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Guantanamo Guantanamera

Marco Cinque
Lingua: Italiano


Marco Cinque

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Guantanamo
Lettura musicata dal concerto poetico "SignorNò", nell'ambito della rassegna "Diritti in versi", realizzata in 3 date presso l'auditorium della scuola n° 3 di Alghero; al Vecchio Mulino di Sassari e al Centro Sociale di Ploaghe. Rassegna coordinata da Margherita Serra e a cui hano partecipato Marco Cinque (testi, voce e fiati etnici), Maurizio Carbone (percussioni), Mariano Melis (chitarre) e Patrizia Ribelli (voce narrante). Le manifestazioni sono state realizzate grazie alla disponibilità di Andrea Scotto, Giovanni Salis e Giovannella Meazza
Voli segreti
cappucci legati
volti nascosti
polsi serrati
in gabbie per polli
vestiti d’arancio
bersagli sicuri
al sole straniero
tra polvere arsa
tributi all’inganno
sbocciati in galera

guantanamo, guantanamera
guantanamera non canti più

è notte sul mondo
perduto dei vinti
un nuovo Sansone
avvolto di stelle
fasciato di strisce
digrigna un sorriso
dai denti di fuoco
la lingua biforca
tra borsa e petrolio
sul petto una stella di latta
spacciata per vera

guantanamo, guantanamera
guantanamera non canti più

schiavi globali
in pegno alla gloria
tortura reclama
la mia sicurezza
la storia uno specchio
di nebbia artefatta
nell’odio che arde
vulcanica brezza
di acqua marcita
di terra sfregiata
di sale negli occhi
di arcani rintocchi
sull’ultima sera

guantanamo, guantanamera
guantanamera non canti più

alzatevi adesso
toglietevi i guanti
aprite le sbarre
spezzate catene
spogliate divise
coscienze obiettate
rendete le armi
al dio di vendetta
e nuvole rosse
intrise nel sangue
tacete al domani
chi oggi dispera

guantanamo, guantanamera
guantanamera non canti più

guardami, guardami:

sono la fotografia del mostro che hai custodito nel tuo Olimpo
sono il buco nello stomaco della tua pancia piena
sono l’arteria che pompa l’oblio suicida nel tuo petto
sono i capelli concimati da pensieri sfatti e putrescenti
sono il volto sfigurato della ragione
un cane che abbaia senza voce
un lutto che bestemmia la sua nascita
un iracondo soffocato nel silenzio
e sogni e diritti come zavorra
per fottermi in questa prigione
di virtù e democrazia

sono una maschera di cera che piange e piange di sé
l’orrore di un incubo che s’avvera

guantanamo, guantanamera
guantanamera non canti più.

inviata da DonQuijote82 - 27/9/2012 - 09:51




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