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Quascus plor e planh son dampnatge

Guilhem Augier Novella


Lista delle versioni e commenti


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Tot farai una demanda
(Pèire Cardenal)
Clergue si fan pastór
(Pèire Cardenal)
Atressi com per fargar
(Pèire Cardenal)


‎[1209?]‎
Parole di Guilhem Augier Novella
Su di una melodia attribuita a Giraut de Bornelh, ‎attivo tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo e morto probabilmente nel 1220, il “maestro dei ‎trovatori” indicato anche da Dante come uno dei massimi poeti provenzali.‎
La canzone racconta di fatti avvenuti nel 1209, ma potrebbe essere stata scritta diversi anni dopo ‎quando Novella si trovava già esule in Italia, accolto alla corte dell'imperatore Federico II.‎




Nell’opera di Jordi Savall “Le royaume oublié – La croisade contre les Albigeois - La tragédie ‎Cathare” con gli ensemble di musica antica Hespèrion XXI e Capella Reial de Catalunya.‎

Questa non è un’invettiva, un “sirventès”, ma un’orazione funebre, un “planh” in ‎morte di Raimond-Roger Trencavel, un importante signore della Linguadoca (visconte di Albi, di ‎Béziers e di Carcassonne, fra le altre) che fu tra le prime vittime illustri della crociata contro gli ‎Albigesi voluta da papa Innocenzo III.‎

Raimond-Roger, nipote del potente signore di Tolosa Raymond VI, era rimasto orfano da piccolo ed ‎era stato allevato ed istruito da Bertrand de Saissac, un nobile che si era convertito al catarismo.‎
Nel 1208, quando il cistercense Pierre de Castelnau, mandato da Innocenzo III a perseguire i catari, ‎fu assassinato a Saint-Gilles-du-Gard, il papa proclamò la crociata “purificatrice” e scomunicò ‎subito sia il Trencavel che suo zio, ritenendoli i mandanti dell’omicidio e, comunque, protettori ‎degli eretici. Come il conte di Tolosa, anche il visconte Trencavel tentò in estremo una ‎conciliazione col papa, che tuttavia rifiutò, cosicchè le sue terre furono investite dalle orde dei ‎crociati guidati dal monaco Arnaud Amaury e da Simon de Montfort. Raimond-Roger Trencavel si ‎rifugiò a Carcassonne per preparare la difesa, mentre i crociati mettevano a ferro e fuoco il villaggio ‎di Servian e, soprattutto, la città di Béziers dove gli abitanti, in stragrande maggioranza cattolici, ‎furono comunque tutti massacrati per essersi rifiutati di consegnare i pochi catari che lì si ‎trovavano. ‎



Il successivo assedio di Carcassonne durò solo un paio di settimane perché nessuno intervenne in ‎aiuto del Trencavel (né lo zio e nemmeno il re d’Aragona di cui era vassallo) e perché i crociati ‎tagliarono l’approvvigionamento d’acqua alla cittadella. Questa volta i suoi abitanti vennero ‎risparmiati, ma furono costretti a lasciare la città, completamente nudi. Raimond-Roger fu ‎imprigionato e morì poco dopo, apparentemente di dissenteria ma molto più probabilmente ‎avvelenato da Simon de Montfort che nel frattempo si era già impossessato di tutti i suoi beni e ‎proprietà con la specifica benedizione del papa.‎

L’ennesima dimostrazione – se ce n’era bisogno – che la crociata contro gli Albigesi, come tutte le ‎guerre di religione e le guerre in generale, non fu altro che una guerra di usurpazione, spoliazione e ‎sottomissione, una guerra imperialista e colonialista ammantata del pretesto, tragico e ridicolo al ‎tempo stesso, della repressione di una presunta eresia. In realtà la “religione dei puri”, benchè coi ‎suoi fondamenti stessi si opponesse di fatto alla sfacciata corruzione dei prelati cattolici del tempo, ‎non sarebbe stata di per sé stessa una minaccia per il papato se non si fosse radicata in molte e ‎potenti corti della Linguadoca, divenendo così la fonte d’ispirazione religiosa ed ideologica di una ‎potenzialmente sempre più vasta area di contropotere con a disposizione considerevoli ricchezze ed ‎eserciti ben armati.
Quascus plor e planh son dampnatge,‎
sa malenans’e sa dolor.‎
Mais yeu las! N’aie mon coratge
tan gran ir’e tan gran tristor,‎
que ja mos jorns planh ni plorat
non aurai lo valent prezat,‎
lo pros Vescomte, que mortz es,‎
de Bezers, l’ardit e.l cortes,‎
lo gay e.l mielhs adreg e.l blon,‎
lo mellor cavallier del mon.‎

Mort l’an, et anc tan gran otrage
no vi hom ni tan gran error
fach mai ni tan gran estranhatge
de Dieu et a Nostre Senhor,‎
cum an fag li can renegat
dels fals linhatge de Pilat
que l’an mort; e pus Dieus mort pres
per nos a salvar, semblans es
de lui, qu’es passatz al sieu pon
per los sieus estorser, l’aon.‎

