Büyü de baban sana,
Büyü de büyü
Acılar alacak yokluklar alacak,
Büyü de baban sana
Büyü de baban sana,
Büyü de büyü
Bitmez işsizlikler, açlıklar alacak,
Büyü de baban sana
Büyü de baban sana,
Büyü de büyü
Baskılar, işkenceler,
Kelepçeler, gözaltılar,
Zindanlar alacak
Büyü de baban sana,
Büyü de büyü
Büyüyüp de on yedine geldiğinde,
Baban sana idamlar alacak
Büyü de büyü
Acılar alacak yokluklar alacak,
Büyü de baban sana
Büyü de baban sana,
Büyü de büyü
Bitmez işsizlikler, açlıklar alacak,
Büyü de baban sana
Büyü de baban sana,
Büyü de büyü
Baskılar, işkenceler,
Kelepçeler, gözaltılar,
Zindanlar alacak
Büyü de baban sana,
Büyü de büyü
Büyüyüp de on yedine geldiğinde,
Baban sana idamlar alacak
inviata da Bernart - 23/5/2013 - 10:34
Lingua: Italiano
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
23 maggio 2013
23 maggio 2013
La traduzione è stata fatta direttamente sul testo turco; ma, come si può vedere, la traduzione inglese è del tutto corretta (seppure non completa). [RV]
CRESCI
Cresci, su, e tuo padre
cresci, su, cresci,
ti comprerà pene e miserie,
cresci, su, e tuo padre
Cresci, su, e tuo padre
cresci, su, cresci,
ti comprerà disoccupazioni infinite e carestie,
cresci, su, e tuo padre
Cresci, su, e tuo padre
cresci, su, cresci
ti comprerà celle sotterranee,
oppressioni, torture,
manette e galere
Cresci, su, e tuo padre
cresci, su, cresci
non appena avrai compiuto diciassette anni
tuo padre ti comprerà esecuzioni capitali.
Cresci, su, e tuo padre
cresci, su, cresci,
ti comprerà pene e miserie,
cresci, su, e tuo padre
Cresci, su, e tuo padre
cresci, su, cresci,
ti comprerà disoccupazioni infinite e carestie,
cresci, su, e tuo padre
Cresci, su, e tuo padre
cresci, su, cresci
ti comprerà celle sotterranee,
oppressioni, torture,
manette e galere
Cresci, su, e tuo padre
cresci, su, cresci
non appena avrai compiuto diciassette anni
tuo padre ti comprerà esecuzioni capitali.
Lingua: Inglese
Traduzione inglese di Kibele da questo forum. Si tratta forse di una traduzione un po’ approssimativa… “Büyü”, il termine più ricorrente, dovrebbe infatti significare “magia”… Se qualcuno (Riccardooooo!!!) avesse tempo e voglia di rivederla…
GROW UP (?)
Grow up
and your father will buy pains and poverties
Grow up
and your father will buy you neverending unemployments and hungers
Grow up
and your father will buy you oppressions, tortures, handcuffs, custodies and dungeons
Grow up
and your father will buy executions when you reach seventeen.
Grow up
and your father will buy pains and poverties
Grow up
and your father will buy you neverending unemployments and hungers
Grow up
and your father will buy you oppressions, tortures, handcuffs, custodies and dungeons
Grow up
and your father will buy executions when you reach seventeen.
inviata da Bernart - 23/5/2013 - 10:35
Lingua: Inglese
GROW UP
Grow up so your father can buy you...
Grow up, grow up
He will buy you sufferings and poverty
Grow up so your father can buy you...
Grow up so your father can buy you...
Grow up, grow up
He will buy you neverending unemployments and hunger
Grow up so your father can buy you...
Grow up so your father can buy you...
Grow up, grow up
He will buy you opression and pain
He will buy you handcuffs and surveillience
He will buy you prisons
Grow up so your father can buy you...
Grow up, grow up
And when you've grown to become 17
He will buy you death sentences
Grow up so your father can buy you...
Grow up, grow up
He will buy you sufferings and poverty
Grow up so your father can buy you...
Grow up so your father can buy you...
Grow up, grow up
He will buy you neverending unemployments and hunger
Grow up so your father can buy you...
Grow up so your father can buy you...
Grow up, grow up
He will buy you opression and pain
He will buy you handcuffs and surveillience
He will buy you prisons
Grow up so your father can buy you...
Grow up, grow up
And when you've grown to become 17
He will buy you death sentences
inviata da Riccardo Venturi - 29/1/2018 - 20:26
No, Bernart; "büyü" è l'imperativo del verbo "büyümek", che significa "crescere, aumentare"; la traduzione inglese "grow up" è corretta. Comunque sto facendo la traduzione in italiano senza tenere conto dell'inglese, a fra un po'...
NB. "Büyü" significa effettivamente anche "incantesimo, formula magica"; ma lascia stare il traduttore automatico di Google, ancora è uno dei pochi casi in cui l'essere umano va ampiamente in culo alla macchina :-P
NB. "Büyü" significa effettivamente anche "incantesimo, formula magica"; ma lascia stare il traduttore automatico di Google, ancora è uno dei pochi casi in cui l'essere umano va ampiamente in culo alla macchina :-P
Riccardo Venturi - 23/5/2013 - 11:22
Sul periodo della dittatura militare in Turchia nei primi anni 80, vorrei consigliarvi la lettura di un piccolo, bellissimo libro edito da una piccola, coraggiosa casa editrice torinese, Scritturapura. Si tratta di “Non sparate agli aquiloni” scritto nel 1986 da Feride Çiçekoğlu (1951-), oggi docente universitaria ad Istanbul, che nel 1980 fu arrestata e incarcerata per quattro anni, prigioniera politica.
Questo racconto – dal quale nel 1989 è stato tratto il film “Uçurtmayi vurmasinlar”, diretto da Tunç Başaran e sceneggiato dalla stessa Çiçekoğlu – è un diario di prigionia costituito dalle lettere immaginarie scambiate tra Barış, il piccolo figlio di una detenuta comune che ha seguito la madre in carcere, e Inci, una detenuta politica che piano piano educa il bambino al culto della libertà.
Qui alcune sequenze del film accompagnate dalla canzone “Bir Görüş Kabininde” del Grup Yorum.
Questo racconto – dal quale nel 1989 è stato tratto il film “Uçurtmayi vurmasinlar”, diretto da Tunç Başaran e sceneggiato dalla stessa Çiçekoğlu – è un diario di prigionia costituito dalle lettere immaginarie scambiate tra Barış, il piccolo figlio di una detenuta comune che ha seguito la madre in carcere, e Inci, una detenuta politica che piano piano educa il bambino al culto della libertà.
Qui alcune sequenze del film accompagnate dalla canzone “Bir Görüş Kabininde” del Grup Yorum.
Bernart - 23/5/2013 - 11:35
Grazie Riccardo, ci contavo... (Io non parlo il turco, scusami, pardon - per dirla alla Paolo Conte...)
Bernart - 23/5/2013 - 11:37
Poiché ho la memoria molto, ma molto lunga, mi piacerebbe anche ricordare che nel 1980, poco dopo il colpo di stato militare in Turchia, la cosa fu salutata con entusiasmo dal "gandhiano" Marco Pannella e da parecchi esponenti del partito radicale, che parlarono di "colpo di stato molto positivo".
Riccardo Venturi - 23/5/2013 - 11:48
Ma figurati, Bernart, per canzoni del genere è sia un piacere che un dovere. Tra l'altro proprio oggi comincia al CPA Firenze Sud la Tre Giorni di Musica Popolare, dove abbiamo anche un gruppo turco militante (non è il Grup Yorum, ma la motivazione è la stessa). Col turco non è comunque poi che me la cavi così liberamente come con altri lingue, ma ho semplicemente cavato fuori dagli scaffali un dizionario e una grammatica di lingua turca. Cari, vecchi libri!
Riccardo Venturi - 23/5/2013 - 11:54
GRUP YORUM ANCORA SOTTO PROCESSO E IN SCIOPERO DELLA FAME
(Gianni Sartori)
La prima udienza del maxi processo contro una trentina di musicisti di Grup Yorum si è svolta il 14 febbraio. Al momento, alcuni sono in carcere, due latitanti e altri due in sciopero della fame ormai da oltre 240 giorni.
Su questa questione sgombriamo il campo dagli equivoci. Al solito, qualcuno farà confronti con lo sciopero della fame del 1981 costato al vita a dieci repubblicani irlandesi. I sette militanti dell’IRA e i tre dell’INLA morirono mediamente dopo un paio di mesi di astensione dal cibo. Bisogna però precisare che l’incredibile durata di questi scioperi nelle prigioni turche (così come di quelli in cui persero la vita oltre un centinaio di militanti della sinistra rivoluzionaria turca ormai venti anni fa) è dovuta ad alcuni accorgimenti, come l’utilizzo preventivo di vitamine. In realtà quella che si prolunga è soprattutto l’agonia, la sofferenza per i militanti che comunque, anche in caso di eventuale sospensione, rischiano danni irreparabili, sia fisici sia mentali.
