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Vautres que siatz assemblats

GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCG
Lingua: Occitano


Lista delle versioni e commenti


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Iu siu occitan
(Rodolfo Brun)
Zu Straßburg auf der Schanz (Der Schweizer)
(anonimo)
Tra de record
(Li Troubaires de Coumboscuro)


“Nadalets” - Noëls de Notre-Dame des Doms, 1580-1610 / 1653-1656
Bibliothèque Municipale Ceccano d'Avignon, Mss. 4485, 1250, 1181
1925: Les noëls provençaux de Notre-Dame des Doms (1570-1610), 1-18

noelsdoms


Si tratta di un'antica pagina (reca la data del 4 maggio 2006) nata da una serie di circostanze ancor più antiche e, per così dire, pittoresche (come è il caso di parecchie antiche pagine di questo sito). Poiché, in questi giorni, Gianfranco, nell'inserire l'intero album "Lou Pan Crousià" dei Troubaires de Coumboscuro ha causato l'interesse di B.B. che a sua volta è andato a scovare una mia vecchia conversazione telematica con Marco Sopegno “Slowdog”, antico amico perso disgraziatamente di vista, vi devo prima raccontare tutta una storia.

Ai tempi dei “newsgroups” e delle “mailing lists”, molto, molto prima della nascita di questo sito (siamo ancora negli ultimissimi anni del XX secolo, tra il 1997 e il 1999), un gruppo di autentici scioperati si era gettato sull'allora fantascientifica e novìssima “Internetta” (o fantascientifico e novìssimo “Internetto”) -spendendo cifre folli per le bollette telefoniche- per parlare di cose tipo -ad esempio- le canzoni di Fabrizio De André (e molte altre cose). Ero, Iddìo mi perdoni, tra quegli scioperati. Abitavo allora a Livorno in una casa di grandezza sterminata fatta a “S” nel quartiere del Pontino. Accadde esattamente proprio pochi mesi dopo la morte di De André, l'11 gennaio del 1999, che -nel mezzo delle “scoperte” che venivano fatte quasi quotidianamente sul Faber (allora, sarà bene ricordarlo, non c'erano certamente i mezzi attuali) venne fuori pure Mis amour; e vennero fuori anche i Troubaires de Coumboscuro. In un album del 1995, A toun souléi, c'era questa “antica ballata” in provenzale che risultava cantata in duetto da tale Clareto Arneodo e da Fabrizio De André, con nientemeno che Franco Mussida alla chitarra.

Partirono due cose. La prima, riuscire a capire chi diavolo fossero 'sta Clareto Arneodo e 'sti Troubaires di qualcosa di scuro e di non meglio precisato. Il succitato Marco Sopegno e la sua consorte, che pure facevano parte di quella congrega di scioperati, si occuparono di ragguagliarci a dovere; sussisteva però una questione non da poco: che accidenti si diceva in quella “antica ballata”? Nessuno ci capiva, come dire, un'autentica mazza. Questa era la seconda cosa: e poiché già da allora il sottoscritto passava per l'Esperto Delle Lingue, ovviamente mi fu affidato il compito di “decifrare” il testo di Mis Amour. Mi misi all'opera con piglio baldanzoso, e ne tirai fuori il testo munito addirittura di una traduzione. Piccolo problema: avevo (ovviamente) sbagliato ogni cosa, facendo praticamente come il famoso Athanasius Kircher alle prese coi geroglifici egiziani. Pochi giorni dopo, un altro degli scioperati, Walter Pistarini (divenuto in seguito uno dei più celebri “deandreologi” italiani e autore di diversi libri sull'argomento) se ne venne fuori càcchio càcchio dicendo: “Ma io il testo ce l'ho!”, e lo pubblicò facendomi rimediare una delle mie più clamorose figure di guàno, peraltro meritatissima.

Tempi pionieristici, naturalmente. Raccontandovi queste cose, imploro pietà sia su di me, sia su quella masnada di perditempo che eravamo, visto che di tempo -come diceva Guccini- ne avevamo parecchio e pure il gusto di sprecarlo. Da una delle più clamorose perdite di tempo, una raccolta spontanea di “canzoni contro la guerra” che avevamo fatto in quei newsgroups e in quelle mailing list all'inizio del 2003 mentre stava per scoppiare la guerra di Bush in Iraq, è nato questo sito. Ma, tornando ai Troubaires de Coumboscuro, cominciarono allora tutta una serie di “troubairate” alla scoperta del mondo di Santo Lucio de Coumboscuro, della famiglia Arneodo, di tutti i loro progetti, offsprings e ramificazioni. Fu proprio Marco Sopegno a inviarmi una bella cassetta piratata (funzionava ancora così...) che conteneva uno di codesti offsprings, gli “Henno de Rose” che cantavano dei canti natalizi.

