Előüzent Ferenc Jóska,
legény kell a háborúba,
kedves barátom.
Viszik legénységnek szépit,
országunknak ékességit,
kedves barátom.
Leányok keserű búba,
legények a háborúba,
kedves barátom.
Galacvári templom alja,
zászlókkal van támogatva,
kedves barátom.
Fekete zászlók lobognak,
a leányok szépen sírnak,
kedves barátom.
Előüzent az ellenség,
kössön kardot a legénység,
kedves barátom.
Kardot kötött a legénység,
sok anyának keserűség,
kedves barátom.
legény kell a háborúba,
kedves barátom.
Viszik legénységnek szépit,
országunknak ékességit,
kedves barátom.
Leányok keserű búba,
legények a háborúba,
kedves barátom.
Galacvári templom alja,
zászlókkal van támogatva,
kedves barátom.
Fekete zászlók lobognak,
a leányok szépen sírnak,
kedves barátom.
Előüzent az ellenség,
kössön kardot a legénység,
kedves barátom.
Kardot kötött a legénység,
sok anyának keserűség,
kedves barátom.
inviata da Bernart Bartleby - 24/7/2014 - 10:40
Lingua: Italiano
CECCO BEPPE HA MANDATO A DIRE
Cecco Beppe 1 ha mandato a dire:
Ci voglion ragazzi per la guerra,
Caro amico mio.
Abbelliscono la truppa,
Son ornamento per il nostro paese, 2
Caro amico mio.
Le ragazze in amara tristezza
E i ragazzi alla guerra,
Caro amico mio.
La base della chiesa di Galambvár 3
È puntellata di bandiere,
Caro amico mio.
Sventolano nere bandiere,
Le ragazze piangono tanto,
Caro amico mio.
Il nemico ha mandato a dire
Che i ragazzi cingan la spada,
Caro amico mio.
E i ragazzi cinsero la spada,
Tante madri ne ebbero dolore,
Caro amico mio.
Cecco Beppe 1 ha mandato a dire:
Ci voglion ragazzi per la guerra,
Caro amico mio.
Abbelliscono la truppa,
Son ornamento per il nostro paese, 2
Caro amico mio.
Le ragazze in amara tristezza
E i ragazzi alla guerra,
Caro amico mio.
La base della chiesa di Galambvár 3
È puntellata di bandiere,
Caro amico mio.
Sventolano nere bandiere,
Le ragazze piangono tanto,
Caro amico mio.
Il nemico ha mandato a dire
Che i ragazzi cingan la spada,
Caro amico mio.
E i ragazzi cinsero la spada,
Tante madri ne ebbero dolore,
Caro amico mio.
NOTE alla traduzione
[1] Il nome ufficiale ungherese di Francesco Giuseppe, o Franz Josef, era Ferenc József (si pronuncia „fèrenz iòjef” con la „j” francese). Questa è la forma popolare corrispondente al nostro „Cecco Beppe”, col diminutivo „Jóska” (pronuncia: „iòsc'ka”). In pratica: „Francesco Beppino”.
[2] Si veda qui per le forme szépit, ékességit. Sembrano essere quelle più frequentemente riportate, ma alcuni testi presentano quelle standard szépét, ékességét. A chi interessasse: si tratta di forme possessive di III persona singolare, „sua bellezza, suo ornamento”, previste dalla particolare costruzione possessiva ungherese. Viszik legénységnek szépét = „portano alla truppa il suo bello” = „abbelliscono la truppa”; országunknak ékességét = „al paese-nostro ornamento-suo” = „ornamento del nostro paese”. In ungherese si fa sempre così, tenendo presente che nella lingua comune il -nak/-nek del dativo manca: si dice országunk ékessége (ékességét è un accusativo singolare) „paese-nostro ornamento-suo”. Ciao ciao, traduttori automatici.
[3] Qui si ha Galacvári, ma molti testi riportano Galambvár, che dev'essere una chiesa (alla lettera significa „Cittadella della Colomba”, ove galamb è un prestito diretto dal polacco galąb).
[1] Il nome ufficiale ungherese di Francesco Giuseppe, o Franz Josef, era Ferenc József (si pronuncia „fèrenz iòjef” con la „j” francese). Questa è la forma popolare corrispondente al nostro „Cecco Beppe”, col diminutivo „Jóska” (pronuncia: „iòsc'ka”). In pratica: „Francesco Beppino”.
[2] Si veda qui per le forme szépit, ékességit. Sembrano essere quelle più frequentemente riportate, ma alcuni testi presentano quelle standard szépét, ékességét. A chi interessasse: si tratta di forme possessive di III persona singolare, „sua bellezza, suo ornamento”, previste dalla particolare costruzione possessiva ungherese. Viszik legénységnek szépét = „portano alla truppa il suo bello” = „abbelliscono la truppa”; országunknak ékességét = „al paese-nostro ornamento-suo” = „ornamento del nostro paese”. In ungherese si fa sempre così, tenendo presente che nella lingua comune il -nak/-nek del dativo manca: si dice országunk ékessége (ékességét è un accusativo singolare) „paese-nostro ornamento-suo”. Ciao ciao, traduttori automatici.
