ovvero A' Ειδικό Τἀγμα Οπλιτών ( I Reparto Speciale di Fanteria), seguito dal BETO (II Reparto Speciale di Fanteria) e dal ΓΕΤΟ (III Reparto Speciale di Fanteria). Contemporaneamente viene istituito anche il “Centro Gamma” (Γ' Κέντρο Παρουσιάσεως Αξιωματικών “III Centro Smistamento Ufficiali”). Il 29 febbraio e il 1° marzo 1948 avvenne a Makronissos il grande massacro dell'AETO: ribellatisi, i soldati uccisi furono centinaia, con altrettante centinaia di feriti. Dopo il massacro, 116 soldati dell'AETO furono inoltre inviati davanti alla Corte Marziale per insubordinazione e ribellione armata. Furono condannati a pene severissime.
In marzo fu costituito lo ΣΦΑ, Στρατιωτικές Φυλακές Αθηνών “Carcere Militare di Atene”, riservato specificamente ai militari ribelli; in novembre iniziarono nello SFA le ondate di torture che si protrassero fino al gennaio del 1950, quando fu ucciso a freddo il prigioniero Dimitris Tatakis. Nel 1949 cominciarono i “trasferimenti rieducativi” (πρὸς ἀναμόρφωσιν) in massa a Makronissos degli oppositori “comuni” (non militari) provenienti dai campi di Ikaria, Limno e Ai-Strati in base all' “Ordinanza OG” che prevedeva il graduale trasferimento nella mortale isola di detenuti da tutte le prigioni greche. Iniziano dei veri e propri pogrom di prigionieri politici.
L'isola di Makronissos, situata davanti alle coste dell'Attica di fronte al porto di Lavrio, ha un'estensione di circa 20 km2 ed è sempre stata disabitata a causa della sua totale aridità: esposta costantemente ai venti, è una pietraia quasi del tutto priva di vegetazione. Si può dire che Makronissos sia stato il primo centro di tortura della Guerra Fredda, dato che, dopo la guerra civile, vi furono rinchiusi proprio migliaia di combattenti comunisti che avevano lottato per la liberazione della Grecia dal nazifascismo.
Nel gennaio del 1950 si cominciò a trasferire a Makronissos anche le donne del campo di Trikeri (circa 1200 prigioniere, anche anziane e gravemente malate), sottoposte nella maggior parte dei casi a stupri. Negli anni tra il 1950 e il 1954 sono rinchiusi a Makronissos fino a trentamila prigionieri, sistemati in tendopoli esposte alle temperature più estreme (l'isola è freddissima in inverno, ma a partire da aprile fino a ottobre è un'autentica fornace). Il Partito Comunista Greco, l'EAM, l'ELAS e l'EPON hanno a Makronissos la loro Auschwitz.
Il campo viene cominciato a smantellare nel 1954 e “definitivamente” chiuso nel 1958. Le virgolette sono d'obbligo, dato che nel 1967, con il colpo di stato del 21 aprile, viene riaperto e ricomincia a funzionare, seppure in misura minore, fino al 1973. Attualmente è una sorta di “isola-memoriale”. Pensare che, nell'antichità, l'isola era nota come “Helena” poiché la mitologia racconta che vi si rifugiò proprio la bella Elena allo scoppio della guerra di Troia.
[4] Alla lettera nel testo originale: "dalla cima fino alle unghie."
[1] Il meltemi (dal turco meltem) è un vento fresco e secco che soffia sull'Egeo, specialmente in estate. Tipicamente soffia da giugno a settembre. Il nome italiano di vento etèsio deriva dalla denominazione di ἐτησίαι (ἄνεμοι) “venti annuali”.
[2] Occorre notare che il verbo αντέχω dell'originale è tipico con torture e tormenti: αντέχω τα βασανιστήρια. Nell'immagine degli scogli ai quali nemmeno il vento resiste, sembra quasi che l'isola stessa assuma la funzione di torturatrice.