Detto questo, diventa prioritario “agire prima che qualcuno di loro perda la vita”, come sostengono da tempo varie organizzazioni. In particolare, l’Associazione del foro di Istanbul, un’Associazione di medici di Istanbul, l’Iniziativa degli artisti e l’Assemblea artistica che hanno pubblicato una dichiarazione congiunta, un appello rivolto alle autorità affinché si comportino in maniera responsabile nei confronti degli imputati. E in particolare di chi è in sciopero della fame (ora diventato digiuno fino alla morte) ormai da oltre 240 giorni per protestare contro le restrizioni (proibizione dei loro concerti per il carattere politico delle canzoni) e la continua repressione a cui i membri di Grup Yorum vengono sottoposti da anni. Prima del processo iniziato il 14 febbraio, per molti di loro la “detenzione provvisoria” era durata due anni.
grup yorum processo
La cantante Helin Bölek e il chitarrista Ibrahim Gökcek non si alimentano dal 16 maggio 2019 rivendicando il diritto alla libera espressione artistica. Trattati dal governo turco alla stregua di delinquenti, musicisti e cantanti sono stati arrestati per “appartenenza a un’organizzazione terrorista”. Per la precisione, sono accusati di far parte del DHKC-P (Devrimci Halk Kurtuluş Partisi-Cephesi) o comunque di fare propaganda per questa organizzazione armata.
Insieme ad altri cinque membri del gruppo, Ibrahim Gökcek era stato inserito nella lista dei “terroristi più ricercati” con una ricompensa di 300mila lire turche (46mila euro) per ciascuno di loro. Gökcek – per il quale viene richiesto l’ergastolo – venne imprigionato in base a una “testimonianza segreta” e senza un preciso atto d’accusa. Dopo 200 giorni di digiuno Gökcek decideva di entrare in sciopero della fame fino alla morte.
Con lui anche Helim Bölek (uscita dal carcere alla fine del 2019) ha voluto radicalizzare ulteriormente la sua azione di protesta. Gökcek – che ormai pesa solo 46 chili – porta avanti la sua battaglia nonviolenta nella casa di Grup Yorum ad Armutlu (Istanbul). Nell’ultima lettera lamenta bruciori ai piedi, problemi di respirazione, di vista e di pressione. Inoltre comincia ad avere le mani livide, la pelle si fa sempre più sottile e secca cambiando di colore (inevitabile ricordare come apparve Bobby Sands nell’ultima visita che fu concessa a un suo compagno di prigionia).
Altri esponenti di Grup Yorum sono ugualmente in sciopero della fame, e così dal 3 gennaio alcuni “avvocati del popolo” incarcerati a loro volta.
Le piattaforme Freemuse, Susma (piattaforma non tacere) e P24 (Bagimsiz Gazetecilik Platformu, piattaforma per un giornalismo indipendente) hanno richiesto la scarcerazione dei musicisti detenuti, di mettere fine alle illegittime restrizioni della libertà di espressione del gruppo e di accettare le richieste degli artisti in sciopero della fame.
In realtà le vere e proprie persecuzioni nei confronti di Grup Yorum sono di antica data. Solo negli ultimi due anni il centro culturale Idil, dove questi musicisti avevano il loro studio e tenevano le prove, ha subìto una dozzina di irruzioni da parte della polizia. Oltre ad arrestare chi si trovava nel centro, la polizia aveva raccolto presunte prove poi utilizzate contro gli attuali imputati.
Ma quali “prove”?
Elencando con ordine: giornali, documenti, scritte, poster di colore rosso e giallo (colori che rimandano a quelli utilizzati anche dal DHKC-P), magliette, testimonianze di persone anonime, un martello, qualche casco.
Un’aggravante poi il fatto che alcuni imputati (sottoposti a una “detenzione provvisoria” durata due anni prima del 14 febbraio 2020) si fossero rifiutati di mangiare. Agli occhi del procuratore, un’ulteriore prova di appartenenza all’organizzazione terrorista.
Quali le vere “colpe” del Grup Yorum?
Cantare le canzoni degli oppressi e sfruttati, di tutti gli oppressi e sfruttati del pianeta; dar voce ai lavoratori in sciopero e alle persone che hanno perso i loro cari per la violenza dello Stato; diffondere le canzoni della resistenza dei popoli.
Le pene richieste dal procuratore sono alquanto pesanti e per alcuni musicisti si profila addirittura la condanna all’ergastolo.
Grup Yorum invece chiede l’immediata scarcerazione per i musicisti in carcere e l’annullamento del mandato di cattura per tutti i membri del gruppo. Chiede inoltre la fine delle irruzioni nel centro culturale Idil e l’annullamento del divieto di tenere concerti.
Nato nel 1985, Grup Yorum – che esegue le sue canzoni, oltre che in turco, anche in curdo, arabo, kazako e armeno – ha tenuto centinaia di concerti, spesso gratuiti, in Turchia e in ogni angolo del pianeta (molto amato in America Latina e nei Paesi Baschi). Ma da due anni, con l’entrata in vigore delle leggi di emergenza, non può più esibirsi in Turchia, e anche in Germania viene sottoposto a pesanti restrizioni.
Ben differente la situazione in epoca precedente se pensiamo che un concerto – questo a pagamento – del 2010 nello Stadio BJK İnönü aveva riunito oltre 60mila persone. Addirittura un milione di spettatori in piazza a Istanbul nel 2012 e – sempre a Istanbul – 500mila nel 2013. A Izmir, nel 2015, circa 750mila. Dati significativi che forse aiutano a comprendere quali siano le vere ragioni del maxi processo. Un processo squisitamente politico con cui si vorrebbe cancellare, annichilire gran parte della memoria storica delle classi subalterne e delle lotte popolari e intellettuali di questo Paese.
In sciopero della fame da 240 giorni (e ugualmente con gravi problemi di salute) anche Mustafa Koçak, già condannato all’ergastolo nel luglio dell’anno scorso. Era stato accusato di aver fornito le armi utilizzate nel rapimento del procuratore Kiraz che si stava occupando del caso di Berkin Elvan (il quindicenne colpito da un lacrimogeno mentre andava a comprare il pane all’epoca degli scontri di Gezi Park e morto dopo nove mesi di coma). Il procuratore era rimasto ucciso, insieme ai suoi rapitori, durante il tentativo della polizia di liberarlo. A suo carico, soltanto la testimonianza di qualcuno che in un bar avrebbe sentito dire che Koçak era implicato. 1)
Senza dimenticare gli Avvocati del popolo: in un comunicato stampa del 3 febbraio gli avvocati di Halkin Hukuk Burosu (ufficio legale del popolo, HHB) e quelli dell’associazione degli avvocati progressisti (Cagdas Hukukcular Dernegi, CHD) annunciavano di aver iniziato uno sciopero della fame in solidarietà sia con Grup Yorum sia con Mustafa Koçak.
N O T E
1) Va ricordato che Mustafa Koçak è stato accusato da un testimone che alla fine non ha saputo fornire prove concrete. E infatti nessuna prova reale è stata portata in tribunale o scritta nell’accusa a carico. Gli hanno dato l’ergastolo in base a quella che si potrebbe definire una falsa testimonianza. Oltretutto proveniente dallo stesso personaggio usato anche in precedenza per mandare in galera decine e decine di dissidenti. Il processo era avvenuto senza la possibilità di un contraddittorio, e ora Koçak chiede solo un processo equo, chiede giustizia. Quanto al procuratore ucciso, le indagini avrebbero stabilito che era stato colpito dal “fuoco amico” della polizia.
Per chi volesse poi dare un segnale concreto di solidarietà, esistono alcune possibilità:
*Girare un breve video di solidarietà: per favore, fate un video molto breve e semplice con un messaggio di solidarietà per i resistenti e inviatelo a antiemperyalistresist@yandex.com. Sarà pubblicato in varie reti di solidarietà e potrà essere condiviso da molti altri gruppi di amici per essere ascoltato a livello internazionale.
*Organizzare proteste davanti all’ambasciata o ai consolati.
*Scrivere fax tutti i giorni a:
Presidency Of The Republic Of Turkey
indirizzo: Cumhurbaşkanlığı Külliyesi 06560 Beştepe-Ankara-Turkey
tel: (+90 312) 5255555 fax : (+90 312) 5255831
contact@tccb.gov.tr
Ministry of Justice Of The Republic Of Turkey
Indirizzo: 06659 Kizilay/ankara
tel: 90 (0312) 4177770 fax: 90 (0312) 4193370
info@adalet.gov.tr
Ministry of Internal Affairs of Turkey
indirizzo: Çamlıca Mahallesi 122. Sokak N° 2 Yenimahalle/Ankara
tel: (0312) 3876084 fax: (0312) 3876091
(Gianni Sartori)
La prima udienza del maxi processo contro una trentina di musicisti di Grup Yorum si è svolta il 14 febbraio. Al momento, alcuni sono in carcere, due latitanti e altri due in sciopero della fame ormai da oltre 240 giorni.
Su questa questione sgombriamo il campo dagli equivoci. Al solito, qualcuno farà confronti con lo sciopero della fame del 1981 costato al vita a dieci repubblicani irlandesi. I sette militanti dell’IRA e i tre dell’INLA morirono mediamente dopo un paio di mesi di astensione dal cibo. Bisogna però precisare che l’incredibile durata di questi scioperi nelle prigioni turche (così come di quelli in cui persero la vita oltre un centinaio di militanti della sinistra rivoluzionaria turca ormai venti anni fa) è dovuta ad alcuni accorgimenti, come l’utilizzo preventivo di vitamine. In realtà quella che si prolunga è soprattutto l’agonia, la sofferenza per i militanti che comunque, anche in caso di eventuale sospensione, rischiano danni irreparabili, sia fisici sia mentali.
