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Una ragione per vivere

Ratti della Sabina
Lingua: Italiano


Ratti della Sabina

Lista delle versioni e commenti


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Un antico canto curdo nella traduzione italiana cantata dai Ratti. Grazie a Ezio per la segnalazione avvenuta...con qualche casino tempo fa sul newsgroup it.fan.musica.guccini. [RV]


[2001]
Album: CantiEControCantiInCantina

RATTI20
Scendo dagli alti sentieri di montagna,
guardo verso la vallata dove c'è la mia capanna.
Passo dopo passo mi allontano dal cielo stellato,
corro verso i luoghi in cui ho sentito cantare per me
le prime ninnenanne da bambino.
Scorre il fiume,morde i sassi,culla i pesci dolcemente
e il salice piangente si riflette dentro l'acqua
mentre splendidi cavalieri appaiono lontano
su cavalli che nitriscono al canto dei pastori,
è un canto strano che ti prende l'anima e la mente
e fa crescere più forte in fondo al cuore il desiderio ardente
di essere liberi,vivere liberi
in una terra dai mille incantesimi.
E' una rosa rossa che un giorno fiorirà
da tutto il sangue versato nella polvere da giovani vite.
Quel giorno finalmente ci sarà
per tutto un popolo il diritto di vivere.
Per tutto un popolo quel giorno ci sarà
una ragione per vivere.

inviata da Riccardo Venturi - 21/3/2006 - 01:49




Lingua: Francese

Version française – UNE RAISON DE VIVRE – Marco Valdo M.I. – 2010
Chanson italienne – Una ragione per vivere – Ratti della Sabina


Voici un très ancien chant KURDE, tel que chanté par les Ratti della Sabina.

Tu sais, Marco Valdo M.I. mon ami, nous les ânes et moi en particulier, nous passons partout et spécialement, dans les pays montagneux. Nous en savons des choses du bout de nos petits sabots. Nous les ânes, nous connaissons les peuples des hommes et spécialement ceux des montagnes... Et nous savons bien des peuples qui rêvent, comme les Kurdes, comme nous, comme moi, de trouver la rose rouge de la liberté. Et nous savons aussi que d'autres peuples ne veulent pas voir fleurir cette fleur... Nous les ânes, nous savons que ces peuples oppresseurs ont grand tort et que d'opprimer un autre peuple ne grandit jamais une nation. Et la chanson a raison, un jour, un jour, peut-être demain déjà, la rose rouge fleurira.

Et pendant ce temps, mon ami Lucien l'âne au grand cœur, avec tous les opprimés du monde, tissons le linceul de ce vieux monde étouffant et cacochyme.

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
UNE RAISON DE VIVRE

Je descends par les sentiers de la haute montagne
Je regarde vers la vallée où il y a ma cabane.
Pas après pas, je m'éloigne du ciel constellé,
Je cours vers les lieux où bébé, j'ai entendu chanter
Pour moi, les premières berceuses
Le fleuve déboule, mord les pierres, berce les poissons doucement
Et le saule pleureur se mire dans l'eau
Tandis que de splendides cavaliers paraissent au loin
Sur des chevaux qui hennissent au chant des bergers
C'est un chant étrange qui te prend l'âme et l'esprit
Et fait croître plus encore aux cœurs le désir ardent
D'être libres, de vivre libres
Sur une terre aux mille enchantements.
Une rose rouge fleurira un jour
De tout le sang versé dans la poussière par de jeunes vies.
Ce jour-là, enfin, il y aura
Pour tout un peuple le droit de vivre
Pour tout un peuple, ce jour-là, il y aura
Une raison de vivre.

