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Inno della rivolta, o Inno del Molinari

Luigi Molinari
Lingua: Italiano


Luigi Molinari

Lista delle versioni e commenti


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[1893 / 1896]
Testo / Lyrics / Paroles / Sanat: Luigi Molinari
Musica / Music / Musique / Sävel: ?

Luigi Molinari, 1866-1918
Luigi Molinari, 1866-1918


Scritto nel 1893 da Luigi Molinari (Crema, 1866 - Milano, 1918), avvocato, pedagogo libertario e militante anarchico.
Il testo fu pubblicato l’anno seguente sul giornale anarchico “La Favilla” di Mantova come poesia dal titolo “Dies Irae”.
In “Cantacronache 4”, 1971. "Contessa, se mi permette io continuerei nella mia provocazione…Può essere questa dunque considerata una Canzone Contro la Guerra? A voi, o perfidi Admins e maledetti frequentatori di queste pagine, l’ardua sentenza." [BB, 9-9-2011]




Luigi Molinari scrisse quest’Inno in occasione dei disordini fomentati da socialisti ed anarchici in Lunigiana in solidarietà ai braccianti ed agli operai siciliani che in quelle stesse settimane subivano l’attacco dei soldati mandati dal governo Crispi a reprimere i Fasci dei Lavoratori, movimento che si era via via rafforzato parallelamente all’acuirsi della crisi finanziaria del Regno e ai provvedimenti (soprattutto l’aumento del carico fiscale, del prezzo del sale e e del dazio sul grano) varati dall’allora ministro dell’Economia Tremonti – pardon! – Sonnino per pareggiare il bilancio. Molinari fu arrestato per sedizione ed il testo del suo Inno costituì prova nel processo a suo carico. Condannato a 23 anni di reclusione fu amnistiato l’anno seguente. [BB 9-9-2011]

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L'Inno della Rivolta è talmente legato al nome del suo autore, che è conosciuto anche, tout court, come “Inno del Molinari”. Nacque in realtà nel 1893 come una poesia, intitolata Dies Irae (il legame del canto anarchico classico con il canto ecclesiastico, anche nel linguaggio e nelle immagini, è assai forte), pubblicata nell'Almanacco della Favilla per l'anno 1894 di Mantova (Lorenzo Gestri: Incombenze e tribolazioni occorse ad un propaganista libertario in uno anno di grazia a fine '800, in “Rivista Storica dell'Anarchismo”, luglio-dicembre 1994; Pisa, Biblioteca Franco Serantini. Pur essendo concepito per il 1894, l' “Almanacco” era uscito già nel dicembre del 1893). La poesia era stata scritta dall'avvocato e militante anarchico per incitare alla solidarietà con i moti dei Fasci Siciliani (v. sopra). Se ne ebbe una vera e propria insurrezione in Lunigiana, che ebbe luogo nel gennaio del 1894 e che fu stroncata nel sangue dal governo Crispi. Nel processo che ne seguì, il canto servì come prova a carico contro il Molinari, che venne condannato a 23 anni di carcere da un tribunale militare, indicato addirittura come “principale promotore” della rivolta lunigianese; due anni dopo, però, fu amnistiato (Catanuto / Schirone, p. 87). “La Favilla” era un periodico (nei suoi primi tempi, un quotidiano) fondato a Mantova nel 1866 da Paride Suzzara Verdi, importante esponente socialista locale; Luigi Molinari aveva a sua volta fondato un suo giornale nel 1891, Il Grido dell'Operaio; ma pubblicava regolarmente sulla “Favilla” articoli e altro materiale, specialmente dedicato al mondo dell'educazione (nel 1899 ne assunse anche la direzione). Nel 1896, l'originale Dies Irae fu assai modificato dal Molinari stesso, divenendo un canto munito di una melodia il cui autore è rimasto sconosciuto (ma potrebbe essere stata anch'essa composta dal Molinari, o adattata da qualche motivo a lui noto). E' questa la forma generalmente nota ancora oggi, con il titolo di Inno della Rivolta, che fu pubblicata a stampa per la prima volta solo nel 1904 (Settimelli-Falavolti). Una prima registrazione originale del canto (v. qui) si ebbe a Pisa nel 1962 (informatore: F. Ciuti), pubblicata nel disco Canti Anarchici -vol. 2-, a cura di Roberto Leydi, Dischi del Sole DS11, 1963; in seguito, nel 1968 un'altra registrazione originale si ebbe a cura di Franco Coggiola nel 1968 a Ancona (pubblicata nel disco Addio Lugano bella (Dischi del Sole DS 152/54; il canto è interpretato dal Coro Anarchico di Ancona).