hennoderoseGli Henno de Rose erano, e sono tuttora, uno dei tanti Coumboscuri, i “Nouvé della tradizione provenzale tra il XIV e il XX secolo”. Non avendone che una cassetta piratata, li identificai automaticamente coi “Troubaires”; tra i “natali” dell'album, di uno (la prima traccia, peraltro) letteralmente mi innamorai: Vaoutre que sias assemblà. Cercarne il testo da qualche parte? Impossibile. La imparai a memoria “a suono”, come succede quando in una lingua ci si capisce poco o nulla. Qualche anno dopo, però, pàff. Ne trovai una versione parziale sul sito degli “Escabots” e, esistendo già il sito, ci feci una paginetta che è rimasta assolutamente dimenticata e solitaria fino ad oggi. La cassetta piratata da Marco Sopegno mi ha seguito per un bel po' di vicissitudini e traslochi, finché non ha fatto la fine di tante altre: è andata persa. Rimaneva solo la memoria di quella prima traccia che continuavo a cantarmi “a suono”, a canticchiarmi spesso, a farmi ripensare addosso; perché una canzone, qualsiasi canzone, accompagna.

La paginetta è stata fino ad oggi attribuita, ovviamente, ai Troubaires de Coumboscuro. Ho creduto per anni e anni che “Henno de Rose” fosse il titolo di un loro album, non il nome del gruppo. Nell'album ascoltiamo per l'ultima volta la "mitica" Clareto Arneodo, che a un certo punto smise di cantare per fare una cosa semplicissima: la mamma. Per lasciare poi il posto alla nuova cantante che si chiama invece Alba Spera (un nome francamente meraviglioso!); poi c'è il resto degli Henno de Rose, vale a dire Roberto Desiena alla chitarra e alla mandola, Francesco Segreti alle chitarre, Marco Ficarra al violino e alla chitarra e, toh, Davi Arneodo alla fisarmonica e ai flauti. Uno dei fratelli della Clareto. Sono anche venuto a sapere che “Henno de Rose” significa “Signora del Rodano”; nella mia immaginazione voleva dire “Profumo di rose”, si pensi un po'. Poi è venuto Gianfranco col suo Pan crousià (altro album piratato che avevo e che ho scrupolosamente perso nelle mie peregrinazioni di qua e di là) e, forse, non sa che cosa mi ha riportato alla mente e non solo alla mente.

In mezzo a tutte queste cose, non mi era mai riuscito di trovare, su un Tubo oramai diventato un sistema solare, Vaoutre que sias assemblà. Non la ascoltavo direttamente da non so quanto tempo; a dire il vero, a un certo punto avevo smesso anche di cercarla. Ne avevo trovato, è vero, altre versioni, magari filologicamente più corrette; ma mai quella, vale a dire quella che mi si era fissata nella mente vent'anni fa. Eppure era semplice: bastava cercare “Henno de Rose”. Cosa che ho fatto stasera, ed eccola qua. Si tratta delle piccole emozioni di una sera che, secondo me, fanno e definiscono una vita. Un ritrovamento, un ritorno, una serie di ricordi. Giocoforza, a questo punto, rifarla di sana pianta questa pagina. Ora gli strumenti esistono.

Si viene così a sapere che quell'intero album, il “Natale in Provenza” del 1998, era basato su una cosa molto precisa, e che fino a stasera ignoravo bellamente. I Noëls de Notre-Dame des Doms, vale a dire una raccolta di canti natalizi provenzali che va dal 1580 al 1610 nella sua prima parte, e dal 1653 al 1656 nella seconda. Notre-Dame des Doms è la cattedrale di Avignone, attigua al Palazzo dei Papi; il bello è che ci sono pure entrato dentro, in una ventosissima giornata d'aprile del 1992. I canti sembrano pure avere degli autori: un gruppo di organisti della cattedrale ed altri membri del personale della chiesa, a volte su melodie già esistenti e note. I manoscritti sono conservati nella biblioteca municipale Ceccano di Avignone (mss. 4485, 1250 e 1181).

Avignone: La cattedrale di Notre-Dame des Doms
Avignone: La cattedrale di Notre-Dame des Doms
Furono trascritti e pubblicati a stampa solo nel 1925: "Les noëls provençaux de Notre-Dame des Doms (1570-1610) édités pour la première fois avec la musique, suivis de dix noëls inédits de 1653 et 1656, Clamon Joseph-Noël. et Pansier Pierre, Avignon, Aubanel frères, 1925 [Transcription du Ms. 4485 de la Bibliothèque d'Avignon et de dix noëls des Ms. 1250 et 1181] ". Ripubblicati poi nel 1981: "Trésor des Noëls provençaux, avec musique et illustrés, Saboly, les Rèire, les félibres, Notre-Dame des Doms et Denis Cassan, Marcel Petit, Culture provençale et méridionale, 1981". Tutti quanti in “grafia mistraliana”, vale a dire la grafia occitana creata, su base fonetica, dal poeta Mistral, quello della famosa “Mirèio” e del félibrige. In base al libro di Gustave Bayle, "Étude historique, littéraire et musicale sur un recueil manuscrit des anciens noëls de Notre-Dame des Doms", 1884, Ed. Aubanel, Avignon, Ed. Houdin, Paris, il manoscritto apparteneva a Michel Tornatoris (“compaire Tournatory”), organista della cattedrale, morto nel 1641. Gustave Bayle era un avvocato avignonese che, alla fine del XIX secolo, effettuò delle ricerche nello studio di un altro avvocato suo collega; qui trovò il manoscritto dei Canti Natalizi della Cattedrale, che era stato utilizzato per rinforzare la copertina di un faldone di documenti legali.

