A Józsefváros mélyén, hol sötétek a fények
Egy szőke lányt neveltek az ötvenes évek
A Kárpáthyék lánya félig volt csak árva
Az apja eltűnt, s a család hiába várta
A Józsefváros mélyén, hol a házak összebújtak
Ki tudta ötvenhatban, mit hoz a holnap
A Kárpáthyék lánya a randevúra várva
Egész nap egy dalt dúdolt magába'
A Józsefváros mélyén, hol a házak összesúgtak
A viharban egy lányszív lángra gyulladt
És együtt mentek el a sarki cukrászdába
S a fiú befizette egy stefániára
És a Kárpáthyék lánya egy dalt dúdolt magába'
Mikor egy nap a ház rádőlt a cukrászdára
És a Kárpáthyék lánya egy dalt dúdolt magába'
Mikor az első szerelmét hiába várta
A Józsefváros mélyén, hol a házak összedőltek
Most toronyházak állják útját a fénynek
A Kárpáthyék lánya kinn él Amerikába'
Van autója és New Jersey-ben háza
A férje francia és van két nagyfia
A nagyobbik egy new wawe banda sztárja
De vannak bizonyos esték, mikor csönd borul a házra
És ő egy régi dalt dúlt magába
És az első szerelmét újra várja
És a Kárpáthyék lánya egy dalt dúdol magába'
És emlékezik egy régi cukrászdába
A Kárpáthyék lánya ma kinn él Amerikába'
Van autója és New Jersey-ben háza
A Kárpáthyék lánya egy dalt dúdol magába'
És látogatóba jön Magyarországra
És a Kárpáthyék lánya elmegy a cukrászdába
És befizet harminchárom stefániára
Egy szőke lányt neveltek az ötvenes évek
A Kárpáthyék lánya félig volt csak árva
Az apja eltűnt, s a család hiába várta
A Józsefváros mélyén, hol a házak összebújtak
Ki tudta ötvenhatban, mit hoz a holnap
A Kárpáthyék lánya a randevúra várva
Egész nap egy dalt dúdolt magába'
A Józsefváros mélyén, hol a házak összesúgtak
A viharban egy lányszív lángra gyulladt
És együtt mentek el a sarki cukrászdába
S a fiú befizette egy stefániára
És a Kárpáthyék lánya egy dalt dúdolt magába'
Mikor egy nap a ház rádőlt a cukrászdára
És a Kárpáthyék lánya egy dalt dúdolt magába'
Mikor az első szerelmét hiába várta
A Józsefváros mélyén, hol a házak összedőltek
Most toronyházak állják útját a fénynek
A Kárpáthyék lánya kinn él Amerikába'
Van autója és New Jersey-ben háza
A férje francia és van két nagyfia
A nagyobbik egy new wawe banda sztárja
De vannak bizonyos esték, mikor csönd borul a házra
És ő egy régi dalt dúlt magába
És az első szerelmét újra várja
És a Kárpáthyék lánya egy dalt dúdol magába'
És emlékezik egy régi cukrászdába
A Kárpáthyék lánya ma kinn él Amerikába'
Van autója és New Jersey-ben háza
A Kárpáthyék lánya egy dalt dúdol magába'
És látogatóba jön Magyarországra
És a Kárpáthyék lánya elmegy a cukrászdába
És befizet harminchárom stefániára
inviata da Laura + Riccardo - 16/8/2006 - 16:20
Lingua: Italiano
Versione italiana di Laura
Leggermente aggiustata da RV
ricevuta il 16 agosto 2006
Leggermente aggiustata da RV
ricevuta il 16 agosto 2006
LA FIGLIA DEI KÁRPÁTHY
In fondo alla Józsefváros[*1], dove le luci sono scure
Negli anni ’50 cresceva una ragazza bionda
La figlia dei Kárpáthy era orfana solo a metà
Suo padre era scomparso, la famiglia lo aspettava invano.
