Anjetreten! Held markieren!
Und Proleten massakrieren!
Saal umstellen! Blut muß fließen!
Janze Blase niederschießen!
Jeist ist Dreck. Mit Dolch und Knüppel,
Arjument der Jeisteskrüppel,
Haun sie ein uff jeden Mann,
Wenn er sich nicht wehren kann.
Stilljestanden! Augen rechts!
Hakenkreuz uff rotem Jrunde
Flattert über der Rotunde –
Hosen runter vorm Jefecht!
An der Spitze von det Janze:
Goebbels im Heldenjlanze!
Mimt des Vaterlandes Retter
Uff der Schmiere blutje Bretter.
Alle sind hurrabejeistert,
Wenn er ihr Jehirn verkleistert.
Beifall tobt durchs volle Haus,
Läßt er weiße Mäuse raus.
Stilljestanden! Hand zum Schwur!
Hakenkreuz uff roter Fahne,
Stramm bezahlt von Thyssens Jelde,
Is das Sinnbild der Kultur.
Phrasen dreschen, Mord ausbrüten,
Wie die wilden Tiere wüten –
Das, nur das, kann diese Horde,
Stets bereit zum Meuchelmorde.
Wenn's bezahlt jibt und die Pässe,
Haun sie jeden vor die Fresse.
Jeld her! Die Kanone kracht.
Nachher ham se nischt jemacht.
Stilljestanden! Denn es naht:
Hakenkreuz uff rotem Felde,
Ruhmjekrönt wie ein Jermane,
Den ihr an der Front nie saht.
Und Proleten massakrieren!
Saal umstellen! Blut muß fließen!
Janze Blase niederschießen!
Jeist ist Dreck. Mit Dolch und Knüppel,
Arjument der Jeisteskrüppel,
Haun sie ein uff jeden Mann,
Wenn er sich nicht wehren kann.
Stilljestanden! Augen rechts!
Hakenkreuz uff rotem Jrunde
Flattert über der Rotunde –
Hosen runter vorm Jefecht!
An der Spitze von det Janze:
Goebbels im Heldenjlanze!
Mimt des Vaterlandes Retter
Uff der Schmiere blutje Bretter.
Alle sind hurrabejeistert,
Wenn er ihr Jehirn verkleistert.
Beifall tobt durchs volle Haus,
Läßt er weiße Mäuse raus.
Stilljestanden! Hand zum Schwur!
Hakenkreuz uff roter Fahne,
Stramm bezahlt von Thyssens Jelde,
Is das Sinnbild der Kultur.
Phrasen dreschen, Mord ausbrüten,
Wie die wilden Tiere wüten –
Das, nur das, kann diese Horde,
Stets bereit zum Meuchelmorde.
Wenn's bezahlt jibt und die Pässe,
Haun sie jeden vor die Fresse.
Jeld her! Die Kanone kracht.
Nachher ham se nischt jemacht.
Stilljestanden! Denn es naht:
Hakenkreuz uff rotem Felde,
Ruhmjekrönt wie ein Jermane,
Den ihr an der Front nie saht.
inviata da Bernart Bartleby - 19/3/2014 - 12:01
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Versi di Eberhard Friedrich Worm, detto Hardy (1896-1973), scrittore e giornalista satirico berlinese che negli ultimi anni dell Repubblica di Weimar si dedicò anche molto alla scrittura per il cabaret (ebbe pure un suo locale, il “Die rote Nachtigall”).
Ignoro se la musica sia sua oppure di qualche famoso ovvero ignoto compositore dell’epoca, come ce n’erano tantissimi nella vivissima Berlino prenazista.
Così come su questo sito compaiono molte canzoni in Yiddish, la lingua degli ebrei d’Europa che i nazisti tentarono di cancellare insieme a coloro che la parlavano, vorrei che comparissero anche tante canzoni in tedesco provenienti dall’epoca in cui il nazismo crebbe e si affermò, piccoli squarci di luce e di resistenza in quegli anni squallidi e bui in cui si preparava l’orrore di un’altra guerra mondiale, dell’Olocausto ebraico e delle stragi di oppositori, zingari, omosessuali e disabili…
La pagine in Yiddish hanno la fortuna di ricevere sempre una grande cura da parte di Riccardo Venturi, nella profonda convinzione della necessità – che il sottoscritto condivide – di restituire voce a coloro cui fu strappata via… E per le pagine in tedesco, che da un po’ di tempo a questa parte sto proponendo, la ragione è la stessa: contrariamente a quanto siamo spesso stati indotti a credere, in Germania tanti tedeschi anche non ebrei vissero e agirono - e cantarono! - contro il nazismo. Le loro voci si fecero sempre più flebili man mano che il feroce regime si strutturava ma non si spensero mai del tutto. Anche a questi tedeschi penso vada restituita voce, anche a coloro che, pur non imbracciando armi ma invece spartiti, pianoforti ed ottoni, fino all’ultimo momento difesero la libertà, anche solo quella frivola, sfrenata e spensierata libertà di cui furono testimoni i tanti caffè, night e cabaret di Berlino, che nulla ebbero da invidiare a quelli di Parigi. Certo, il destino di questi tedeschi non fu nemmeno lontanamente così tragico come quello riservato agli ebrei, eppure anche loro finirono esuli, finirono col perdere tutto, finirono nei campi di concentramento, finirono ammazzati…
Io queste pagine cerco di presentarle meglio che riesco, anche se non possono da me ricevere la stessa amorevole cura che Riccardo riserva a quelle in Yiddish, e per il semplice fatto che nemmeno il tedesco conosco, appoggiandomi per la comprensione a traduzioni, articoli e dizionari automatici.
Spero che quanti conoscono la lingua (Riccardo, ma anche Marco Valdo M.I. e altri benvenuti) apprezzino lo sforzo del sottoscritto e possano – come già fanno – apportare il loro contributo in migliorie e traduzioni per rendere queste canzoni meglio comprensibili (anche a me!) e fruibili.
In questa sua canzone – presentata al cabaret “Die Pille” e poi pubblicata sul giornale satirico “Die Ente” - Hardy Worm, attraverso il sapiente ricorso al dialetto “Berlinisch” parlato dalla classe operaia, si prende gioco della vuota retorica dei leader nazionalsocialisti, in particolare Goebbels il quale, oltre ad essere portavoce del Reich, era anche “Gauleiter” di Berlino.