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Da allora, parecchie sono state le esecuzioni del canto; si ricorda particolarmente quella di Michele L. Straniero (in Canti di protesta del popolo italiano 2, 33/17 Italia Canta, SP 33/R/0013), dato che è precedente alle due registrazioni originali da informatori popolari (1962 e 1968, v. sopra). Il disco (poi più volte riedito fino a Vedette Zodiaco LP 1972: Cantacronache 4, VPA 8133) è del 1960, e Michele L. Straniero interpreta il testo rielaborato musicalmente da Sergio Liberovici, e accompagnato alla chitarra da Fausto Amodei.

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L'Inno del Molinari appartiene senz'altro ai più noti canti anarchici in lingua italiana; il verso iniziale della sua versione più nota (quella del 1896) è tra i più citati, utilizzati e riproposti tra quelli tratti dai canti sociali. La sua linea melodica (assai facile e “di presa”, ritmata e con andamento un po' da stornello popolare) fu utilizzata per il canto antifascista Orsù compagni di Civitavecchia e, leggermente modificata, per il celeberrimo Su comunisti della capitale (che la “variante romana” del precedente canto nominato). Si è tornati recentemente a parlare dell'Inno della Rivolta con l'uscita del disco Canzoni da intorto, progetto discografico di Francesco Guccini dedicato in gran parte al canto sociale e di lotta. Nel disco, Guccini presenta il canto come Nel fosco dì del secolo ed afferma di non essere “mai riuscito a scoprire nulla, né il vero titolo né l'autore”, sebbene lo consideri come una sorta di “nonna della sua Locomotiva per lo stile retorico, quasi tragico di certi versi”.

Canzoni da intorto


E' stata senz'altro una delle “molle” che ci hanno spinto a rifare e ampliare un po' questa pagina, in primis togliendola dagli “Extra” in cui giaceva fin dal 2011 e, poi, proponendo questa nuova introduzione (ed anche il testo del Dies Irae, la primitiva stesura poetica di Luigi Molinari). Un'occasione di approfondimento anche per chi, acquistando il disco -bello e degno, specie in questi frangenti- di Francesco Guccini senza aver mai conosciuto l'Inno del Molinari, si ponga qualche domanda e desideri saperne di più. [RV 28-11-2022]
Nel fosco fin del secolo morente,
sull'orizzonte cupo e desolato,
già spunta l'alba minacciosamente
del dì fatato.

Urlan l'odio, la fame ed il dolore
da mille e mille facce ischeletrite
ed urla col suo schianto redentore
la dinamite.

Siam pronti e dal selciato d'ogni via,
spettri macabri del momento estremo,
sul labbro il nome santo d'Anarchia,
Insorgeremo.

Per le vittime tutte invendicate,
là nel fragor dell'epico rimbombo,
compenseremo sulle barricate
piombo con piombo.

E noi cadrem in un fulgor di gloria,
schiudendo all'avvenir novella via:
dal sangue spunterà la nuova istoria
de l'Anarchia.

inviata da Bartleby - 9/9/2011 - 11:56




Lingua: Italiano

Dies Irae [1893] – La prima versione del canto

afavilla
Del fosco dì del secolo morente
sull'orizzonte cupo e sconfortato
spunta l'aurora minacciosamente
del dì fatato.

Urla d'odio la fame ed il dolore
da mille e mille fauci inviperite
e tuona col suo schianto redentore
la dinamite.

Guizzan per l'aria i lampi furibondi
del dì dell'ira a scuotere i vigliacchi,
e voi tremate, o parassiti immondi
brago di ciacchi.

Siam pronti e dal selciato d’ogni via
spettri macabri nel momento estremo
sul labbro il nome santo d’Anarchia
irromperemo.

E pallidi fantasmi segaligni
dinanzi a voi convulsi ci vedrete
del vostro sangue di vampir maligni
arsi di sete.

Sarem spietati e degli infami archivi
di ministeri e banche e tribunali
sfavilleran le carte in tutti i trivi
roghi infernali.

E per te Pallas salma vendicata
là nel fragor dell’epico rimbombo
compenseremo sulla barricata
piombo col piombo.

inviata da Riccardo Venturi - 28/11/2022 - 09:53




Lingua: Italiano

La Versione dei L'Orage

Nel fosco fin del secolo morente,
sull'orizzonte cupo e desolato,
già spunta l'alba minacciosamente
del dì fatato.

