Questa è la storia di un ragazzo
che abitava in una strada di periferia,
e in fondo, in fondo un po’ assomiglia
al ragazzo di via Gluck,
anche se i suoi problemi sono un po’ diversi.
Era un ragazzo un po’ come tanti
che lavorava tirava avanti
ed aspettava senza pretese
il suo stipendio a fine mese.
La madre a carico in due locali
mobili usati presi a cambiali
in un palazzo un po’ malandato
servizi in corte fitto bloccato.
Ma quella casa ma quella casa
ora non c’è più
ma quella casa ma quella casa
l’han buttata giù.
Morta la madre rimasto solo
pensa alle nozze e alla morosa
che già prepara il velo da sposa
ed il corredo per la sua casa.
Per quella casa fitto bloccato
tremila al mese spese comprese
lui la guardava tutto contento
ed aspirava l’odor di cemento
Ma quella casa ma quella casa
ora non c’è più
ma quella casa ma quella casa
l’han buttata giù.
Già tutto è pronto le pubblicazioni
il rito in chiesa e i testimoni
quand’ecco arriva un tipo astratto
con baffi e barba e avviso di sfratto.
E quel palazzo un po’ malandato
va demolito per farci un prato
il nostro amico la casa perde
per una legge del piano verde.
Ma quella casa ma quella casa
ora non c’è più
ma quella casa ma quella casa
l’han buttata giù.
Persa la casa fitto bloccato
la sua morosa lo ha abbandonato
l’amore è bello ma non è tutto
e per sposarsi occorre un tetto.
Ora quel prato è frequentato
da qualche cane e qualche coppietta
e lui ripensa con gran rimpianto
a quella casa che amava tanto.
Ma quella casa ma quella casa
ora non c’è più
ma quella casa ma quella casa
l’han buttata giù.
E’ ora di finirla di buttar giù le case
per fare i prati, cosa ci interessano a noi i prati?
Guarda quello lì, doveva sposarsi,
gli han buttato giù la casa non può più sposarsi.
Roba da matti. Io non capisco perché non
buttano giù i palazzoni del centro,
quelli lì si che disturbano,
mica le case di periferia, mah i soliti problemi,
qui non si capisce più niente.
che abitava in una strada di periferia,
e in fondo, in fondo un po’ assomiglia
al ragazzo di via Gluck,
anche se i suoi problemi sono un po’ diversi.
Era un ragazzo un po’ come tanti
che lavorava tirava avanti
ed aspettava senza pretese
il suo stipendio a fine mese.
La madre a carico in due locali
mobili usati presi a cambiali
in un palazzo un po’ malandato
servizi in corte fitto bloccato.
Ma quella casa ma quella casa
ora non c’è più
ma quella casa ma quella casa
l’han buttata giù.
Morta la madre rimasto solo
pensa alle nozze e alla morosa
che già prepara il velo da sposa
ed il corredo per la sua casa.
Per quella casa fitto bloccato
tremila al mese spese comprese
lui la guardava tutto contento
ed aspirava l’odor di cemento
Ma quella casa ma quella casa
ora non c’è più
ma quella casa ma quella casa
l’han buttata giù.
Già tutto è pronto le pubblicazioni
il rito in chiesa e i testimoni
quand’ecco arriva un tipo astratto
con baffi e barba e avviso di sfratto.
E quel palazzo un po’ malandato
va demolito per farci un prato
il nostro amico la casa perde
per una legge del piano verde.
Ma quella casa ma quella casa
ora non c’è più
ma quella casa ma quella casa
l’han buttata giù.
Persa la casa fitto bloccato
la sua morosa lo ha abbandonato
l’amore è bello ma non è tutto
e per sposarsi occorre un tetto.
Ora quel prato è frequentato
da qualche cane e qualche coppietta
e lui ripensa con gran rimpianto
a quella casa che amava tanto.
Ma quella casa ma quella casa
ora non c’è più
ma quella casa ma quella casa
l’han buttata giù.
E’ ora di finirla di buttar giù le case
per fare i prati, cosa ci interessano a noi i prati?
Guarda quello lì, doveva sposarsi,
gli han buttato giù la casa non può più sposarsi.
Roba da matti. Io non capisco perché non
buttano giù i palazzoni del centro,
quelli lì si che disturbano,
mica le case di periferia, mah i soliti problemi,
qui non si capisce più niente.
inviata da Riccardo Venturi - 26/3/2015 - 12:23
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Testo di Giorgio Gaber
Musica: Giorgio Gaber
Originariamente in singolo
Poi in: Collezione singoli 1965/67
Il ragazzo della via Gluck riesce a farsi accettare se cantata da Adriano, che la impone con la sua personalità di interprete, ma come canzone non esiste: è ingenua, superficiale, sembra un tema fatto da un bambino di seconda elementare. Dov'è la protesta in quel "chissà dove si va a finire"?
Non si riesce mai a capire se Adriano scherza o fa sul serio.
Giorgio Gaber