Sono, ripeto, tutte cose che ho appreso stasera (esattamente da qui, per citare scrupolosamente la fonte). Pensare, insomma, cosa c'era dietro quella cassetta piratata e perduta, dietro tutta una serie di ricordi, dietro chissà quali e quante altre cose fissate da una canzone, Vaoutre que sias assemblà, aou doundoun de la campano.... Penso a quante volte me la avranno sentita cantare alla fermata dell'autobus o in fila alla cassa del supermercato; una volta, una signora in una sala d'aspetto dell'ospedale mi chiese che cosa fosse, e in che lingua fosse. Che cosa sia esattamente, lo so da stasera. Dopo vent'anni.

A volte, qua dentro e altrove, mi sono stato sentito chiamare in modi piuttosto roboanti: cose del tipo “maestro”, o “professore”, o altre cose del genere (per fortuna nessuno mi ha mai chiamato “eminenza” o “eccellenza”). Chiarisco: sono cose che non mi danno fastidio, che accetto con un sorriso e per le quali ringrazio pur non essendo assolutamente né un maestro, né un professore e né niente del genere, bensì una persona dedita per vocazione all'otium nel senso classico. Mi dovessi definire da solo, direi di me che sono un eterno alunno, invece. Un eterno tredicenne in terza media. Uno che impara giornalmente e che non smetterà mai di farlo fino all'ultimo respiro: γεράσκω δε πολλὰ διδασκόμενος. Queste sono le cose che ho imparato stasera, e che metto a disposizione qualora a qualcuno interessassero; e se così non fosse, credete che non s'è fatto apposta.

Nella pagina, per motivi che appariranno chiari se quel che ho scritto finora è stato letto, ho dato la precedenza al testo cantato dagli Henno de Rose, seppure sia incompleto. Seguono il testo completo del manoscritto, sia nella grafia dell'originale sia in quella “normalizzata” etimologica (preferita attualmente anche alla mistraliana), ed alcune traduzioni (tutto il materiale è ripreso dalla fonte già citata). La pagina è stata messa negli “Extra”, dove deve stare nonostante si presuma che un canto natalizio, con la pace, debba necessariamente averci qualche cosa a che fare. Ma Natale è ancora lontano, in questo dieci d'ottobre in cui fa ancora abbastanza caldo. [RV]
VAUTRE QUE SIAS ASSEMBLA
1. La versione degli Henno de Rose
1. Henno de Rose's version
1. La version de Henno de Rose
1. Henno de Rosen versio

Henno de Rose, Noël en Provence / Provençal Christmas / Natale in Provenza, 1998




Vautres que sias assembla
Au doundoun de la campano
Poudès ben viéure en soulas
Mentre que l’infèr s’afano.
Sian vengut a sauvamen,
Canten dounc jouiousamen.

L’enfant que n’èro proumés
Vèn a tous sauva la vido :
Es na au bout de nòu mes
D’uno Vierge tan poulido
Quel la planeto dóu jour
D’elo emprunto sa lusour.

Ansin nous l’avien canta
Li proufèto de soun paire ;
Un ange, d’autre coustat,
Descènd, e non i’a pas gaire
Pèr dire : Ave Maria,
Ave plena gratia.

Per tout caire e cantoun
Noun si vèi que faire fèsto,
Lis un brandon lo mentoun,
Lis autre clinon la tèsto,
Quand noun podon plus veilha,
Noun fan rèn que badailha.

N'i’a qu'Herodes lo marau
Que li fague tristo mino,
Per li far faire lo sau
De per tout coustat lo mino,
Mai countro lo dióu viven
Soun pouder noun vaudra ren.

inviata da Riccardo Venturi - 4/5/2006 - 15:03




Lingua: Occitano

VAUTRES QUE SIAS ASSEMBLAS
2. Noëls de Notre-Dame des Doms, 1-18

Grafia originale del manoscritto
Manuscript's original spelling
Graphie originale du manuscrit
Käsikirjoituksen alkuperäinen kirjoitus



Int. Gacha Empega, Manu Théron, Sam Karpiénia, Barbara Hugo - Polyphonies Marseillaises
Vautres que sias assemblas
Au dondon de la campano
Podez ben vioure en soulas
Mentre que l'infert safano
Siam vengus a sovamen
Canten don segurament

