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Sit dit af

Johannes Kerkorrel
Lingua: Afrikaans


Johannes Kerkorrel

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eetkreef
[1989]
Lyrics and music: Johannes Kerkorrel
Testo e musica: Johannes Kerkorrel
Album: Johannes Kerkorrel en die Gereformeerde Blues Band, Eet Kreef

kerkorrel


Johannes Kerkorrel e il Movimento Voëlvry
di Riccardo Venturi

Nella sezione anti-apartheid di questo sito siamo abituati ad avere canzoni in inglese e nelle varie lingue sudafricane; con Johannes Kerkorrel siamo qui a riparare un torto, perché ci sono stati anche degli Afrikaners (o dei “boeri”, come li si chiamava un tempo) che si sono opposti all'apartheid. Anche in musica. Non è, forse, facilmente immaginabile; gli Afrikaners bianchi sono sempre stati generalmente percepiti come sostenitori monolitici del regime di segregazione razziale che si ebbe in Sudafrica fino ai primi anni '90. Eppure, non era così e un sito come questo ha il dovere di darne preciso conto per quanto riguarda la musica e le canzoni.

Ralph John Rabie, nato a Johannesburg il 27 marzo 1960, lavorava come giornalista presso il settimanale in lingua afrikaans Rapport. Nel 1986, all'apogeo del regime segregazionista con il governo del National Party guidato dal presidente Pieter Willem Botha (noto semplicemente come “PW”, in afrikaans pe-we), Rabie cominciò ad esibirsi come cabarettista con il nome d'arte di “Johannes Kerkorrel”. Kerkorrel significa “organo da chiesa” in afrikaans; ai vari festival cui partecipava si occupava principalmente di temi politici in maniera sempre più spregiudicata e senza peli sulla lingua. Questo gli costò il licenziamento dalla rivista in cui lavorava come giornalista: nel 1987, Rapport gli presentò la classica “letterina” perché in una sua performance aveva utilizzato delle citazioni di discorsi del presidente Botha. Rabie decise quindi di dedicarsi a tempo pieno alla musica, fondando assieme al cantautore Koos Kombuis (il cui solenne e vero nome d'antico fuggiasco Ugonotto è André Le Roux du Toit; lo pseudonimo, assai meno solenne, significa qualcosa come “orinale in cucina”; questo perché l'anagramma di “Le Toit” è “toilet”) un gruppo che fu chiamato Johannes Kerkorrel en de Gereformeerde Blues Band. Un nome che era uno schiaffo: l' “organo da chiesa” si univa alla “blues band Riformata”, un preciso riferimento alla Gereformeerde Kerk, la Chiesa Riformata Olandese predominante tra gli Afrikaners e da sempre favorevole alla segregazione razziale (nonché, tout court, razzista anche in parecchie sue posizioni “dottrinali”). Ben presto, Kerkorrel e la sua band divennero punti di riferimento per la nuova generazione di Afrikaners che cominciava ad avere, almeno in parte, punti di vista non omologati.

PW Botha.
PW Botha.
Nel 1989, Kerkorrel e la sua band pubblicarono l'album Eet Kreef (“Mangia aragosta”) per la casa discografica Shifty Records, ora scomparsa. E', letteralmente, l'inizio della canzone di protesta anti-apartheid in lingua afrikaans. Il risultato è immediato: tutte le canzoni che vi sono contenute, dalla prima all'ultima, vengono censurate e proibite dalla South African Broadcasting Corporation, la radio di stato che era portavoce del governo segregazionista. E' l'album da cui proviene questa canzone, che pare provocò in Sudafrica più danni della grandine al presidente Botha. Vi si parla, semplicemente, di spegnere la TV quando vi si vede la sua brutta faccia; qualcosa di ammissibile (ancorché comunque proibito...) se a dirlo era un africano, ma bianchi e afrikaners di pura razza addirittura... Sembra pure che parecchi bambini e ragazzi, quando in casa vedevano il faccione di Botha alla tv, usassero intonare immediatamente il ritornello “sit dit af, sit dit af” (“spegnila, spegnila”), tanto più che nella canzone si nomina espressamente anche l'altro Botha del governo, il minitro degli esteri Roelof "Pik" Botha (che non aveva comunque alcuna relazione di parentela col presidente). Non molto tempo dopo, furono il presidente Botha e l'intero apartheid ad essere spenti.

