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Lola, la última chamán selk´nam

Cecilia Gauna
Lingua: Spagnolo


Lista delle versioni e commenti


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(September 29th)


‎[2010]‎
Parole di Cecilia Gauna
Musica di Cecilia Gauna, Mariano Agustín Fernández e Juan Pablo Ferreyra
Dall’abum “Aliento”‎

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‎‎

Un disco questo interamente dedicato ai popoli nativi argentini, in gran parte sterminati tra la fine ‎dell’800 e l’inizio del secolo successivo.‎

Questa canzone, in particolare, è dedicata a ‎‎Lola Kiepja, nata chissà in che anno nella seconda ‎metà dell’800 e morta in Terra del Fuoco nel 1966, l’ultima sciamana del popolo ‎‎Selk’nam (Onas) e una degli ultimi sopravvissuti di ‎quell’etnia, estintasi completamente nel 1974 con la morte dell’ultima sua rappresentante in ‎purezza, Ángela Loij.‎

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‎Il volto di Lola ‎Kiepja sulla copertina di un disco della Folkways contenente le registrazioni dei suoi canti ‎raccolte dall’antropologa franco-statunitense Anne ‎Chapman (1922-2010).‎

Il volto di Lola ‎Kiepja sulla copertina di un disco della Folkways contenente le registrazioni dei suoi canti ‎raccolte dall’antropologa franco-statunitense Anne ‎Chapman (1922-2010).‎


I Selk’nam (chiamati anche Onas, nella lingua yagán dei nativi tehuelches) erano un popolo nomade ‎di cacciatori-raccoglitori che abitava la Isla Grande della Terra del Fuoco, a sud dello Stretto di ‎Magellano.‎

Bambini ‎selk’nam, 1898 circa.‎
Bambini ‎selk’nam, 1898 circa.‎



I primi contatti con gli occidentali risalgono proprio alla spedizione di Magellano del 1520, ma in ‎seguito furono molto sporadici. Però a partire dagli ultimi decenni dell’800 anche quelle terre ‎inospitali cominciarono a fare gola ai bianchi i quali, fattasi al solito aprire la strada con la croce ‎‎(missionari salesiani, in questo caso), si fecero poi largo non più a fil di spada, come i loro ‎predecessori, ma direttamente coi Winchester a ripetizione usati con successo sui nativi da punta a ‎punta, dalla Terra del Fuoco fino all’Alaska.‎
I Selk’nam non erano molti (4-5.000 individui stimati intorno al 1880) ma erano alti, forti, abili nel ‎tiro con l’arco. ‎
Nel 1881 il governo cileno rilasciò le prime concessioni per l’allevamento e lo sfruttamento ‎minerario (oro). ‎
Tra croci, fucili e malattie non ci volle molto ad annientare i poveri Selk’nam. ‎
La febbre dell’oro portò in Isla Grande molti avventurieri privi di scrupoli, benedetti dai missionari ‎‎(anche se non da tutti, qualcuno provò ad opporsi ma senza esito) e dal governo. ‎
I Selk’nam provarono a difendersi e ciò diede il via al loro massacro sistematico.‎
Particolarmente attivo fu in questo senso l’ingegnere di origine rumena Julio Popper. Viaggiatore, ‎esploratore, avventuriero, Popper giunse in Patagonia nel 1887 con le carte di concessione per lo ‎sfruttamento di un giacimento aurifero ma, messo su un piccolo esercito di mercenari, preferì ‎dedicarsi fin da subito alla caccia all’indigeno e alla collezione dei manufatti sottratti alle sue ‎vittime. Fu lui stesso a documentare fotograficamente le sue “imprese”, facendone un album che ‎regalò al presidente argentino Celman (che ringraziò commosso):‎








Sono foto agghiaccianti che me ne hanno ricordate altre, tipo questa:‎

A caccia di ebrei, Ivangorod, Ucraina, 1942.‎
A caccia di ebrei, Ivangorod, Ucraina, 1942.‎