Detto questo, diventa prioritario “agire prima che qualcuno di loro perda la vita”, come sostengono da tempo varie organizzazioni. In particolare, l’Associazione del foro di Istanbul, un’Associazione di medici di Istanbul, l’Iniziativa degli artisti e l’Assemblea artistica che hanno pubblicato una dichiarazione congiunta, un appello rivolto alle autorità affinché si comportino in maniera responsabile nei confronti degli imputati. E in particolare di chi è in sciopero della fame (ora diventato digiuno fino alla morte) ormai da oltre 240 giorni per protestare contro le restrizioni (proibizione dei loro concerti per il carattere politico delle canzoni) e la continua repressione a cui i membri di Grup Yorum vengono sottoposti da anni. Prima del processo iniziato il 14 febbraio, per molti di loro la “detenzione provvisoria” era durata due anni.
grup yorum processo
La cantante Helin Bölek e il chitarrista Ibrahim Gökcek non si alimentano dal 16 maggio 2019 rivendicando il diritto alla libera espressione artistica. Trattati dal governo turco alla stregua di delinquenti, musicisti e cantanti sono stati arrestati per “appartenenza a un’organizzazione terrorista”. Per la precisione, sono accusati di far parte del DHKC-P (Devrimci Halk Kurtuluş Partisi-Cephesi) o comunque di fare propaganda per questa organizzazione armata.
Insieme ad altri cinque membri del gruppo, Ibrahim Gökcek era stato inserito nella lista dei “terroristi più ricercati” con una ricompensa di 300mila lire turche (46mila euro) per ciascuno di loro. Gökcek – per il quale viene richiesto l’ergastolo – venne imprigionato in base a una “testimonianza segreta” e senza un preciso atto d’accusa. Dopo 200 giorni di digiuno Gökcek decideva di entrare in sciopero della fame fino alla morte.
Con lui anche Helim Bölek (uscita dal carcere alla fine del 2019) ha voluto radicalizzare ulteriormente la sua azione di protesta. Gökcek – che ormai pesa solo 46 chili – porta avanti la sua battaglia nonviolenta nella casa di Grup Yorum ad Armutlu (Istanbul). Nell’ultima lettera lamenta bruciori ai piedi, problemi di respirazione, di vista e di pressione. Inoltre comincia ad avere le mani livide, la pelle si fa sempre più sottile e secca cambiando di colore (inevitabile ricordare come apparve Bobby Sands nell’ultima visita che fu concessa a un suo compagno di prigionia).
Altri esponenti di Grup Yorum sono ugualmente in sciopero della fame, e così dal 3 gennaio alcuni “avvocati del popolo” incarcerati a loro volta.
Le piattaforme Freemuse, Susma (piattaforma non tacere) e P24 (Bagimsiz Gazetecilik Platformu, piattaforma per un giornalismo indipendente) hanno richiesto la scarcerazione dei musicisti detenuti, di mettere fine alle illegittime restrizioni della libertà di espressione del gruppo e di accettare le richieste degli artisti in sciopero della fame.
In realtà le vere e proprie persecuzioni nei confronti di Grup Yorum sono di antica data. Solo negli ultimi due anni il centro culturale Idil, dove questi musicisti avevano il loro studio e tenevano le prove, ha subìto una dozzina di irruzioni da parte della polizia. Oltre ad arrestare chi si trovava nel centro, la polizia aveva raccolto presunte prove poi utilizzate contro gli attuali imputati.
Ma quali “prove”?
Elencando con ordine: giornali, documenti, scritte, poster di colore rosso e giallo (colori che rimandano a quelli utilizzati anche dal DHKC-P), magliette, testimonianze di persone anonime, un martello, qualche casco.
Un’aggravante poi il fatto che alcuni imputati (sottoposti a una “detenzione provvisoria” durata due anni prima del 14 febbraio 2020) si fossero rifiutati di mangiare. Agli occhi del procuratore, un’ulteriore prova di appartenenza all’organizzazione terrorista.
Quali le vere “colpe” del Grup Yorum?
Cantare le canzoni degli oppressi e sfruttati, di tutti gli oppressi e sfruttati del pianeta; dar voce ai lavoratori in sciopero e alle persone che hanno perso i loro cari per la violenza dello Stato; diffondere le canzoni della resistenza dei popoli.
Le pene richieste dal procuratore sono alquanto pesanti e per alcuni musicisti si profila addirittura la condanna all’ergastolo.
Grup Yorum invece chiede l’immediata scarcerazione per i musicisti in carcere e l’annullamento del mandato di cattura per tutti i membri del gruppo. Chiede inoltre la fine delle irruzioni nel centro culturale Idil e l’annullamento del divieto di tenere concerti.
Nato nel 1985, Grup Yorum – che esegue le sue canzoni, oltre che in turco, anche in curdo, arabo, kazako e armeno – ha tenuto centinaia di concerti, spesso gratuiti, in Turchia e in ogni angolo del pianeta (molto amato in America Latina e nei Paesi Baschi). Ma da due anni, con l’entrata in vigore delle leggi di emergenza, non può più esibirsi in Turchia, e anche in Germania viene sottoposto a pesanti restrizioni.
Ben differente la situazione in epoca precedente se pensiamo che un concerto – questo a pagamento – del 2010 nello Stadio BJK İnönü aveva riunito oltre 60mila persone. Addirittura un milione di spettatori in piazza a Istanbul nel 2012 e – sempre a Istanbul – 500mila nel 2013. A Izmir, nel 2015, circa 750mila. Dati significativi che forse aiutano a comprendere quali siano le vere ragioni del maxi processo. Un processo squisitamente politico con cui si vorrebbe cancellare, annichilire gran parte della memoria storica delle classi subalterne e delle lotte popolari e intellettuali di questo Paese.
In sciopero della fame da 240 giorni (e ugualmente con gravi problemi di salute) anche Mustafa Koçak, già condannato all’ergastolo nel luglio dell’anno scorso. Era stato accusato di aver fornito le armi utilizzate nel rapimento del procuratore Kiraz che si stava occupando del caso di Berkin Elvan (il quindicenne colpito da un lacrimogeno mentre andava a comprare il pane all’epoca degli scontri di Gezi Park e morto dopo nove mesi di coma). Il procuratore era rimasto ucciso, insieme ai suoi rapitori, durante il tentativo della polizia di liberarlo. A suo carico, soltanto la testimonianza di qualcuno che in un bar avrebbe sentito dire che Koçak era implicato. 1)
Senza dimenticare gli Avvocati del popolo: in un comunicato stampa del 3 febbraio gli avvocati di Halkin Hukuk Burosu (ufficio legale del popolo, HHB) e quelli dell’associazione degli avvocati progressisti (Cagdas Hukukcular Dernegi, CHD) annunciavano di aver iniziato uno sciopero della fame in solidarietà sia con Grup Yorum sia con Mustafa Koçak.
N O T E
1) Va ricordato che Mustafa Koçak è stato accusato da un testimone che alla fine non ha saputo fornire prove concrete. E infatti nessuna prova reale è stata portata in tribunale o scritta nell’accusa a carico. Gli hanno dato l’ergastolo in base a quella che si potrebbe definire una falsa testimonianza. Oltretutto proveniente dallo stesso personaggio usato anche in precedenza per mandare in galera decine e decine di dissidenti. Il processo era avvenuto senza la possibilità di un contraddittorio, e ora Koçak chiede solo un processo equo, chiede giustizia. Quanto al procuratore ucciso, le indagini avrebbero stabilito che era stato colpito dal “fuoco amico” della polizia.
Per chi volesse poi dare un segnale concreto di solidarietà, esistono alcune possibilità:
*Girare un breve video di solidarietà: per favore, fate un video molto breve e semplice con un messaggio di solidarietà per i resistenti e inviatelo a antiemperyalistresist@yandex.com. Sarà pubblicato in varie reti di solidarietà e potrà essere condiviso da molti altri gruppi di amici per essere ascoltato a livello internazionale.
*Organizzare proteste davanti all’ambasciata o ai consolati.
*Scrivere fax tutti i giorni a:
Presidency Of The Republic Of Turkey
indirizzo: Cumhurbaşkanlığı Külliyesi 06560 Beştepe-Ankara-Turkey
tel: (+90 312) 5255555 fax : (+90 312) 5255831
contact@tccb.gov.tr
Ministry of Justice Of The Republic Of Turkey
Indirizzo: 06659 Kizilay/ankara
tel: 90 (0312) 4177770 fax: 90 (0312) 4193370
info@adalet.gov.tr
Ministry of Internal Affairs of Turkey
indirizzo: Çamlıca Mahallesi 122. Sokak N° 2 Yenimahalle/Ankara
tel: (0312) 3876084 fax: (0312) 3876091
Gianni Sartori - 22/2/2020 - 23:49
TURCHIA: LIBERARE TUTTI!
Gianni Sartori
In sciopero della fame ormai da 252 giorni (e ridotto a pesare soltanto 46 chili), il 24 febbraio Ibrahim Gökçek (prigioniero politico, chitarrista, membro della band Grup Yorum) è stato rimesso in libertà. Secondo i medici dell'Istituto di Medicina Forense che lo avevano visitato, il suo stato di salute, le sue condizioni fisiche sono incompatibili con la carcerazione. Ovviamente questo costituisce soltanto un rinvio, un palliativo. Permane gravissima la situazione complessiva dei prigionieri e la repressione non accenna ad arrestarsi.
