Quando fui sui monti "Scarpazi"
"Miserere" sentivo cantar.
T’ho cercato fra il vento e i crepazi
Ma una croce soltanto ho trovà.
O mio sposo eri andato soldato
per difendere l’imperator,
ma la morte quassù hai trovato
e mai più non potrai ritornar.
Maledetta la sia questa guerra
Che m'ha dato sì tanto dolore.
Il tuo sangue hai donato alla terra,
hai distrutto la tua gioventù.
Io vorrei scavarmi una fossa,
seppelirmi vorrei da me
per poter collocar le mie ossa
solo un palmo distante da te.
"Miserere" sentivo cantar.
T’ho cercato fra il vento e i crepazi
Ma una croce soltanto ho trovà.
O mio sposo eri andato soldato
per difendere l’imperator,
ma la morte quassù hai trovato
e mai più non potrai ritornar.
Maledetta la sia questa guerra
Che m'ha dato sì tanto dolore.
Il tuo sangue hai donato alla terra,
hai distrutto la tua gioventù.
Io vorrei scavarmi una fossa,
seppelirmi vorrei da me
per poter collocar le mie ossa
solo un palmo distante da te.
inviata da Alessandro - 11/6/2006 - 01:38
Lingua: Italiano
Versione trovata sull'Archivio Provinciale della Tradizione Orale del MUCGT, Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina.
Canzone militare risalente alla Prima guerra mondiale, diffusa nell'Italia settentrionale con il titolo "Addio padre e madre addio". In Trentino è invece stata documentata come: "Sui monti scarpazi" [Pedrotti 1976], "Tu ti recasti alla Serbia" e "O crudele destino di Serbia" [Morelli et al. 1983]. In alcune versioni rilevate la protagonista esprime il dolore per aver perso il marito al fronte, per essere rimasta sola con una figlia piccola e conclude con una protesta nei confronti delle classi dominanti. Altre versioni hanno invece come protagonista il soldato, che si lamenta per la partenza in guerra e racconta la sua stessa morte.
Canzone militare risalente alla Prima guerra mondiale, diffusa nell'Italia settentrionale con il titolo "Addio padre e madre addio". In Trentino è invece stata documentata come: "Sui monti scarpazi" [Pedrotti 1976], "Tu ti recasti alla Serbia" e "O crudele destino di Serbia" [Morelli et al. 1983]. In alcune versioni rilevate la protagonista esprime il dolore per aver perso il marito al fronte, per essere rimasta sola con una figlia piccola e conclude con una protesta nei confronti delle classi dominanti. Altre versioni hanno invece come protagonista il soldato, che si lamenta per la partenza in guerra e racconta la sua stessa morte.
SUI MONTI SCARPAZI
O vile Serbia tu sei la tirana
che mi uccidesti il mio amato consorte
e quando ébi l anuncio di morte
un gran dolore provai da morir
e quando ebbi l anuncio di morte
un gran dolore provai da morir
Lui mi lasciava una sola bambina
che tutti i giorni il suo babbo raménta
e mi domanda con voce sgomenta
su dimmi o mamma il mio babbo dov'è
e mi domanda con voce sgomenta
su dimmi o mamma il mio babbo dov'è
Il tuo babbo è giù fra i deserti
a servire l'impero tiranno
e che dai monti legato e straziato
mai più nessuno lo può liberar
e che dai serbi legato e straziato
mai più nessuno lo può liberar
Maledéta la guèra e i ministri
che tutto il mondo han rovinato
se tutti fossero di un solo pensiero
anche la guèra sarebbe cessa'
se tutti fossero di un solo pensiero
anche la guèra sarebbe cessa'
Quando la vedo vestita di nero
rammento sempre il suo mesto ritratto
ora di lacrime l'ho tutto bagnato
ora di baci lo voglio coprir
ora di lacrime l'ho tutto bagnato
ora di baci lo voglio coprir
O vile Serbia tu sei la tirana
che mi uccidesti il mio amato consorte
e quando ébi l anuncio di morte
un gran dolore provai da morir
e quando ebbi l anuncio di morte
un gran dolore provai da morir
Lui mi lasciava una sola bambina
che tutti i giorni il suo babbo raménta
e mi domanda con voce sgomenta
su dimmi o mamma il mio babbo dov'è
e mi domanda con voce sgomenta
su dimmi o mamma il mio babbo dov'è
Il tuo babbo è giù fra i deserti
a servire l'impero tiranno
e che dai monti legato e straziato
mai più nessuno lo può liberar
e che dai serbi legato e straziato
mai più nessuno lo può liberar
Maledéta la guèra e i ministri
che tutto il mondo han rovinato
se tutti fossero di un solo pensiero
anche la guèra sarebbe cessa'
se tutti fossero di un solo pensiero
anche la guèra sarebbe cessa'
Quando la vedo vestita di nero
rammento sempre il suo mesto ritratto
ora di lacrime l'ho tutto bagnato
ora di baci lo voglio coprir
ora di lacrime l'ho tutto bagnato
ora di baci lo voglio coprir
inviata da Bernart Bartleby - 2/11/2018 - 21:31
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(fonte: Che gente sui monti)
2014
Il testamento del capitano
Quale guerra è veramente necessaria? Quale guerra si è mai dimostrata veramente giusta al punto da restituirci un mondo migliore? O ancora: quale guerra ha realmente raddrizzato il corso della storia giustificando il sacrificio di “alcuni” per il “bene” di tutto il mondo?
