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Die Arbeiter von Wien

Fritz Brügel
Lingua: Tedesco


Fritz Brügel

Lista delle versioni e commenti


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AİM (Avusturya İşçi Marşı)
(Bandista)
Frihetens forpost
(Arne Paasche Aasen)
Красная Армия всех сильней (Белая Армия, Чёрный Барон)
(Paveł Grigoŕevič Gorinštejn / Павел Григорьевич Горинштейн)


[1927]
Deutscher Text: Fritz Brügel
Musik: Белая армия, чёрный барон [Weisse Armee, schwarzer Baron], von Samuel Pokrass [1920]

Testo tedesco: Fritz Brügel
Musica: Белая армия, чёрный барон [Armata bianca, Barone nero], di Samuel Pokrass [1920]

German lyrics: Fritz Brügel
Music: Белая армия, чёрный барон [White Army, Black Baron], by Samuel Pokrass [1920]

Vienna, 15 luglio 1927. Il rogo del Palazzo di Giustizia (Justizpalastbrand) durante la Rivolta di Luglio.
Vienna, 15 luglio 1927. Il rogo del Palazzo di Giustizia (Justizpalastbrand) durante la Rivolta di Luglio.


La canzone Die Arbeiter von Wien (I lavoratori, o gli operai, di Vienna) è la principale canzone di lotta nata durante la Rivolta di Luglio viennese del 1927; da allora fa parte integrante dei canti antifascisti internazionali. Il testo fu scritto da Fritz Brügel (nato nel 1897 a Vienna e morto nel 1955 a Londra); fu un celebre bibliotecario e diplomatico, ma a queste attività alternò una discreta attività letteraria. Per la musica, Brügel riprese quella che il compositore proletario russo Samuel Pokrass aveva scritto nel 1920 per un'altrettanto celebre canzone rivoluzionaria, Белая армия, чёрный барон (“Armata bianca, Barone nero”), basata sulla figura del barone Pjotr Wrangel.

La Rivolta di Luglio del 1927 (nota anche come “Incendio del Palazzo di Giustizia di Vienna”, tedesco Wiener Justizpalastbrand) fu una rivolta popolare di grossa entità scoppiata a Vienna il 15 luglio 1927 nella capitale austriaca. La rivolta culminò con le forze di polizia che spararono sulla folla: 84 dimostranti e 5 poliziotti rimasero uccisi. Tra i dimostranti vi furono circa seicento feriti.

La carneficina: La polizia spara sulla folla che scappa. Sullo sfondo, il Palazzo di Giustizia in fiamme.
La carneficina: La polizia spara sulla folla che scappa. Sullo sfondo, il Palazzo di Giustizia in fiamme.


La rivolta scoppiò in seguito al conflitto tra il Partito Socialdemocratico Austriaco e un'alleanza di destra, formata anche dai ricchi industriali e dalla Chiesa Cattolica nella tragica situazione austriaca successiva al crollo dell'Impero Asburgico. Nei primi anni '20 si erano formate in Austria parecchie bande paramilitari nazionaliste e protonaziste, tra le quali il Frontkämpfervereinigung Deutsch-Österreichs (“Fronte Unito di Lotta di Austria e Germania”) comandato dal colonnello Hermann Hiltl; i socialdemocratici contrapponevano il loro Republikanischer Schutzbund (“Lega di Difesa Repubblicana”) in un clima da guerra civile. Un primo scontro tra le due formazioni si ebbe il 30 gennaio 1927 durante una manifestazione a Schattendorf, nel Burgenland; nello scontro armato morirono un veterano della Grande Guerra e un bambino di 8 anni. Tre membri della formazione nazionalista vennero arrestati e rinviati a giudizio per il mese di luglio a Vienna, imputati di strage e agguato armato. Difesi dall'avvocato Walter Riehl, optarono comunque per l'autodifesa e furono assolti tra l'indignazione generale.

Il “Verdetto di Schattendorf” portò ad uno sciopero generale indetto allo scopo di far dimettere il governo guidato dal cancelliere cristiano-sociale Ignaz Seipel. Le proteste massicce iniziarono la mattina del 15 luglio 1927, quando una folla infuriata tentò di assaltare il rettorato dell'Università di Vienna sulla Ringstrasse. I rivoltosi attaccarono quindi e distrussero un vicino commissariato di polizia e la sede di un giornale, prima di dirigersi verso il Parlamento austriaco. Respinti dalla polizia, si diressero quindi verso il Palazzo di Giustizia. Circa a mezzogiorno, i rivoltosi entrarono nel palazzo fracassando porte e finestre; dopo aver distrutto gli uffici, diedero fuoco agli archivi e al casellario giudiziario. In breve tempo l'intero palazzo di giustizia fu in preda alle fiamme; il fuoco si propagò rapidamente, mentre contemporaneamente i rivoltosi assaltarono i vigili del fuoco tagliando le bocchette e distruggendo gli idranti. Il fuoco non poté essere domato fino al mattino successivo.

