Lingua   

Tina

Gasparazzo
Lingua: Italiano


Gasparazzo

Lista delle versioni e commenti


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Tina
(Stefano "Cisco" Bellotti)
Tina
(Massimo Bubola)
Tine
(Jaio Sommarti)


[2012]

Album :Obiettivo sensibile

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tina modotti weston


Liberamente ispirato alla vita di Tina Modotti ed al libro di Pino Cacucci che ne narra l'arte, gli amori e l'attivismo. Un brano senza compromessi, essenziale, funzionale alle parole per la bellissima Tina.


Le canzoni dedicate a Tina Modotti:

Polvere e viole di Chiara Riondino
Tina di Massimo Bubola
Tina di Stefano "Cisco" Bellotti
Tine di Jaio Sommarti
Preghiera per Tina di Marco Cinque
Tina dei Gasparazzo
Tina di Tosca

Tina sorella non dormi
l’erba incolta tutt’intorno
si unisce al silenzio

sulla tomba de dolores
la tua anima di rosa
alzò lo sguardo e sorrise
come ai tempi della reflex

dall’ obiettivo
catturavi volti scavati dalla povertà
ed emozioni di una terra
polverosa di rivoluzione

Tina sorella non dormi
nella foto eri nuda
bellezza sposata all’arte

eri esca da pescecani
non ti arrendevi
eterna linfa vitale
della terra e del mare

e senza confini
come un ape di fiore in fiore viaggiavi

Tina dagli occhi tristi
vivevi il dolore
manifestando gioie e passioni
e facevi innamorare
con i tuoi modi di fare

e l’innocenza tua fragile candore
per il popolo sempre a disposizione
dal Messico alla Spagna
per lottare contro le dittature

e senza confini
come un ape di fiore in fiore viaggiavi

Tina sorella non dormi
inizia una dolce poesia
da Pablo Neruda

in memoria alla tua vita
Diego Rivera sugli affreschi di Chapingo
dipinse La tierra

e tu protagonista
da principessa della luna
eri vestita...

inviata da adriana - 20/3/2013 - 17:53


«Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l'ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella.
La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua:
ti sei messa una nuova veste di semente profonda
e il tuo soave silenzio si colma di radici.
Non dormirai invano, sorella.
Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita:
di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma,
d'acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea,
la tua delicata struttura.
Lo sciacallo sul gioiello del tuo corpo addormentato
ancora protende la penna e l'anima insanguinata
come se tu potessi, sorella, risollevarti
e sorridere sopra il fango.
Nella mia patria ti porto perché non ti tocchino,
nella mia patria di neve perché alla tua purezza
non arrivi l'assassino, né lo sciacallo, né il venduto:
laggiù starai in pace.
Lo senti quel passo, un passo pieno di passi, qualcosa
di grandioso che viene dalla steppa, dal Don, dal freddo?
Lo senti quel passo fiero di soldato sulla neve?
Sorella, sono i tuoi passi.
Verranno un giorno sulla tua piccola tomba
prima che le rose di ieri si disperdano,
verranno a vedere quelli d'una volta, domani,
là dove sta bruciando il tuo silenzio.
Un mondo marcia verso il luogo dove tu andavi, sorella.
Avanzano ogni giorni i canti della tua bocca
nella bocca del popolo glorioso che tu amavi.
Valoroso era il tuo cuore.
Nelle vecchie cucine della tua patria, nelle strade
polverose, qualcosa si mormora e passa,
qualcosa torna alla fiamma del tuo adorato popolo,
qualcosa si desta e canta.
Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,
quelli che da tutte le parti, dall'acqua, dalla terra,
col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo.
Perché il fuoco non muore.»


(Pablo Neruda, 5 gennaio 1942, epitaffio a Tina Modotti)

Flavio Poltronieri - 5/1/2019 - 16:30




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