Emblematico il caso di un'altra musicista, la cantante curda Nuden Durak in prigione ormai da cinque anni. Soltanto per aver cantato e insegnato musica in curdo, la sua lingua madre.
Attualmente detenuta nella prigione chiusa di Mardin, in base alla condanna subita (19 anni) dovrebbe tornare in libertà nel 2034.
Nata a Cizre, Nuden Durak insegnava ai bambini della sua città i canti tradizionali. Ovviamente in lingua curda.
Arrestata nel 2015, era stata condannata in un primo tempo a dieci anni (per aver “promosso propaganda curda”).
L'anno successivo, senza nemmeno nuove accuse, la sua pena venne praticamente raddoppiata.
Ricordo che fino a non molti anni fa (almeno ai novanta del secolo scorso) perfino la parola “Curdo” era proibita. Cantare in curdo poi, assolutamente impensabile.
E proprio negli anni novanta avevo intervistato Hevi Dilara (il suo nome curdo, ma sui documenti risultava turchizzato – forzatamente - come “Bengin Aksun”) ugualmente arrestata perché cantava in curdo. Ma non solo, venne anche ripetutamente torturata. “Mi portavano davanti a mio padre svestito e con gli occhi bendati - raccontò - torturavano me e minacciavano di ucciderlo; poi torturavano lui davanti ai miei occhi e dicevano che dovevamo pentirci perché avevamo cantato in curdo. Poi, viceversa, svestivano me, bendavano i miei occhi quando c'era mio padre davanti a me, mi torturavano con il manganello facendo cose molto brutte, delle cose che non si possono nemmeno raccontare...Soprattutto quando mio padre era davanti a me, mi torturavano con getti d'acqua intensa o corrente elettrica alle dita e alle parti intime del corpo; tutto questo è durato quindici giorni...”.
Gianni Sartori
Gianni Sartori
In sciopero della fame ormai da 252 giorni (e ridotto a pesare soltanto 46 chili), il 24 febbraio Ibrahim Gökçek (prigioniero politico, chitarrista, membro della band Grup Yorum) è stato rimesso in libertà. Secondo i medici dell'Istituto di Medicina Forense che lo avevano visitato, il suo stato di salute, le sue condizioni fisiche sono incompatibili con la carcerazione. Ovviamente questo costituisce soltanto un rinvio, un palliativo. Permane gravissima la situazione complessiva dei prigionieri e la repressione non accenna ad arrestarsi.
Emblematico il caso di un'altra musicista, la cantante curda Nuden Durak in prigione ormai da cinque anni. Soltanto per aver cantato e insegnato musica in curdo, la sua lingua madre.
Attualmente detenuta nella prigione chiusa di Mardin, in base alla condanna subita (19 anni) dovrebbe tornare in libertà nel 2034.
Nata a Cizre, Nuden Durak insegnava ai bambini della sua città i canti tradizionali. Ovviamente in lingua curda.
Arrestata nel 2015, era stata condannata in un primo tempo a dieci anni (per aver “promosso propaganda curda”).
L'anno successivo, senza nemmeno nuove accuse, la sua pena venne praticamente raddoppiata.
Ricordo che fino a non molti anni fa (almeno ai novanta del secolo scorso) perfino la parola “Curdo” era proibita. Cantare in curdo poi, assolutamente impensabile.
E proprio negli anni novanta avevo intervistato Hevi Dilara (il suo nome curdo, ma sui documenti risultava turchizzato – forzatamente - come “Bengin Aksun”) ugualmente arrestata perché cantava in curdo. Ma non solo, venne anche ripetutamente torturata. “Mi portavano davanti a mio padre svestito e con gli occhi bendati - raccontò - torturavano me e minacciavano di ucciderlo; poi torturavano lui davanti ai miei occhi e dicevano che dovevamo pentirci perché avevamo cantato in curdo. Poi, viceversa, svestivano me, bendavano i miei occhi quando c'era mio padre davanti a me, mi torturavano con il manganello facendo cose molto brutte, delle cose che non si possono nemmeno raccontare...Soprattutto quando mio padre era davanti a me, mi torturavano con getti d'acqua intensa o corrente elettrica alle dita e alle parti intime del corpo; tutto questo è durato quindici giorni...”.
Gianni Sartori
Gianni Sartori - 24/2/2020 - 21:44
L'attivista e cantante turca Helin Bolek è morta dopo 288 giorni di sciopero della fame iniziato per denunciare la persecuzione politica in Turchia e il veto posto dal governo sui concerti del suo gruppo musicale, “Grup Yorum”. Un altro membro della band, Ibrahim Gorcek, sta continuando lo sciopero della fame. Tra gli obiettivi della protesta, anche quello di ottenere la scarcerazione di tutti i detenuti politici e la fine dei raid nei centri culturali.
Turchia. E' morta dopo 288 giorni di sciopero della fame Helin Bolek | Contropiano
E’ morta Helin Bolek, membro del gruppo musicale militante turco Grup Yorum. Helin aveva iniziato uno sciopero della fame da 288 giorni fa, e oggi il suo E’ morta Helin Bolek, membro del gruppo musicale militante turco Grup Yorum. Helin aveva iniziato uno sciopero della fame da 288 giorni fa, e ieri il suo organismo non ha retto più.
adriana - 26/4/2020 - 10:37
adriana - 1/5/2020 - 08:54
adriana - 1/5/2020 - 09:04
Il testo dell’ultima lettera scritta da Ibrahim Gökçek, in turco ,in francese, in inglese,in greco
da Istanbul , 20 Aprile 2020
« Ieri ero chitarrista, oggi sono diventato terrorista ».
Dalla mia camera da letto, in una delle baraccopoli di Istanbul, guardo fuori dalla finestra il giardino. Uscendo, potevo vedere il Bosforo di Istanbul un po’ più lontano. Ma ora sono a letto e peso solo 40 chili. Le gambe non hanno più la forza di trasportare il mio corpo. Al momento, posso solo immaginare il Bosforo.
Sono sul palco, con la cinghia della chitarra attaccata al collo, quella con le stelle che mi piace di più…Di fronte a me, centinaia di migliaia di persone, con i pugni alzati, cantano “Bella Ciao”. La mia mano batte le corde della chitarra come se fosse la migliore del mondo…Le gambe sono forti… Potrei fare avanti e indietro da Istanbul.
Queste due affermazioni sono reali … Entrambe sono mie, sono la nostra realtà. Perché vivo in Turchia e faccio parte di un gruppo che produce musica politica. E così, la mia storia rappresenta la grande storia del mio Paese… Oggi sono passati 310 giorni [adesso diventati 316, ndt] da quando non mangio. Diciamo che “Mi esprimo per fame” o che “Mi hanno tolto il basso e per esprimermi uso il mio corpo come strumento“.
Mi chiamo Ibrahim Gökçek …Per 15 anni ho suonato il basso nel “Grup Yorum”. Il Grup Yorum, creato 35 anni fa da 4 studenti, ha una storia a scacchi come quella della Turchia. Questa storia ci ha portato fino ad oggi ad uno sciopero fino alla morte per potere fare di nuovo concerti.
Una di noi, la mia cara compagna Helin Bölek, è morta il 3 aprile, il 288 ° giorno di sciopero della fame illimitato. Sono io che ho raccolto il testimone. Forse ti chiederai: “Perché i membri di un gruppo musicale fanno uno sciopero della fame fino alla morte? Perché preferiscono un mezzo di lotta tanto spaventoso come lo sciopero della fame illimitato?”.
La nostra risposta è nella realtà bruciante che ha portato Helin a sacrificare la vita a 28 anni e che mi spinge a dissolvermi ogni giorno di più:
Siamo nati nelle lotte per i diritti e le libertà iniziate in Turchia dal 1980. Abbiamo pubblicato 23 album per riunire cultura popolare e pensiero socialista. 23 album venduti in totale per oltre 2 milioni di copie. Abbiamo cantato i diritti degli oppressi in Anatolia e in tutto il mondo. In questo paese, tutto ciò che vivevano coloro che combattevano per i loro diritti, gli oppositori, coloro che sognavano un paese libero e democratico e anche noi che cantavamo le loro canzoni, vivevamo le stesse cose: eravamo guardati a vista, imprigionati, i nostri concerti erano proibiti, la polizia ha invaso il nostro centro culturale e fracassato i nostri strumenti. E per la prima volta con l’AKP al governo della Turchia, siamo stati inseriti nella lista dei “ricercati terroristi”.
Questo è il motivo per cui oggi ho deciso, anche se ti sembrerà folle, di smettere di mangiare. Perché, nonostante la qualifica che mi è stata data, non mi sento assolutamente di essere un terrorista.
