Quantu me lu vantàra
lu trappitu
me lu vantava ci non era statu.
La prima notte ne persi lu sonnu
la sicunna lu sonnu e l'appetitu.
Menzu la nave (1)
'nc'era n'ommu stisu (2)
de diciassette parmi misuratu.
La mamma li lassau (3)
nu bruttu tipu
ogni menz'ura 'eggia cotulatu.
lu trappitu
me lu vantava ci non era statu.
La prima notte ne persi lu sonnu
la sicunna lu sonnu e l'appetitu.
Menzu la nave (1)
'nc'era n'ommu stisu (2)
de diciassette parmi misuratu.
La mamma li lassau (3)
nu bruttu tipu
ogni menz'ura 'eggia cotulatu.
Note da La terra del rimorso
(1) Nave in senso traslato. A riguardo dei frantoi sono molti i termini che hanno attinenza con la marineria: "nachiru", ossia nocchiero, [per il capo squadra, ndr], "ciurma" per l'insieme dei frantoiani.
(2) Il palo usato per il torchio viene paragonato a un bambino [meglio, ad un essere umano lungo disteso, ndr] che deve essere cullato ogni mezz'ora
(3) Si gioca sul doppio del termine mamma che indica ad un tempo la madre e la pila di fiscoli messa nel torchio per la prima spremitura. [Ma "mamma" potrebbe anche indicare il padrone, ndr]
(1) Nave in senso traslato. A riguardo dei frantoi sono molti i termini che hanno attinenza con la marineria: "nachiru", ossia nocchiero, [per il capo squadra, ndr], "ciurma" per l'insieme dei frantoiani.
(2) Il palo usato per il torchio viene paragonato a un bambino [meglio, ad un essere umano lungo disteso, ndr] che deve essere cullato ogni mezz'ora
(3) Si gioca sul doppio del termine mamma che indica ad un tempo la madre e la pila di fiscoli messa nel torchio per la prima spremitura. [Ma "mamma" potrebbe anche indicare il padrone, ndr]
inviata da Bartleby - 30/12/2011 - 14:16
Lingua: Italiano
Traduzione italiana da La terra del rimorso
IL FRANTOIO
Quanto mi hanno parlato ben
del frantoio
ma chi lo faceva non c'era mai stato.
La prima notte perdetti il sonno
la seconda il sonno e l'appetito.
Nell'antro centrale
c'era un uomo steso.
lungo circa quattro metri
La sua mamma aveva lasciato
il compito seccante
di ninnarlo almeno ogni mezz'ora.
Quanto mi hanno parlato ben
del frantoio
ma chi lo faceva non c'era mai stato.
La prima notte perdetti il sonno
la seconda il sonno e l'appetito.
Nell'antro centrale
c'era un uomo steso.
lungo circa quattro metri
La sua mamma aveva lasciato
il compito seccante
di ninnarlo almeno ogni mezz'ora.
inviata da Bartleby - 30/12/2011 - 14:17
Scusate... mi sembra che le canzoni in dialetto salentino andrebbero meglio attribuite alla lingua siciliana più che a quella italiana, giusto?
(Bartleby)
(Bartleby)
Non esattamente. I dialetti salentini sono un gruppo di dialetti a sé stanti, separati certamente dai dialetti pugliesi a nord della cosiddetta "linea Lausberg" (dal nome dello studioso tedesco che individuò la linea di demarcazione tra i parlari pugliesi propriamente detti e quelli salentini) ma comunque non assimilabili interamente a quelli siciliani e calabresi, anche se con loro condividono diversi punti nel trattamento del consonantismo e del vocalismo. Proprio da questo fatto è nata la "vox populi" che i dialetti salentini siano "siciliani", ma non è così. Sicuramente hanno caratteristiche più vicine a quelli siculo-calabresi che a quelli pugliesi propriamente detti, ma sono salentini e basta. Comunque sia, i dialetti meridionali (salentini, calabresi e siciliani) al di sotto di quella linea sono detti "area Lausberg". Sicuramente, ora come ora si crederebbe che fossero una particolare zona del campo dove il famoso calciatore Lausberg dell'Eintracht Francoforte segnava gol bellissimi. Saluti! [RV]
Sì, ma infatti già per Fimmine fimmine aevo correttamente scelto lalingua siciliana, dialetto pugliese salentino... Chissà perchè negli ultimi due inserimenti mi è scappato di mente? Sorry...
