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Canção de Catarina

Luísa Basto
Lingua: Portoghese


Lista delle versioni e commenti


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Testo di Papiniano Carlos
Musica di M.Ruela

Letra: Papiniano Carlos
Música: M. Ruela





LA STORIA DI CATARINA, BRACCIANTE ASSASSINATA.

Caterina Efigénia Sabino Eufémia, nata il 13 febbraio 1928 e uccisa il 19 maggio 1954, fu una bracciante analfabeta della regione portoghese dell’Alentejo che, in seguito ad una serie di scioperi nel bracciantato rurale, fu assassinata, all’età di 26 anni, dal tenente Carrajola della GNR (Guardia Nacional Republicana) sul Monte do Olival, nel comune di Baleizão, presso Beja. Catarina era sposata, aveva tre figli (uno dei quali, di solo otto mesi, era in collo alla mamma nel momento in cui fu abbattuta).

La tragica storia di Catarina Eufémia finì per incarnare la resistenza al regime di Salazar e fu adottata dal Partito Comunista Portoghese come vera e propria icona della resistenza alentejana. A Catarina furono dedicate poesie di Sophia de Mello Breyner, Carlos Aboim Inglez, Eduardo Valente da Fonseca, Francisco Miguel Duarte, José Carlos Ary dos Santos, Maria Luísa Vilão Palma e António Vicente Campinas. La poesia di Vicente Campinas « Cantar Alentejano » fu musicata da José « Zeca » Afonso nell’album « Cantigas de Maio », uscito nel dicembre 1971.

L’Alentejo, in quei tempi difficili, era una regione di latifondi e di impiego stagionale, dove le condizioni di vita dei contadini che non possedevano la terra e dei braccianti erano terribili. Questa penosa e durissima situazione socio-economica e lavorativa agitò le masse contadine della regione a partire dalla metà degli anni ’40 e si acuì nei due decenni successivi, provocando un permanente clima di rivolta sociale. I tumulti furono numerosissimi, e più frequenti ancora gli scioperi rurali, che terminavano sempre con l’intervento della Guardia Nazioale e che erano tenuti sotto costante controllo dalla PIDE, la Polizia Politica poi dissolta con la Rivoluzione dei Garofani del 1974, alla ricerca di infiltrati e agitatori comunisti.

Il 19 maggio 1954, in piena raccolta del grano, Catarina Eufémia e altre tredici braccianti andarono a reclamare al fattore del latifondo dove lavoravano un aumento di 2 escudos al giorno. Gli altri braccianti furono, in linea di massima, contrari alla costituzione di tale gruppo di reclamanti, ma comunque non lo ostacolarono. Le quattordici donne bastarono a mettere in allarme il fattore, che andò a Beja a chiamare il proprietario e, naturalmente, la Guardia Nazionale.

Catarina Eufémia fu scelta dalle sue compagne per presentare le rivendicazioni. A una domanda del tenente della Guardia Naziale, Catarina risposte che quel che volevano era soltanto « lavoro e pane ». Il tenente le risposte gettandola a terra con uno schiaffo. Rialzandosi, Catarina disse : « E ora mi ammazzi ! » ; al che, il tenente Carrajola tirò fuori la pistola di ordinanza e le sparò. Catarina non morì all’istante, ma pochi minuti dopo tra le braccia del padrone (arrivato nel frattempo), che la sollevò dalla pozza di sangue dove giaceva e urlò al tenente : « Ma cosa fa ? Ha già ammazzato una donna ! ». Il padrone, Francisco Nunes, era generalmente descritto come una persona non violenta e relativamente generosa coi propri contadini, almeno secondo gli standard dell’epoca. Il bambino che Catarina Eufémia teneva in braccio rimase pure ferito.

Dopo l’autopsia, temendo la reazione della popolazione, le autorità decisero di far svolgere il funerale di nascosto, anticipandolo di un’ora rispetto all’orario annunciato. Quando il funerale stava per iniziare, la gente accorse con grida di protesta e la polizia represse duramente la manifestazione spontanea, picchiando non solo i familiari della donna assassinata, ma anche altri contadini di Baleizão e altre semplici persone di Beja che erano venute a partecipare al funerale. La bara finì per essere portata via in fretta, sotto scorta della polizia, e non al cimitero di Baleizão, ma a Quintos (il paese del marito di Catarina, António Joaquim do Carmo, detto « Carmona »), a circa 10 chilometri di distanza. Venti ann dopo, nel 1974, dopo la Rivoluzione, i resti mortali di Catarina Eufémia furono finalmente riportati a Baleizão.

In seguito ai tumulti avvenuti durante il funerale, nove contadini furono accusati di offesa all’autorità, e la maggioranza di essi furono condannati a due anni di carcere con la condizionale. Il tenente Carrajola, l’assassino di Catarina Eufémia, fu trasferito a Aljustrel ma non subì mai alcun processo. Morì nel 1964.

Na fome verde das searas roxas
Passeava sorrindo Catarina
Na fome verde das searas roxas
Ai a papoila cresce na campina!
Na fome roxa das searas negras
Que escondes, Catarina, em tua fronte?
Na fome roxa das searas negras
Ai devoraram corvos o horizonte!

Na fome negra das searas rubras
Ai da papoila, ai de Catarina!
Na fome negra das searas rubras
Trinta balas gritaram na campina

Trinta balas te mataram a fome

A fome, Catarina

inviata da José Colaço Barreiros - 15/6/2006 - 15:51




Lingua: Italiano

Versione italiana di Leoncarlo Settimelli e Laura Falavolti
In: "Canti rivoluzionari portoghesi",
Roma: Newton Compton, 1977.

CANZONE DI CATARINA

Nella fame verde delle messi violacee
passava sorridendo Catarina
Nella fame verde delle messi violacee
ahi un papavero cresce nella pianura!
Nella fame violacea delle nere messi
cosa nascondi, Catarina, nella fronte?
Nella fame violacea delle nere messi
ahi, i corvi divorarono l’orizzonte!

Nella fame nera delle rosse messi
ahi, del papavero, ahi, di Catarina!
Nella fame nera delle rosse messi
trenta proiettili urlarono nella pianura

Trenta proiettili ti ammazzarono la fame

la fame, Catarina

inviata da José Colaço Barreiros - 15/6/2006 - 15:57





La versione greca di Riccardo Venturi
Ελληνική απόδοση από το Ριχάρδο Βεντούρη
ΤΡΑΓΟΥΔΙ ΤΗΣ ΚΑΤΑΡΙΝΑ

Στη πείνα τη πράσινη, μες στο μαβί σιτάρι
χαμογελώντας περνούσε η Καταρίνα
Στη πείνα τη πράσινη, μες στο μαβί σιτάρι
αχ, μια παπαρούνα φυτρώνει στη πεδιάδα!
Στη πείνα τη μαβιά, μες στο μαύρο σιτάρι
τι κρύβεις, Καταρίνα, στο μέτωπό σου;
Στη πείνα τη μαβιά, μες στο μαύρο σιτάρι,
αχ, οι κόρακες κατάφαγαν τον ορίζοντα!

Στη πείνα τη μαύρη, μες στο κόκκινο σιτάρι
αχ της παπαρούνας, αχ, της Καταρίνα!
Στη πείνα τη μαύρη, μες στο κόκκινο σιτάρι
τριάντα σφαίρες φώνασαν στη πεδιάδα

Τριάντα σφαίρες σου σκότωσαν τη πείνα

τη πείνα, Καταρίνα

8/6/2009 - 17:43




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