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Freedom (Is the Word of Today)

Dean Reed
Lingua: Inglese


Lista delle versioni e commenti


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Aquí me quedo
(Víctor Jara)
We'll Say Yes
(Dean Reed)
Ustedes
(Dean Reed)


[1969]
Parole e musica di Dean Reed, detto “The Red Elvis”, e non perché fosse rosso di pelo ma perché già alla fine degli anni 60 aderì all’ideologia marxista e si stabilì prima in America Latina e poi nella DDR, a Berlino Est, dove morì (suicida?) nel 1986, all’età di 48 anni.

Questa “Freedom” fu scritta da Read di passaggio in Italia dove – chissà – fu forse testimone dell’“autunno caldo”, dedicando una strofa alle lotte di operai e studenti.
Nel disco intitolato “Дин Рид” realizzato in Unione Sovietica nel 1970 o 1971.

Дин Рид

La carriera artistica di Dean Reed – in apparenza prototipo di WASP alto, bello, atletico e talentuoso – ebbe inizio nel 1958 con alcuni brani musicali che lo resero subito un idolo dei teenagers. Molto popolare anche in Sud America, ben presto Dean Reed si stabilì in Argentina dove rafforzò la sua fama insieme ad una band chiamata “Los Dominantes”.



Durante un tour in Cile il “golden boy” Dean Reed cominciò a rivelare inaspettatamente un interesse per i temi politici, si espresse in varie occasioni contro la povertà e l’oppressione delle masse lavoratrici ed indigene, partecipò a proteste contro l’escalation nucleare e contro la politica estera statunitense, tenne concerti gratuiti nei barrios più poveri delle grandi città. Il suo atteggiamento gli guadagnò l’ostilità dei potenti, tanto che nel 1966 il generale Juan Carlos Onganía - che aveva appena deposto il leggittimo presidente Illia con un colpo di Stato militare – lo espulse dall’Argentina.



Dean Reed visse per qualche tempo a Roma, interpretando alcuni spaghetti-western, tra i quali “Adiós, Sabata” (il cui fantasioso titolo italiano fu “Indio Black, sai che ti dico: Sei un gran figlio di...”) diretto da Gianfranco Parolini e con Yul Brynner come star… Poi, convinto della bontà del comunismo reale e allettato dal successo ottenuto nei paesi del blocco socialista, si trasferì a Berlino Est. Nella DDR recitò in una ventina di film e realizzò una dozzina di album, cimentandosi prevalentemente in cover di grandi successi occidentali. Nel 1978 diresse ed interpretò il film “El Cantor” dedicato a Víctor Jara, nel quale suonava e cantava alcuni celebri brani del grande cantautore cileno.
Dean Reed – soprannominato ormai “The Red Elvis” - aderì in pieno al comunismo sovietico, arrivando a difendere l’invasione dell’Afghanistan ed il Muro di Berlino, ma continuò sempre a professare il proprio amore per la terra natale, di cui mantenne la cittadinanza e dove continuò a pagare le tasse.



Il 13 giugno 1986 - sei settimane dopo una dirompente intervista a “60 Minutes” della CBS nel corso della quale aveva difeso a spada tratta l’ormai agonizzante regime comunista – il corpo di Dean Reed fu ritrovato nelle acque del Zeuthener See a Berlino. Solo dopo la caduta del blocco sovietico si seppe che un biglietto d’addio era stato ritrovato nell’auto dell’attore. Fu suicidio? Così pare, ma anche in anni recenti si sono inseguite varie teorie “complottiste” che danno Reed per ammazzato dalla CIA, o dalla Stasi (per cui lavorò alla fine degli anni 70), o dal KGB.
Freedom... la la la
Freedom... la la la
Freedom... la la la
For they want their freedom today!

People down in Africa
Mozambique to Angola
Rhodesia and South Africa
They want their freedom today!

Freedom... la la la
Freedom... la la la
Freedom... la la la
For they want their freedom today!

The brave ones of Viet Cong
Know from where the bombs they come
And they turn their guns to the sun
For they want their freedom today!

Freedom... la la la
Freedom... la la la
Freedom... la la la
For they want their freedom today!

The working class of Italy
A future of justice they see
And they march so as to be free
For they want their freedom today!

Freedom... la la la
Freedom... la la la
Freedom... la la la
For they want their freedom today!

From Brazil to the Gaucho land
The people are beginning to stand
Liberty they will demand
For they want their freedom today!

Freedom... la la la
Freedom... la la la
Freedom... la la la
For they want their freedom today!

And right here in the USA
The people are beginning to say
That injustice has had it's day
For we want our freedom today!

Freedom... la la la
Freedom... la la la
Freedom... la la la
For we want our freedom today!

inviata da Bernart Bartleby - 4/3/2015 - 11:49




Lingua: Tedesco

Versione tedesca, dal sito dedicato all’autore
DAS WORT DES TAGES HEIßT FREIHEIT

Die Menschen aus Afrika
von Moçambique bis Angola
von Rhodesien bis Südafrika
wollen ihre Freiheit noch heute

Die Tapferen des Vietkongs wissen
wo die Bomben fallen werden,
und sie wenden ihre Gewehre gegen die Sonne
weil sie ihre Freiheit heute wollen

Die italienischen Arbeiter
sehen eine gerechte Zukunft,
und so begeben sie sich auf den Marsch
um frei zu sein noch heute

Von Brasilien bis zu den Ländern der Gauchos
steht das Volk auf
und fordert die Freiheit
will sie noch heute

Und gerade hier in den USA
beginnen die Menschen zu sagen,
Dass eine Reihe von Tagen Rechtlosigkeit herrschte,
Und deshalb wollen sie ihre Freiheit noch heute

inviata da Bernart Bartleby - 4/3/2015 - 11:53




Lingua: Russo

ПАРОЛЬ – СВОБОДА

Под небом Африки сухим,
где сфинксы замерли у входа,
вплетен в дыханье зов стихий:
пароль – Свобода!

Истерзанно-печальный вздох,
луч азиатского восхода,
и отзывается Восток:
пароль – Свобода!

Да здравствует рабочий класс!
Гремит все громче год от года.
Италия отозвалась:
пароль – Свобода!

От Горна аж до США,
как будто эхо с небосвода –
эпоха криком сожжена:
пароль – Свобода!

Под звездным флагом тишина,
но в недрах каждого завода
встают ребята как стена:
пароль – Свобода!

inviata da Bernart Bartleby - 4/3/2015 - 12:00




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