In fondo alla Józsefváros, dove le case erano attaccate
Nel ’56 nessuno sapeva cosa aspettarsi l’indomani
La figlia dei Kárpáthy, aspettando l’appuntamento
Canticchiava una canzone tutto il giorno
In fondo alla Józsefváros, dove le case sussurravano fra di loro
In mezzo della tempesta il cuore di una ragazzina si é incendiato
E sono andati insieme alla pasticceria all’angolo
E il ragazzo le ha pagato una stefánia[*2]
E la figlia dei Kárpáthy stava canticchiando una canzone
Quando un giorno la casa è crollata sulla pasticceria
E la figlia dei Kárpáthy stava canticchiando una canzone
Mentre stava aspettando il suo primo amore invano.
In fondo della Józsefváros, dove le case erano crollate
Ora palazzi tagliano la strada alla luce
La figlia dei Kárpáthy vive in America
Ha la macchina e una casa nel New Jersey
Suo marito è francese e ha due figli grandi
Quello piú grande è la star di un gruppo new wawe
Ma in certe serate, quando la casa è avvolta nel silenzio
Lei canticchia una vecchia canzone
E aspetta di nuovo il suo primo amore
E la figlia dei Kárpáthy canticchia una canzone
E si ricorda di un’antica pasticceria
La figlia dei Kárpáthy oggi vive in America
Ha la macchina e una casa nel New Jersey
La figlia dei Kárpáthy canticchia una canzone
E fa una visita in Ungheria
E la figlia dei Kárpáthy va alla pasticceria
E si paga trentatré stefánia.
In fondo alla Józsefváros[*1], dove le luci sono scure
Negli anni ’50 cresceva una ragazza bionda
La figlia dei Kárpáthy era orfana solo a metà
Suo padre era scomparso, la famiglia lo aspettava invano.
In fondo alla Józsefváros, dove le case erano attaccate
Nel ’56 nessuno sapeva cosa aspettarsi l’indomani
La figlia dei Kárpáthy, aspettando l’appuntamento
Canticchiava una canzone tutto il giorno
In fondo alla Józsefváros, dove le case sussurravano fra di loro
In mezzo della tempesta il cuore di una ragazzina si é incendiato
E sono andati insieme alla pasticceria all’angolo
E il ragazzo le ha pagato una stefánia[*2]
E la figlia dei Kárpáthy stava canticchiando una canzone
Quando un giorno la casa è crollata sulla pasticceria
E la figlia dei Kárpáthy stava canticchiando una canzone
Mentre stava aspettando il suo primo amore invano.
In fondo della Józsefváros, dove le case erano crollate
Ora palazzi tagliano la strada alla luce
La figlia dei Kárpáthy vive in America
Ha la macchina e una casa nel New Jersey
Suo marito è francese e ha due figli grandi
Quello piú grande è la star di un gruppo new wawe
Ma in certe serate, quando la casa è avvolta nel silenzio
Lei canticchia una vecchia canzone
E aspetta di nuovo il suo primo amore
E la figlia dei Kárpáthy canticchia una canzone
E si ricorda di un’antica pasticceria
La figlia dei Kárpáthy oggi vive in America
Ha la macchina e una casa nel New Jersey
La figlia dei Kárpáthy canticchia una canzone
E fa una visita in Ungheria
E la figlia dei Kárpáthy va alla pasticceria
E si paga trentatré stefánia.
NOTE originali della traduttrice
[*1] Józsefváros – la capitale dell’Ungheria, Budapest, è divisa in diverse „cittá” che non seguono i confini degli attuali quartieri; Józsefváros é una di queste „città nella città”, e in gran parte é considerata una delle zone socialmente piú svantaggiate della capitale; il nome letteralmente significa „città di Giuseppe”.
[*2] stefania – un dolce; il numero 33 nell’ultima riga si riferisce agli anni passati dalla rivoluzione del 1956 fino al 1989, l’anno della fine dell’era comunista in Ungheria.