[3] Per questa nota mi sono servito in modo decisivo del sito del PEKAM (il PEKAM, ΠΕΚΑΜ Πανελλήνια Ένωση Κρατουμένων Αγωνιστών Μακρονήσου, è l' Associazione Panellenica dei Combattenti Prigionieri di Makronissos). Il lager dell' “Isola Lunga” (Μακρόνησος o Μακρονήσι, da cui anche la denominazione italiana di Macronissi) fu istituito nel 1946 allo scoppio della Guerra Civile greca, quando vennero costituiti anche i cosiddetti “Reparti Disciplinari” dell'Esercito a Liopesi, Larissa e Dundular di Salonicco. In tali reparti vennero confinati i soldati di fanteria considerati pericolosi perché vicini alle posizioni della Resistenza antifascista. L'anno dopo, nel 1947, tali reparti furono trasferiti a Makronissos per una “rieducazione”; viene così istituito l' AETO, ovvero A' Ειδικό Τἀγμα Οπλιτών ( I Reparto Speciale di Fanteria), seguito dal BETO (II Reparto Speciale di Fanteria) e dal ΓΕΤΟ (III Reparto Speciale di Fanteria). Contemporaneamente viene istituito anche il “Centro Gamma” (Γ' Κέντρο Παρουσιάσεως Αξιωματικών “III Centro Smistamento Ufficiali”). Il 29 febbraio e il 1° marzo 1948 avvenne a Makronissos il grande massacro dell'AETO: ribellatisi, i soldati uccisi furono centinaia, con altrettante centinaia di feriti. Dopo il massacro, 116 soldati dell'AETO furono inoltre inviati davanti alla Corte Marziale per insubordinazione e ribellione armata. Furono condannati a pene severissime.
In marzo fu costituito lo ΣΦΑ, Στρατιωτικές Φυλακές Αθηνών “Carcere Militare di Atene”, riservato specificamente ai militari ribelli; in novembre iniziarono nello SFA le ondate di torture che si protrassero fino al gennaio del 1950, quando fu ucciso a freddo il prigioniero Dimitris Tatakis. Nel 1949 cominciarono i “trasferimenti rieducativi” (πρὸς ἀναμόρφωσιν) in massa a Makronissos degli oppositori “comuni” (non militari) provenienti dai campi di Ikaria, Limno e Ai-Strati in base all' “Ordinanza OG” che prevedeva il graduale trasferimento nella mortale isola di detenuti da tutte le prigioni greche. Iniziano dei veri e propri pogrom di prigionieri politici.
L'isola di Makronissos, situata davanti alle coste dell'Attica di fronte al porto di Lavrio, ha un'estensione di circa 20 km2 ed è sempre stata disabitata a causa della sua totale aridità: esposta costantemente ai venti, è una pietraia quasi del tutto priva di vegetazione. Si può dire che Makronissos sia stato il primo centro di tortura della Guerra Fredda, dato che, dopo la guerra civile, vi furono rinchiusi proprio migliaia di combattenti comunisti che avevano lottato per la liberazione della Grecia dal nazifascismo.
Nel gennaio del 1950 si cominciò a trasferire a Makronissos anche le donne del campo di Trikeri (circa 1200 prigioniere, anche anziane e gravemente malate), sottoposte nella maggior parte dei casi a stupri. Negli anni tra il 1950 e il 1954 sono rinchiusi a Makronissos fino a trentamila prigionieri, sistemati in tendopoli esposte alle temperature più estreme (l'isola è freddissima in inverno, ma a partire da aprile fino a ottobre è un'autentica fornace). Il Partito Comunista Greco, l'EAM, l'ELAS e l'EPON hanno a Makronissos la loro Auschwitz.
Il campo viene cominciato a smantellare nel 1954 e “definitivamente” chiuso nel 1958. Le virgolette sono d'obbligo, dato che nel 1967, con il colpo di stato del 21 aprile, viene riaperto e ricomincia a funzionare, seppure in misura minore, fino al 1973. Attualmente è una sorta di “isola-memoriale”. Pensare che, nell'antichità, l'isola era nota come “Helena” poiché la mitologia racconta che vi si rifugiò proprio la bella Elena allo scoppio della guerra di Troia.
[4] Alla lettera nel testo originale: "dalla cima fino alle unghie."