Il motivo per cui siamo stati inseriti in questo “elenco terroristico” è il seguente: nelle nostre canzoni parliamo di minatori costretti a lavorare sotto terra, di lavoratori assassinati da incidenti sul lavoro, di rivoluzionari uccisi sotto tortura, di abitanti dei villaggi il cui ambiente naturale viene distrutto, di intellettuali bruciati, di case distrutte nei quartieri popolari, dell’oppressione del popolo curdo e di quelli che resistono. Parlare di tutto ciò in Turchia è considerato “terrorismo”. Coloro da 30 anni pensano che non è più tempo di socialismo internazionalista e che un’arte come la nostra non abbia pubblico si sbagliano. Abbiamo tenuto concerti che hanno raccolto il pubblico più vasto nella storia della Turchia e ospitato artisti provenienti anche da fuori della Turchia. Nello stadio Inönü di Istanbul, 55.000 spettatori hanno cantato all’unisono canzoni rivoluzionarie. Dal palco ho accompagnato con la chitarra un coro straordinario formato da 55.000 persone durante l’ultimo dei nostri concerti dal titolo “Turchia indipendente”, con ingresso gratuito: c’era quasi un milione di persone. Per 4 anni consecutivi, abbiamo invitato progressisti e artisti dalla Turchia sul nostro palco. In uno dei nostri concerti, Joan Baez è salita sul palco con una delle chitarre che la polizia ha distrutto nel nostro centro culturale.
Da sempre il Grup Yorum è stato vittima della repressione in Turchia. Ma dopo la proclamazione dello stato di emergenza dichiarato dall’AKP nel 2016 e la crescente repressione di tutte le categorie, giornalisti, progressisti, accademici, abbiamo capito che ci aspettava una repressione ancora più feroce. Una mattina, al risveglio, abbiamo scoperto che 6 di noi erano stati inseriti nella “lista dei terroristi”. Il mio nome era in questo elenco. Un chitarrista che 5 anni fa aveva partecipato a un concerto che aveva raccolto più di un milione di spettatori era diventato un terrorista ricercato e sulla sua testa era stata posta una taglia. L’AKP al governo, ad ogni crisi, intensifica le sue aggressioni e reprime fasce sempre più numerose della popolazione.
Dopo la pubblicazione di questo elenco, in due anni, il nostro centro culturale ha subito nove attacchi dalla polizia. Quasi tutti i nostri membri sono stati imprigionati e si è arrivati al punto che non ci sono più membri del Grup Yorum. Siamo stati obbligati ad assumere nuovi musicisti per continuare a esibirci nei concerti. Abbiamo dovuto organizzare concerti con i giovani dei nostri cori popolari. Nello stesso tempo, per contrastare gli attacchi, abbiamo rilasciato comunicati stampa e petizioni. Ma tutto ciò non ha fermato la repressione.
Nel febbraio 2019, durante una riunione nel nostro centro culturale, sono stato arrestato e nel maggio 2019 abbiamo iniziato lo sciopero della fame per “fare revocare il divieto dei nostri concerti, fermare le aggressioni al nostro centro culturale, per fare rilasciare tutti i membri incarcerati del nostro gruppo e cancellare i processi avviati contro di loro e perché venissero cancellati i nostri nomi dall’elenco dei terroristi”. Successivamente, con Helin Bölek, abbiamo trasformato la nostra azione in uno sciopero della fame illimitato. Ciò significava che non avremmo rinunciato a questo sciopero della fame fino a quando le nostre richieste non fossero state accettate. Al prezzo, se necessario, della nostra stessa morte.
Durante i nostri processi, Helin e io fummo rilasciati, ma nonostante il diffondersi del sostegno popolare, di quello di artisti e di membri del Parlamento, il governo si è rifiutato di ascoltare le nostre richieste. Helin ai parlamentari che la visitarono disse: “Se ci prometteranno di permetterci di fare un concerto, interromperò lo sciopero della fame illimitato”. Ma anche questa promessa ci è stata negata. Di più: il governo ci ha impedito di organizzare il suo funerale secondo i desideri di Helin. Helin riposa in un cimitero di Istanbul, coperta da un lenzuolo bianco.
Ora la stanza accanto alla mia è vuota, quanto a me, che da qualche tempo vivo dentro un letto, non so come finirà il mio viaggio. La battaglia che si sta impegnando nel mio corpo si concluderà con la morte? Oppure con la vittoria della vita?
Quel che so con maggior forza in questa lotta, è che, fino alla soddisfazione delle nostre rivendicazioni, mi aggrapperò alla vita anche in questo cammino verso la morte.
Ibrahim Gökçek
« Ieri ero chitarrista, oggi sono diventato terrorista ».
Dalla mia camera da letto, in una delle baraccopoli di Istanbul, guardo fuori dalla finestra il giardino. Uscendo, potevo vedere il Bosforo di Istanbul un po’ più lontano. Ma ora sono a letto e peso solo 40 chili. Le gambe non hanno più la forza di trasportare il mio corpo. Al momento, posso solo immaginare il Bosforo.
Sono sul palco, con la cinghia della chitarra attaccata al collo, quella con le stelle che mi piace di più…Di fronte a me, centinaia di migliaia di persone, con i pugni alzati, cantano “Bella Ciao”. La mia mano batte le corde della chitarra come se fosse la migliore del mondo…Le gambe sono forti… Potrei fare avanti e indietro da Istanbul.
Queste due affermazioni sono reali … Entrambe sono mie, sono la nostra realtà. Perché vivo in Turchia e faccio parte di un gruppo che produce musica politica. E così, la mia storia rappresenta la grande storia del mio Paese… Oggi sono passati 310 giorni [adesso diventati 316, ndt] da quando non mangio. Diciamo che “Mi esprimo per fame” o che “Mi hanno tolto il basso e per esprimermi uso il mio corpo come strumento“.
Mi chiamo Ibrahim Gökçek …Per 15 anni ho suonato il basso nel “Grup Yorum”. Il Grup Yorum, creato 35 anni fa da 4 studenti, ha una storia a scacchi come quella della Turchia. Questa storia ci ha portato fino ad oggi ad uno sciopero fino alla morte per potere fare di nuovo concerti.
Una di noi, la mia cara compagna Helin Bölek, è morta il 3 aprile, il 288 ° giorno di sciopero della fame illimitato. Sono io che ho raccolto il testimone. Forse ti chiederai: “Perché i membri di un gruppo musicale fanno uno sciopero della fame fino alla morte? Perché preferiscono un mezzo di lotta tanto spaventoso come lo sciopero della fame illimitato?”.
La nostra risposta è nella realtà bruciante che ha portato Helin a sacrificare la vita a 28 anni e che mi spinge a dissolvermi ogni giorno di più:
Siamo nati nelle lotte per i diritti e le libertà iniziate in Turchia dal 1980. Abbiamo pubblicato 23 album per riunire cultura popolare e pensiero socialista. 23 album venduti in totale per oltre 2 milioni di copie. Abbiamo cantato i diritti degli oppressi in Anatolia e in tutto il mondo. In questo paese, tutto ciò che vivevano coloro che combattevano per i loro diritti, gli oppositori, coloro che sognavano un paese libero e democratico e anche noi che cantavamo le loro canzoni, vivevamo le stesse cose: eravamo guardati a vista, imprigionati, i nostri concerti erano proibiti, la polizia ha invaso il nostro centro culturale e fracassato i nostri strumenti. E per la prima volta con l’AKP al governo della Turchia, siamo stati inseriti nella lista dei “ricercati terroristi”.
Questo è il motivo per cui oggi ho deciso, anche se ti sembrerà folle, di smettere di mangiare. Perché, nonostante la qualifica che mi è stata data, non mi sento assolutamente di essere un terrorista.
Il motivo per cui siamo stati inseriti in questo “elenco terroristico” è il seguente: nelle nostre canzoni parliamo di minatori costretti a lavorare sotto terra, di lavoratori assassinati da incidenti sul lavoro, di rivoluzionari uccisi sotto tortura, di abitanti dei villaggi il cui ambiente naturale viene distrutto, di intellettuali bruciati, di case distrutte nei quartieri popolari, dell’oppressione del popolo curdo e di quelli che resistono. Parlare di tutto ciò in Turchia è considerato “terrorismo”. Coloro da 30 anni pensano che non è più tempo di socialismo internazionalista e che un’arte come la nostra non abbia pubblico si sbagliano. Abbiamo tenuto concerti che hanno raccolto il pubblico più vasto nella storia della Turchia e ospitato artisti provenienti anche da fuori della Turchia. Nello stadio Inönü di Istanbul, 55.000 spettatori hanno cantato all’unisono canzoni rivoluzionarie. Dal palco ho accompagnato con la chitarra un coro straordinario formato da 55.000 persone durante l’ultimo dei nostri concerti dal titolo “Turchia indipendente”, con ingresso gratuito: c’era quasi un milione di persone. Per 4 anni consecutivi, abbiamo invitato progressisti e artisti dalla Turchia sul nostro palco. In uno dei nostri concerti, Joan Baez è salita sul palco con una delle chitarre che la polizia ha distrutto nel nostro centro culturale.
Da sempre il Grup Yorum è stato vittima della repressione in Turchia. Ma dopo la proclamazione dello stato di emergenza dichiarato dall’AKP nel 2016 e la crescente repressione di tutte le categorie, giornalisti, progressisti, accademici, abbiamo capito che ci aspettava una repressione ancora più feroce. Una mattina, al risveglio, abbiamo scoperto che 6 di noi erano stati inseriti nella “lista dei terroristi”. Il mio nome era in questo elenco. Un chitarrista che 5 anni fa aveva partecipato a un concerto che aveva raccolto più di un milione di spettatori era diventato un terrorista ricercato e sulla sua testa era stata posta una taglia. L’AKP al governo, ad ogni crisi, intensifica le sue aggressioni e reprime fasce sempre più numerose della popolazione.