Vienna, 15  luglio 1927: Cariche sulla folla.
Vienna, 15 luglio 1927: Cariche sulla folla.


Il capo della polizia viennese, Johann Schober (che era stato primo ministro e che lo sarebbe stato ancora), represse la rivolta con violenza inaudita. Costrinse il sindaco di Viennna, il socialdemocratico Karl Seitz, a far intervenire l'esercito austriaco; Seitz rifiutò, seguito a ruota dal ministro della difesa, il cristiano-sociale Carl Vaugoin. Schober fece allora fornire le forze di polizia di fucili da guerra in dotazione all'esercito, e annunciò pubblicamente che avrebbe sgomberato la piazza con la forza dopo che Seitz e il segretario del Republikanischer Schutzbund, Theodor Körner, avevano tentato invano di convincere la folla a sciogliersi. La polizia aprì il fuoco e fu una strage di dimensioni enormi.

Immagini del massacro e testate dei giornali austriaci del 16 luglio 1927.
Immagini del massacro e testate dei giornali austriaci del 16 luglio 1927.


La canzone, composta nelle immediatezze degli eventi, fu però eseguita per la prima volta solo nel 1929 in occasione della II Giornata Internazionale della Gioventù Operaia. Nel 1934, in occasione della “Battaglia di Febbraio” tra il movimento operaio austriaco e il governo fascista di Dollfuss, ebbe ancora maggiore diffusione nella rivolta, poi repressa nel sangue, contro l' “Austrofascismo” sostenuto da Mussolini. Fu usata anche in un documentario elettorale del Partito Socialdemocratico Austriaco, Geschichte der Nummer 17 ("Storia del n° 17"). Da allora, Die Arbeiter von Wien fa parte del repertorio antifascista internazionale, dove si diffuse immediatamente. [RV]
Wir sind das Bauvolk der kommenden Welt,
wir sind der Sämann, die Saat und das Feld.
Wir sind die Schnitter der kommenden Mahd,
wir sind die Zukunft und wir sind die Tat.

So flieg, du flammende, du rote Fahne,
voran dem Wege, den wir ziehn.
Wir sind der Zukunft getreue Kämpfer,
wir sind die Arbeiter von Wien.

Herrn der Fabriken, ihr Herren der Welt,
endlich wird eure Herrschaft gefällt.
Wir, die Armee, die die Zukunft erschafft,
sprengen der Fesseln engende Haft.

So flieg, du flammende, du rote Fahne,
voran dem Wege, den wir ziehn.
Wir sind der Zukunft getreue Kämpfer,
wir sind die Arbeiter von Wien.

Wie auch die Lüge uns schmähend umkreist,
alles besiegend erhebt sich der Geist.
Kerker und Eisen zerbricht seine Macht,
wenn wir uns rüsten zur letzten Schlacht.

So flieg, du flammende, du rote Fahne,
voran dem Wege, den wir ziehn.
Wir sind der Zukunft getreue Kämpfer,
wir sind die Arbeiter von Wien.

So flieg, du flammende, du rote Fahne,
voran dem Wege, den wir ziehn.
Wir sind der Zukunft getreue Kämpfer,
wir sind die Arbeiter von Wien.

inviata da Riccardo Venturi - 1/9/2013 - 02:22




Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
1° settembre 2013

eskommt


15 – 16 LUGLIO 1927

„Verrà un giorno in cui il popolo si desterà, potente, pieno di forza, libero!
Allora state tranquilli, fratelli: vi siete sacrificati nobilmente e grandemente per noi.“
I LAVORATORI DI VIENNA

Noi siamo il popolo che edifica il mondo a venire,
siamo il seminatore, il seme ed il campo.
Noi siamo il mietitore della messe a venire,
siamo il futuro, e siamo il fatto avvenuto.

E allora sventola, bandiera rossa fiammante,
in testa al cammino che noi percorriamo.
Siamo il futuro, combattenti fedeli,
siamo i lavoratori di Vienna.

Signori delle fabbriche, signori del mondo,
infine il vostro dominio sarà abbattuto.
Noi, armata che crea l'avvenire
spezzeremo gli stretti vincoli delle catene.