Lanfant que vero promes
Ven a tous sauvar la vido
Es nat au bout de nou mes
D'unno vierge tant polido
Que la planeto dau jour
Dello emprunto sa lausour

Ainsin nous lavian cantat
Lous profetos de son paire
Ung ange doutre coustat
Descendet non ya pas gaire
Per dire ave maria
Ave plena gratia

Per tous caires et canton
Non si vei gue faire festo
Lous uns brandon lou menton
Lous autres clinon la testo
Quand non pouadon plus veillar
Non fan ren gue badallar

Nia g'u herodes lou maraud
Que ly fasse tristo mino
Per ly far faire lo saud
De per tout coustat lo mino
Mai contre lou diou viven
Son pouder non vaudra ren

Car per miyous juga son tour
As mages fa bonno chiero
Et lous prego qu'au retour
Repasson per sa carriero
Elles senton ben lou fum
Nen veyra pas la couou d'un

Per veyre aqueou beau garçon
Fau laissar touto cautello
Car eou es tousieour a mon
Que fay bonno sentinello
Non vouou gue ren de malin
Intre dins son beau jardin

inviata da Riccardo Venturi - 10/10/2019 - 01:07




Lingua: Occitano

VAUTRES QUE SIATZ ASSEMBLATS
2a. Noëls de Notre-Dame des Doms, 1-18

Grafia classica normalizzata
Normalized classical spelling
Graphie classique normalisée
Normalisoitu klassinen kirjoitus


vautresque
Vautres que siatz assemblats
Au dondon de la campana,
Podètz ben viure en solaç
Mentre que l'infèrn s'afana.
Siam venguts a sauvament,
Cantèm donc segurament.

L'enfant que v'èra promés
Ven a tots sauvar la vida.
Es nat au bot de nòu mes
D'una vèrge tan polida
Que la planeta dau jorn
D'ela emprunta sa lusor.

Ansin nos l'avián cantat
Los profètas de son paire.
Un àngel, d'autre costat,
Descendèt non i a pas gaire
Per dire "Ave Maria,
Ave plena gratia".

Per tots caires e cantons
Non s'i vei que faire fèsta:
Los uns brandan lo menton,
Los autres clinan la tèsta.
Quand non pòdon plus velhar,
Non fan ren que badalhar.

N'i a qu'Eròdes lo maraud
Que li faga trista mina,
Per li far faire lo saut
De per tots costats lo mina,
Mai contra lo dieu vivent
Son poder non vaudrà ren.

Car per melhor jogar son torn,
Ai mages fa bòna chièra
E los prèga qu'au retorn
Repassen per sa carrièra.
Eles senton ben lo fum,
Ne veirà pas la coa d'un.

Per veire aqueu bèu garçon,
Fau laissar tota cautèla
Car eu es totjorn amont
Que fa bòna sentinèla:
Non vòu que ren de malin
Entre dins son bèu jardin.

inviata da Riccardo Venturi - 10/10/2019 - 21:45




Lingua: Francese

3. VOUS QUI VOUS ÊTES ASSEMBLÉS
Versione d'arte francese
Version artistique française
French artistic version
Ranskankielinen taiteellinen versio

palosclub.fr
Vous qui vous êtes assemblés
Au son des cloch's de l'église,
Vous pouvez bien vivre soulagés
Pendant que l'enfer s'épuise.
Puisque nous sommes sauvés,
Chantons donc avec sûreté.

L'enfant qui vous était promis
Vient à tous sauver la vie.
Il est né ce beau fils béni
D'une vierge si jolie
Que la planète du jour
Lui emprunte ses atours.

Ainsi nous l'avaient prédit
Les prophètes de son père.
Un ange du paradis,
Est descendu il n'y a guère
Pour dire "Ave Maria,
Ave plena gratia".

Par les monts et les vallons
On voit tout le mond' fair' la fête :
Les uns hochent le menton,
Les autres penchent la tête.
Quand ils ne peuvent plus veiller,
Ils n'arrêtent pas de bailler.

Il n'y a qu'Hérode, le maraud,
Qui lui fasse triste mine,
Pour lui fair' fair' le grand saut,
De tous côtés il le mine,
Mais contre le dieu du bien,
Son pouvoir ne vaudra rien.

Car pour mieux jouer son tour,
Aux mages il fait bonne chère
Et il les prie qu'à leur retour,
Ils repassent par ses terres.
Eux sentent bien son parfum,
Il n'en verra pas l'ombre d'un.

Pour voir ce garçon si beau,
Faut laisser toute cautèle,
Car il se tient toujours là-haut
Et fait bonne sentinelle :
Il veut que rien de malin
N'entre dans son beau jardin.

inviata da Riccardo Venturi - 14/10/2019 - 18:59




Lingua: Francese

3a. VOUS QUI VOUS ÊTES ASSEMBLÉS
Versione letterale francese
Version littérale française
Literal French version
Ranskankielinen kirjallinen versio

palosclub.fr
Vous qui êtes assemblés
Au ding dong de la cloche
Vous pouvez bien vivre soulagés
Pendant que l'enfer s'épuise.
Nous sommes arrivés au salut
Chantons donc avec sécurité / assurance.