Mil cavalhier de gran linhatge
e mil dompnas de gran valor
iran per la sua mort arratge,‎
mil borzes et mil servidor,‎
que totz foran gent heretat,‎
s’el visques, e ric et honrat.‎
Ar est mortz! Ai dieus, quals dans es!‎
Gardatz quals etz ni quo.us es pres,‎
ni selhs qui l’an mort, cui ni don,‎
qu’eras no.us acuelh ni.us respon.‎

Ric cavalier, ric de linhatge,‎
ric per erguelh, ric per valor,‎
ric de sen, ric per vassallatge,‎
ric per dar e bon servidor,‎
ric d’orguelh, ric d’umilitat,‎
ric de sen e ric de foudat,‎
belhs e bos, complitz de totz bes,‎
anc no fo nulhs hom que.us valgues.‎
Perdut avem en vos la fon
d’on tug veniam jauzion.‎

Belhs papaguais, anc tan vezat
no.m tenc amors, c’ar plus torbat
no.m tenga e.l dan que ai pres
del melhor Senhor c’anc nasques
aitan can clau mar en redon,‎
que m’an mort trachor, no sai don.‎

inviata da Bartleby - 17/4/2012 - 10:49



Lingua: Inglese

Traduzione inglese dal libretto dell’opera di Jordi Savall “Le royaume oublié – La croisade ‎contre les Albigeois - La tragédie Cathare”
EACH MAN WEEPS AND LAMENTS HIS LOSS

Each man weeps and laments his loss,‎
his ill fortune and his woe.‎
But, alas, my heart is swollen
with such great rage and sorrow
that, even a lifetime’s grief
and tears are not enough to mourn that brave,‎
beloved, noble viscount of Béziers,‎
the cheerful, dexterous, knight with golden hair,‎
the best the world has ever seen.‎

They have killed him, and never was such outrage
nor such terrible wrong endured.‎
Never was there seen such a godless act,‎
nor one so heinous to Our Lord,‎
as that committed by those renegade dogs
of Pilate’s criminal horde.‎
They have killed him; and as God did die
for our salvation, so did he;‎
for, heedless of his own interests,‎
he put his people’s freedom above all

A thousand knights of noble lineage
and a thousand ladies of great worth
despaired at the news that he was dead;‎
likewise, a thousand burghers and a thousand servers,‎
who, if only that knight had lived, would have grown
in wealth and honour and power.‎
Now he is dead! Oh, God, what disarray!‎
Consider who Thou art and whom they have taken away,‎
and who has slain him, and whence they came;‎
for he never more shall greet us, and he never shall‎
answer again.‎

O Knight, so rich in lineage,‎
so rich in pride and valour,‎
rich in judgment, rich in vassalage,‎
rich in bounty and a servant true,‎
rich in pride and in humility,‎
rich in reason and in lover’s folly,‎
good and comely, with all qualities endowed,‎
there never was a man to match your worth.‎
In you we have lost the fountain
whence our joys all flowed.‎

O beautiful plumed parrot, never was my heart
so stirred to joy by love as now
it is tormented by my loss
of the finest knight that ever was born
upon this sea-encircled earth.‎
Traitors from I know not where have killed my lord.‎

inviata da Bartleby - 17/4/2012 - 11:05


Le canzoni trobadoriche che ho postato nei giorni scorsi le ho attribuite alla lingua occitana, pensando che la voce contenesse anche l'antico occitano... Ora scopro che c'è anche il provenzale antico (fino al 1500), voce che credo più specifica, per cui mi sembra sia meglio attribuirle così... Che dite?

(Bartleby)

Sí, effettivamente penso che sia meglio attribuirle al provenzale antico se sono anteriori a una certa data. Anche se un occitano di oggi ci tirerebbe il collo: in una delle mie grammatiche occitane guai a parlare di "provenzale" antico e moderno, esiste soltanto l'occitano nelle sue varie fasi. La cosa ha una sua ragion d'essere, comunque; a noi non salterebbe mai di dire "italiano antico" per Dante, anche se lo è. [RV]

17/4/2012 - 10:53


Ma uno che non sa di lingue come te, come li distingue tra loro l'occitano, il provenzale antico, il francoprovenzale e - magari pure - il francitano?

Bartleby - 23/4/2012 - 13:51


Uno che non sa queste cose ha due soluzioni: o lo chiede a qualcuno che le sa, oppure fa come vuole. La seconda soluzione, per me, è sempre raccomandabile. Se poi mi accorgo di certe cose magari le correggo e cerco di spiegarle, ma rispetto chiunque si fa un mazzo (come te) e lo invito a non preoccuparsi troppo di questioni che sono in sottordine rispetto alle canzoni e ai testi. Per mettere la "lingua giusta" c'è sempre tempo, e comunque -almeno in gran parte- le "suddivisioni" tra i vari linguaggi sono costruzioni teoriche recenti (spesso di persone che in quei linguaggi non saprebbero chiedere nemmeno del cesso). Ne ho conosciuti di persona di simili teorici, sovente palloni gonfiati che scrivevano gran libri pieni di emerite cazzate. Io sono convinto che i "francoprovenzali" non lo sapevano nemmeno di parlare il "francoprovenzale" fino a pochi anni fa...parlavano semplicemente la lingua dei loro antenati. Saluti!

Riccardo Venturi - 23/4/2012 - 22:04




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