E allora sventola, bandiera rossa fiammante,
in testa al cammino che noi percorriamo.
Siamo il futuro, combattenti fedeli,
siamo i lavoratori di Vienna.

Sebben la menzogna ci circondi ingiuriosa,
su tutto vittorioso s'innalza lo Spirito.
La sua forza spezzerà carceri e ceppi
se ci prepareremo all'ultima battaglia.

E allora sventola, bandiera rossa fiammante,
in testa al cammino che noi percorriamo.
Siamo il futuro, combattenti fedeli,
siamo i lavoratori di Vienna.

E allora sventola, bandiera rossa fiammante,
in testa al cammino che noi percorriamo.
Siamo il futuro, combattenti fedeli,
siamo i lavoratori di Vienna.

1/9/2013 - 12:20




Lingua: Ungherese

Bécsi munkásinduló: La versione ungherese
Bécsi munkásinduló: The Hungarian version



La prima, storica versione del canto è stata quella ungherese, e non è certo un caso: le due componenti principali dell'Impero Asburgico avevano avuto destini non dissimili. Se in Austria si venne configurando un regime clericofascista spalleggiato da Mussolini e di natura violentemente repressiva, l'Ungheria (che nel 1919 aveva conosciuto la breve esperienza rivoluzionaria della „Repubblica dei Consigli“ di Béla Kun, rovesciata e repressa sanguinosamente) sperimentava già dal 1920 il regime reazionario e parafascista dell'ammiraglio Miklós Horthy von Nagybánya (non a caso „rivalutato“ fortemente nell'Ungheria attuale del fascista Orbán). La cosa può essere letta da un lato di classe: nella repressione del movimento operaio, i lavoratori austriaci e quelli ungheresi non riconoscevano differenze „nazionali“. [RV]

A Bécsi munkásinduló Bécsben keletkezett az első világháború utáni években. A dal eredeti változatát Samuel Pokrass írta "Fehér hadsereg, fekete báró" (Белая армия, чёрный барон) címmel az orosz polgárháború alatt. A dal ezen változata később a Vörös Hadsereg hivatalos himnuszává vált. A dal német változatát Fritz Brügel szerezte, a dal az osztrák polgárháború idején vált népszerűvé. Később az egész világon elterjedt, manapság az egyik leghíresebb mozgalmi dal.
BÉCSI MUNKÁSINDULÓ

Munka hadának a lépte dobog,
Zendülő ének az égre lobog,
Hajnali fényözön földre leszáll,
Kézben a kéz és vállhoz a váll!

Repülj te lángoló, tűzszínű zászló,
Vezess az éjek éjén át,
Vezess a harcra, sok sápadt arcra,
Derítsd a hajnal bíborát!

Repülj te lángoló, tűzszínű zászló,
Vezess az éjek éjén át,
Vezess a harcra, sok sápadt arcra,
Derítsd a hajnal bíborát!

Száll a dalunk, szava ég fele tör,
Láncban az építő harcos ököl
Fáklyavivők kezén csörög a bilincs,
Izzik a tűz, de ki szítsa, ma nincs.

Lépj te a helyükbe, szítsad a lángot,
És döngesd bátran a falat,
Vagyunk egy jobb rend hű katonái,
S leszünk a győztes élcsapat.

Lépj te a helyükbe, szítsad a lángot,
És döngesd bátran a falat,
Vagyunk egy jobb rend hű katonái,
S leszünk a győztes élcsapat.

inviata da Riccardo Venturi - 1/9/2013 - 12:33




Lingua: Norvegese

Vi bygger landet: La versione norvegese di Arne Paasche Aasen
Vi bygger landet: The Norwegian version by Arne Paasche Aasen



La canzone arrivò in Norvegia nel 1934, dopo essere stata uno degli inni di battaglia della lotta antifascista in Austria ed essere stata utilizzata nel documentario elettorale intitolato "La storia del n° 17". Fu tradotta in norvegese da Arne Paasche Aasen (1901-1978), per essere immediatamente ripresa dallo svedese Karl Fredriksson che la rese nella sua lingua (praticamente identica al norvegese).

