Il nostro mondo più funesto apparirà
e sarà caro il disinganno quando tutto crollerà
e la ricerca del passato e le speranze nel futuro
falliranno fatalmente, quindi quale mai potrà
essere l’ambito del gioco la città
in cui far crescere la rosa, percepirne l’entità,
il giusto tempo, l’esistenza, l’epopea meravigliosa
in cui cullare la mimosa, ovvero la felicità
Sono millenni che da scimmie cazzeggiamo col potere,
col mito dell’avere, amori e religioni e non cambiamo mai,
banchieri, operazioni, studenti ed operai
Povero pusher che da solo se ne va
con i proventi del lavoro verso la celebrità,
e la ragazza di Lambrate si lamenta a voce alta
del suo seno da rifare con i soldi che non ha.
Da vent’anni da farfalle ci ostiniamo ad apparire,
fondiamo sul piacere, su ottuse dittature, la nostra civiltà,
fiammiferi o splendore, che differenza fa?
Maya colpisce ancora, colpisce ora, ci annienterà.
Esco, non ho paura, morte sicura viviamo già.
Hare Krishna, Hare.
Ave Maria che nessun figlio piangerai
e che ti erediti la crisi d’Argentina e d’Uruguay
E dalle antenne
di Segrate li cominci a decifrare i segnali
ineluttabili del vuoto che verrà,
abbiamo sempre praticato sospensioni del dolore
e modi di scappare invece è esistenziale
la mia bestialità, struttura elementare del tuo DNA
Maya colpisce ancora, addirittura ci estinguerà
Esco, non ho paura, morte sicura viviamo già
Vieni pure, Maya di peste nera e di colera ci ucciderà
Nel frattempo canto, che me ne importa,
canzone morta, cantiamo già
Hare Krishna Hare
e sarà caro il disinganno quando tutto crollerà
e la ricerca del passato e le speranze nel futuro
falliranno fatalmente, quindi quale mai potrà
essere l’ambito del gioco la città
in cui far crescere la rosa, percepirne l’entità,
il giusto tempo, l’esistenza, l’epopea meravigliosa
in cui cullare la mimosa, ovvero la felicità
Sono millenni che da scimmie cazzeggiamo col potere,
col mito dell’avere, amori e religioni e non cambiamo mai,
banchieri, operazioni, studenti ed operai
Povero pusher che da solo se ne va
con i proventi del lavoro verso la celebrità,
e la ragazza di Lambrate si lamenta a voce alta
del suo seno da rifare con i soldi che non ha.
Da vent’anni da farfalle ci ostiniamo ad apparire,
fondiamo sul piacere, su ottuse dittature, la nostra civiltà,
fiammiferi o splendore, che differenza fa?
Maya colpisce ancora, colpisce ora, ci annienterà.
Esco, non ho paura, morte sicura viviamo già.
Hare Krishna, Hare.
Ave Maria che nessun figlio piangerai
e che ti erediti la crisi d’Argentina e d’Uruguay
E dalle antenne
di Segrate li cominci a decifrare i segnali
ineluttabili del vuoto che verrà,
abbiamo sempre praticato sospensioni del dolore
e modi di scappare invece è esistenziale
la mia bestialità, struttura elementare del tuo DNA
Maya colpisce ancora, addirittura ci estinguerà
Esco, non ho paura, morte sicura viviamo già
Vieni pure, Maya di peste nera e di colera ci ucciderà
Nel frattempo canto, che me ne importa,
canzone morta, cantiamo già
Hare Krishna Hare
inviata da Bernart - 26/11/2013 - 17:05
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Scritta da Francesco Bianconi e Diego Palazzo.
Nell’album intitolato “Fantasma”.
“Māyā” è un termine sanscrito ampiamente utilizzato in diverse accezioni nelle dottrine filosofiche e religiose indiane. Letteralmente vuol dire “creazione” ma, specie nel pensiero occidentale, ha assunto il significato di “illusione” grazie soprattutto a Schopenhauer ed al suo concetto del “velo di Maya” (in “Die Welt als Wille und Vorstellung”, “Il mondo come volontà e rappresentazione”, del 1819), quello che impedirebbe all’uomo di vedere la realtà e di liberare il proprio spirito…
“Maya colpisce ancora” fa inoltre inevitabilmente riferimento alla presunta profezia apocalittica contenuta in una qualche iscrizione su di un qualche tempio dell’antica civiltà mesoamericana: saremmo dovuti scomparire tutti il 21 dicembre 2012 o giù di lì (e forse sarebbe stato un bene…) ma, per fortuna, la fine del mondo ancora una volta non è arrivata…