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Στίχοι: Τίτος Πατρίκιος
Μουσική: Ωχρά Σπειροχαίτη
'Αλμπουμ: Ωχρά Σπειροχαίτη 2010 (Τρίτος Δίσκος)
Testo: Titos Patrikios
Musica: Ohra Speirohaiti
Album: Ωχρά Σπειροχαίτη 2010 (Ohra Speirohaiti 2010, Terzo Disco)
I versi del poeta ateniese Titos Patrikios, nato a Atene nel 1928, ci riportano nel modo più terribile a Makronissos, l'isola-lager dell'Egeo cantata da Yannis Ritsos, poeta che vi fu rinchiuso. Collegata com'è necessariamente questa composizione alla Cantata per Makronissos di Maria Dimitriadi (musicata da Thanos Mikroutsikos sui versi di Ritsos), altro non si può fare che rimandare a quella pagina e alle copiose notizie scritte a suo tempo da Gian Piero Testa (e, naturalmente, alla sua traduzione).
Anche Titos Patrikios, al pari di Yannis Ritsos, fu rinchiuso a Makronissos. Nato da due attori di teatro e cresciuto in un ambiente colto e artistico, studiò diritto all'Università di Atene; da giovanissimo prese parte alla Resistenza greca, sfuggendo per poco alla morte. Nel 1943, in piena occupazione nazifascista italiana e tedesca, pubblicò le sue prime poesie; durante la dittatura militare che seguì la sconfitta delle forze di sinistra nella guerra civile ellenica (1946-1949), fu incarcerato e deportato prima a Makronissos e poi nell'altra isola-lager di Ai-Stratis; vi rimase per tre anni. Con lo stesso Yannis Ritsos, probabilmente conosciuto proprio a Makronissos, strinse legami di amicizia; liberato, fuggì in esilio prima a Parigi e poi a Roma, dove rimase fino al 1964. Tre anni dopo, al momento del colpo di stato dei Colonnelli (21 aprile 1967) fuggì di nuovo a Parigi, dove rimase fino al 1975 per tornare definitivamente in Grecia alla caduta della dittatura.
E' stato ed è avvocato, giornalista, traduttore e saggista in campo sociologico.
Esiste in Grecia una regola cui nessun poeta sfugge: i suoi versi, prima o poi, trovano una musica. Il più delle volte per mano dei più famosi musicisti, e basterebbe nominare Mikis Theodorakis, Yannis Markopoulos, Thanos Mikroutsikos. Titos Patrikios, per questi suoi Schizzi di Makronissos, ha trovato nel 2010 una coltissima e solforosa band anarchica, gli Ohra Speirohaiti (o Treponema Pallidum che dir si voglia): già il loro nome stesso è ripreso da una poesia di Kostas Karyotakis, e questo non fa che confermare il legame storico e strettissimo che la canzone e la musica d'autore hanno in Grecia con la poesia. Assolutamente indissolubile, anche a giudicare dal resto della produzione della band.
Gli Schizzi di Makronissos, per intensità e tremenda esattezza, meritano di stare al pari della poesia di Ritsos. Altro, forse, non potrebbe essere: chiunque abbia vissuto quella esperienza, probabilmente, ha riportato le stesse impressioni. Il vento costante, il meltemi dell'Egeo, la pietra nuda (Makronissos era stata scelta appositamente per la sua mancanza assoluta di vegetazione, come l'omologa jugoslava di Goli Otok “Isola Nuda”), le truppe speciali dell'esercito adibite al controllo e alla tortura dei prigionieri, la sabbia che penetrava ovunque (“per sempre”) in bocca. Il vento stesso assume la funzione di torturatore; le piante spinose (uniche a crescere su quel terreno) come metafora stessa della tortura cui i prigionieri erano sottoposti.
L'intera opera di Titos Patrikios è segnata dal suo impegno politico e dalla sua esperienza della deportazione, dell'imprigionamento e dell'esilio. Così egli riprende costantemente i temi dell'isolamento e della povertà, ma anche quelli della sofferenza fisica e dei desideri del corpo. Titos Patrikios è un poeta profondamente morale e disilluso dell'avventura umana; indi per cui, pur essendo altamente critico sul mondo, è un poeta pienamente resistenziale e afferma che occorre, malgrado tutto, prendere parte alla vita della polis e difendere i valori che rendono libero l'essere umano. Spetta alla poesia illuminare il percorso dell'uomo: ”Passando in rassegna le cose che sono state già realizzate, la poesia cerca delle risposte a delle domande che non sono ancora state poste.” [RV]