Originalet är en mycket känd rysk rödgardistsång. Men till Sverige kom sången via Österrike och Norge. I Österrike förekom den i en socialdemokratisk valfilm, ”Historien om nr 17”, där den användes till sången “Wir sind die Arbeiter von Wien” (1934). Den översattes genast till norska av Arne Paasche Aasen (1901-1978) och, via norskan, till svenska av Karl Fredriksson (signaturen Nordens Karlsson i Socialdemokraten/Morgon-Tidningen, 1934).
VI BYGGER LANDET

Vi er fabrikkens kvinner og menn.
vi er de mange fra gard og fra grend.
Vi brøyter jorda med hakke og med plog,
vi svinger øksa og hogger i skog.

Vi er de tusener som bygger landet.
Det ble oss kjært i dagens strid.
Vi bar det fremad i savn og armod.
Nå bygger vi den nye tid.

Vi står i bølgenes skumhvile brus,
vi berger rikdom fra havet i hus.
Heimen i dalen og hytta på fjell
ryddet vi plass til, og reiste vi selv.

Vi er de tusener som bygger landet.
Det ble oss kjært i dagens strid.
Vi bar det fremad i savn og armod.
Nå bygger vi den nye tid.

Vi er de kvinner som elsket det frem
gjennom vår gjerning i tusener hjem.
Vi river ned hver en stigende mur,
vi reiser brorskapets frie kultur.

Vi er de tusener som bygger landet.
Det ble oss kjært i dagens strid.
Vi bar det fremad i savn og armod.
Nå bygger vi den nye tid.

Lytt da til hjulenes virvlende gang!
Lytt da til samholdets jublende sang!
Hør Norge! – Hør de forløsende ord:
Arbeid og velstand for alle på jord!

Vi er de tusener som bygger landet.
Det ble oss kjært i dagens strid.
Vi bar det fremad i savn og armod.
Nå bygger vi den nye tid.

inviata da Riccardo Venturi - 1/9/2013 - 14:00




Lingua: Svedese

Vi bygger landet: La versione svedese di Karl Fredriksson
Vi bygger landet: The Swedish version by Karl Fredriksson



Portata in Svezia nel 1934, Die Arbeiter von Wien divenne immediatamente un classico del movimento operaio svedese. La canzone fu peraltro ripresa dalla traduzione norvegese di Arne Paasche Aasen, di cui riprende anche il titolo (in norvegese e svedese: "Costruiamo il paese"): la quasi identità tra le due lingue si riflette anche in questo. Le traduzioni scandinave non riflettono peraltro l'origine viennese del canto (segno di precoce internazionalizzazione), ma sono abbastanza fedeli sebbene di stampo più pacifista. Vi bygger landet fu cantata, nel marzo 1986, ai funerali del premier svedese Olof Palme, assassinato il 28 febbraio precedente in una via di Stoccolma.

Vi bygger landet är en av den svenska arbetarrörelsens klassiska kampsånger. Sången är ursprungligen en bolsjevikisk marsch från det ryska inbördeskriget (1918-1922), med namnet Vita armén, Svarta baronen, (Белая армия, чёрный барон), där Svarta baronen syftar på general Pjotr Wrangel. Den svenska, mycket fredligare texten av Karl Fredriksson, kom till Sverige via Norge på 1930-talet. Den norska texten skrevs av Arne Paasche Aasen baserad på den tyska versionen av sången som heter Die Arbeiter von Wien. Vi bygger landet spelades vid Olof Palmes begravning 1986, i stället för Internationalen.
VI BYGGER LANDET

Vi bygger landet i gärning och ord
röjer dess tegar och plöjer dess jord
Vi bärgar skörden som åkrarna gav
timret ur skogen och fångsten ur hav

Vi är de tusenden som bygger landet
vi bar det fram i nöd och strid
i trots och längtan, i svält och armod
nu bygger vi den nya tid!

Malmen ur berget och milornas kol
stöpte vi järn av och smidde till stål
Fiskarens koja och torparens hem
röjde vi plats för och timrade dem

Vi är de tusenden som bygger landet
vi bar det fram i nöd och strid
i trots och längtan, i svält och armod
nu bygger vi den nya tid!

Vi är fabrikens och plogarnas män
vi reste bygden och värnade den
Vi är de kvinnor som bördorna bar
skapade lyckan och höll henne kvar

Vi är de tusenden som bygger landet
vi bar det fram i nöd och strid
i trots och längtan, i svält och armod
nu bygger vi den nya tid!