inviata da Marco Valdo M.I. - 9/7/2010 - 22:47


DonQuijote82 - 15/10/2011 - 12:45




Lingua: Italiano

Traduzione italiana del testo originale: XIX Trascrizione di Kamaran Bedir Khan trovato in rete
Speriamo di riuscire prima o poi di trovare il testo originale
Scendo gli alti sentieri di montagna
verso la vallata dov'è la mia capanna
passo passo mi allontano dal cielo stellato
corro verso i luoghi dove ho udito cantare
per me le prime ninnenanne della mia dura infanzia.
Scorre il ruscello e morde i sassi
cullando i pesci intimoriti dalla stessa loro ombra
i salici piangenti s'incurvano specchiandosi
nelle acque serpeggianti.
Splendidi cavalieri appaiono lontano
in groppa a purosangue,che nitriscono all'eco
del canto nostalgico dei nostri pastori kurdi
un canto che ti prende l'anima e vivifica lo spirito,
della nostra fede pura,del nostro desiderio ardente
essere liberi e vivere liberi
in questa terra dai mille incantesimi
rossa nel sangue prezioso delle nostre giovani vite
dei nostri bambini orfani,delle nostre donne martiri.
Anche per noi,Kurdi,verrà pure un giorno
di gioia e felicità,una ragione per vivere.

inviata da Donquijote82 - 2/2/2015 - 20:19




Lingua: Italiano

La ricerca per il testo originale non è terminata, ho quindi provato a chiedere direttamente a Roberto Billi, che è l'autore di questa canzone. Mi ha detto di averla trovata tempo addietro in un libro di canti curdi in biblioteca.
L'unico libro che risulta abbastanza facile da reperire è "Biancamaria e Gianroberto Scarcia. Un destino in versi. Lirici curdi. Chieti, Vecchio Faggio, 1990 (168 p.)"

versi

Purtroppo la raccolta non presenta i testi originali. Però fornisce notizie sull'autore e sul traduttore

Scelta e traduzione sono perlopiù risultato di lunghe piacevoli ore di lettura trascorse insieme da chi scrive (Gianroberto Scarcia ndr) (iranista, quindi solo "orecchiante" di curdo, incapace di afferrar bene, da solo, un testo, soprattutto contemporaneo) e dell'amico curdo Hinir Salim, pittore e cultore d'arte, cui dobbiamo anche la copertina di questo libro


KAMURAN BADR KHAN (sec. XX)
Emiro, ha vissuto gran parte della sua vita (1875-1978) all'estero, particolare in Francia, ove si installò a Parigi alla fine della Seconda Guerra Mondiale. A Parigi insegnò lingua e letteratura curda all'Ecole Nationale des Langues Orientales Vivantes (oggi Institut National de Langues et Civilisations Orientales). Tra i fondatori del Centro di Studi Curdi di Parigi, lo diresse per anni. Rappresentante dell'intellettualità curda che si esprime in kurmangi, ha svolto un'intensa attività di traduttore (dal curdo in francese) e ha poetato anche in francese. I suoi versi sono liberi e pervasi di romanticismo. Ha pubblicato su una famosa rivista curda, Hawar (Il grido d'allarme), edita a Damasco tra il 1932 e il 1935 e il 1941 e il 1943. Egli stesso fondò una rivista, Ster (La stella), che ebbe vita breve intorno al 1946 a Beirut. L'una e l'altra offrono un ricco materiale letterario e folclorico.
CANZONE POPOLARE CURDA

Scendo il sentiero dall'alto dei monti
verso la piana dov'è la mia casa
m'allontano dal cielo stellato,
passo passo verso i luoghi
dove mi hanno cantato le prime
ninnananne, tristezza infantile.

Scorre il ruscello, mastica le pietre,
i pesciolini che spaventa un'ombra,
i salici piangenti curvi a specchio
sulle volute serpeggianti d'onde.

Splendidi da lontano i cavalieri,
nel nitrito di razza loro è l'eco
del canto del pastore
che rincuora a speranza nostalgia,
intatta fede, ardenti desideri.

Libertà d'un paese incantatore,
d'una rosa che un giorno fiorirà,
da giovane sangue irrorata!

inviata da dq82 - 9/3/2017 - 17:40




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