Bartleby - 30/12/2011 - 14:36
Da notare che in America Latina, nei paesi di lingua spagnola e portoghese, il frantoio, quello per le olive così come quello per la canna da zucchero, viene chiamato "trapiche"... Chiara l'affinità con il nostro "trappitu"...
Bartleby - 30/12/2011 - 16:23
Beh, non ce lo sapevo ma è solo perchè la mola olearia era il "trapetum" per i latini e qualcosa di simile pure per i greci, vero esimi linguisti?
Bartleby - 30/12/2011 - 17:06
Posso dire, dal canto mio, che τριβείο (trivìo) è il termine neogreco che indica ogni macchina che frantumi un materiale, tanto che con ελαιοτριβείο (eleotrivìo) si indica il frantoio delle olive. Ma non è il neogreco che serve in questo caso: bisognerebbe andare all'antico, per cui lascio fare a Riccardo.
Gian Piero Testa - 30/12/2011 - 20:04
NB Per Bartleby: anche per "Fimmine fimmine" ho provveduto a riportare la lingua della canzone a "Italiano (Salentino)". Ripeto: i dialetti salentini non appartengono al siciliano. Hanno con esso caratteristiche in comune, come le ha del resto, che so io, l'italiano con il rumeno (non so se lo sapete, ma dal punto dell'evoluzione storica l'italiano va quasi sempre di pari passo col rumeno e con l'estinto dalmatico, e non con le altre lingue neolatine come francese o spagnolo). Sicuramente, però, nessuno direbbe che il rumeno è un dialetto italiano. Quando inserite una canzone in salentino, quindi, scrivete Italiano (Salentino). Neanche "pugliese salentino" perché il salentino non è neanche un dialetto pugliese. Saluti!
Riccardo Venturi - 30/12/2011 - 20:25
Vi devo dire una cosa un po' sorprendente. Nel greco classico esiste sí un sostantivo τραπέτης (trapétes) che significa, propriamente, "torchio per pigiare l'uva"; e anche un verbo τραπέω che significa, appunto, "pigiare l'uva". Però, stavolta, sembra che non sia stato il latino a derivare dal greco, ma l'esatto contrario. Si tratta di termini tardi, riportati nelle famose glosse di Esichio, e quasi con certezza passati in greco proprio dal latino "trapetum". Il quale è di etimologia sconosciuta. Si tratta probabilmente, come accade spesso in latino, di un termine del sostrato preindoeuropeo. Sia il latino che il greco ne sono pieni, e a volte anche per termini comunissimi: ad esempio, il verbo "amare" non ha nessuna corrispondenza nelle altre lingue indoeuropee, così come il primo elemento del greco άνθρωπος ("uomo"). E così i "cipressi" (κυπάρισσοι, cupressus) e altre centinaia di parole. E' il cosiddetto "sostrato pelasgico". Se proprio vi interessasse l'argomento, anni fa, quando scrivevo sui newsgroup di linguistica e archeologia, avevo pubblicato una serie di post al riguardo. Sembrano essersene salvati solo due: questo e questo. Servirà comunque a farvi un'idea. Magari siete più bravi di me a ritrovare gli altri. Comunque "trapetum" è termine antichissimo, e non poteva essere altrimenti per uno strumento la cui origine si perde nella notte dei tempi.
Riccardo Venturi - 30/12/2011 - 20:51
Chissà se questa pagina da "Pensiero e linguaggio: grammatica universale" di Giuseppe Romaniello può spiegare, almeno in parte, l'origine del nostro antichissimo "trappitu"...
Bartleby - 30/12/2011 - 21:28
Bisognerebbe quindi suggerire una modifica a it.wikipedia, che nella filogenesi sembra far derivare il salentino dalla lingua siciliana...
Bartleby - 30/12/2011 - 23:36
Una tarantella sulla raccolta e lavorazione delle olive scritta di recente da Saverio Fonseca, direttore del gruppo amatoriale degli Agorà di Specchia, in provincia di Lecce.
LU TRAPPITU
Lu nonnu nosciu ancora se ricorda
allu tempu de vulie
a mano se cujia
nu saccu de fatica... se facia.
Quannu la cota poi ncominciava
nc'era ci spurucava...
nc'era ci le cujia
nc'era ci intra nu saccu le mintia
Li sacchi caricava sullu trainu
li portava allu trappitu
trovava lu nachiru
intra la vasca le vacava e le macinava
Lu trappitaru la pressa preparava
li fisculi mintia
de pasta l'inchia
e l'oju intra la pila se ne scia
Quannu l'oju poi era criscire
prime era posare
no s'era 'ntravujare
e cu lu nappu poi s'era pijare
Moi tuttu è motorizzatu
la machina le coje
la machina le cerne
te lu separatore l'oju scinne.