Hör hur det sjunger från rem och pistong
hör hur det växer till arbetets sång
susar från axen av gulnande säd
stiger i klangen från släggor och städ

Vi är de tusenden som bygger landet
vi bar det fram i nöd och strid
i trots och längtan, i svält och armod
nu bygger vi den nya tid!

inviata da Riccardo Venturi - 1/9/2013 - 13:44




Lingua: Turco

Avusturya işçi marşı: La versione turca
Avusturya işçi marşı: The Turkish version



Se non fosse per l' „Avusturya“ (Austria) che ricorda precisamente la sua origine, pochi turchi crederebbero che questa canzone del movimento operaio, famosissima, non sia una canzone turca. Diffusa in Turchia fin dagli anni '30 (con una traduzione rimasta anonima a causa della repressione che ha caratterizzato tutte le fasi storiche della Turchia moderna), e spesso identificata con le iniziali „AIM“, è arrivata fino alle proteste di Gezi Park e alla rivolta di piazza Taksim. Fa parte del repertorio di tutti i gruppi militanti turchi, dal Grup Yorum ai Bandista; nella pagina dedicata alla versione interpretata da quest'ultimo gruppo (lasciata in questo caso come pagine autonoma) si trova anche una traduzione italiana.

Avusturya İşçi Marşı ya da Hayat Denilen Kavga (Almanca: Arbeiter von Wien), sözleri Fritz Brügel'e (1897–1955) ait olan, müziği Samuel Pokrass'ın (1894–1939) 1920 yılında bestelediği Sovyet marşı Beyaz Ordu, Kara Baron'dan uyarlanmış olan işçi marşı. Marşın ortaya çıkışının 1927 yılında Viyana'da 89 işçinin ölümüyle sonuçlanan Temmuz Ayaklanması günlerinde dayandığı tahmin edilmektedir. İlk defa 1929 yılında Viyana'da 2. Uluslararası Genç İşçiler Günü'nde seslendirilmiştir. 1934 yılında Avusturyalı işçilerin faşizme karşı giriştiği Şubat Ayaklanması sırasında yaygınlık kazanmıştır. Özellikle Viyana, Yukarı Avusturya ve Steiermark'ta Avusturya Faşizmi'ne karşı direnişin simgesi olmuştur. Ayaklanmanın kanlı bir şekilde bastırılmasından sonra, marş başka dillere de çevrilerek uluslararası işçi marşlarından biri halini almıştır. Marşın Türkçeye ne zaman ve kim tarafından aktarıldığı bilinmemektedir.
AVUSTURYA İŞÇI MARŞI

Hayat denilen kavgaya girdik
Emin adımlarla yürüyoruz
Biz bu karanlık yolun sonunda
Doğacak güneşi görüyoruz

Dağları aşıyor, bak yakınlaşıyor
Kızıl yıldız, zafer kuşu
Bu bir rüya değil, bu bir hülya değil
Yıldızıdır kurtuluşun

Kara deryalarda bir fenersin
Senin ışığınla yürüyoruz
Biz bu karanlık yolun sonunda
Doğacak güneşi görüyoruz

Fabrikalarda biz, tarlalarda biziz
Biziz hayatı yaratan
Dil farkı bilmeyiz, din farkı bilmeyiz
Sanki doğduk bir anadan

Anamız amele sınıfıdır
Yurdumuz bütün cihandır bizim
Hazırlandık o büyük kavgaya
Başta bayrağımız sosyalizm

Bayrağını yükselt, daha daha yükselt
Yükselt bayrağı yukarı
Bugüne vuralım, yarını kuralım
Kaldıralım sınırları

Bugüne vuralım, yarını kuralım
Kaldıralım sınıfları

inviata da Riccardo Venturi - 1/9/2013 - 14:20




Lingua: Inglese

Una traduzione inglese.
An English translation.



Tratta dalla pagine Youtube contentente il video di una manifestazione operaia a Vienna negli anni '30.
THE WORKERS OF VIENNA

We are the building people of the world to come,
we are the sower, the seed and the field.
We are the reapers of the coming harvest,
we are the future and we are the feat.

So fly, you flaming, you red flag,
up front on the road that we march on!
We are the loyal fighters of the future.
We are the workers of Vienna.

Masters of factories, you masters of the world,
now finally your rule will fall.
We, the army, which will create future,
breaking the chains of confining custody.

So fly, you flaming, you red flag,
up front on the road that we march on!
We are the loyal fighters of the future.
We are the workers of Vienna.

Though encircled by defamatory lies,
spirit victoriously arises
dungeon and iron are broken by his might,
when we prepare ourselves for the last battle.

