Uomo cieco non ha occhi
In ginocchio nella notte
Uomo cieco non ha specchi
Uomo cieco è in catene
Gemma non dà foglia
Gemma muore gemma
Il buio ingoia il lampo
Gemma bestemmiata
Finisterre
Fa male quel che dà la gioia
Finisterre
Sangue secco sui miei occhi
Uomo cieco non ha soldi
Ha la carità dei sani
Uomo cieco non va in guerra
Uomo cieco non ha pane
Fiordo di colore
Lama di dolore
Scava questa terra scura
Tagliami, abbagliami
Finisterre
Fa male quel che dà la gioia
Finisterre
Candela per la mia fame
In ginocchio nella notte
Uomo cieco non ha specchi
Uomo cieco è in catene
Gemma non dà foglia
Gemma muore gemma
Il buio ingoia il lampo
Gemma bestemmiata
Finisterre
Fa male quel che dà la gioia
Finisterre
Sangue secco sui miei occhi
Uomo cieco non ha soldi
Ha la carità dei sani
Uomo cieco non va in guerra
Uomo cieco non ha pane
Fiordo di colore
Lama di dolore
Scava questa terra scura
Tagliami, abbagliami
Finisterre
Fa male quel che dà la gioia
Finisterre
Candela per la mia fame
inviata da Donquijote82 - 18/6/2014 - 09:33
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Album: "Una storia di mare e di sangue"
Ma il sogno americano si interrompe improvvisamente quando il bisnonno perderà la vista lavorando in miniera, storia raccontata in Finisterre, con l’amara conclusione “ … uomo cieco non ha pane …” di un sogno mai decollato.
La seconda parte del disco ci regala poi “Finisterre”, altro brano cardine del disco, in cui si intrecciano ricordi familiari, e suggestioni come il Cammino di Santiago. E’ insomma un brano di catarsi…
È quasi un interludio, un momento di riflessione sul sentirsi privare di un senso, nel caso del mio bisnonno della vista, quando “fa male quel che dava gioia”. Il brano riflette anche sulla “carità dei sani”, il bonario sorriso di chi sta bene e vuole far sentire un’ipocrita partecipazione a chi soffre di qualche disabilità; ogni persona in queste condizione ha ricevuto più volte nella propria vita. “Finisterre” è anche un “blues”: naturalmente utilizzo questo termine in senso lato; non ho scritto un blues in senso formale; non lo farei mai, anche se amo molto questo genere musicale, perché non sono nato sulle sponde del Mississippi! “Blues”, come dicevo sopra, nel senso di tentativo di descrizione e infine di esorcismo e di catarsi, come tu hai ben osservato, del male di vivere: il clarinetto e la viola, strumenti scuri in un pezzo senza luce, definiscono il mio lamento.
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