Se prima nci vulia na settimana
osci mancu nu giurnu
basta aspetti lu turnu
viti comu è cangiatu moi lu munnu.
LU TRAPPITU
Lu nonnu nosciu ancora se ricorda
allu tempu de vulie
a mano se cujia
nu saccu de fatica... se facia.
Quannu la cota poi ncominciava
nc'era ci spurucava...
nc'era ci le cujia
nc'era ci intra nu saccu le mintia
Li sacchi caricava sullu trainu
li portava allu trappitu
trovava lu nachiru
intra la vasca le vacava e le macinava
Lu trappitaru la pressa preparava
li fisculi mintia
de pasta l'inchia
e l'oju intra la pila se ne scia
Quannu l'oju poi era criscire
prime era posare
no s'era 'ntravujare
e cu lu nappu poi s'era pijare
Moi tuttu è motorizzatu
la machina le coje
la machina le cerne
te lu separatore l'oju scinne.
Se prima nci vulia na settimana
osci mancu nu giurnu
basta aspetti lu turnu
viti comu è cangiatu moi lu munnu.
Bartleby - 30/12/2011 - 23:44
Ho visto. Peraltro l'articolo è abbastanza ben fatto e non si nomina minimamente che il salentino "derivi dal siciliano" (o chissà perché, poi, dovrebbe "derivare dal siciliano"; non potrebbe essere il siciliano a derivare dal salentino?). Ad ogni modo ci penseranno i wikipediani; si dovessero correggere tutte le wikicazzate della Superenciclopedia, ci si perderebbe una vita; mi ricordo sempre quando rifeci di sana pianta l'articolo sulle Child Ballads sostituendone uno dove si diceva che voleva dire "ballate per bambini"...
Riccardo Venturi - 30/12/2011 - 23:46
... fra l'altro, proprio a Specchia ma poi in molti altri paesi del Salento gli antichi "trappitu" (come farà al plurale?) si trovavano in camere sotterranee scavate nella roccia, perchè le braccia non costavano nulla, scavare era meno dispendioso che erigere delle strutture in superficie e poi là sotto la temperatura era molto alta e l'olio, che si condensa intorno ai 6°, restava bello fluido durante tutte le fasi della lavorazione...
Sì, ma pensate in che condizioni lavoravano in quelle catacombe uomini e bestie!?! Il mestiere del trappitaro non era poi tanto diverso da quello del minatore!
Sì, ma pensate in che condizioni lavoravano in quelle catacombe uomini e bestie!?! Il mestiere del trappitaro non era poi tanto diverso da quello del minatore!
Bartleby - 31/12/2011 - 00:01
Salve
mi chiamo Giacomo Linoci e sono il nipote di quel Giovane ragazzo (nella foto) ritratto con la pala in mano.. Lui era Francesco Motolese detto Francesco Di Vona, Grottaglie -TA- Puglia..
Non per niente ma vorrei sapere come fate a ritrovarmi questa foto di famiglia.
Certo Di una vostra risposto
Vi porgo
Cordiali Saluti
mi chiamo Giacomo Linoci e sono il nipote di quel Giovane ragazzo (nella foto) ritratto con la pala in mano.. Lui era Francesco Motolese detto Francesco Di Vona, Grottaglie -TA- Puglia..
Non per niente ma vorrei sapere come fate a ritrovarmi questa foto di famiglia.
Certo Di una vostra risposto
Vi porgo
Cordiali Saluti
Giacomo - 27/3/2015 - 19:06
Caro Giacomo, noi abbiamo ripreso l'immagine da questo blog. Dovresti probabilmente rivolgere la domanda all'autore dell'articolo su quel sito (Cosimo Luccarelli)
CCG Staff - 27/3/2015 - 19:20
×
Canto di lavoro e lamentazione dei trappitari, gli operai addetti al trappitu, il frantoio.
Oggi "Trappitu" è il nome di uno degli olii più pregiati prodotto nella provincia di Trapani e costa qualcosa come 25/30 Euro alla bottiglia da 1/2 litro...
Voi dite, ma che c'entra, qui non siamo in Puglia? Beh, anche il salentino, come il calabrese ed il cilentano meridionali, non è che un dialetto della lingua siciliana, per cui il frantoio è il trappitu a Lecce come a Trapani...
E' una delle centinaia di canzoni registrate in Salento nel 1954 dall'etnomusicologo americano Alan Lomax, accompagnato dal nostro Diego Carpitella.