So fly, you flaming, you red flag,
up front on the road that we march on!
We are the loyal fighters of the future.
We are the workers of Vienna.

inviata da Riccardo Venturi - 2/9/2013 - 09:32




Lingua: Francese

Version française – LES TRAVAILLEURS DE VIENNE – Marco Valdo M.I. – 2015
Chanson en langue allemande – Die Arbeiter von Wien - Fritz Brügel - 1927

Nous sommes le peuple porteur du monde,  Nous sommes le semeur, la semence et la terre.
Nous sommes le peuple porteur du monde, Nous sommes le semeur, la semence et la terre.


La chanson Die Arbeiter von Wien (Les travailleurs de Vienne) est la principale chanson de lutte née pendant la Révolte du juillet viennois de 1927 ; depuis lors, elle fait partie intégrante des chants antifascistes internationaux. Le texte fut écrit par Fritz Brügel (Bedřich Bruegel, d'origine tchèque, né en 1897 à Vienne et mort en 1955 à Londres) ; c'était un bibliothécaire et diplomate ; à ces activités, il adjoignait une discrète activité littéraire. Pour la musique, Brügel reprit celle que le compositeur prolétarien russe Samuel Pokrass avait écrit en 1920 pour une célèbre chanson révolutionnaire, Белая армия, чёрный барон (« Armée blanche, Baron noir »), à propos du baron Pjotr Wrangel.

La Révolte de juillet de 1927 (connue sous le nom de « L'incendie du Palais de Justice de Vienne », en allemand : Wiener Justizpalastbrand) fut une révolte populaire de grande dimension qui éclata dans la capitale autrichienne – Vienne, le 15 juillet 1927. La révolte culmina quand les forces de police tirèrent sur la foule : 84 manifestants et 5 policiers furent tués. Parmi les manifestants, il y eut en outre six cents blessés.

La révolte éclata suite au conflit entre le parti social-démocrate autrichien et une alliance de droite, formée par les riches industriels et l'Église Catholique, dans la tragique situation autrichienne suite à l'écroulement de l'Empire des Habsbourg. Dans les premières années 1920, s'étaient formées en Autriche beaucoup de bandes paramilitaires nationalistes et protonazies, parmi lesquelles le Frontkämpfervereinigung deutsch-Österreichs (« Front Uni de Combat Austro-allemand ») commandé du colonel Hermann Hiltl ; les sociaux-démocrates opposaient leur Republikanischer Schutzbund (« Ligue de Défense Républicaine ») dans un climat de guerre civile. Un premier heurt parmi les deux formations eut lieu le 30 janvier 1927 lors d'une manifestation à Schattendorf, dans Burgenland ; dans l'affrontement, moururent un vétéran de la Grande Guerre et un enfant de 8 ans. Trois membres de la formation nationaliste furent arrêtés et devaient être jugés au mois de juillet à Vienne, sous l’inculpation de massacre et de guet-apens armé. Défendus par l'avocat Walter Riehl, ils plaidèrent l'autodéfense et furent acquittés dans l'indignation générale.

Le « Verdict de Schattendorf » provoqua une grève générale convoquée pour faire démissionner le gouvernement du chancelier social-chrétien Ignaz Seipel. Les protestations massives commencèrent au matin du 15 juillet 1927, quand une foule furieuse tenta de prendre d'assaut le rectorat de l'Université de Vienne dans la Ringstrasse. Les révoltés attaquèrent et détruisirent un commissariat de police voisin et le siège d'un journal, avant de se diriger vers le Parlement autrichien. Repoussés par la police, ils se dirigèrent vers le Palais de Justice. Vers midi, les révoltés entrèrent dans le palais en fracassant portes et fenêtres ; après avoir détruit les bureaux, ils mirent le feu aux archives et au casier judiciaire. En un instant, le palais tout entier fut en proie aux flammes ; le feu se propagea rapidement, tandis que les révoltés assaillaient les pompiers en coupant les tuyaux et en détruisant les bouches d'incendie. Le feu ne put être dompté avant le matin suivant.

Le chef de la police viennoise, Johann Schober (qui avait été premier ministre et qui le serait encore), réprima la révolte avec une violence inouïe. Il força le maire de Vienne, le social-démocrate Karl Seitz, à faire intervenir l'armée autrichienne ; Seitz refusa, suivi par le ministre de la Défense, le social-chrétien Carl Vaugoin. Schober fit alors équiper les forces de police de fusils de guerre de l'armée, et annonça publiquement qu'il ferait évacuer la place par la force après que Seitz et le secrétaire du Republikanischer Schutzbund, Theodor Körner, eussent tenté (en vain) de convaincre la foule de se disperser. La police ouvrit le feu et ce fut un massacre de dimensions énormes.

