Il nemico avanza
noi ci ritiriamo
il nemico si accampa
noi lo tormentiamo
il nemico è stanco
noi lo attacchiamo
il nemico arretra
noi lo bracchiamo [Mao Tse-tung]
ricordi Beirut
e la foce del Mekong
le strade di Saigon
le mura di Algeri
i fuochi sparsi
le macerie
il porto di Haiphong
bombardato dal cielo?
crudele
a vent’anni
il corpo distratto
la notte disposta
per un ultimo assalto
l’odore del sangue
che sa di dolce
di pesce pescato
di sperma
di vita che morde
il nemico ci assedia
noi ci rintaniamo
il nemico fugge
noi lo inseguiamo
il nemico è vivo
noi lo uccidiamo
il nemico si nasconde
noi lo staniamo
ricordi Kinshasa
Bukavu
il Katanga
la morte derisa
alle porte di Onitsha
Schramme di spalle
Ciombé in divisa
Goosens ucciso
appena un attimo prima
spietato
a vent’anni
il corpo esibito
la notte arroccata
dietro al mattino
l’odore del sangue
che sa di mare
di cose perdute
di etere
d’estate
noi ci ritiriamo
il nemico si accampa
noi lo tormentiamo
il nemico è stanco
noi lo attacchiamo
il nemico arretra
noi lo bracchiamo [Mao Tse-tung]
ricordi Beirut
e la foce del Mekong
le strade di Saigon
le mura di Algeri
i fuochi sparsi
le macerie
il porto di Haiphong
bombardato dal cielo?
crudele
a vent’anni
il corpo distratto
la notte disposta
per un ultimo assalto
l’odore del sangue
che sa di dolce
di pesce pescato
di sperma
di vita che morde
il nemico ci assedia
noi ci rintaniamo
il nemico fugge
noi lo inseguiamo
il nemico è vivo
noi lo uccidiamo
il nemico si nasconde
noi lo staniamo
ricordi Kinshasa
Bukavu
il Katanga
la morte derisa
alle porte di Onitsha
Schramme di spalle
Ciombé in divisa
Goosens ucciso
appena un attimo prima
spietato
a vent’anni
il corpo esibito
la notte arroccata
dietro al mattino
l’odore del sangue
che sa di mare
di cose perdute
di etere
d’estate
inviata da Bernart - 14/10/2013 - 14:19
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Testo di Emidio Clementi
Nell’album “Aspettando i barbari”
“E’ un pezzo pieno di figure inquietanti, avanzi di galera da cui è meglio tenersi alla larga. Ho sempre provato un’insana attrazione nei confronti dell’Africa postcoloniale di Denard e di Steiner. Dentro, da qualche parte, con una sahariana arrotolata sulle maniche e la sigaretta tra le dita, si intravede anche Goffredo Parise. A dentri stretti confessa che il sangue umano ha un non so che di eccitante su di lui.” (Emidio Clementi)
Una canzone dedicata ai “colpi di coda” del colonialismo d’antan - dall’Algeria al Vietnam, dalla Nigeria al Congo – e ai suoi squallidi protagonisti, “soldati di ventura” come Jean Schramme, o Bob Denard, o Marc Goosens (e tra di loro c’erano anche parecchi italiani, veterani della Folgare e dei Lagunari). Oggi il colonialismo viene esercitato con metodi più raffinati e anche quando entrano in scena i nuovi “mercenari” lo fanno “previo mandato ONU”, o come “peacekeepers”, o come “forza d’interposizione”, o come “missione umanitaria”, o come “contrasto al terrorismo internazionale”, o come “scorta antipirateria”, o come “coalizione dei volenterosi”, ecc. ecc…. Da vomitare!
Quello che forse vuole dire Emidio Clementi nella sua introduzione al brano è che, per quanto squallidi, quegli epigoni del colonialismo classico erano più “veri” degli ipocriti protagonisti del neocolonialismo del terzo millennio…