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La Benedicta

Piero Milanese
Lingua: Italiano (Piemontese mandrogno (Alessandria))


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La storia di un eccidio nazifascista compiuto nella provincia di Alessandria durante la guerra di Liberazione.



Il 7 aprile 1944 ingenti forze nazifasciste circondarono la Benedicta e le altre cascine dove erano dislocati i partigiani e colpirono duramente i giovani, spesso impossibilitati a difendersi per la mancanza di un adeguato armamento e di esperienza militare. Il rastrellamento proseguì per tutto il giorno e nella notte successiva. Molti partigiani, sfruttando la conoscenza del territorio, riuscirono a filtrare tra le maglie del rastrellamento, ma per centinaia di loro compagni non ci fu scampo.
In diverse fasi i nazifascisti fucilarono 147 partigiani, altri caddero in combattimento; altri partigiani, fatti prigionieri, furono poi fucilati, il 19 maggio, al Passo del Turchino.

Altri 400 partigiani furono catturati e avviati alla deportazione (quasi tutti a Mauthausen), ma 200 di loro riuscirono fortunosamente a fuggire, mentre i loro compagni lasciarono la vita nei campi di concentramento.

Il rastrellamento della Benedicta, che nelle intenzioni dei nazisti e dei fascisti avrebbe dovuto fare terra bruciata intorno alla resistenza, non riuscì tuttavia a piegare lo spirito popolare. Anzi, proprio dalle ceneri della Benedicta il movimento partigiano, dopo aver avviato una riflessione anche spietata sugli errori compiuti, riuscì a riprendere vigore: la divisione "Mingo", attiva nell'ovadese, ebbe tra i suoi promotori proprio alcuni degli scampati alla Benedicta. Altri partigiani continuarono la loro esperienza in formazioni della Val Borbera e in altre divisioni partigiane dell'appennino alessandrino.

Nel 1996 il Presidente della Repubblica ha conferito alla Provincia di Alessandria la medaglia d'oro al valore militare per l'attività partigiana, con una motivazione che fa espresso riferimento all'eccidio della Benedicta come evento emblematico della Resistenza del nostro territorio.

dal sito dell'Associazione "Memoria della Benedicta"

Duminica ch'andava a fè 'na gita
an muntagna, scarpón e sac 'd l' "Invicta"
pasà u Tobio, tacònda la salita
prima 'd Cabani a léz: la Benedicta.

Macerii d' in cunvént brüzà, memorii
d' aveniment luntòn du temp dla guèra,
robi ch' a cunoss bén, i libi, el storii
ma a voj fermèm, uardè, dì 'na preghiera.

Lapidi 'd nom, l'età, j' eru fanciot
chi scapavu, massà per renitensa,
rèst ad müraji ruti, teremot
'd rapresaglia, s-ciuptà, lision 'd viulensa.

Nuvòntaséz fanciot scricc ans la prea
rafichi d' odiu, scür sensa cunfort
urur, disperasion del vent ch'u crea
la vuz müta du Tobio a piònzi i mort.

Um véna frigg .. la rabia ch'a j' ò ndrént
cme riturnè a cui temp, cme arfè la guèra
suta ist muntagni ui ciüfla ancura el vént
anche quòndi ch' l' è calma la bufera.

A digh la mé preghiera stònda schiss
'lzenda la fila 'd nom, longa, in ruzari
um bsogna avei rispètt di post cme iss
post ad dulur, tragedia, sòng, Calvari.

Po' a vagh, a voj svarièm, l' è giurnà 'd festa
per caminè, stè alegher con j' amiz
uardè ans u Tobio el capè 'd nìuli an testa
ch' il fòn smijè luntòn cme in paradis.

Giuvu, mati e fanciot chi vòn atur
ai vigh pasè per mòn, brassèsi, réji
la giuventü l' è facia per l' amur
nénta per lasè i nom ansüma al préji.

La giuventü l' è j' ilüsión, la blësa
di gió, di sogn, del cursi an muturëta
l' è in suriz, l' è in bazén, l' è 'na carëssa
nénta j’ óngi 'd na guèra maledëta.

La giuventü l' è facia per la vita
per el forsi, el sperònsi di vent' ani
nént per fè vulè l' òn-ma ans 'na salita
pasà u Tobio, ch' la porta sü al Cabani.

Ombri chi marciu a fiònc, niùli 'd paisagi
cuntradisión du temp, 'd la mént, del storii
senté, cadensi 'd pass, pelegrinagi
puvi 'd silensiu, puvi 'd òn-mi, glorii.

Duminica ch' la va co' 's robi serii
cme 'na spén-na, in magón, 'na penitensa
la Benedicta, là, col só macerii
preji e nom ch' im sgranfignu 'nt la cusiensa.

inviata da Piero Milanese - 25/3/2011 - 23:31



Lingua: Italiano

Versione italiana di Piero Milanese
LA BENEDICTA

Domenica che andavo a fare una gita
in montagna, scarponi e sacco dell' "Invicta"
passato il Tobbio, attaccando la salita
prima di Capanne leggo: la Benedicta.

Macerie di un convento bruciato, memorie
di avvenimenti lontani del tempo di guerra
cose che conosco bene, i libri, le storie
ma voglio fermarmi, guardare, dire una preghiera.

Lapidi di nomi, l'età, erano ragazzi
che scappavano, uccisi per renitenza,
resti di muraglie rotte, terremoto
di rappresaglia, fucilate, lezioni di violenza.

Novantasei ragazzi scritti sulla pietra
raffiche d'odio, buio senza conforto,
orrore, disperazione del vento che grida,
la voce muta del Tobbio a piangere i morti.

Mi viene freddo .. la rabbia che ho dentro
come tornare a quei tempi, come rifare la guerra
sotto queste montagne fischia ancora il vento
anche quando è calma la bufera.

Dico la mia preghiera stando zitto
leggendo la fila di nomi, lunga, un rosario,
bisogna aver rispetto di posti come questi
luoghi di dolore, tragedia, sangue, Calvario.

Poi vado, voglio svagarmi, è giorno di festa
per camminare, stare allegro con gli amici
guardare sul Tobbio il cappello di nuvole in testa
che lo fanno sembrare lontano come un paradiso.

Giovani, ragazze e ragazzi che vanno intorno
li vedo passare per mano, abbracciarsi, ridere
la gioventù è fatta per l' amore
non per lasciare il nome sulle pietre.

La gioventù è le illusioni, la bellezza
dei giochi, dei sogni, delle corse in motoretta
è un sorriso, è un bacio, è una carezza
non le unghie di una guerra maledetta.

La gioventù è fatta per la vita
per le forze, le speranze dei vent' anni
non per far volare l' anima su una salita
passato il Tobbio, che porta su a Capanne.

Ombre che marciano a fianco, nuvole di paesaggio
contraddizioni del tempo, della mente, delle storie
sentieri, cadenza di passi, pellegrinaggio
polvere di silenzio, polvere di anime, glorie.

Domenica che va con queste cose serie
come una spina, un magone, una penitenza
la Benedicta, là, con le sue macerie
pietre e nomi che mi graffiano nella coscienza.

25/3/2011 - 23:32




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