La chanson, composée dans la foulée des événements, fut présentée pour la première fois seulement en 1929 à l'occasion de la IIe Journée Internationale de la Jeunesse Ouvrière. En 1934, à l'occasion de la « Bataille de février » entre le mouvement ouvrier autrichien et le gouvernement fasciste de Dollfuss, elle connut encore une grande diffusion durant la révolte, contre l'« Austrofascisme » soutenu par Mussolini, réprimée dans le sang. Elle fut employée aussi dans un documentaire électoral du Parti Social-democrate autrichieno, Geschichte der Nummer 17 (« Histoire du n° 17 »). Depuis lors, Die Arbeiter von Wien fait partie du répertoire antifasciste international, où elle se diffusa immédiatement. [RV]

Commentaire à propos des versions norvégienne et suédoise.

La première, historique traduction de ce chant fut la version hongroise, et ce n'est certainement pas un hasard: les deux composantes principales de l'Empire des Habsbourg avaient connu des destins semblables. Si en Autriche, on vit se configurer un régime cléricalo-fasciste soutenu par Mussolini et en raison de sa nature violemment répressif, la Hongrie (qui en 1919 avait connu la brève expérience révolutionnaire de la « République des Conseils » de Béla Kun, renversée et réprimée dans le sang) connaissait déjà depuis 1920 le régime réactionnaire et para-fasciste de l'amiral Miklós Horthy von Nagybánya (pas par hasard « réévalué » fortement dans la Hongrie actuelle du fasciste Orbán). La chose peut être lue en termes de classes : lors de la répression du mouvement ouvrier, les travailleurs autrichiens et hongrois ne virent pas de différences « nationales ». [RV]

La chanson arriva en Norvège en 1934, après avoir été un des hymnes de bataille de la lutte antifasciste en Autriche et utilisée dans le documentaire électoral intitulé « L'histoire du n° 17 ». Elle fut traduite en norvégien par Arne Paasche Aasen (1901-1978), pour être immédiatement reprise par le Suédois Karl Fredriksson qui la rendit dans sa langue (pratiquement identique au norvégien).

Importée en Suède en 1934, Die Arbeiter von Wien devint immédiatement un classique du mouvement ouvrier suédois. La chanson était reprise de la traduction norvégienne d'Arne Paasche Aasen, dont elle reprend même le titre (en norvégien et suédois : Vi bygger landet – « Nous bâtissons le pays ») : la quasi-identité entre les deux langues transparaît là aussi. Les traductions scandinaves ne reflètent pas cependant l'origine viennoise du chant (signe de précoce internationalisation de ce dernier), mais sont assez fidèles quoique d'empreinte plus pacifiste. Vi bygger landet fut chantée en mars 1986, à l'enterrement du Premier ministre suédois Olof Palme, assassiné le 28 février précédent à Stockholm.
LES TRAVAILLEURS DE VIENNE

Nous sommes le peuple porteur du monde,
Nous sommes le semeur, la semence et la terre.
Nous sommes les faucheurs de la prochaine moisson,
Nous sommes l'avenir et nous sommes l'action.

Alors vole, flamboyant, drapeau rouge,
Ouvre le chemin qui nous emmène.
Nous sommes du futur les combattants fidèles,
Nous sommes les travailleurs de Vienne.

Maîtres des usines, maîtres du monde,
Finalement votre pouvoir sera liquidé.
Nous, l'armée qui crée l'avenir des hommes,
Ferons sauter les chaînes des prisonniers.

Alors vole, flamboyant, drapeau rouge,
Ouvre le chemin qui nous emmène.
Nous sommes du futur les combattants fidèles,
Nous sommes les travailleurs de Vienne.

Bien que le mensonge détestable nous entoure,
L'esprit s'élève triomphant à son tour.
Sa force brisera les prisons et les fers ,
Nous nous préparons à la bataille dernière.

Alors vole, flamboyant, drapeau rouge,
Ouvre le chemin qui nous emmène.
Nous sommes du futur les combattants fidèles,
Nous sommes les travailleurs de Vienne.

Alors vole, flamboyant, drapeau rouge,
Ouvre le chemin qui nous emmène.
Nous sommes du futur les combattants fidèles,
Nous sommes les travailleurs de Vienne.

inviata da Marco Valdo M.I. - 16/12/2015 - 17:10




Lingua: Finlandese

Verisione finlandese / Finnish version / Version finnoise / Finnische Version / Suomenkielinen versio


the song performed by KOM-teatteri on their 1972 album Kansainvälinen (The Internationale)


Kansainvälinen
NUORISON MARSSI

Nuoriso valmis on taistelemaan
puolesta luokkansa vapauden.
Piinat ei peljätä, ei vankilat,
kun laulumme ilmoille raikuavat.