Dopo la pubblicazione di questo elenco, in due anni, il nostro centro culturale ha subito nove attacchi dalla polizia. Quasi tutti i nostri membri sono stati imprigionati e si è arrivati al punto che non ci sono più membri del Grup Yorum. Siamo stati obbligati ad assumere nuovi musicisti per continuare a esibirci nei concerti. Abbiamo dovuto organizzare concerti con i giovani dei nostri cori popolari. Nello stesso tempo, per contrastare gli attacchi, abbiamo rilasciato comunicati stampa e petizioni. Ma tutto ciò non ha fermato la repressione.
Nel febbraio 2019, durante una riunione nel nostro centro culturale, sono stato arrestato e nel maggio 2019 abbiamo iniziato lo sciopero della fame per “fare revocare il divieto dei nostri concerti, fermare le aggressioni al nostro centro culturale, per fare rilasciare tutti i membri incarcerati del nostro gruppo e cancellare i processi avviati contro di loro e perché venissero cancellati i nostri nomi dall’elenco dei terroristi”. Successivamente, con Helin Bölek, abbiamo trasformato la nostra azione in uno sciopero della fame illimitato. Ciò significava che non avremmo rinunciato a questo sciopero della fame fino a quando le nostre richieste non fossero state accettate. Al prezzo, se necessario, della nostra stessa morte.
Durante i nostri processi, Helin e io fummo rilasciati, ma nonostante il diffondersi del sostegno popolare, di quello di artisti e di membri del Parlamento, il governo si è rifiutato di ascoltare le nostre richieste. Helin ai parlamentari che la visitarono disse: “Se ci prometteranno di permetterci di fare un concerto, interromperò lo sciopero della fame illimitato”. Ma anche questa promessa ci è stata negata. Di più: il governo ci ha impedito di organizzare il suo funerale secondo i desideri di Helin. Helin riposa in un cimitero di Istanbul, coperta da un lenzuolo bianco.
Ora la stanza accanto alla mia è vuota, quanto a me, che da qualche tempo vivo dentro un letto, non so come finirà il mio viaggio. La battaglia che si sta impegnando nel mio corpo si concluderà con la morte? Oppure con la vittoria della vita?
Quel che so con maggior forza in questa lotta, è che, fino alla soddisfazione delle nostre rivendicazioni, mi aggrapperò alla vita anche in questo cammino verso la morte.
Ibrahim Gökçek
İbrahim Gökçek
İbrahim Gökçek (1980 - 7 maggio 2020) è stato un musicista della band rivoluzionaria turca Grup Yorum. Suonava il basso. È morto il 7 maggio 2020 dopo uno sciopero della fame di 323 giorni, terminato due giorni prima. Era sposato con Sultan Gökçek, che è anche membro di Grup Yorum e detenuta nella prigione di Silivri.
Gökçek è stato arrestato il 1 ° maggio 2019 e accusato di "avere fondato e guidare un'organizzazione". Ha aderito allo sciopero della fame in corso di altri membri del Grup Yorum nel giugno 2019. Le richieste degli scioperanti erano che il governo turco ponesse fine alla soppressione della band, liberare i suoi membri dal carcere e consentire loro di tenere concerti. Il 4 gennaio 2020, lui e Helin Bölek hanno trasformato il loro sciopero della fame in un digiuno mortale. Il 14 gennaio 2020 l'accusa ha richiesto l'ergastolo per Gökçek. Nel febbraio 2020 è stato rilasciato dal carcere, ma è rimasto in sciopero della fame insieme a Helin Bölek in una casa a Küçükarmutlu. Il 5 maggio 2020 ha terminato il suo sciopero della fame ed è stato trasferito in un ospedale per le cure. Muore il 7 maggio 2020.
Il giorno seguente, i partecipanti al lutto che hanno preso parte a una cerimonia in ricordo di Gökçek nel luogo di culto alevita nel quartiere di Sultangazi sono stati fermati dalla polizia e dispersi con lacrimogeni. La polizia ha abbattuto le porte del luogo di culto, ha arrestato diversi membri del Grup Yorum e ha sequestrato la bara contenente Gökçek.
İbrahim Gökçek
İbrahim Gökçek (1980 – 7 May 2020) was a musician of the Turkish revolutionary band Grup Yorum. He played the bass guitar. He died on 7 May 2020 after a 323-day hunger strike, which he had ended two days before. He was married to Sultan Gökçek, who is also a member of Grup Yorum and detained in Silivri Prison.
Gökçek was arrested on 1 May 2019 and charged with "establishing and leading an organisation" He joined the ongoing hunger strike of other Grup Yorum members in June 2019. The demands of the hunger strikers were that the Turkish government end the suppression of the group, release its members from prison, and allow them to give concerts. On 4 January 2020, he and Helin Bölek turned their hunger strike into a death fast. On 14 January 2020 the prosecution demanded a life sentence for Gökçek. In February 2020 he was released from prison, but he stayed on hunger strike together with Helin Bölek in a house in Küçükarmutlu. On 5 May 2020 he ended his hunger strike and was transferred to a hospital for treatment. He died on 7 May 2020.
The following day, mourners taking part in a ceremony in memory of Gökçek at an Alevi cemevi in the neighbourhood of Sultangazi were halted by the police and dispersed with teargas. The police broke down the gates to the cemevi, detained several members of Grup Yorum, and seized the coffin containing Gökçek.
İbrahim Gökçek
İbrahim Gökçek, (d. 1985; Kayseri - ö. 7 Mayıs 2020; İstanbul, Türk müzisyen, Grup Yorum üyesi bas gitarist. Yıldızlar Kuşandık (2006), Başeğmeden (2008), Halkın Elleri (2013), İlle Kavga (2017) gibi Grup Yorum albümlerinde bas gitarist olarak yer aldı. DHKP-C üyesi olduğu öne sürülen Gökçek, 2018'de İçişleri Bakanlığı'nın “en çok aranan teröristler” listesine eklendi ve başına ödül konuldu. Girdiği ölüm orucu sonucu 7 Mayıs 2020 tarihinde hayatını kaybetti.
İçindekiler
İbrahim Gökçek 1985 yılında Kayseri'de[kaynak belirtilmeli] doğdu. Grup Yorum içerisinde bas gitarist olarak görev aldı. 2016 Kasım ayında İstanbul'da, İdil Kültür Merkezi'ne düzenlenen bir polis operasyonu sırasında grubun yedi üyesiyle birlikte "polise mukavemet, hakaret ve terör örgütü üyesi olma" suçlamalarıyla önce gözaltına alındı ve ardından serbest bırakıldı. Şubat 2018'de Devrimci Halk Kurtuluş Partisi-Cephesi'ne üye olduğu gerekçesiyle Türkiye Cumhuriyeti İçişleri Bakanlığı'nın en çok aranan teröristler listesinde gri kategoriye eklendi ve yakalanmasına yardım edecek kişi veya kişilere 300 bin liradan 4 milyon liraya kadar para ödülü verileceği belirtildi. Daha sonra 6 Şubat 2019 tarihinde operasyon düzenlenerek tekrar gözaltına alındı ve 2 Mart 2019 tarihinde tutuklandı. Gökçek ve beraberindeki Bahar Kurt, Barış Yüksel, Helin Bölek ve Ali Aracı cezaevinden yaptıkları bir açıklama ile yaşadıkları baskılar, uygulanan konser yasakları, kültür merkezine yapılan baskınların son bulması için 17 Mayıs 2019 tarihinde 'süresiz ve dönüşümsüz' açlık grevine başladıklarını duyurdular. 11 Mart 2020 günü ölüm orucunun 268. günündeki İbrahim Gökçek ile 265. günündeki Helin Bölek, İstanbul'daki Küçük Armutlu'da bulundukları evden sabaha karşı düzenlenen polis baskını sonrasında çıkarılarak Ümraniye Eğitim ve Araştırma Hastanesine götürüldü. Avukatı Didem Ünsal'ın yaptığı açıklamada, iki Grup Yorum üyesinin ambulansla hastaneye götürüldüğünü ve acil servisinden girişlerinin yapıldığını, burada müdahaleyi ve tedaviyi kabul etmedikleri yönünde beyanları olduğunu belirtti.
Gökçek'in talepleri arasında Grup Yorum'un çalışmalarını yürüttüğü İdil Kültür Merkezine polis baskınlarının son bulması, grup üyelerinin, İçişleri Bakanlığı’nın arananlar listelerinden çıkarılması, 3 yıldır tüm konserleri yasaklanan Grup Yorum üzerindeki konser yasakları kaldırılması, grup üyeleri haklarında açılan davaların düşürülmesi ve tutuklu Grup Yorum üyelerinin serbest bırakılması vardı. Çok sayıda sivil toplum kuruluşu, siyasi parti, sendika ve aktivistler Gökçek'e destek olduklarını açıkladı ve sosyal medya kampanyaları düzenlendi.
Ölümü ve cenaze töreni
7 Mayıs 2020 günü ölüm orucu sonucunda hayatını kaybeden İbrahim Gökçek'in İstanbul Gazi Mahallesi'ndeki Gazi Cemevi'nde düzenlenen cenaze töreni. Cenazenin üzerinde Grup Yorum flaması ve çaldığı bas gitarın kızıl yıldız sembollü askısı vardır.