L'enfant qui vous était promis
Vient à tous sauver la vie.
Il est né au bout de neuf mois
D'une vierge si jolie
Que la planète du jour
Lui emprunte sa lueur.

Ainsi nous l'avaient chanté
Les prophètes de son père.
Un ange, de l'autre côté,
Est descendu il n'y a pas longtemps
Pour dire "Ave Maria,
Ave plena gratia."

Dans tous les coins et recoins,
On ne voit que [des gens] faire la fête:
Les uns secouent le menton
Les autres penchent la tête.
Quand ils ne peuvent plus veiller
Il ne font que bailler.

Il n'y a qu'Hérode, le maraud
Qui lui fasse triste mine
Pour lui faire faire le grand saut
De tous côtés il le mine,
Mais contre le dieu vivant
Son pouvoir ne vaudra rien.

Car, pour mieux jouer son tour,
Aux Mages il fait bonne chère
Et les prient qu'à leur retour
Ils repassent par sa rue.
Eux sentent bien la fumée
(d'où vient le vent/ce qu'il en est)
Il ne verra l'ombre (lit. la queue) d'aucun.

Pour voir ce beau garçon
Il faut laisser toute prudence
Car lui est toujours là-haut
Qui fait bonne sentinelle
Il veut que rien de malin
N'entre dans son beau jardin.

inviata da Riccardo Venturi - 14/10/2019 - 19:07




Lingua: Inglese

4. YOU WHO GATHERED
Traduzione letterale inglese
Traduction littérale anglaise
Literal English translation
Englanninkielinen kirjallinen käännös

palosclub.fr
You who gathered
To the ding dong of the bell,
You can live well relieved
While Hell gets full of hardship.
We've come to salvation,
Let's sing in security

The child who was promised to us
Has come to save all our lives.
He was born after nine months
To a virgin so pretty
That the planet of day [1]
Borrows its light from her.

Thus had told us
His father's prophets.
An Angel from the beyond
Came down not long ago
To say "Ave Maria,
Ave plena gratia” [2]

In every place and corner,
Only celebrations can be seen.
Some wag their chins,
Some others nod their heads.
When they have trouble staying awake,
They keep yawning.

Only Herod, the villain,
Loathes him.
To kill him
He's sapping him from all sides,
But against the living god,
His power will be worthless.

In order to play his trick better,
He feeds the Magi well
And asks them to pass by his street
On their way back.
They know which way the wind is blowing: [3]
He won't even see their shadows.

To see this beautiful boy,
We can dispense with (fearful) precautions
For he always stands up there"
To keep good watch:
He doesn't want anything malevolent.
To enter his beautiful garden.
 
[1] Poetic expression for "sun"

[2] An angel appeared to Mary; the Latin means "Hail, Mary, full of grace"

[3] Literally: "They well smell the smoke"

inviata da Riccardo Venturi - 14/10/2019 - 19:33




Lingua: Italiano

5. VOIALTRI CHE VI SIETE RADUNATI
Traduzione italiana: Riccardo Venturi, 15.10.2019 11:19
Traduction italienne: Riccardo Venturi, 15.10.2019 11:19
Italian translation: Riccardo Venturi, 15.10.2019 11:19
Italiankielinen käännös: Riccardo Venturi, 15.10.2019 11:19
VOIALTRI CHE VI SIETE RADUNATI

Voialtri, che vi siete radunati
Ai rintocchi della campana
Potete ben vivere consolati
Mentre l’inferno si affanna.
Siamo arrivati alla salvezza,
Cantiamo dunque gioiosamente. [1]

Il bambino promessoci
Viene a salvar a tutti la vita.
E’ nato in capo a mesi
Da una vergine tanto bella
Che la stella del giorno
Da lei assume la sua luce.

Così ce lo avevan cantato
I profeti di suo padre.
Un angelo, da un altro lato
È disceso non molto fa
Per dire: “Ave Maria,
Ave plena gratia.”

Per ogni angolo e cantone
Non si vede che fare festa,
Gli uni scuotono il mento,
Gli altri chinano il capo.
Quando non possono più vegliare
Non fanno altro che sbadigliare.

Solo Erode, quel farabutto,
Per lui prova disgusto,
Per fargli fare il salto [2]
Lo tormenta da ogni parte,
Ma contro il dio vivente
Il suo potere non varrà a niente.

Ché, per meglio giocare il suo tiro,
Fa mangiare bene i Re Magi
E li prega che, al loro ritorno
Ripassino dalle sue terre.
Ma loro sentono bene che odore ha, [3]
Lui non ne vedrà l'ombra.
[1] Una variante comune sembra essere segurament = "con sicurezza, con fiducia".