Siks' kunnes valta on työväellä
ja päivä koittaa orjille,
työn uljaat nuoret luo lippujemme
jo käykää taiston tuoksinaan!

Pelvotta aina päin vihollista
käy kulku nuorten armeijan.
Ei askel horju, ei silmä säiky,
vaan into hehkuu otsallaan.

Porvarit eessämme kauhistelee,
kumous kun mielessä kummittelee.
Valtansa horjuu kun astumme me,
taistelulauluja laulamme.

Uus' yhteiskunta, työväen valta
ja koko maailman työläisten
on ihanteemme ja sydänvereen
sen puolesta me kamppaillaan.

Pelvotta aina päin vihollista
käy kulku nuorten armeijan.
Ei askel horju, ei silmä säiky,
vaan into hehkuu otsallaan.

Taistelohon, taistelohon
käy kulku nuorten armeijan.
Ei askel horju, ei silmä säiky,
vaan into hehkuu otsallaan.

Taistelohon, taistelohon
käy kulku nuorten armeijan.
Ei askel horju, ei silmä säiky,
vaan into hehkuu otsallaan.

inviata da Juha Rämö - 12/12/2020 - 21:36


Ho aggiunto Красная Армия всех сильней da cui Die Arbeiter von Wien recupera la melodia.
Mi sono dimenticato di scrivere lo "spiegone" del perché una canzone che esalta un'armata vada poi a finire sull'archivio CCG/AWS... ma in russo non mi andava.

[ΔR-PLU] - 6/5/2016 - 01:54


Secondo noi tu hai fatto proprio bene a aggiungere Красная Армия всех сильней (Белая Армия, Чёрный Барон). E' semplicemente Storia, la Storia. E di "canzoni nella guerra", piuttosto che genericamente (e, a volte, vuotamente) "contro la guerra", questo sito è pieno e lo rivendichiamo. Chi vuole le canzoncine yè-yè, "make love not war", ce le trova tutte qua dentro; ma chi vuole capire meglio la Storia, in particolare quella del XX secolo, non può fare a meno delle "canzoni dentro la guerra", come le chiamiamo. O perlomeno di alcune.

CCG/AWS Staff - 6/5/2016 - 12:01


Juha Rämö - 12/12/2020 - 21:39




Lingua: Islandese

Við byggjum landið

Við erum fólkið sem erfiðar enn;
alþýðan fátæka, konur og menn.
Bæi við reisum og sækjum á sjó,
sveitumst og streitumst við hamar og plóg.

Refrain:
Við erum frjókornin, leyndarmál landsins
– landið er vort með hreinan skjöld.
Gegnum allt myrkrið við bljúg það bárum,
berum það fram á nýja öld.

Við erum frjókornin, leyndarmál landsins
– landið er vort með hreinan skjöld.
Gegnum allt myrkrið við bljúg það bárum,
berum það fram á nýja öld.

inviata da Boreč - 16/11/2021 - 15:07




Lingua: Neerlandese

Strijdlied van de Weense arbeiders
(De arbeiders van Wenen)

1.
Wij zijn de bouwers der komende aard'
Wij zijn de smeders die smeden het zwaard.
Wij zijn de zaaiers van 't kiemende zaad,
Wij zijn de toekomst en wij zijn de daad!

Zo vliegt gij vlammende, gij rode vane,
Waarin het vrijheidsteken staat.
Wij zijn der toekomst getrouwe strijders,
Wij zijn het proletariaat.

2.
Heren der fabrieken, met ons bloed betaald,
Eindelijk wordt nu uw macht neergehaald.
Wij zijn de soldaten van 't proletariaat.
Breken de keet'nen, wij staan paraat.

Zo vliegt gij vlammende gij rode vane,
Waarin het vrijheidsteken staat.
Wij zijn der toekomst getrouwe strijders,
Wij zijn het proletariaat.

3.
Boven de leugen die alles omdijt,
Stijgt nu de geest van zijn boeien bevrijd.
Kerker en ijzer nu iets meer vermag.
Als wij marcheren ten laatsten slag.

Zo vliegt gij vlammende gij rode vane,
Waarin het vrijheidsteken staat.
Wij zijn der toekomst getrouwe strijders,
Wij zijn het proletariaat.

inviata da Boreč - 16/11/2021 - 15:55




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