[*1] Józsefváros – la capitale dell’Ungheria, Budapest, è divisa in diverse „cittá” che non seguono i confini degli attuali quartieri; Józsefváros é una di queste „città nella città”, e in gran parte é considerata una delle zone socialmente piú svantaggiate della capitale; il nome letteralmente significa „città di Giuseppe”.
[*2] stefania – un dolce; il numero 33 nell’ultima riga si riferisce agli anni passati dalla rivoluzione del 1956 fino al 1989, l’anno della fine dell’era comunista in Ungheria.
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Szöveg és zene: Szörényi Levente és Bródy János
Grazie a Laura per averci fatto pervenire la canzone, la traduzione e il preziosissimo ed esteso commento.
di Laura
Questa canzone è impossibile da capire fino in fondo senza un minimo di conoscenza degli eventi del 1956 in Ungheria. Ho pensato a lungo se osare dare un minuscolo riassunto di questo momento della storia ungherese, non essendo un’esperta. Perciò consiglio a tutti quelli che hanno un serio interesse per la storia del 1900 di non accontentarsi del mio commento che sicuramente è molto semplificato e sufficiente solo per un primo incontro con gli eventi del 1956.
La rivoluzione e guerra di indipendenza del 1956 cominciarono il 23 ottobre a Budapest e si rivolsero contro l’occupazione dell’Ungheria da parte dell’Unione Sovietica, che ebbe inizio nel 1945. Quel giorno gli studenti della città organizzarono una manifestazione, alla quale presero parte circa diecimila persone in totale, chiedendo l’immediato allontanamento delle truppe sovietiche dal paese e riforme politiche. Come simbolo della rivoluzione i manifestanti tagliarono l’emblema sovietico dal centro della bandiera ungherese, che era stato messo lì ufficialmente dopo l’occupazione (”bandiera bucata”). Nei giorni successivi, la folla abbatté la statua di Stalin e occupò l’edificio della radio nazionale, inoltre alcune caserme e edifici della polizia, mentre la rivoluzione si diffuse anche in altre città dell’Ungheria. Si formò un nuovo governo che intendeva cancellare il sistema politico basato sull’unico partito politico (quello comunista) e che progettava anche di far uscire l’Ungheria dal Patto di Varsavia, dichiarando il paese neutrale e chiedendo aiuto all’ONU. Durante le negoziazioni con i rappresentanti dell’Unione Sovietica, la delegazione del nuovo governo ungherese venne arrestata e ulteriori truppe sovietiche arrivarono nel paese, attaccando la capitale. Il capo del governo, Imre Nagy, annunciò l’offensiva sovietica alla radio, sperando ancora nell’aiuto degli paesi dell’ovest, dopo avere chiesto diritto di asilo all’ambasciata della Jugoslavia. Dopo alcuni giorni, mentre stava tornando a casa, fu rapito dai sovietici e deportato in Romania. Poiché non aveva mai dato le dimissioni e non aveva riconosciuto come legittimo il governo stabilito dopo la rivoluzione, nel 1958 fu condannato a morte e giustiziato.
Nei vari scontri con le forze statali e sovietiche entro la fine della rivoluzione (che si concluse il 10-11 novembre) morirono 25mila ungheresi e 7000 sovietici. Dopo la rivoluzione, circa 250mila ungheresi fuggirono in paesi dell’ovest o addirittura in altri continenti, che è molto per un paese di 10milioni di abitanti (oggi sono indicati con l’espressione ”Ungheresi del ’56”; quindi la figlia dei Karpathy è una di loro). Il trattato sul ritiro delle truppe sovietiche risale al 1990, cioè dopo 45 anni dall’occupazione. L’ultimo soldato sovietico ha lasciato l’Ungheria nell’estate del 1991. Si è svolto un nuovo funerale di Imre Nagy con una cerimonia ufficiale nel 1989, poi è stato riabilitato ufficialmente dalla Corte Suprema. Lo stesso giorno morì il capo di governo installato al potere dai sovietici dopo la rivoluzione, la cui legittimità Imre Nagy non ha mai riconosciuto e che ha firmato la sua condanna a morte.