İbrahim Gökçek 5 Mayıs 2020'de, birçok sanatçı ve siyasetçinin devreye girmesi ve sürecin takipçisi olacaklarını duyurması üzerine ölüm orucunun 323. gününde kendi iradesiyle eylemini sonlandırdığını duyurdu. Sağlık durumu kritik olan ve 40 kiloya kadar düşen Gökçek, aynı gün kendi isteği ile Esenyurt Devlet Hastanesinde tedavi altına alındı. Üyesi olduğu Grup Yorum, "Direnişimiz siyasi zafere ulaşmıştır. Bütün dünya direnişimizi duydu. Konser başvurumuzun olumlu sonuçlanmasını umuyoruz. Demokratik kitle örgütleri temsilcileri kefil olduklarını açıkladı. Mücadelemiz sürecek. İbrahim Gökçek direnişe ara veriyor. Ölüm orucu sonlandı." açıklamasında bulundu. 7 Mayıs 2020 tarihinde hastanede yoğun bakımda tutulan Gökçek, ölüm orucundan kaynaklanan semptomlardan dolayı hayatını kaybetti.
Gökçek'in naaşının hastane morgundan alınıp getirildiği Gazi Mahallesi'ndeki Gazi Cemevi'ne getirildi. Ertesi sabah cemevinin etrafı polislerce ablukaya alındı. Gökçek'in naaşının defin için Kayseri'ye götürülmesi öncesinde Gökçek ailesi tarafından cenaze töreni düzenlenmek istendi, ancak polis törene izin vermedi. Tören için cemevine gelen kişi ve gruplara yönelik müdahaleler gerçekleşti, aralarında Grup Yorum üyelerinin de bulunduğu kişiler gözaltına alındı. Çıkan olaylarda polis plastik mermi le gaz bombası kullandı. Atılan gazlardan etkilenenler cemevine sığınarak kapıları kapattı. Polisler kapıları kırdı ve binanın içerisine de gaz bombası atarak Gökçek'in cenazesini aldı.
Cenaze Kayseri'ye götürülmek üzere yola çıkarıldı. Gece saatlerinde aralarında Milliyetçi Hareket Partisi (MHP) Kayseri Milletvekili Mustafa Baki Ersoy ve parti il başkanının da olduğu Ülkü Ocakları'na bağlı bir grup cenazeyi gömdürmemek için girişimlerde bulunacaklarını ve gömülürse çıkarıp yakacaklarını söyledi. Gökçek'in cenazesi Halep Mezarlığı'na gömüldü. Mezarlık içerisinde ve dışında çok sayıda zırhlı araç, çevik kuvvet ve özel harekat polisleri bekletildi. Gökçek'in defni sırasında mezarlığa ailesi ve yakınlarının dışında kimse yaklaştırmadı, Gökçek'in cezaevinde tutulan eşi Grup Yorum üyesi Sultan Gökçek de jandarma eşliğinde getirildi. Defin ardından pankart açmak isteyen bir kişi, polisler tarafından mezarlık üzerinde darp edildi.
10 Mayıs günü protesto düzenleyen ve cenazeye müdahale edeceklerini belirten Ülkü Ocakları'nın Kayseri'de bulunan tüm şubeleri MHP genel başkanı Devlet Bahçeli'nin talimatıyla kapatıldı.
İbrahim Gökçek (1980 - 7 maggio 2020) è stato un musicista della band rivoluzionaria turca Grup Yorum. Suonava il basso. È morto il 7 maggio 2020 dopo uno sciopero della fame di 323 giorni, terminato due giorni prima. Era sposato con Sultan Gökçek, che è anche membro di Grup Yorum e detenuta nella prigione di Silivri.
Gökçek è stato arrestato il 1 ° maggio 2019 e accusato di "avere fondato e guidare un'organizzazione". Ha aderito allo sciopero della fame in corso di altri membri del Grup Yorum nel giugno 2019. Le richieste degli scioperanti erano che il governo turco ponesse fine alla soppressione della band, liberare i suoi membri dal carcere e consentire loro di tenere concerti. Il 4 gennaio 2020, lui e Helin Bölek hanno trasformato il loro sciopero della fame in un digiuno mortale. Il 14 gennaio 2020 l'accusa ha richiesto l'ergastolo per Gökçek. Nel febbraio 2020 è stato rilasciato dal carcere, ma è rimasto in sciopero della fame insieme a Helin Bölek in una casa a Küçükarmutlu. Il 5 maggio 2020 ha terminato il suo sciopero della fame ed è stato trasferito in un ospedale per le cure. Muore il 7 maggio 2020.
Il giorno seguente, i partecipanti al lutto che hanno preso parte a una cerimonia in ricordo di Gökçek nel luogo di culto alevita nel quartiere di Sultangazi sono stati fermati dalla polizia e dispersi con lacrimogeni. La polizia ha abbattuto le porte del luogo di culto, ha arrestato diversi membri del Grup Yorum e ha sequestrato la bara contenente Gökçek.
İbrahim Gökçek
İbrahim Gökçek (1980 – 7 May 2020) was a musician of the Turkish revolutionary band Grup Yorum. He played the bass guitar. He died on 7 May 2020 after a 323-day hunger strike, which he had ended two days before. He was married to Sultan Gökçek, who is also a member of Grup Yorum and detained in Silivri Prison.
Gökçek was arrested on 1 May 2019 and charged with "establishing and leading an organisation" He joined the ongoing hunger strike of other Grup Yorum members in June 2019. The demands of the hunger strikers were that the Turkish government end the suppression of the group, release its members from prison, and allow them to give concerts. On 4 January 2020, he and Helin Bölek turned their hunger strike into a death fast. On 14 January 2020 the prosecution demanded a life sentence for Gökçek. In February 2020 he was released from prison, but he stayed on hunger strike together with Helin Bölek in a house in Küçükarmutlu. On 5 May 2020 he ended his hunger strike and was transferred to a hospital for treatment. He died on 7 May 2020.
The following day, mourners taking part in a ceremony in memory of Gökçek at an Alevi cemevi in the neighbourhood of Sultangazi were halted by the police and dispersed with teargas. The police broke down the gates to the cemevi, detained several members of Grup Yorum, and seized the coffin containing Gökçek.
İbrahim Gökçek
İbrahim Gökçek, (d. 1985; Kayseri - ö. 7 Mayıs 2020; İstanbul, Türk müzisyen, Grup Yorum üyesi bas gitarist. Yıldızlar Kuşandık (2006), Başeğmeden (2008), Halkın Elleri (2013), İlle Kavga (2017) gibi Grup Yorum albümlerinde bas gitarist olarak yer aldı. DHKP-C üyesi olduğu öne sürülen Gökçek, 2018'de İçişleri Bakanlığı'nın “en çok aranan teröristler” listesine eklendi ve başına ödül konuldu. Girdiği ölüm orucu sonucu 7 Mayıs 2020 tarihinde hayatını kaybetti.
İçindekiler
İbrahim Gökçek 1985 yılında Kayseri'de[kaynak belirtilmeli] doğdu. Grup Yorum içerisinde bas gitarist olarak görev aldı. 2016 Kasım ayında İstanbul'da, İdil Kültür Merkezi'ne düzenlenen bir polis operasyonu sırasında grubun yedi üyesiyle birlikte "polise mukavemet, hakaret ve terör örgütü üyesi olma" suçlamalarıyla önce gözaltına alındı ve ardından serbest bırakıldı. Şubat 2018'de Devrimci Halk Kurtuluş Partisi-Cephesi'ne üye olduğu gerekçesiyle Türkiye Cumhuriyeti İçişleri Bakanlığı'nın en çok aranan teröristler listesinde gri kategoriye eklendi ve yakalanmasına yardım edecek kişi veya kişilere 300 bin liradan 4 milyon liraya kadar para ödülü verileceği belirtildi. Daha sonra 6 Şubat 2019 tarihinde operasyon düzenlenerek tekrar gözaltına alındı ve 2 Mart 2019 tarihinde tutuklandı. Gökçek ve beraberindeki Bahar Kurt, Barış Yüksel, Helin Bölek ve Ali Aracı cezaevinden yaptıkları bir açıklama ile yaşadıkları baskılar, uygulanan konser yasakları, kültür merkezine yapılan baskınların son bulması için 17 Mayıs 2019 tarihinde 'süresiz ve dönüşümsüz' açlık grevine başladıklarını duyurdular. 11 Mart 2020 günü ölüm orucunun 268. günündeki İbrahim Gökçek ile 265. günündeki Helin Bölek, İstanbul'daki Küçük Armutlu'da bulundukları evden sabaha karşı düzenlenen polis baskını sonrasında çıkarılarak Ümraniye Eğitim ve Araştırma Hastanesine götürüldü. Avukatı Didem Ünsal'ın yaptığı açıklamada, iki Grup Yorum üyesinin ambulansla hastaneye götürüldüğünü ve acil servisinden girişlerinin yapıldığını, burada müdahaleyi ve tedaviyi kabul etmedikleri yönünde beyanları olduğunu belirtti.