Il re del folk-rock Massimo Bubola torna a interpretare e rivisitare le canzoni della Grande Guerra con il nuovo album Il testamento del capitano a distanza di 9 anni dal successo di Quel lungo treno del 2005, proprio nel centesimo anniversario dall’inizio del conflitto mondiale.
Massimo Bubola riprende e riarrangia, caratterizzandoli profondamente col suo sound e la sua poetica grandi brani tradizionali come: Ta pum, Il Testamento del Capitano, Sul ponte di Perati, Monti Scarpazi, Bombardano Cortina, La tradotta e propone anche nuove e intense ballate, che nei testi e nelle sonorità riprendono il tema della Grande Guerra come: Da Caporetto al Piave, L'alba che verrà, Neve su neve, Vita di trincea.
Chiudono il disco le reinterpretazioni di due memorabili brani scritti da Massimo Bubola sul tema della Grande Guerra: Rosso su verde e Noi veniam dalle pianure cantati dal prestigioso coro ANA- Milano, diretto dal maestro Massimo Marchesotti.
Il tutto rivisitato con la sensibilità e l'esperienza di un grande autore, scrittore e musicista, autore di capolavori della canzone italiana e non, come Fiume Sand Creek, Don Raffaè e Il cielo d’Irlanda, solo per citarne alcuni.
“Molte di questi brani li conoscevo fin dalla più tenera età, sono stati il mio primo approccio con la canzone, le cantavo con mio nonno,con mio padre, coi miei zii. Tante volte mi è stato chiesto perché, negli anni, avessi io stesso scritto tante canzoni sulla guerra e in particolare sulla Prima Guerra Mondiale; riflettendo ho capito che mi è rimasto dentro una sorta di imprinting a partire da queste esperienze infantili, da questo primo approccio alla musica popolare. La mia prima canzone connessa con questa tematica fu Andrea, che poi cantò Fabrizio De André.
Dopo l’album Quel Lungo Treno, Il Testamento del Capitano è la seconda tappa di un percorso nella musica popolare di area veneta. Ho voluto anche qui unire canzoni tradizionali, che hanno cento anni, con mie canzoni nuove, che hanno un anno di vita, un po’ come in un film che accosta immagini di repertorio e immagini nuove, sotto un’unica regia. Un artificio realizzato anche nei due film sulla Prima Guerra Mondiale: Uomini contro di Rosi e La Grande Guerra di Monicelli.
Queste sono canzoni che ho voluto riportare ad una visione individuale, visto che oramai sono da sempre più un repertorio corale e, contemporaneamente, ho voluto portare alla coralità due mie nuove composizioni Rosso su verde e Noi Veniàm dalle painure, con l’esecuzione del coro Ana Milano con la direzione del maestro Massimo Marchesotti, per arricchire una letteratura dei canti di montagna e della Guerra, che in Italia è poco visitata - spiega Massimo Bubola – Il Testamento del Capitano è un’altra importante tappa del mio lungo lavoro di rivisitazione e riscoperta delle radici musicali e letterarie del folk di area lombardo-triveneta».
- Recensione di Salvatore Esposito su blogfoolk
Le canzoni dell'album:
Neve su neve - Bombardano Cortina - Sul ponte di Perati - Il testamento del capitano - Da Caporetto al Piave - Vita di trincea - Sui Monti Scarpazi - La tradotta che parte da Torino - Tapum - L'alba che verrà - Rosso su verde - Noi veniam dalle pianure