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Retirada

Charles Farreny
Lingua: Francese



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Argelès-sur-Mer
(Antonio Resines)


‎[2000]‎
Charles Farreny con suo padre all'Omaggio alle vittime del franchismo al Congresso dei Deputati, nel 2003
Charles Farreny con suo padre all'Omaggio alle vittime del franchismo al Congresso dei Deputati, nel 2003


Canzone scritta da un discendente di repubblicani spagnoli rifugiatisi in Francia nel 1939 e curatore ‎del sito Espagne Au Cœur.‎
Sull’argomento dei rifugiati dopo la sconfitta del campo repubblicano nella guerra di Spagna si ‎vedano anche, per esempio, Camí de l’exili, En Coulliure e Argelès-sur-Mer, quest’ultima insieme a tutte le ‎canzoni dalla “Cantata del exilio - ¿Cuándo volveremos a Sevilla?" di Antonio Gómez e Antonio ‎Resines.‎

“Tra febbraio e marzo del 1939 l’ambasciata messicana in Francia forniva la cifra di ‎‎527.843 rifugiati politici spagnoli, solo fra quelli ufficialmente registrati. Ad eccezione dei pochi ‎che possedevano un passaporto diplomatico, la maggior parte finì nei campi di concentramento ‎creati dal governo francese: Agde, San Cyprien, Barcares, Argelès-sur-Mer, Mazeres, Septfonds, il ‎forte di Collioure e molti altri. Senza assistenza, con la sconfitta impressa nelle carni, affamati ed ‎ammalati, questi uomini e donne – comunisti, socialisti, anarchici, repubblicani, militanti del ‎POUM o senza affiliazione partitica – parteciparono [fin da subito e poi dopo, nella Francia ‎occupata, ndr] alle organizzazioni clandestine pro rifugiati, oppure si arruolarono nella legione ‎straniera o nell’esercito regolare, o entrarono a far parte dei maquis, le bande partigiane francesi, ‎o finirono internati ed ammazzati nei campi di sterminio nazisti…
Il loro ricordo è la nostra Storia.”


Testimonianza di Eduardo Pons Prades.
“Quei campi non erano altro che distese di sabbia spazzate dal vento, circondate da filo ‎spinato e sorvegliate da truppe coloniali, dove fummo trattati peggio delle bestie. Ma noialtri, ‎rabbiosamente determinati a resistere, organizzammo l’assistenza sanitaria e il vettovagliamento, ‎così come creammo gruppi teatrali e squadre sportive, scuole e biblioteche…”

‎(dai contenuti del disco “Cantata del exilio - ¿Cuándo volveremos a Sevilla?")‎
Quand vous êtes arrivés
Ils n' vous attendaient pas
Ils auraient préféré
Vous voir rester là-bas.‎

Ils vous ont rassemblés ‎
Sans abri sur la plage
Derrièr’ des barbelés
Tout près des marécages.‎

C’était en février
Mill’ neuf cent trente neuf
Il valait pas bézef
Ce monsieur Daladier.‎

La pluie glace l’espoir
Le froid mord et vous pique
Et l’eau saumâtre à boire
Qui vous fout la colique.‎

Loin des siens le moral
Sombre, les jours défilent
Et les plaies guériss’nt mal
Quand on est en exil.‎

C’était y a soixante ans
Ici en Roussillon
Ca s’appelait comment ?‎
Camp de concentration.‎

C’est aujourd’hui papa
Tes quatre-vingts printemps
On est tous avec toi
Espagnols catalans.‎

inviata da Dead End - 3/10/2012 - 14:30




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