Inno patriottico (del cittadino Luigi Rossi per lo bruciamento delle immagini de' tiranni)
Domenico CimarosaLingua: Italiano
Su d'un Sovrano popolo
Sovrano più non v'è:
Al foco, indegne immagini,
Itene ormai, de' re.
Già dalle vostre ceneri
Sorge la Libertà,
Che annunzia al mondo libero
La sua Sovranità.
O foco, almo principio
Del tutto creator,
I regi in te ritrovino
Un Nume distruttor.
Perisca una progenie
Nemica di virtù,
Che l'uom costringe a gemere
In dura servitù.
Accendi deh! Prometeo,
Tua tace a' rai del Sol:
Reca la vita, e l'anima
In questo amico suol.
Possa per te risorgere
A' rai d'un più bel dì
L'uom che tra ceppi barbari
A Libertà morì.
O Predator dell'Anglia
La speme tua qual è?
Al libero Vesuvio
Vuoi ricondurre i re?
Trema: tue navi in cenere
Fra poco ridurrà
Il divorante incendio
Che i re consuma già.
E non temer che al Caucaso
Giove ti leghi il piè,
Se Giove è re de' Despoti,
Noi non abbiam più re.
Questo che alle aure sventola
Vessillo tricolor,
Rispetto a' Numi imprimere
Sa nelle sfere ancor.
Sovrano più non v'è:
Al foco, indegne immagini,
Itene ormai, de' re.
Già dalle vostre ceneri
Sorge la Libertà,
Che annunzia al mondo libero
La sua Sovranità.
O foco, almo principio
Del tutto creator,
I regi in te ritrovino
Un Nume distruttor.
Perisca una progenie
Nemica di virtù,
Che l'uom costringe a gemere
In dura servitù.
Accendi deh! Prometeo,
Tua tace a' rai del Sol:
Reca la vita, e l'anima
In questo amico suol.
Possa per te risorgere
A' rai d'un più bel dì
L'uom che tra ceppi barbari
A Libertà morì.
O Predator dell'Anglia
La speme tua qual è?
Al libero Vesuvio
Vuoi ricondurre i re?
Trema: tue navi in cenere
Fra poco ridurrà
Il divorante incendio
Che i re consuma già.
E non temer che al Caucaso
Giove ti leghi il piè,
Se Giove è re de' Despoti,
Noi non abbiam più re.
Questo che alle aure sventola
Vessillo tricolor,
Rispetto a' Numi imprimere
Sa nelle sfere ancor.
inviata da Bartleby - 24/1/2012 - 10:48
INNO DA ADOTTARE AL SUD AAL POSTO DI -FRATELLI D'ITALIA-
RODRIGO BRUZIO 78 @GMAIL.COM - 2/7/2020 - 15:03
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Posto in musica dal cittadino Cimmarosa, da cantarsi nella festa de' 30 fiorile sotto l'albero della libertà avanti al Palazzo Nazionale.
Scritto da Luigi Rossi, avvocato, nato nel 1769 a Montepaone in provincia di Catanzaro (dove, almeno fino a poco tempo fa, c’era l’ultimo Albero della Libertà originale d’Italia), poeta, giacobino e massone, impiccato il 28 novembre 1799 in Piazza del Mercato a Napoli.
Musica del celebre compositore napoletano Domenico Cimarosa (1749-1801).
Pubblicato sul Monitore Napoletano, il foglio repubblicano diretto da Eleonora Fonseca Pimentel, l’Inno patriottico fu riprodotto in migliaia di fogli volanti e cantato per la prima volta dai rivoluzionari il 19 maggio in piazza del Plebiscito (allora Largo di Palazzo) alla festa del “bruciamento delle bandiere borboniche”, allorché fu piantato l’Albero della Libertà.
Domenico Cimarosa, di idee liberali, aderì alla Repubblica napoletana e mise in musica questo ed un altro testo di Luigi Rossi, “La felicità compita” (che però non ci è giunto). Nel 1799, quando la Repubblica già vacillava, il grande compositore si vide a malpartito e si affrettò e musicare un inno antifrancese e pro Borbone scritto da tal Vincenzo de Mattei di Torre Susanna (quello che recita, fra l’altro, “Dalla terra dei delitti / Mosse i passi il Franco audace / E nel sen di nostra pace / Venne l'empio ad infierir”)… Non gli servì a molto: fu imprigionato e condannato a morte, pena poi commutata in esilio solo grazie all’intercessione degli ammiratori che Cimarosa aveva anche tra i borbonici e, soprattutto, tra i russi loro alleati, visto che il compositore era stato per anni maestro di cappella alla corte di Caterina La Grande. Comunque, provato dalla disavventura, morì di lì a poco, a Venezia nel 1801, proprio mentre si accingeva a far ritorno in Russia.