Gökçek'in talepleri arasında Grup Yorum'un çalışmalarını yürüttüğü İdil Kültür Merkezine polis baskınlarının son bulması, grup üyelerinin, İçişleri Bakanlığı’nın arananlar listelerinden çıkarılması, 3 yıldır tüm konserleri yasaklanan Grup Yorum üzerindeki konser yasakları kaldırılması, grup üyeleri haklarında açılan davaların düşürülmesi ve tutuklu Grup Yorum üyelerinin serbest bırakılması vardı. Çok sayıda sivil toplum kuruluşu, siyasi parti, sendika ve aktivistler Gökçek'e destek olduklarını açıkladı ve sosyal medya kampanyaları düzenlendi.
Ölümü ve cenaze töreni
7 Mayıs 2020 günü ölüm orucu sonucunda hayatını kaybeden İbrahim Gökçek'in İstanbul Gazi Mahallesi'ndeki Gazi Cemevi'nde düzenlenen cenaze töreni. Cenazenin üzerinde Grup Yorum flaması ve çaldığı bas gitarın kızıl yıldız sembollü askısı vardır.
İbrahim Gökçek 5 Mayıs 2020'de, birçok sanatçı ve siyasetçinin devreye girmesi ve sürecin takipçisi olacaklarını duyurması üzerine ölüm orucunun 323. gününde kendi iradesiyle eylemini sonlandırdığını duyurdu. Sağlık durumu kritik olan ve 40 kiloya kadar düşen Gökçek, aynı gün kendi isteği ile Esenyurt Devlet Hastanesinde tedavi altına alındı. Üyesi olduğu Grup Yorum, "Direnişimiz siyasi zafere ulaşmıştır. Bütün dünya direnişimizi duydu. Konser başvurumuzun olumlu sonuçlanmasını umuyoruz. Demokratik kitle örgütleri temsilcileri kefil olduklarını açıkladı. Mücadelemiz sürecek. İbrahim Gökçek direnişe ara veriyor. Ölüm orucu sonlandı." açıklamasında bulundu. 7 Mayıs 2020 tarihinde hastanede yoğun bakımda tutulan Gökçek, ölüm orucundan kaynaklanan semptomlardan dolayı hayatını kaybetti.
Gökçek'in naaşının hastane morgundan alınıp getirildiği Gazi Mahallesi'ndeki Gazi Cemevi'ne getirildi. Ertesi sabah cemevinin etrafı polislerce ablukaya alındı. Gökçek'in naaşının defin için Kayseri'ye götürülmesi öncesinde Gökçek ailesi tarafından cenaze töreni düzenlenmek istendi, ancak polis törene izin vermedi. Tören için cemevine gelen kişi ve gruplara yönelik müdahaleler gerçekleşti, aralarında Grup Yorum üyelerinin de bulunduğu kişiler gözaltına alındı. Çıkan olaylarda polis plastik mermi le gaz bombası kullandı. Atılan gazlardan etkilenenler cemevine sığınarak kapıları kapattı. Polisler kapıları kırdı ve binanın içerisine de gaz bombası atarak Gökçek'in cenazesini aldı.
Cenaze Kayseri'ye götürülmek üzere yola çıkarıldı. Gece saatlerinde aralarında Milliyetçi Hareket Partisi (MHP) Kayseri Milletvekili Mustafa Baki Ersoy ve parti il başkanının da olduğu Ülkü Ocakları'na bağlı bir grup cenazeyi gömdürmemek için girişimlerde bulunacaklarını ve gömülürse çıkarıp yakacaklarını söyledi. Gökçek'in cenazesi Halep Mezarlığı'na gömüldü. Mezarlık içerisinde ve dışında çok sayıda zırhlı araç, çevik kuvvet ve özel harekat polisleri bekletildi. Gökçek'in defni sırasında mezarlığa ailesi ve yakınlarının dışında kimse yaklaştırmadı, Gökçek'in cezaevinde tutulan eşi Grup Yorum üyesi Sultan Gökçek de jandarma eşliğinde getirildi. Defin ardından pankart açmak isteyen bir kişi, polisler tarafından mezarlık üzerinde darp edildi.
10 Mayıs günü protesto düzenleyen ve cenazeye müdahale edeceklerini belirten Ülkü Ocakları'nın Kayseri'de bulunan tüm şubeleri MHP genel başkanı Devlet Bahçeli'nin talimatıyla kapatıldı.
Riccardo Gullotta - 11/5/2020 - 21:57
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Parole di Gülten Akın
Musica del Grup Yorum
E’ la canzone che apre “Sıyrılıp Gelen”, l’album d’esordio dello storico gruppo turco.
Ogni paese sottoposto ad una dittatura crudele, ad un regime feroce, ad un occupante spietato, ad una “democrazia” ostaggio di poteri forti e mafie ha i suoi Sophie Scholl, i suoi Carlo Giuliani, i suoi Sotiris Petrulas, i suoi Maria Claudia Falcone, i suoi Salvador Puig, i suoi Malik Oussekine, i suoi Jeffrey Miller, i suoi ragazzi di Plaza de las Tres Culturas … i suoi Erdal Eren.
I vertici delle forze armate – da sempre protagoniste della Storia del paese - col pretesto di porre fine allo scontro tra gruppi di destra e di sinistra, che essi stessi avevano fomentato ad arte sostenendo le formazioni paramilitari dell’estrema destra, come i feroci “Lupi Grigi”, attuarono un colpo di Stato per ristabilire l’ “ordine”. Ne seguì una violenta repressione che si abbattè però soltanto sui militanti di sinistra, mentre gli ultra-nazionalisti – ai quali fino a quel momento era stato affidato il “lavoro sporco” – se la cavarono con poco... Emblematica la vicenda di Haluk Kırcı, uno dei capi dei “Lupi Grigi”, soprannominato “Idi Amin” per la sua ferocia: responsabile reo confesso dell’assassinio del magistrato Doğan Öz e del massacro di Bahçelievler, quando nel 1978 trucidò sette giovani studenti appartenenti al Partito dei Lavoratori, Haluk Kırcı fu condannato sette volte alla pena capitale ma è vivo e vegeto ed entra ed esce di prigione più o meno quando gli pare…
Invece il giovanissimo studente di sinistra Erdal Eren, che nel 1980 aveva 17 anni, fu arrestato con l’accusa di aver ucciso un soldato nel corso di un conflitto a fuoco e nel giro di un mese – durante il quale subì pesanti torture in carcere - fu condannato a morte, benchè non ci fosse nessuna prova a suo carico, anzi, il soldato era stato probabilmente ucciso dal “fuoco amico”…
Erdal Eren fu impiccato ad Ankara il 13 dicembre del 1980.
"Erdal è uscito dalla nostra casa di Ankara la mattina del 2 febbraio 1980 e non è mai più tornato". Erkan ha dichiarato che il fratello è stato giustiziato per un reato che non ha commesso."Hanno detto che aveva ucciso un militare nel corso di un confltto a fuoco. I militari venivano verso di lui ma hanno detto che Erdal aveva colpito il miliare alla schiena. L'autopsia ha rivelato che il soldato era stato colpito alla schiena, da distanza ravicinata, quindi non poteva essere stato Erdal dato che i militari non gli voltavano le spalle. Dopo che mio fratello è uscito di casa, lo abbiamo potuto vedere solo poche volte durante il processo. Nei primi tempi in carcere il suo morale era buono, chiedeva libri e fiori. Quando poi però il carcere di Mamak è passato alla gestione militare, dopo il golpe, potevamo vedere i segni delle pesanti torture che gli infliggevano".
Erkan ricorda come il processo che si è concluso con la condanna a morte sia durato un mese. Il tribunale non ha preso in considerazione nessuna delle prove presentate dagli avvocati della difesa. Continua Erkan: "Lo hanno giudicato in un mese e mezzo, in non più di tre udienze. La Corte di Appello ha annullato due volte la sentenza ma poi, alla fine, è stata convalidata. E' stato giustiziato. Era minorenne. Non hanno nemmeno voluto accertare la sua vera età. A quell'epoca cercavano un capro espiatorio. Abbiamo saputo dell'esecuzione dalla radio, volevano seppellirlo nel cimitero dei senza nome".
"Il processo di Erdal non aveva nessuna validità dal punto di vista legale. Vorrei che lo stato ci chiedesse scusa. Ma al contrario, per anni il fatto di essere la famiglia di Erdal ci ha creato problemi. Venivamo pedinati di nascosto. Recentemente stavamo per avere una commessa dal ministero degli Affari Esteri ma alla fine non hanno dato il permesso perchè si sono accorti che sono il fratello di Erdal Eren. 27 anni dopo mi trovo ancora davanti ad alcuni ostacoli."
Erkan, dopo aver ricordato che il padre ebbe un infarto alla notizia dell'esecuzione, ha continuato: " Mio padre soffrì molto per la morte di mio fratello ed è morto tre anni dopo aver avuto l'infarto. Mia madre, in modo strano, è stata investita da un veicolo militare mentre attraversava la strada. Ne porta ancora oggi le conseguenze. Soffre ed è triste da anni. Credo si debbano portare davanti ad un tribunale quelli che, in quel periodo, ci hanno fatto vivere cose al di fuori del diritto. Ma non sono molto fiducioso che una cosa simile possa accadere. Li hanno messi sotto protezione con una serie di leggi. Sinceramente mi aspetto che lo stato chieda scusa alla vittime"
(da un articolo di Mesut Hasan Benli pubblicato su “Radikal” del 12 settembre 2007, tradotto da Fabio Salomoni per Osservatorio Balcani e Caucaso)