[2] Vale a dire: per ucciderlo, per fargli fare "il salto nella morte" (un diffuso τόπος medievale: nella morte "si salta" come in un oscuro pozzo, in un abisso).

[3] Lett. "sentono il suo fumo", ovvero il profumo. Cioè, capiscono con chi hanno a che fare veramente. Altro τόπος assai diffuso: dall' "odore" che emana una persona si comprende la sua natura, in questo caso -ovviamente- diabolica.

15/10/2019 - 11:21


Riprendo, non richiesto, la penna, pardon, la tastiera per i seguenti motivi:

- Intanto per precisare che il ritrovamento "archeologico" delle tracce di vita cavernicola nei meandri informatici è merito non mio ma del ben più attento e preparato B.B.

- Poi vorrei ringraziare Riccardo, autore dell'aggiornamento , per le sue preziose ricerche e ritrovamenti, a chiarimento di vari aspetti della "religiosità popolare", argomento che mi sta molto a cuore e che forse a volte viene bistrattato in queste pagine. In attesa che lo scrivente inondi il sito CCG di "canti natalizi provenzali antichi" visto che ormai il pertugio è stato stappato...

Ora, in attesa di ulteriori sviluppi delle vicende provenzal-natalizie vi invio queste foto sotto forma di video, la "colonna sonora" la conoscete senz'altro, quindi è inutile che scendo in dettagli.



gianfranco 10 ott.2019

10/10/2019 - 14:07


in tema di archeologia informatica, vorrei riproporre un testo ormai ventennale quanto "datato", da me proposto a suo tempo ai miei amici musicofili..


La musica R’Oc
Stante una certa difficoltà a spiegare che cosa e’ la musica popolare, il problema si pone in termini analoghi nel tentativo di spiegare che cosa e’ la musica occitana, in chiave più o meno moderna (da cui la definizione di musica r’oc data al suo lavoro da Sergio Berardo, noto musicista che col gruppo Lou Dalfin ha portato la musica “occitana” fuori dai confini “naturali”)

Vediamo allora di dare alcune spiegazioni a mo’ di “glossario” per rendere un po’ meno ostico l’ascolto di questo “genere” di musica.

