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La tête de mort

Gaston Couté
Lingua: Francese


Gaston Couté

Lista delle versioni e commenti


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‎[1899]‎
Versi di Gaston Couté pubblicati il 15 novembre 1899 sul giornale anarchico parigino “Le ‎Libertaire”, diretto da Sébastien Faure‎
Musica di Gérard Perron, che alla canzoni di Couté ha dedicato diversi suoi lavori, tra ‎cui un intero album intitolato “En revenant du bal” pubblicato nel 1997.‎
Nell’ultima strofa, i quattro ultimi versi hanno una versione alternativa (indicata tra parentesi).‎

En revenant du bal

Canzone dedicata al tema della morte come suprema forza egualitaria, così come in ‎‎Le déraillement.‎



Un giorno, girando la terra in un campo nei pressi di un cimitero, Gaston Couté trovò un teschio. ‎Chissà di chi era “quella cosa che un tempo era stata umana”? Forse di una bella donna per cui il ‎poeta avrebbe fatto follie? Forse di un ricco e grasso signore che lo avrebbe sfruttato? Forse di un ‎generale che lo avrebbe condotto alla morte in battaglia per appagare la sua brama di sangue e di ‎gloria? Seguendo questi pensieri, il nostro stava quasi gettando via quel misero resto come fosse ‎stato un sasso, ma poi pensò che, avendolo trovato in un prato, buttato lì come una bestia od un ‎contadino che si riposa dopo la grande fatica del lavoro nei campi, quel teschio non potesse che ‎appartenere ad un poveraccio, un “bougre”, un “paysan” come lui stesso… “e pietosamente lo ‎riconsegnai alla terra”‎
Un jour, en retournant la terre
D’un coin de c’champ-ci où, jadis,
Se trouvait l’ancien cimetière
Qui reçut les vieux du pays,
En retournant la terre nue,
Au creux d’un sillon noir et d’or,
Soudain, une tête de mort
Buta dans mon soc de charrue.‎

Et, prenant dans ma main calleuse,
Afin de mieux l’examiner,
Cette tête à grimace hideuse,
Sans lèvres, sans yeux et sans nez,
J’ai rêvé de filles jolies
Aux lèvres donneuses d’amour,
Aux yeux clairs comme un rai de jour,
Pour qui j’aurais fait des folies.‎

Voyant ce crâne à l’ossature
Jaune et verte, et dont le cerveau
Avait dû servir de pâture
Aux vers qui vivent des tombeaux,
J’ai rêvé d’un bourgeois très riche,
Gros de ventre et fort d’appétit,
Dont j’aurais servi, comme outil
A faire le boire et la miche!‎

Et jetant à travers la plaine
Selon mon désir, n’importe où,
Cette chose qui fut humaine,
Comme on jetterait un caillou,
J’ai rêvé d’un grand capitaine
Qui m’aurait emmené mourir…
Ou faire mourir, pour servir
Son oeuvre de gloire et de haine !‎

Mais, en r’trouvant soudain la tête
Reposant en l’ombre d’un pré
Comme vont reposer mes bêtes
Lorsque mon champ s’ra labouré,
J’ai rêvé du travailleur blême
Pour qui l’existence est un poids,
D’un pauvre bougre comme moi,
Mort… comme je mourrons moi-même !‎
[J’ai rêvé d’un pauvr’ prolétaire
Pour qui l’existence est un poids,
D’un pauvre bougre comme moi,
Et pieusement j’l’ai r’mise dans la terre.]

inviata da Bernart - 22/8/2013 - 11:56



Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Traduction italienne / Italian translation / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 03-03-2020 16:17
IL TESCHIO

Un giorno, rigirando la terra
in un angolo di questo campo, dove un tempo
si trovava il vecchio cimitero
che aveva accolto gli anziani del paese,
mentre rivoltavo la nuda terra
in un solco nero e dorato,
d'improvviso, un teschio urtò
nel vomere del mio aratro.

Per meglio esaminarlo,
presi nella mia mano callosa
quel teschio dalle smorfie ripugnanti,
senz'occhi, senza labbra, senza naso,
e sognai di belle ragazze
le cui labbra donavano amore,
dagli occhi chiari come un bagliore,
e per cui avrei fatto pazzie.

Guardando quel cranio verdastro
o giallognolo, in cui il cervello
forse era servito da mangime
ai vermi necrofagi,
sognai d'un borghese straricco,
ventripotente, di robusto appetito,
cui avrei servito
da bevanda e da cibo.

Cosí, buttando là a casaccio
in mezzo al quel piattume, chissà dove,
quella cosa che era stata umana
così come si lancerebbe un sasso,
sognai d'un grande comandante
che m'avrebbe condotto a morire...
O a far morire, per adempiere
alla sua opera di gloria e di odio !

Ma inaspettatamente ritrovai
quel teschio all'ombra dentro a un prato,
come le mie bestie si riposeranno
quando il mio campo sarà lavorato.
E sognai il lavoratore emaciato
a cui la vita pesa come un masso,
lui come me, povero disgraziato
morto così come morirò anch'io !
[Sognai un povero proletario
a cui la vita pesa come un masso,
lui come me, povero disgraziato,
pietosamente l'ho riseppellito.]

3/3/2020 - 16:17




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