[3] Qui si ha Galacvári, ma molti testi riportano Galambvár, che dev'essere una chiesa (alla lettera significa „Cittadella della Colomba”, ove galamb è un prestito diretto dal polacco galąb).
Lingua: Ungherese
AZT IZENTE FERENC JÓSKA
Azt izente Ferenc Jóska,
legény kell a háborúba,
kedves barátom.
Eléizent az ellenség,
kössön kardot a legénység,
kedves barátom.
Kardot kötött a legénység,
sok anyának keserűség,
kedves barátom.
Legények a háborúba,
leányok keserű búba,
kedves barátom.
Galacvári templom alja,
zászlókkal van támogatva,
kedves barátom.
Fekete zászlók lobognak,
a leányok szépen sírnak,
kedves barátom.
Ne sírjatok ti szépleányok,
visszajön még galambotok,
kedves barátom.
Visszajönnek, akik élnek,
ott maradnak, kik meghaltak,
kedves barátom.
Galacvári de szép mezőn,
ott nyugszik az én szeretőm,
kedves barátom.
Nyugodjatok szép virágok,
éltetek nem sajnáltátok,
kedves barátom.
Véreteket ontottátok,
testetek földbe zártátok,
kedves barátom.
Azt izente Ferenc Jóska,
legény kell a háborúba,
kedves barátom.
Eléizent az ellenség,
kössön kardot a legénység,
kedves barátom.
Kardot kötött a legénység,
sok anyának keserűség,
kedves barátom.
Legények a háborúba,
leányok keserű búba,
kedves barátom.
Galacvári templom alja,
zászlókkal van támogatva,
kedves barátom.
Fekete zászlók lobognak,
a leányok szépen sírnak,
kedves barátom.
Ne sírjatok ti szépleányok,
visszajön még galambotok,
kedves barátom.
Visszajönnek, akik élnek,
ott maradnak, kik meghaltak,
kedves barátom.
Galacvári de szép mezőn,
ott nyugszik az én szeretőm,
kedves barátom.
Nyugodjatok szép virágok,
éltetek nem sajnáltátok,
kedves barátom.
Véreteket ontottátok,
testetek földbe zártátok,
kedves barátom.
inviata da Bernart Bartleby - 24/7/2014 - 11:00
Lingua: Italiano
Traduzione italiana della versione cantata Zoltán Kallós
Si vedano anche qui alcune Note alla traduzione. Questa versione è praticamente identica alla precedente nella prima parte, mentre la parte finale è del tutto autonoma. [RV]
CECCO BEPPE HA MANDATO A DIRE
Cecco Beppe ha mandato a dire:
Ci voglion ragazzi per la truppa, 1
Caro amico mio.
Il nemico ha mandato a dire
Che i ragazzi cingan la spada, 2
Caro amico mio.
E i ragazzi cinsero la spada,
Tante madri ne ebbero dolore,
Caro amico mio.
I ragazzi alla guerra,
Le ragazze in amara tristezza,
Caro amico mio.
La base della chiesa di Galambvár
È puntellata di bandiere,
Caro amico mio.
Sventolano nere bandiere,
Le ragazze piangono tanto,
Caro amico mio.
Non piangete, voi belle ragazze,
Tornerà la vostra colomba,
Caro amico mio.
Tornerà chi è ancora vivo,
Resterà là chi è morto,
Caro amico mio.
Ma sul bel prato di Galambvár
Giace il mio innamorato,
Caro amico mio.
Giacete anche voi, bei fiori,
Siete vissuti, non avete sofferto,
Caro amico mio.
Avete versato il vostro sangue,
Il vostro corpo avete chiuso nella terra,
Caro amico mio.
Cecco Beppe ha mandato a dire:
Ci voglion ragazzi per la truppa, 1
Caro amico mio.
Il nemico ha mandato a dire
Che i ragazzi cingan la spada, 2
Caro amico mio.
E i ragazzi cinsero la spada,
Tante madri ne ebbero dolore,
Caro amico mio.
I ragazzi alla guerra,
Le ragazze in amara tristezza,
Caro amico mio.
La base della chiesa di Galambvár
È puntellata di bandiere,
Caro amico mio.
Sventolano nere bandiere,
Le ragazze piangono tanto,
Caro amico mio.
Non piangete, voi belle ragazze,
Tornerà la vostra colomba,
Caro amico mio.
Tornerà chi è ancora vivo,
Resterà là chi è morto,
Caro amico mio.
Ma sul bel prato di Galambvár
Giace il mio innamorato,
Caro amico mio.
Giacete anche voi, bei fiori,
Siete vissuti, non avete sofferto,
Caro amico mio.
Avete versato il vostro sangue,
Il vostro corpo avete chiuso nella terra,
Caro amico mio.
Note alla traduzione
[1] Izen e eléizen sono varianti di üzen, előüzen „dichiara, manda a dire”. In ungherese i verbi non si nominano all'infinito, ma alla III persona singolare del presente indicativo della coniugazione soggettiva (ogni verbo ha tre coniugazioni differenti: soggettiva o intransitiva, oggettiva o transitiva, e „io --> te”, szeretlek „ti amo”).
