Ti alzerai e crederai d'essere un altro
al buio della tua stanza senza un compagno
col cuore che scoppia, urla nella tua testa
ogni respiro, tutti i ricordi del tuo affanno
Tutti i rumori dentro la casa, silenziosi,
ghiaccio che sprofonda negli abissi del mare
e in questa notte ti sveglierai colpito da un sogno
di un uomo morente davanti ad un cancello
Parole confuse, ombre sempre più chiare.
erano suoni o echi nel freddo?
e con le mani a trovare una sedia a memoria
non saprai mai se di nuovo dormivi o era ricordo
L'uomo col braccio spezzato ti parlava nel sogno
di un ingranaggio inceppato con la carne e col sangue
e ridendo ti ha chiesto: “Dov’eri mentre morivo,
morivo delle tue vuote giornate senza un sogno?”
al buio della tua stanza senza un compagno
col cuore che scoppia, urla nella tua testa
ogni respiro, tutti i ricordi del tuo affanno
Tutti i rumori dentro la casa, silenziosi,
ghiaccio che sprofonda negli abissi del mare
e in questa notte ti sveglierai colpito da un sogno
di un uomo morente davanti ad un cancello
Parole confuse, ombre sempre più chiare.
erano suoni o echi nel freddo?
e con le mani a trovare una sedia a memoria
non saprai mai se di nuovo dormivi o era ricordo
L'uomo col braccio spezzato ti parlava nel sogno
di un ingranaggio inceppato con la carne e col sangue
e ridendo ti ha chiesto: “Dov’eri mentre morivo,
morivo delle tue vuote giornate senza un sogno?”
inviata da Bernart Bartleby - 12/8/2014 - 21:51
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Parole e musica di Stefano Giaccone.
In molti dischi delle diverse creature artistico-politiche che Stefano Giaccone ha contribuito a creare nel tempo, dagli Howth Castle, alla Banda di Tirofisso, agli Ishi. Ripresa nel 1998 da Lalli nel suo splendido esordio solista “Tempo di vento”.
Non so esattamente quali pensieri avesse in testa Stefano Giaccone quando scrisse questa che è una delle sue canzoni più belle e ricorrenti... Ma sono anch’io di Torino (anch’io, che pure lui lo è, benchè sia nato a Los Angeles) e in questi versi riconosco la mia città di un tempo: il freddo, la solitudine delle periferie operaie, i cancelli della FIAT... E quell’uomo morente che forse è stato vittima di un incidente sul lavoro, o forse ha cercato di lottare, di sabotare la macchina, e ci ha rimesso la vita perchè è stato lasciato solo...
Spero che Stefano Giaccone capiti da queste parti e possa confutare, correggere o dare corpo a questo mio abbozzo di interpretazione...