Siam pronti e dal selciato d'ogni via,
spettri macabri del momento estremo,
sul labbro il nome santo d'Anarchia,
Insorgeremo.

E poi cadrem in un fulgor di gloria,
schiudendo all'avvenir novella via:
dal sangue sorgerà la nuova istoria
de l'Anarchia.
dal sangue sorgerà la nuova istoria
de l'Anarchia.
dal sangue sorgerà la nuova istoria
de l'Anarchia.
dal sangue sorgerà la nuova istoria
de l'Anarchia.

inviata da dq82 - 5/5/2017 - 14:34




Lingua: Inglese

Traduzione inglese / English translation / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös:
ZugNachPankow

Luigi Molinari.
Luigi Molinari.
Hymn to Revolt

In the dark end of this dying century
on the somber and desolate horizon
already appears the threatening dawn
of the magical day.

Hate, hunger and pain scream
from a thousand gaunt faces
and with its redeeming blast
screams the dynamite.

We are ready and from the streets of everywhere,
grim spectres of the final moment,
on our lips the holy name of Anarchy,
we shall rise up.

For all the victims seeking revenge,
in the roar of the epic blast,
we shall pay back on the barricades
lead against lead.

And we shall fall in radiant glory,
revealing for the future a new path:
from our blood shall be born
the new history of Anarchy.

inviata da ZugNachPankow - 31/7/2019 - 00:17




Lingua: Francese

Version française – HYMNE DE LA RÉVOLTE – Marco Valdo M.I. - 2011
Chanson italienne – Inno della rivolta – Luigi Molinari – 1893

Écrit en 1893 par Luigi Molinari (Crema, 1866 - Milano, 1918), avocat, pédagogue libertaire et militant anarchiste.
Ce texte fut publié l'année suivante dans le journal anarchiste « La Favilla » de Mantoue comme poème sous le titre « Dies Irae ».

Luigi Molinari écrivit cet hymne au moment des désordres fomentés par les socialistes et les anarchistes en Lunigiana en solidarité avec les paysans et les ouvriers siciliens qui ces semaines-là subissaient els attaques des soldats envoyés par le gouvernement Crispi pour réprimer les Fasci dei Lavoratori (Faisceaux des Travailleurs), mouvement qui s'était progressivement renforcé au fur et à mesure que renforçait la crise financière du Royaume et les mesures ( l'augmentation des impôts, du prix du sel et de la taxe sur le blé), mises en place par le ministre de l'économie Tremonti – pardon ! - Sonnino pour équilibrer le budget.
Molinari fut arrêté pour sédition et le texte de son hymne servit de preuve au procès qu'on lui intenta. Condamné à 23 ans de prison, il fut amnistié l'année suivante.
HYMNE DE LA RÉVOLTE

Dans cette obscure fin de siècle mourante,
Sur l'horizon sombre et tragique,
L'aube déjà pointe menaçante
Du jour magique.

La faim, la haine et la douleur hurlent
Par mille et mille faces décrépites
Et de son pleur rédempteur hurle
La dynamite.

Nous sommes prêts et du pavé de toutes les rues,
Spectres macabres de la dernière illusion,
À nos lèvres, le saint nom d'Anarchie,
Nous nous insurgerons.

Pour toutes les victimes délaissées,
Là dans la stupeur épique de l'explosion,
Nous rendrons sur les barricades
Plomb pour plomb.

Et nous tomberons dans un éclat de gloire,
Ouvrant une nouvelle voie à la vie :
Du sang surgira la nouvelle histoire
De l'Anarchie.

inviata da Marco Valdo M.I. - 14/11/2011 - 21:24


Ti sei dimenticato di dire che Guccini ha più volte dichiarato che questa canzone è la "nonna della Locomotiva"...

Lorenzo - 9/9/2011 - 22:34


Stesso anno, 1893. In Italia si reprimevano i Fasci dei lavoratori e le proteste di socialisti ed anarchici; in Francia la polizia sparava sugli studenti (morte di Antoine Nuger il 1 luglio) e l’anarchico Auguste Vaillant lanciava una bomba in Parlamento (9 dicembre) per vendicare l’esecuzione di Ravachol (che l’anno prima era salito alla ghigliottina cantando L'Bon Dieu dans la merde). Non ho invece per il momento trovato riscontro ai versi che si riferiscono alla fucilazione di uno spagnolo di nome Vallas… Versi di uno sconosciuto militante anarchico che si firmava Martenot, inviati al giornale L'Insurgé che però non osò pubblicarli. Brano incluso nella compilation intitolata “L’esprit anarchiste de la Commune à Mai 68. Chansons anarchistes et pacifistes, 1820-1990”, a cura di Jean Buzelin e Christian Marcadet.

