En las puntas del Queguay
Cerquita del Salsipuedes
Una cita está esperando,
Una cita con la muerte.
Hay olfato en los caciques
Que no fueron al llamado,
Sepé, Vencol, Polidoro,
Presintieron algo raro.
Aquellos que concurrieron
Todos juntos y cercados
Hacia la historia más negra
Sus almas están volando.
Las mujeres con sus hijos
Sobre los montes, a un lado.
Luego allá en Montevideo,
Como perros al Reparto.
La violencia trae violencia,
Nada conduce a la luz,
Y Bernabé paga todo
En Yacaré Cururú.
Cerquita del Salsipuedes
Una cita está esperando,
Una cita con la muerte.
Hay olfato en los caciques
Que no fueron al llamado,
Sepé, Vencol, Polidoro,
Presintieron algo raro.
Aquellos que concurrieron
Todos juntos y cercados
Hacia la historia más negra
Sus almas están volando.
Las mujeres con sus hijos
Sobre los montes, a un lado.
Luego allá en Montevideo,
Como perros al Reparto.
La violencia trae violencia,
Nada conduce a la luz,
Y Bernabé paga todo
En Yacaré Cururú.
inviata da Bernart - 24/4/2013 - 14:30
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Musica di Alan Gomes
Testo trovato su Los Charrúas del Uruguay (dove il brano può anche essere ascoltato)
Così il generale ormai diventato presidente, sfruttando subdolamente il rispetto di cui godeva presso alcuni capi indigeni, risalente ai tempi delle grandi battaglie contro i diversi occupanti, convinse molti di questi a sedersi ad un tavolo per discutere dei loro problemi e del ruolo che avrebbero avuto nel nuovo Stato.
Alla riunione, convocata l’11 aprile 1831 nei pressi di Tacuarembó, lungo le sponde del fiume Salsipuedes, erano presenti centinaia di nativi charrúas con le loro famiglie. Nel corso dell’incontro, ad un segnale dello zio, Bernabé Rivera fece circondare gli ospiti da un migliaio di soldati e cominciò la mattanza al termine della quale il bilancio fu di 40 charrúas uccisi e più di 300 fatti prigionieri. Donne e bambini furono dati come schiavi a famiglie criollas di Montevideo, molti uomini furono venduti ad un mercante francese che li portò a Parigi per farli esibire nei circhi e nelle fiere. Tutti morirono in prigionia. Contro i pochi che riuscirono a sottrarsi alla carneficina e alla cattura negli anni successivi venne scatenata una vera e propria guerra di sterminio di cui protagonista assoluto fu il solito Bernabé. Ebbro di tutto il sangue indigeno che versava al suo passaggio, il feroce e sadico nipote del presidente Fructuoso Rivera dimenticò ogni prudenza e nel giugno del 1832 cadde in un’imboscata, fu catturato e quindi trucidato a colpi di lancia.
Per molto tempo, e purtroppo ancora oggi, l’intellighenzia uruguaya ha cercato di minimizzare l’episodio di Salsipuedes e la persecuzione contro i nativi condotta dai vertici della neonata Repubblica e di relativizzare l’importanza storica del popolo e della cultura dei charrúas, visti come barbari che si opponevano ai “valori nazionali” e all’inevitabile “civilizzazione”…
Così, per esempio, ebbe a dichiarare sul tema, non molto tempo fa, l’ex presidente dell’Uruguay Julio María Sanguinetti:
Spesso quelli che vengono salutati come “eroi” o “salvatori” o “padri” della Patria non sono che dei luridi assassini di massa…
Spesso le Storie pur gloriose dei processi di Indipendenza e di Liberazione e di Rivoluzione devono fare i conti coi fiumi di sangue innocente versato…
L’unica certezza e consolazione, seppur magra, è che Todo está clavado en la memoria, espina de la vida y de la historia... Todo está cargado en la memoria, arma de la vida y de la historia.
(fonti: es.wikipedia; Los Charrúas del Uruguay)