E Popper – il quale, tra parentesi, era di fede ebraica - non fu il solo a dedicarsi quasi a tempo pieno ‎a massacri e razzie. I metodi furono dai più classici ai più diabolici: in uno dei primi episodi, presso ‎la Playa de Springhill, in un anno imprecisato della prima decade del 900, i coloni imbottirono di ‎veleno un cetaceo spiaggiato o forse ucciso per l’occasione. I Selk’nam, ghiotti della carne di ‎balena, banchettarono: ne morirono oltre 500. In un’altra occasione, un avventuriero di nome ‎Maclennan invitò una tribù ad una festa per siglare un accordo di pace, fece ubriacare tutti gli ‎indigeni presenti e poi li fece fucilare dai suoi uomini: 300 morti…‎
Davvero non ci misero molto a far piazza pulita di qualche migliaio di nativi…‎




Alla fine, rimasti in poche centinaia (erano gli ultimi anni dell’800, la mattanza era iniziata solo ‎‎10/15 anni prima), i Selk’nam furono deportati in un campo presso una missione installata sull’isola ‎di Dawson (la stessa dove alcuni decenni più tardi finì gran parte degli oppositori al regime di ‎Pinochet) dove per le malattie contratte morirono in oltre 1.500…‎

Il genocidio era compiuto. ‎
I selvaggi erano stati annientati. ‎
La civiltà aveva ancora una volta trionfato.‎

‎(fonte: es.wikipedia)
‎¿Es destino de los hombres perecer?‎
‎¿Es el sino de los pueblos olvidar? ‎
‎¿Es designio de la carne corromper? ‎
‎¿Es camino de las almas retornar?‎

‎¿Es destino de los buenos insistir? ‎
‎¿Es el sino de los malos no cambiar? ‎
‎¿Es designio de los fuertes conquistar? ‎
‎¿Es camino de los justos condenar?‎

Lola, la tierra está tan fría, ‎
los fuegos se apagaron. ‎
Cuatro cielos que no brillan.‎
Lola, la luna está tan roja, ‎
una mujer sedienta y fugitiva que nos mira

‎¿Es destino de la muerte no perder?‎
‎¿Es el sino de la herida no cerrar?‎
‎¿Es designio de la historia repetir?‎
‎¿Es camino de la vida continuar?‎

‎¿Es destino de los pobres perdonar?‎
‎¿Es el sino de los sueños no ser más?‎
‎¿Es designio de nosotros no saber?‎
Es camino de tu canto iluminar.‎

Lola, la tierra está tan fría, ‎
los fuegos se apagaron. ‎
Cuatro cielos que no brillan.‎
Lola, la luna está tan roja, ‎
una mujer sedienta y fugitiva que nos mira

Y sin embargo el sol, ‎
el sol quiere volver para escuchar tu canto cada amanecer.‎

Yóroheu, yóroheu, yóroheu (*)…‎

inviata da Bernart - 4/4/2013 - 14:48


Nota: “yóroheu”, parola di origine selk’nam / ona (la lingua era di ceppo chon) che significa ‎‎“amanecer”, “alba”. Alla fine del brano può ascoltarsi proprio la voce della sciamana selk’nam Lola ‎Kiepja pronunciare la parola in uno dei canti, quasi un mantra, raccolti da Anne Chapman nei primi ‎anni 60.‎




Quei canti fanno oggi parte di due dischi editi dalla Folkways, “Selk'nam (Ona) Chants of Tierra del ‎Fuego, Argentina” (1972) e “Selk'nam Chants of Tierra del Fuego, Argentina, Vol. 2” (1977)‎

Bernart - 4/4/2013 - 14:48


“Fin de un mundo: ‎los selknam de Tierra del Fuego”, liberamente scaricabile, integrale in spagnolo, la celebre ‎opera dell’antropologa franco-statunitense Anne Chapman.‎

Bernart - 4/4/2013 - 15:29




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