La guerra è finita, mia cara Giulietta,
abbiamo spezzato le reni al nemico,
l' abbiamo distrutto con colpi d' acetta,
l' abbiamo ridotto che non te lo dico...
La guerra è finita, ma siamo alla pari,
non so chi ha perduto di più in questa fogna,
se il vento d' Oriente e i suoi quattro compari
oppure per sempre la nostra vergogna...
La guerra è finita in coriandoli aguzzi
per un carnevale di maschere oscene
che sfilano adesso tra i lazzi e gli spruzzi
di gente che ha perso la faccia per bene...
La guerra è finita e ora torno ai tuoi occhi
che han pianto l' assenza e la nulla difesa,
ti sono annunciate da cupi rintocchi
un' aspra vittoria e un' inutile resa.
Cara Giulietta, mai più quelli di prima
noi potremo tornare...di me ho perso la stima,
l' ho lasciata in battaglia
per un uomo che ho ucciso...
abbiamo spezzato le reni al nemico,
l' abbiamo distrutto con colpi d' acetta,
l' abbiamo ridotto che non te lo dico...
La guerra è finita, ma siamo alla pari,
non so chi ha perduto di più in questa fogna,
se il vento d' Oriente e i suoi quattro compari
oppure per sempre la nostra vergogna...
La guerra è finita in coriandoli aguzzi
per un carnevale di maschere oscene
che sfilano adesso tra i lazzi e gli spruzzi
di gente che ha perso la faccia per bene...
La guerra è finita e ora torno ai tuoi occhi
che han pianto l' assenza e la nulla difesa,
ti sono annunciate da cupi rintocchi
un' aspra vittoria e un' inutile resa.
Cara Giulietta, mai più quelli di prima
noi potremo tornare...di me ho perso la stima,
l' ho lasciata in battaglia
per un uomo che ho ucciso...
inviata da DonQuijote82 - 31/8/2012 - 15:31
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“L'arpa dai fili di ferro” ispira il proprio titolo a “Die Drahtharfe” raccolta poetica di Wolf Biermann del 1965, pur non avendo, però, alcun punto di contatto con tale opera. Del grande autore tedesco intende ricalcare la caustica irriverenza e la patetica indignazione nei confronti di un mondo infame che non ha pietà e rispetto per nessuno. Questo concept narra la storia di due giovani promessi sposi immaginata in Germania ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, ma trasportabile nel contesto spazio-temporale di qualsiasi altra guerra. Il racconto è affidato a una serie di sonetti introduttivi alle varie canzoni, che invece costituiscono i momenti ”lirico-contemplativi” della vicenda. Si parte da una totale sfiducia nei confronti di Dio e del destino per approdare, nell'ultimo capitolo, in seguito all'amore recuperato, ad una riconciliazione dei concetti di bene e male, che finiscono per sovrapporsi nella mente del protagonista, costretto da ora in avanti a restare sempre sul chi vive, malgrado la serenità apparentemente ritrovata. Aldo Granese è risceso in campo con lo spirito di sempre, la stessa energia e l'intenzione (ancora non assopita!) di portare al pubblico concetti importanti, ma in una veste asciutta e fruibile affinché abbiano la forza di attecchire e persistere nella memoria.
Avevo la bestemmia fra i denti - Mamma bestemmia - Sonetto n. 2: Resto in disparte, così sopravvivo - L'arpa dai fili di ferro - Sonetto n. 3: E se provassi a andarmene di qui... - Forse c'è la guerra - Sonetto n. 4: Andando via fui presto catturato - Carne da macello - Sonetto n. 5: Sono lontano da te mille miglia - Il popolo della diaspora - Sonetto n. 6: Mi piacerebbe dirti tante cose - Cara Giulietta - Sonetto n. 7: Non sono ritornato al mio paese... - Veglio la tua bellezza - Sonetto n. 8: Un nascondiglio davvero efficace - Diavolo nero