1. la zona dell’Europa detta Provenza si estende dalla Spagna (Galizia) alle alpi marittime, confinando a nord con la Savoia, il Delfinato (che comprende) e altre aree francesi tipo l’Alvernia etc. Il territorio e’ generalmente montano o di fondo valle. La popolazione parla anticamente una lingua comune, che poi col decadimento si fraziona in vari “dialetti” (esempio il patois)
2. In questa area geografica si e’ sviluppata alla fine del medioevo (1100) una forte cultura letteraria ed umanistica che ha fatto da trampolino di lancio alla ripresa (italiana e non) nota come rinascimento. Tutti i grandi poeti italiani (Dante, Petrarca, etc.) hanno utilizzato la cultura provenzale per il loro lavoro poetico.
3. Parallelamente all’evento letterario si creava un vasto movimento musicale (trovatori) che si innestava sul fatto letterario, trascrivendo la “poesia” in “canzone”. La figura del “trovatore” era quella del compositore e poeta, mentre il “bardo” era il semplice esecutore…. (comunque nessuno dei due in genere riusciva a portarsi a letto la bella castellana cui il poema era diretto)
4. Per eventi politico-religiosi dopo qualche secolo iniziava il declino della Provenza, il che si ripercuoteva anche sul piano economico (declino che si protrae fino ad oggi)
5. Il genere “ballata” si espande dalla zona provenzale al resto dell’Europa ed oltre. E’ possibile riconoscere la stessa canzone a distanza di secoli e di migliaia di Km.
6. Un certo interscambio avviene all’epoca tra la musica colta (delle corti dei principi o di chiesa) e la musica popolare: danze antiche tipo la giga, la courenta o il rigodon erano diffuse tra tutti gli strati sociali e quindi ballate sia nei saloni dei palazzi che nelle aie di campagna.
7. La musica da danza di tradizione medioevale e’ rimasta pressoché intatta fino ai giorni nostri in quanto la gente della Provenza continua a ballarla. Le danze, viste anche come espressione della cultura comunitaria, sono molto complesse ( e scatenate: il ballo e’ saltato, come in tutta la musica popolare, e quindi diverso dal cosiddetto “ballo liscio” in cui i piedi non si sollevano dal pavimento)
8. Un altro elemento di valutazione e’ comunque quello dello spopolamento delle campagne, e ancor peggio, delle montagne, che tanto danno stanno apportando al territorio. L’abbandono più o meno forzato si accompagna anche allo spopolamento di intere vallate essendo l’intera popolazione maschile deceduta nel corso delle due guerre mondiali.
9. Verso la meta’ dell’800 e fine secolo si assiste ad una rinascita della cultura provenzale che esprime, tra gli altri, un letterato del calibro di Federic Mistral (premio Nobel)
10. Una nuova rinascita della musica provenzale avviene comunque alla fine degli anni ’60, (nell’ambito del folk revival) con la riscoperta dei musicisti tradizionali ancora attivi e la trascrizione dei canti e delle danze tradizionali, ad opera dei gruppi di ricerca ( in genere a livello universitario o di appassionati del posto e non) La riproposta si allarga dalla Valle Varaita (dove ha origine il revival) alle altre Valli del Cuneese e a tutto il Piemonte. Il gruppo Cantovivo di Torino (quindi fuori zona) ripropone su disco le musiche e le danze delle Valli. Si attivano moltissimi gruppi che presto si costituiscono in associazioni culturali. Nella valle Grana prende vita il Centro Provencal Coumboscuro, che fonda un museo etnologico, crea il gruppo dei Troubaires de Coumboscuro e tutte le estati da’ vita ad un festival di musica provenzale (che poi si espande in tutto il nord italia). Nella valle d’Aosta si forma il gruppo dei Troveur Valdotèn, intorno alla figura dell’anziano Severin Chillod, gruppo che “riesce” ad avere una apparizione nella TV di stato e a stampare miracolosamente ben un disco…
11. Gli strumenti sono quelli tradizionali (cioè dei suonatori tradizionali) quali l’organetto diatonico, il flauto, il galoubet, il tamburo provenzale la ghironda etc. Compaiono a volte ( e con le conseguenze del caso) anche strumenti “moderni” quali la fisarmonica cromatica ed il clarinetto (valle Vermenagna). Il recente passaggio all’elettrizzazione innesterà nell’organico anche gli strumenti conseguenti (comunque anche i Troubaires di Coumboscuro nell’84 hanno messo il sintetizzatore nel loro disco Roumiage)
12. In Valle Stura (che e’ la valle principale delle montagne cuneesi, delle dimensioni della Valle d’Aosta ma molto, molto meno nota) entra in funzione il gruppo tirato su dal grande musicista popolare Sergio Berardo che da’ vita anche a numerose scuole dove la musica popolare viene insegnata ai ragazzi del posto. (a onor del vero a volte non molto felici di aver qualcosa in più da imparare) Queste scuole generano comunque altri gruppi di suonatori: praticamente un gruppo per ogni paese ancora abitato, oltretutto formato da suonatori giovani con largo seguito dei giovani del posto. (al contrario di quanto avviene - per esempio – qui da noi dove le squadre di canto popolare sono formate – tranne il caso dei giovani canterini di s.olcese – da persone anziane senza ricambio generazionale…)
13. In parallelo nascono scuole di danza popolare (come in tutto il resto dell’Italia e d’Europa) volte alla riproposta delle danze occitane, che necessitano di un certo periodo di “apprendistato” (se le vedi dal vivo capisci il motivo…).
14. Anche se il movimento musicale in questi anni non e’ più attivo come negli anni 60-70, vi sono comunque molti elementi favorevoli, quali una certo desiderio di rinascita delle realtà locali, un minimo di “riscoperta” della montagna (più che a livello turistico, come ritorno ai paesi di persone che se ne erano allontanate), un miglioramento della qualità tecnica della musica, un aumento del numero di gruppi che suonano, una certa disponibilità finanziaria, superiore a quella di qualche decennio fa.
15. I tentativi di “elettrizzazione” del suono provenzale sono in corso da oltre 10 anni, i risultati sono buoni. Come al solito e’ in prima fila Lou Dalfin e soci. Questa estate ho ascoltato anche i loro cuginetti , che si chiamano Lou Seriol e sono originari di Aisone (sempre in valle Stura) : molto bravi, peccato che l’unico concerto che hanno fatto al loro paese e’ finito in gloria sotto il tipico acquazzone di fine estate….

gianfranco settembre 2000

12/10/2019 - 14:37


Poiché il vaso di pandora degli amarcord non è stato ancora richiuso da chi lo aveva incautamente spalancato, vorrei qui ricordare il mio amico Gianni Tassio (si, quello che correva per lo stadio di marassi sventolando la chitarra di FdA) cui in un lontano grigio autunno, nel suo negozio in via del campo, feci ascoltare le musiche occitane dei Soulestrelh e poi, alla sua obiezione che non gliene poteva fregare di meno, risposi facendogli acoltare "Mis Amour" (che logicamente non conosceva, nonostante si ritenesse il massimo esperto del cantautore genovese, cui in gioventù, a suo dire, aveva aperto la strada alle vicende amorose, tipo Josefine, di cui troviamo traccia in varie biografie.)