[2] La parola legény alla lettera vuol dire „giovanotto, ragazzo”; ma, come molte parole ungheresi, ha spesso un senso collettivo („l'insieme dei ragazzi, i ragazzi”). L'astratto legénység significa: „i ragazzi”, „la truppa”, „l'equipaggio di una nave” (crew). Qui, chiaramente, è sia „i ragazzi” che „la truppa”. In questi versi c'è anche l'infernale imperativo ungherese (kössön) che copre anche il congiuntivo italiano. Arrivati a quel punto della grammatica ungherese parecchi hanno meditato il suicidio.
[1] Izen e eléizen sono varianti di üzen, előüzen „dichiara, manda a dire”. In ungherese i verbi non si nominano all'infinito, ma alla III persona singolare del presente indicativo della coniugazione soggettiva (ogni verbo ha tre coniugazioni differenti: soggettiva o intransitiva, oggettiva o transitiva, e „io --> te”, szeretlek „ti amo”).
[2] La parola legény alla lettera vuol dire „giovanotto, ragazzo”; ma, come molte parole ungheresi, ha spesso un senso collettivo („l'insieme dei ragazzi, i ragazzi”). L'astratto legénység significa: „i ragazzi”, „la truppa”, „l'equipaggio di una nave” (crew). Qui, chiaramente, è sia „i ragazzi” che „la truppa”. In questi versi c'è anche l'infernale imperativo ungherese (kössön) che copre anche il congiuntivo italiano. Arrivati a quel punto della grammatica ungherese parecchi hanno meditato il suicidio.
Io ho cercato di capire il senso del brano con Google Translate e mi sembrava attinente. Però, non avendo trovato traduzioni in inglese o altre lingue che riesco ad intendere, non vorrei aver preso un abbaglio e che si tratti invece di canzone patriottarda... Potete darci un occhio?
Grazie
Grazie
Bernart Bartleby - 24/7/2014 - 11:04
Intanto qui ho trovato, oltre che una discreta serie di katonadalok ungheresi, un testo della canzone che mi permette di interpretare meglio alcune forme che mi erano apparse parecchio strane (ad es. szépit, ékességit del testo da te fornito non mi sconfinferavano, e infatti sulla pagina da me trovata si trovano forme che invece mi dicono qualcosa come szépét, ékességét. Probabilmente si tratta di forme dialettali o popolari). Mo' ci lavoro un po' sopra.
Riccardo Venturi - 25/7/2014 - 08:41
Direi, Bartleby, che si tratta tutt'altro che di una canzone patriottarda; in questo senso hai avuto ottimo intuito. La lingua ungherese, però, è una delle dimostrazioni viventi della totale inutilità dei traduttori automatici, che non riescono neppure minimamente a "dare un idea"; la sua struttura, praticamente, prevede che la si debba interpretare alla rovescia, partendo dal fondo delle frasi. Ne avrà da fare ancora di strada, povero piccolo Google.
Riccardo Venturi - 25/7/2014 - 09:08
Molto bene, grazie Riccardo, proprio un bel testo...
E penso che nei due CD di "Katonadalok" possano essercene altre di canzoni che fanno il caso nostro...
Buona giornata
E penso che nei due CD di "Katonadalok" possano essercene altre di canzoni che fanno il caso nostro...
Buona giornata
B.B. - 25/7/2014 - 09:15
Per Bartleby: un suggerimento. Quando nomini nomi ungheresi ripresi da fonti ungheresi, devi tenere presente che in ungherese (come in giapponese!) è obbligatorio che il cognome preceda il nome, ma che riportando il tutto in una lingua occidentale si deve fare il contrario. Da noi si dice "Béla Bartók", ma gli ungheresi dicono "Bartók Béla" (questo perché, secondo la loro ferrea logica, il cognome è un aggettivo che modifica il nome di battesimo, il quale è un sostantivo; e l'aggettivo precede sempre il nome, senza eccezioni). Quindi ho corretto "Szvorák Kati" in "Kati Szvorák" e "Kallós Zoltán" in "Zoltán Kallós". Ricordati di fare così ogni volta che trovi un nome ungherese e saluti da Venturi Riccardo.
Riccardo Venturi - 25/7/2014 - 09:58
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Canzone magiara dalle trincee della Grande Guerra, un messaggio rivolto direttamente a Ferenc József, l’imperatore Francesco Giuseppe. Fa bene il paio con Olvad a hó, altra canzone popolare di quel periodo raccolta sul campo dai compositori Béla Bartók e Zoltán Kodály.
Interpretata, fra gli altri, dalla cantante Kati Szvorák nel disco collettivo intitolato “Katonadalok” (“Canzoni di soldati”) del 2006.
Ho trovato il brano anche fra le musiche e i canti che accompagnano il recente documentario “Paolo Rumiz racconta la Grande Guerra” (in 10 DVD editi da L’Espresso/La Repubblica e reperibili in edicola). Mi pare di capire che la colonna sonora sia curata dal Centro studi Musica e Grande Guerra