Volti, voci, bagagli
nella sala d’attesa
la valigia di sbagli
vorrebbe rovinare la sorpresa.
Assordante bagliore
vetri, grida frammenti
fra silenzio e lamenti
un orologio muore di dolore.
Fermo per non guardare
cosa c’è dopo il fumo
come per cancellare
con due lancette immobili il futuro.
E c’eri anche tu,
c’eri anche tu,
accanto a me eri tu
e il tuo vestito coi fiori
che profumavano d’estate,
ma un’estate differente
da quel maledetto agosto
di vigliacchi, certamente,
ma lo Stato non sa niente?
E’ una folle alternanza
di barelle e di bare
Chi dirige la danza
è l’ultimo a conoscere che fare.
Qualche occhio s’è aperto
ma il tuo sguardo smeraldo
già qualcuno ha coperto
ma non perché fa freddo, qui c’è caldo.
Qui c’è un caldo di morte,
forse è questo l’Inferno,
chi resiste alla sorte
è condannato a vivere in eterno.
E ci sei anche tu,
ci sei anche tu,
su quella pietra tu
e un’ottantina di nomi
che conosco ormai a memoria.
Oggi vivo alla stazione
sotto un tetto di cartone,
respirando quei tuoi fiori
appassiti come me.
nella sala d’attesa
la valigia di sbagli
vorrebbe rovinare la sorpresa.
Assordante bagliore
vetri, grida frammenti
fra silenzio e lamenti
un orologio muore di dolore.
Fermo per non guardare
cosa c’è dopo il fumo
come per cancellare
con due lancette immobili il futuro.
E c’eri anche tu,
c’eri anche tu,
accanto a me eri tu
e il tuo vestito coi fiori
che profumavano d’estate,
ma un’estate differente
da quel maledetto agosto
di vigliacchi, certamente,
ma lo Stato non sa niente?
E’ una folle alternanza
di barelle e di bare
Chi dirige la danza
è l’ultimo a conoscere che fare.
Qualche occhio s’è aperto
ma il tuo sguardo smeraldo
già qualcuno ha coperto
ma non perché fa freddo, qui c’è caldo.
Qui c’è un caldo di morte,
forse è questo l’Inferno,
chi resiste alla sorte
è condannato a vivere in eterno.
E ci sei anche tu,
ci sei anche tu,
su quella pietra tu
e un’ottantina di nomi
che conosco ormai a memoria.
Oggi vivo alla stazione
sotto un tetto di cartone,
respirando quei tuoi fiori
appassiti come me.
inviata da Riccardo Venturi - 17/5/2012 - 02:38
Eccomi qui... Sono io l'autore della canzone.
Chi fosse interessato all'ascolto del brano può cliccare sul link sottostante:
http://www.youtube.com/watch?v=qnx-qX-zrcU
Quello scovato e postato da Riccardo Venturi - di cui ricambio i saluti - è il testo embrionale di "Bologna, 10.25". La versione definitiva presenta minime variazioni, che non tradiscono il proposito della canzone: ricordarsi di ricordare, sempre.
Un saluto,
Paolo Fiorucci
Chi fosse interessato all'ascolto del brano può cliccare sul link sottostante:
http://www.youtube.com/watch?v=qnx-qX-zrcU
Quello scovato e postato da Riccardo Venturi - di cui ricambio i saluti - è il testo embrionale di "Bologna, 10.25". La versione definitiva presenta minime variazioni, che non tradiscono il proposito della canzone: ricordarsi di ricordare, sempre.
Un saluto,
Paolo Fiorucci
Paolo Fiorucci - 13/1/2013 - 21:37
Il video è stato rimosso per contenuti che violano il copyright, non si può ascoltare. Peccato, sto cercando canzoni sul 2 agosto da eseguire in pubblico
Puoi però trovare l'audio su soundcloud. Se puoi facci poi avere il tuo di video
CCG/AWS Staff
CCG/AWS Staff
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Testo e musica di Paolo Fiorucci
Lyrics and music by Paolo Fiorucci
Paroles et musique de Paolo Fiorucci
Quell'orologio là, una volta, se lo ricordavano tutti. No, anzi, non se lo ricordavano: ce lo avevano negli occhi. Quell'orologio e quell'ora, le dieci e venticinque del mattino del 2 agosto 1980. Ora sta scivolando via dai ricordi e dagli occhi, e magari anche dal nome di Maria Fresu disintegrata, ridotta atomi. Non c'è, credo, più da dire altro. Il testo di questa canzone l'ho trovato per caso, cercando altre cose; proviene, si pensi un po', da una vecchissima pagina del forum dedicato a Roberto Vecchioni. Del suo autore non so niente, ma lo saluto. [RV]