L'album fu un successo senza precedenti nonostante tutte le censure possibili ricevute dal regime (o, forse, proprio per questo). Kerkorrel e la band cominciarono un giro interminabile di tour in campus scolastici e universitari e in festival artistici; il tour fu chiamato Voëlvry, che in afrikaans significa “uccello libero”, ma che comunemente si usa nel senso del nostro “uccel di bosco”: bandito, fuorilegge. La controversa reinvenzione che Kerkorrel fece della musica pop divenne quindi nota come “Movimento Voëlvry”.

Dopo il tour, però, le cose per Kerkorrel si fecero difficili; il successo enorme che aveva avuto lo aveva esposto a rappresaglie assai pericolose. Nel 1990 visitò Amsterdam e il brano Hillbrow divenne immediatamente un hit sia nei Paesi Bassi che in Belgio (si ricordi che la lingua afrikaans è una derivazione del neerlandese, una specie di “olandese disossato”, e quindi facilmente compresa in quei due paesi).

Con la fine dell'apartheid, Kerkorrel (ed anche Kombuis) divennero critici anche nei confronti del nuovo Sudafrica e dei suoi problemi; si conosce senz'altro l'apartheid, ma assai poco quel che è venuto dopo e che continua anche ai giorni nostri. Sposato con un figlio, Kerkorrel si era separato per andare a vivere assieme al suo compagno di lunga data. Dopo l'ultimo suo tour di successo, per motivi mai chiariti si uccise impiccandosi nella sua casa di Kleinmond, il 12 novembre 2002.
Die ander dag joe voel ek lam
Ek wou ’n klein bietjie ontspan
En ’n boer maak ’n plan
Ek sit my TV set toe aan
Jy sal nie glo wat ek sien
Op my TV screen

Dit was ‘n nare gesig
Dit het my heelternal ontstig
Dit was ’n moerse klug
Dit was PW se gesig
En langs hom staan oom Pik
Wel ek dog ek gaan verstik

Sit dit af, sit dit af
sit dit af, sit dit af
sit dit af, sit dit af
want dis ’n helse straf

Ek strap kombuis toe kry ’n bier
skakel oor na TV4
o my gots wat het ons hier
wat my TV screen ontsier
is daar nêrens om te vlug
van daai man se mooi gesig

Met sy vinger in die lug
Gaan hy my lewe net ontwrig
In die programme in die lug
Sien jy net PW se gesig
Ek vat jou nou ’n wet
Al die bure het M-Net!

Sit dit af, sit dit af
sit dit af, sit dit af
sit dit af, sit dit af
want dis ’n helse straf

O, ek sê jou dis finaal,
Voor julle my kom haal
En ek met al my verstand
In die gestig beland
As daar iets is wat my kwel
Is dit my TV stel

Sit dit af, sit dit af
sit dit af, sit dit af
sit dit af, sit dit af
want dis ’n helse straf.

inviata da Riccardo Venturi - 10/12/2012 - 02:06



Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
10 dicembre 2012

Si vedano le Note alla traduzione.
SPEGNILA!

L'altro giorno mi sentivo giù,
volevo rilassarmi un po'
da buon boero ho preso una decisione 1
e ho acceso la tivvù.
Non crederete a quel che ho visto
in onda sullo schermo

Era una visione sgradevole
che mi ha fatto sobbalzare,
una enorme buffonata,
era la faccia di PW. 2
Accanto a lui c'era zio Pik, 3
ho pensato di soffocare.

Spegnila, spegnila,
spegnila, spegnila,
spegnila, spegnila,
è una punizione troppo dura!

Sono andato in cucina a farmi una birra
e ho acceso Retequattro 4
oh mio Dio, e cosa c'era
a sporcarmi la tivvù?
Non si può scappare da nessuna parte
dalla facciazza di quel bell'uomo

Con il suo dito per l'aria
mi rovina proprio la vita,
nei programmi che vanno in onda
non si vede altro che la faccia di PW.
E ora scommetto
che tutti i vicini hanno M-Net. 5

Spegnila, spegnila,
spegnila, spegnila,
spegnila, spegnila,
è una punizione troppo dura!

Ve lo dico una volta per tutte:
prima che veniate a prendermi
e prima che in piena facoltà
mi rinchiudiate in manicomio,
c'è una cosa che mi fa incazzare:
è la televisione!

Spegnila, spegnila,
spegnila, spegnila,
spegnila, spegnila,
è una punizione troppo dura!
NOTE alla traduzione

[1] Traduco così alla bell'e meglio. Nell'originale si riprende un noto detto in afrikaans, per cui en boer maak 'n plan che significa: “un contadino prende una decisione”, cioè sa sempre cosa fare per il suo interesse. E' praticamente il “motto” degli afrikaners: si ricordi che il termine “boero”, con cui li si indica, è la resa proprio di boer (che è la stessa parola del tedesco Bauer). Un'estensione del detto è: en boer maak 'n plan, en Engelsman maak twee, che sottolinea la doppiezza degli inglesi (“un boero ha un solo piano, un inglese ne ha due”).