L’esprit anarchiste de la Commune à Mai 68


LA DYNAMITE

Il est un produit merveilleux
Expérimenté par la science
Et qui pour nous les miséreux
Fera naître l'indépendance
Tant mieux s'il éclate parfois
En faisant beaucoup de victimes
Chez nos ennemis les bourgeois
Cela nous venge de leurs crimes

Placez une marmite
Bourrée de dynamite
Quelle que soit la raison
En faisant explosion
La nouvelle ira vite
Car pour inspirer la terreur
Il n'y a rien d'meilleur
Qu'la dynamite !

On guillotine Ravachol
Un copain qu'avait d'l'envergure
Aujourd'hui c'est un espagnol
Qu'on fusille pour son allure
Vallas sut montrer à son tour
Qu'il était un homme invincible
En plus il promettait qu'un jour
Sa vengeance serait terrible

Vive la dynamite
Puisque l'on nous irrite
A chaque exécution
Nous mettrons en action
Notre arme favorite
Car pour semer la terreur
Il n'y a rien d'meilleur
Qu'la dynamite !

Vous pouvez dresser l'échafaud
La potence et la guillotine
Nous, nous avons ce qu'il nous faut
Pour vous faire sauter en sourdine
Si vous croyez qu'ça finira
Vous êtes loin de votre affaire
Pour un homme qu'on nous tuera
Nous en foutrons cinq-cents par terre !

Avec la dynamite
Nous répondrons de suite
Casernes et prisons
Sans flûtes et sans violons
Danseront au plus vite
Car pour semer la terreur
Il n'y a rien d'meilleur
Qu'la dynamite !

Bernart Bartleby - 26/11/2014 - 12:04


Scoperto il mistero dei versi relativi allo spagnolo Pallas.
Si tratta dell’anarchico catalano Paulí Pallàs i Latorre (1862-1893) che il 24 settembre del 1893 a Barcellona cercò di uccidere il generale Arsenio Martínez Campos, governatore della Catalogna, mentre il gerarca partecipava ad una parata militare. Il motivo dell’attentato (con bombe “Orsini”, fallito) era la dura repressione delle proteste contadine avvenute l’anno precedente. Paulino Pallás Latorre fu fucilato nella prigione del castello di Montjuich il 6 ottobre 1893. Prima di morire lanciò un anatema contro i suoi carnefici, urlando che la vendetta per la sua morte sarebbe stata terribile: pochi giorni dopo l’anarchico Santiago Salvador Franch lanciava una bomba “Orsini” in un teatro di Barcellona, uccidendo 22 persone...

Bernart Bartleby - 26/11/2014 - 12:19


Scrive Rocco Rosignoli:

Nel suo nuovo cd Guccini pubblica tante canzoni popolari e di matrice politica che hanno influenzato il suo modo di scrivere. In particolare una canzone, che lui chiama “Nel fosco fin dal secolo morente”, è la “mamma” de La Locomotiva. Guccini sostiene di non essere mai riuscito a scoprire da dove arrivasse questa canzone. L’enigma in realtà è di facile soluzione, basterebbe una ricerca online, su Canzoni Contro la Guerra o Il Deposito, ma forse anche solo su Wikipedia, la canzone è famosissima.

Ma anche sul cartaceo la storia della canzone è ben documentata: basta questo bel libro di Vettori di canzoni di protesta, un classicone degli anni ‘70, per scoprire che il testo ha un autore preciso, Luigi Molinari, e che il suo vero titolo è “Inno della rivolta”.

Non dico che fosse tenuto a saperlo… ma magari qualcuno non poteva cercargliele su Google queste info?


Inno della rivolta


In realtà qualcuno deve averglielo fatto notare perché in questo video (a 16:54) riporta correttamente titolo e autore

27/11/2022 - 18:08


Aggiungo solo un parere personale: purtroppo l'età si fa notare e la voce di un ottantaduenne non può essere certo quella di una volta, ma l'arrangiamento balcanico dell'Inno della Rivolta nell'ultimo disco del Guccio è assolutamente godibile.

Lorenzo - 27/11/2022 - 18:54


Veramente nel disco di Guccini c'è scritto Nel fosco fin DEL secolo e non DAL secolo, quello deve essere un refuso dell'articolo con la recensione.

Lorenzo - 28/11/2022 - 23:09




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