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Κάτι σαν ψέμα

Hasma / Χάσμα


Hasma / Χάσμα


Kati san psema
Στίχοι, μουσική, πρώτη εκτέλεση: Χάσμα
CD: Τα Χρώματα του Μίσους, 1999

Testo, musica e interpretazione dei Hasma
CD: Ta hromata tou misous/I colori dell'odio, 1999

Hasma


Χάσμα/Hasma è parola che designa un vuoto, un'assenza, una lacuna, uno iato, una frattura: tutto ciò che, insomma, interrompa una continuità, spezzi una linea, laceri una superficie in senso proprio ovvero metaforico. E' il nome di un gruppo greco punk rock, di cui personalmente non mi riesce di portare a conclusione l'ascolto di neppure una canzone, per quanto mi sia procurato uno dei quattro CD da loro prodotti, ma che mi parrebbe gretto non segnalare a quei visitatori di AWS che, invece, si trovano a loro agio con questo genere di musica e, magari, sono curiosi di sapere se essa giri anche tra questi nostri vicini, i quali per molti versi ci assomigliano, ma la cui lingua è meno accessibile dell'inglese.

Li ho scoperti da poche ore; e ho l'impressione che abbiano trovato il loro pubblico tra i giovani stanchi, o meglio scazzati, di convenzioni, di regole, di menzogne e di ipocrisie. Per fornirne almeno un esempio ho usato il più banale dei criteri: il numero dei passaggi in you tube, che per questa canzone sfiorano i trecentomila nei due anni e mezzo che una mano, che si autodefinisce rossonera, l'ha postata. Se questo saggio dovesse trovare estimatori, me lo facciano sapere, e potrò cercarne qualcun altro. Ma a me una cosa quasi sempre sfugge, quando mi imbatto in questa generazione musicante: perché autoanalizza il male esistenziale annidato nel proprio ombelico, e poi lo marchia con la A dell' Anarchia? (gpt)
Κύκλους κάνει το μυαλό μου
κι αρρωσταίνω στη ψυχή μου
κρύο να με τρώει νιώθω
χάνω τη ζωή μου.

Χαραγμένη στο μυαλό μου
μια φανταχτερή πληγή μου
ψάχνω τρύπα για να φύγω
από το κορμί μου.

Είναι μέρες που σου βγαίνουν
είναι μέρες που δε βγήκαν
κι όλα αυτά που σε τρελαίνουν
δίπλα σου βρεθήκαν
Θλιβερό σε καταφέραν
λίγο λίγο σ' αρρωστήσαν
κι απομονωθήκαν όλοι
όσοι σ' αγαπήσαν.

Ξεφεύγω κι όλο λέω πως κοιτάζω μπροστά
και μένω στεγνός και είμαι αριθμός
οι μέρες μου περνάνε σα θλιμμένη σκιά
φαντάζω σωστός, δεν είμαι σωστός.

Κρατήθηκα από πάντα καρφωμένος καλά
και τώρα αργώ, τώρα ακροβατώ
το νιώθω και το ξέρω πως πατάω χαλαρά
στων άλλων το φως, σε ξένων το φως.

Ξεφεύγω κι όλο λέω πως κοιτάζω μπροστά
και μένω στεγνός και είμαι αριθμός
οι μέρες μου περνάνε σα θλιμμένη σκιά
φαντάζω σωστός, δεν είμαι σωστός
Συνήθεια νομίζω πως κρατάω κακιά
να παίρνω διαρκώς καινούρια στολίδια
να κόβομαι στα δύο, να ζητάω ματιά
στα σκουπίδια.

Κύκλους κάνει το μυαλό μου
κι αρρωσταίνω στην ψυχή μου
γύρω να με τρώει νιώθω
χάνω τη ζωή μου
Χαραγμένη στο μυαλό μου
μια φανταχτερή πληγή μου
ψάχνω τρύπα για να φύγω
από το κορμί μου
Τώρα μοιάζω κουρασμένος
τώρα κάτι μ' εκδικείται
τώρα το μυαλό μου ξένους
μοιάζει να μιμείται
Καταστρέφω το μυαλό μου
κι αρρωσταίνω στην ψυχή μου
ψάχνω τρύπα για να φύγω
από το κορμί μου.

inviata da Gian Piero Testa - 24/1/2012 - 18:12



Lingua: Italiano

Versione italiana di Gian Piero Testa
UN CHE DI FALSO

Dà di volta il mio cervello
e mi ammalo nell'anima
sento che un freddo mi divora
sto perdendo la mia vita.

Incisa nel mio cervello
l'allucinazione di una mia ferita
cerco un buco per cui fuggire
dal mio corpo.

Sono giorni che ti finiscono
sono giorni che non sono finiti
e tutto quello che ti toglie il senno
si è trovato accanto a te
Ti hanno colpito mentre eri a terra
a poco a poco ti hanno fatto ammalare
e si sono allontanati tutti
quelli che ti hanno voluto bene.

Mi divincolo e dico sempre che guardo avanti
ma resto insensibile e sono un numero
i giorni mi passano come un'ombra triste
immagino giusto, ma non sono giusto.

Da sempre mi sono tenuto ben inchiodato
e ora vado lento, ora faccio acrobazie
lo sento e lo so che mi muovo fiaccamente
nella luce di altri, nella luce di stranieri.

Mi divincolo e dico sempre che guardo avanti
ma resto insensibile e sono un numero
i giorni mi passano come un'ombra triste
immagino giusto, ma non sono giusto.

Di solito penso che sia per mala natura mia
che prendo di continuo nuovi gioielli,
che mi taglio in due, che cerco uno sguardo
nell'immondizia.

Dà di volta il mio cervello
e mi ammalo nell'anima
sento che un freddo mi divora
sto perdendo la mia vita.
Incisa nel mio cervello
l'allucinazione di una mia ferita
cerco un buco da cui fuggire
dal mio corpo.
Ora sembro stanco
ora qualcosa si vendica di me
ora il mio cervello sembra
che imiti stranieri
Distruggo il mio cervello
e faccio ammalare la mia anima
cerco un buco per cui fuggire
dal mio corpo.

inviata da Gian Piero Testa - 24/1/2012 - 18:15




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