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Χτυπώ νεκροί κι' ανοίχτε μου (Μινόρε μανές)

Stratos Payoumtzis (Tembelis) / Στράτος Παγιουμτζής (Τεμπέλης)


Stratos Payoumtzis (Tembelis) / Στράτος Παγιουμτζής (Τεμπέλης)

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(Stratos Payoumtzis (Tembelis) / Στράτος Παγιουμτζής (Τεμπέλης))


[1936]
Htypó nekrói kai anóihte mou (Minóre mánes)
Στίχοι, μουσική και πρώτη εκτέλεση: Στράτος Παγιουμτζής (Τεμπέλης)
Testo, musica e prima interpretazione di Stratos Payoumtzìs, Tembelis.

Stratos Payoumtzìs.
Stratos Payoumtzìs.


Come è noto l'eccidio di Salonicco del maggio 1936, quando la polizia di Metaxas, il dittatore appena insediatosi con l'approvazione di un re straniero e fellone e di un tremebondo parlamento nazionale, represse ferocemente la sollevazione del popolo che di dittature non voleva più saperne, offrì il primo materiale a quell'incontro tra poesia e musica popolare che ancora riesce a caratterizzare il meglio di quanto si produca in Grecia.

Nella pagina dedicata a Epitafios (e nelle note biografiche su Ritsos e anche in quelle ad Axion Estì) abbiamo raccontato di come l'uccisione del giovane Tasos Tousis (Τάσος Τούσης) avesse colpito, attraverso la fotografia pubblicata dal giornale comunista in ciclostile Rizospastis, il poeta Yannis Ritsos, il quale compose immediatamente e pubblicò i primi brani del suo "mirologio" in versi popolari; e come poi, passate le guerre, quelle poesie furono messe in musica da Mikis Theodorakis, e segnarono una svolta decisiva.

Meno noto è che il giovane Tasos fu la prima, ma non l'unica vittima di quella giornata tremenda. Dispersi e braccati di strada in strada, di casa in casa, i manifestanti furono massacrati senza ritegno. Centinaia di feriti e altri undici morti (ecco i loro nomi; alcuni non sono manifestamente greci, e uno è di donna: Β. Σταύρου, Ιντο Σενόρ, Γ. Πανόπουλος, Αγλαμίδης, Σαλβατόρ Ματαράσο, Δημ. Λαϊλάνης, Σ. Διαμαντόπουλος, Γιάννης Πιτάρης, Ευθύμης Μάνος, Μανώλης Ζαχαρίου, Αναστασία Καρανικόλα) si contarono quella sera.

E ancor meno è noto che questo sangue versato non colpì solo l'altissmo poeta, ma tutto il mondo rebetico che era altrettanto vivo a Salonicco, quanto al Pireo.
Questo "amanès", canzone di dolore all'uso smirneico, per gli operai assassinati si deve a uno dei più genuini autori e interpreti del rebetico "classico", Stratos Payoumtzìs detto il Tembelis (il Vagabondo) e venne subito inciso nello stesso 1936 (vi si sente anche la voce di Markos Vamvakaris, che saluta l'autore e interprete).

Di lì a poco Metaxas avrebbe "normalizzato" il mondo rebetico, distruggendo i locali dei loro ritrovi, proibendo determinati temi da cantare, costringendo molti di loro (ma non tutti!) a umiliarsi per campare.
Un elegio per chi ha preparato il video, da non perdere, in you tube. (gpt)
Ααααχ!
Χτυπώ νεκροί κι ανοίχτε μου
Να μπω για να να μπω για να σκουπίσω

Γεια σου Στράτο τεμπέλη (φωνή Μάρκου Βαμβακάρη )

Να μπω για να σκουπίσω
Τον τόπο τον παντοτινό
Όπου θα κα, όπου θα κατοικήσω

Να χαρώ εγώ πενιές όμορφες (φωνή Στράτου Παγιουμτζή )

inviata da Gian Piero Testa - 16/5/2012 - 16:59



Lingua: Italiano

Gian Piero Testa
Versione italiana di Gian Piero Testa
BUSSO ALLA PORTA E APRITEMI, MORTI

Ahiahiahi
Busso alla porta e apritemi, morti
Voglio entrare voglio entrare a ripulire

(Salute a te Stratos Vagabondo - voce di Markos Vamvakaris)

Voglio entrare a ripulire
Il luogo eterno
Dove abi-, dove abiterò

(Voglio anch'io regalare begli accordi - voce di Stratos Payoumtzìs)

inviata da Gian Piero Testa - 16/5/2012 - 17:01




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