[2] Pieter Willem “PW” Botha, nato a Telegraaf (distretto di Paul Roux) il 12 gennaio 1916 e morto a Wilderness il 31 ottobre 2006, è stato praticamente ogni cosa in Sudafrica fino al 15 agosto 1989, quando rassegnò le dimissioni. Ministro della difesa, primo ministro e infine presidente del Sudafrica. Fu detto “die groote krokodill” (il grande coccodrillo). Razzista, nazionalista, fautore dell'apartheid, anticomunista feroce; ma è ricordato anche come l'iniziatore delle prime riforme “moderate”. In gioventù, però, aveva fatto parte dell'organizzazione detta Ossewabrandwag, di stampo decisamente nazista, e della quale era stato un leader. Se ne andò, ufficialmente per motivi di salute, il 15 agosto 1989 quando fu sostituito da Frederik Willem de Klerk (il quale fece liberare Nelson Mandela ed avviò il funerale dell'apartheid).

[3] Roelof Willem Botha, nato il 27 aprile 1932 a Rustenburg nel Transvaal, non è in alcun modo imparentato con “PW”. Il soprannome “Pik” gli proviene dal termine afrikaans per “pinguino”, pikkewyn: in effetti, il suo aspetto lo ricordava parecchio, specialmente quando indossava il frac in occasioni ufficiali. Ministro degli esteri sotto il governo del suo omonimo, al suo contrario era considerato un “liberale”: fautore della liberazione di Nelson Mandela, fu effettivamente l'autore dei negoziati e dei trattati di pace che posero fine alla guerra con l'Angola (in quell'occasione pose formalmente fine anche allo stato di belligeranza tra il Sudafrica e Cuba). Nel 1988 fu sempre lui che ratificò l'indipendenza della Namibia dopo anni di occupazione sudafricana. Accadde in questa circostanza un episodio incredibile: dovendosi recare a New York per ratificare il trattato di indipendenza, “Pik” Botha e la delegazione sudafricana avevano prenotato il volo Pan Am 103 via Londra. La prenotazione fu però cancellata in favore di un volo che partiva prima; Botha e la sua delegazione scamparono così all'attentato di Lockerbie, nel quale tutti i passeggeri del volo Pan Am 103 perirono. “Pik” Botha fu poi ministro delle miniere e dell'energia nel primo governo sudafricano post-apartheid, con Mandela presidente. In seguito entrò addirittura nell'African National Congress, di cui fa ancora parte. E' padre del musicista rock Piet Botha, e nonno di Roelof Botha, il fondatore di PayPal. Nel testo è detto oom Pik "zio Pik", ma il termine oom è intraducibile. E' l'appellativo che si dà, ora affettuosamente, ora con rispetto, ora ironicamente, ora con tutta una serie infinita di sfumature, alle persone di una certa età. Persino il leader politico storico e condottiero dei boeri è detto normalmente oom Kruger.

[4] TV-4 era la rete della TV di Stato sudafricana interamente in lingua afrikaans e allineata su posizioni rigidamente filogovernative. Non ho resistito a non tradurla “Retequattro”; in fondo quello vuol dire...

[5] M-Net, aperta nel 1986, è stata invece la prima TV privata sudafricana. Trasmetteva a pagamento, ma il governo le aveva concesso un'ora al giorno di trasmissione libera, non criptata. Nei suoi primi tempi si fece notare per il suo giornalismo investigativo assai libero e coraggioso, che mise tra l'altro in luce molte questioni relative ai diritti umani. Il suo successo fu, naturalmente, clamoroso; percepita come voce libera, sostituì praticamente la squalificata tv pubblica ed è qui nominata proprio in questo senso nella canzone. Ora l'ha comprata Rupert Murdoch.

10/12/2012 - 03:45


Ora che la canzone è commentata, tradotta e annotata non posso fare a meno di una piccola nota. D'accordo, il Sudafrica, l'apartheid e tutto il resto. Ma leggendola e ascoltandola, non vi è venuto in mente qualcuno? A me sì. Naturalmente non dirò chi sia questo qualcuno, dato che si è ritirato recentemente dalla politica attiva. No? Non è così? Sono rimasto indietro, forse...?

Riccardo Venturi - 10/12/2012 - 04:30




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