Lingua   

Er povero ladro

Giuseppe Gioacchino Belli
Lingua: Italiano (Laziale Romanesco)


Giuseppe Gioacchino Belli

Lista delle versioni e commenti


Ti può interessare anche...

Scacchi ner cielo
(Presi per caso)
Risorsa umana
(Ned Ludd)
Tanto pe' magnà
(Anna Barile)


‎[1833]‎
Versi del grande poeta romano dai “Sonetti romaneschi”.‎
Musica di Adriano Bono, dallo spettacolo “Adriano Bono e La Banda De Piazza ‎Montanara”, da cui è stato tratto anche un disco intitolato “996 vol.1 – I Sonetti romaneschi di G. G. ‎Belli”.‎

Gioacchino ‎Belli
Gioacchino ‎Belli

996 vol 1

‎“Il poeta questa volta dà voce alle lamentele di un povero ladro, il quale si rivolge al ‎giudice (che all'epoca immancabilmente era un Monsignore o altra carica della gerarchia ‎ecclesiastica) facendo notare che è molto facile sentenziare a panza piena sui ‎piccoli crimini commessi da chi è spinto a rubare dalla fame vera. L'arringa difensiva ‎dell'accusato non brillerà per oratoria forense, il ricorso alla categorie religiose del peccato suona ‎datata (come potrebbe essere altrimenti?), ma le argomentazioni restano valide, le parole toccano il ‎cuore del lettore il quale non può fare a meno di simpatizzare anche in questa occasione con il ‎popolano. Il tema carcerario è trattato con la solita sensibilità e attenzione che Belli riserva ai ‎problemi dei più deboli e degli oppressi. L'esclusione sociale, le giustizia ingiusta, l'arroganza dei ‎potenti: tutti temi ancora molto attuali ai giorni nostri...e forse eterni.” ‎‎(Adriano Bono)‎
Nun ce vò mmica tanto, Monziggnore,‎
de stà llí a ssede (1) a ssentenzià la ggente
e dde dí: (2) cquesto è rreo, quest’è innoscente.‎
Er punto forte è de vedejje er core.‎

Sa cquanti rei de drento hanno ppiú onore
che cchi de fora nun ha ffatto ggnente?‎
Sa llei che cchi ffa er male e sse ne pente
è mmezz’angelo e mmezzo peccatore?‎

Io sò (3) lladro, lo so e mme ne vergoggno:‎
però ll’obbrigo suo saría de vede (4)‎
si (5) ho rrubbato pe vvizzio o ppe bbisoggno.‎

S’avería (6) da capí cquer che sse (7) pena
da un pover’omo, in cammio (8) de stà a ssede
sentenzianno la ggente a ppanza piena.‎

inviata da Bernart - 30/10/2013 - 14:42


Note autografe di Belli, dai Sonetti ‎romaneschi:‎

‎1 - Di star lì a sedere.
‎2 - E di dire.
‎3 - Io sono. Il lo so, che segue poco appresso, è del verbo sapere.
‎4 - Sarebbe di vedere.
‎5 - Se.
‎6 - S’avrebbe.
‎7 - Quel che si.
‎8 - In cambio.‎

Bernart - 30/10/2013 - 14:43




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org