gianfranco - 13/10/2019 - 14:10


@ Gianfranco ma non solo

Torno a scusarmi per le mie frequenti assenze: questi sono, per me, giorni piuttosto complicati, sia nel bene che nel male. Nessuna intenzione di annoiarvi con le mie vicende personali; è solo per dire che sono stato un po' "latitante", trovando pure il modo di preparare una quarantina di chili di pappa col pomodoro per una piazza intera che manifestava contro la guerra di Erdogan nel Rojava, tra sciatiche e visite cardiologiche. Una volta o l'altra vi dirò come la faccio, la pappa col pomodoro: "La storia del passato / a noi ce l'ha insegnato / che il popolo affamato / fa la rivoluzion!". Detto questo, a partire dall'introduzione a questa canzone, sto provvedendo a integrare i numerosi suggerimenti e le modifiche proposte da Gianfranco. Puff puff pant pant. Certo che è davvero molto bello che una pagina rimasta letteralmente dimenticata per 13 lunghi anni si...sia risvegliata in questo modo. Grazie a Gianfranco e saluti a tutti!

Riccardo Venturi - 14/10/2019 - 18:35


Il testo seguente è stato scritto da Sergio Arneodo e pubblicato sulla importante rivista ETNIE, n.1, del 1981

I canti rituali
[...]

"Nouvèls” o “Noels” erano chiama­ti i canti natalizi propriamente reli­giosi, oppure sequenze di versi, che insieme all’azione scenica dei pastori in adorazione di Gesù, formavano il classico Noël provenzale.

I “Nouvèls” dell’arco alpino sud-oc­cidentale si ispirano, senza dubbio, ai noels provenzali di Avignone, di Ar­les, di St. Remy del 1600, che fu il secolo d’oro del genere pastorale, soprattutto per merito del grande Nicolas Saboly (1614-1675).

Sono famosi i suoi 93 “Nouvel”, composi­zioni d’una vivacità artistica e d’una forza di trasfigurazione storica dav­vero eccezionali.

I due nouvèls sopravvissuti nelle val­li provenzali cisalpine – quello de “La Chanàl” e quello de “L’Argen­tièro” – presentano, appunto, una qualità ideativa ed una tessitura poe­tica molto fedeli al modello saboliniano. Come il Saboly, qui ricorrono fresche scene paesane tratteggiate a tocchi rapidi e popolarmente vivaci, non disgiunti da un gusto di scherzo­se allusioni: tra tanto affaccendarsi, intorno a Gesù Bambino, di pastori e pastore pronti al cicaleccio ed al battibecco, prende forma un tono di sorridente umorismo che non va cer­tamente a detrimento della fede sin­cera dell’ispirazione.

Sul colorito realismo delle macchiet­te si stende sempre, infatti, la misti­ca religiosità del mistero della Nasci­ta di Dio che emerge in tutta la sua suggestione in alcuni momenti di grandiosità immaginativa, degni del grande modello Saboly, e nello stes­so tempo intrisi d’una innocenza pae­sana e rudemente alpina che il model­lo avignonese non conosce.

Riportia­mo, indicativamente, una strofa de “Lou Nouvèl de l’Argentièro”:

Pastres de l’Argentièro
calen de n’aut en bas
portoun froumage gras
dedins la froumagièro
per far la presentièro
al bon Jesu qu’es nas.

(Pastori dell’Argentera
scendono di alto in basso,
portano formaggio grasso
nella formaggiera,
per farne dono
al buon Gesù ch’é nato).

Chi scrisse questo nouvèl era certa­mente persona di inclinazione cultu­rale e di felice intuito artistico, oltre che profondamente imbevuta di co­scienza religiosa. Forse era uno di quegli autodidatti che fiorirono nu­merosi in montagna e si incontravano nei mercati di Guillestre (Queyras) come di Demonte (valle Stura), di Barcellonette (valle d’Ubaye) ed al­trove: ossia nei crocevia commerciali intra-alpini.

Purtroppo la musica del “Nouvèl de l’Argentièro” (come del “Nouvèl de La Chanàl”, val Varaita) non ci è pervenuta, ma è presumibile che essa si rifacesse a composizioni profane (magari del medesimo autore ignoto): come d’altra parte accade anche in Saboly. Poiché questi nouvèls – è indubitabile – appartenevano cultu­ralmente non soltanto alla sfera del “religioso” ma, più ampiamente, a quella del “popolare”.


Alla rivista era allegato il disco long play "Musiche della Provenza Alpina" che era la ristampa, con altra copertina del primo disco dei Troubaires Lou Parour
Tutte le riviste della serie sono state poi pubblicate su internet (rivistaetnie.com) quindi potete trovare il resto del lungo articolo di Sergio Arneodo che tra l'altro riporta:

La povertà economica d’un ambiente umano trascina sempre dietro di sé delle difficoltà d’ordine spirituale: spesso mette in crisi linee culturali autonome già bene tracciate, altre volte soffoca i presupposti stessi di questa cultura che pure – anche qui come ovunque – esistono, e ben spesso ad uno stadio di promettente purezza.


espressioni che a me ricordano "Il Mondo dei Vinti" di Nuto Revelli

gianfranco 15 ott.2019

15/10/2019 - 10:16




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