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Viva l'Italia

Francesco De Gregori
Lingua: Italiano


Francesco De Gregori

Lista delle versioni e commenti


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(Francesco De Gregori)


(1979)
viva l'Italia

"Viva l'Italia": Una canzone contro la guerra? Già più volte me l'avete bocciata (giustamente). Ma secondo me sarebbe pienamente al suo posto. Forse è una canzone nazionalista, ma già il fatto che la Lega si sia alterata perché Davide Van De Sfroos la canti a San Remo mi fa pensare che possa andare bene. E chiamo altre 2 canzoni a supporto di Viva l'Italia tra le CCG: Le radici ca tieni (se non ti dimentichi le tue radici rispetti pure quelli dei paesi lontani) e Io non mi sento italiano (ma per fortuna e purtroppo lo sono). E in fondo, nonostante il nostro presidente del Consiglio, nonostante 50 anni (anzi 60) di politica corrotta, di affarismo, di terrorismo e di stragi di Stato, a quest'Italia bisogna volerle bene... E forse ci indigniamo per tutto ciò proprio perché le vogliamo bene.

E poi le hanno voluto bene quelli che l'hanno liberata, quelli che le hanno dato una delle Costituzioni più belle che siano mai state scritte (e più moderne), quelli che hanno cercato giustizia e per essa sono morti, quelli che combattono contro le mafie, quelli che fanno onestamente il loro lavoro. Quindi per tutti questi motivi inseritela nelle CCG, se non vi ho convinto a pieno, magari anche solo come extra. con profonda stima

DonQuijote82

*

Caro DonQuijote, in realtà hai perfettamente ragione. Questa canzone (che secondo me non ha proprio nulla di nazionalistico) ha più di un motivo di comparire in questo sito, se non altro per il riferimento alla Resistenza e alla strage di Piazza Fontana. La vogliamo dedicare a te e a tutta quella parte d'Italia dimenticata che, nonostante tutto, ancora resiste.

[CCG / AWS Staff]


L'Italia con gli occhi aperti nella notte triste
L'Italia con gli occhi aperti nella notte triste

Viva l'Italia
di Antonio Piccolo, da La storia siamo noi

Una canzone geniale perché unisce, ad un grido di alto effetto epico (“Viva l’Italia”, appunto), una serie di concetti fulminei assolutamente privi di retorica. “Non la si può accusare di essere nazional-popolare, non la si può accusare di ermetismo, non la si può accusare di sentimentalismo” . È una canzone che viene naturale a De Gregori nel 1979, cioè alla fine di un largo decennio doloroso per l’Italia, che ha attraversato una violenta lotta politica, il terrorismo e le stragi di Stato.
Una canzone che muove secondo tre criteri: una circolarità, nella quale il punto di partenza e il punto d’arrivo sono la Resistenza e l’antifascismo in senso ampio; una linearità, perché ripercorre a grandi linee e sinteticamente le tappe della storia d’Italia; un gioco continuo di bivalenze, tra positivo e negativo, tra “Italia dimenticata” e “Italia da dimenticare”.

Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello! (Purgatorio VI) - museo storico della Resistenza, via Tasso
Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello! (Purgatorio VI) - museo storico della Resistenza, via Tasso


Nella prima strofa, c’è immediatamente il legame con la Resistenza. L’“Italia liberata” è assolutamente l’Italia liberata dal nazifascismo, da un periodo nero (in tutti i sensi) per la storia del paese. [...] “Viva l’Italia” [...] è anche “la scritta graffiata con le unghie nelle celle della prigione nazifascista di via Tasso a Roma, dove il museo storico della Resistenza ha la sua sede e conserva intatte quelle pareti. «Viva l’Italia» è il suggello commovente con cui si chiudono molte delle lettere dei condannati a morte della Resistenza” . Il ricordo di un’Italia ristretta ma del tutto pulita porta, per associazione di idee, a pensare ad un’Italia allegra e popolare, quella “del valzer” e “del caffè”, che ha subito solo privazioni e ingiustizie, essendo stata “derubata e colpita al cuore”. Nonostante questo, “l’Italia liberata” è anche quella che “non muore”, riesce a sopravvivere, riesce a resistere, come specificherà nell’ultima strofa, che si lega alla prima (con quella circolarità di cui si diceva).

Secondo quel gioco di bivalenza di cui parlavamo, nella seconda strofa viene messa in risalto anche l’altra Italia, quella che le ingiustizie le commette. A fianco de “l’Italia derubata” c’è ora “l’Italia presa a tradimento”. E, secondo quel gioco di linearità, mentre prima si cantava dell’Italia antifascista (quindi della fine della guerra), qua si canta dell’Italia del dopoguerra e del boom economico, con la sua crescita, anche edilizia. Una crescita su cui si specula a non finire e, infatti, l’Italia è “assassinata dai giornali e dal cemento”. Parallelamente agli speculatori, ai mascalzoni, vive l’Italia del terrore, quella delle stragi e degli attentati. È una “notte scura”, dove però c’è anche l’altra Italia, che mostra coraggio (“gli occhi asciutti”) e “non ha paura”.

Questo gioco di contrapposizioni, tra un’Italia di disonesti e un’Italia di onesti, continua nelle due strofe successive. Dove c’è un’ “Italia da dimenticare” c’è anche un’ “Italia dimenticata” e da ricordare, dove c’è “metà galera” c’è anche “metà giardino”, dove ci “si dispera” c’è anche chi “si innamora”. Il nodo della canzone è questo: si contrappone ad un “viva l’Italia” ironico in onore di cose nefaste, il “viva l’Italia” sentito e dovuto a chi cerca di opporsi a quelle. È una celebrazione degli “anticorpi” dell’Italia, come spiega lo stesso De Gregori:

“Viva l’Italia è sicuramente una canzone particolare, è una canzone scritta in un momento in cui questo paese attraversava dei guai abbastanza grossi. C’era il terrorismo in quegli anni, ma la canzone riflette il periodo tremendo degli anni ’70. Nelle mie intenzioni era non un inno, ma un tributo ad un paese che aveva dimostrato comunque di avere gli anticorpi per reagire a tutto questo. Quindi un paese amato. Ora continuo sicuramente ad amare questo paese, forse ho meno fiducia nei suoi anticorpi” .


È per questo che De Gregori nei suoi concerti continua a cantare Viva l’Italia, di cui alcuni versi assumono significati nuovi rispetto all’originale: dopo l’ingresso in Italia di un partito secessionista come la Lega Nord, al momento di cantare “Viva l’Italia / l’Italia tutta intera” sono seguiti spesso degli applausi. In realtà, “quando la scrissi, (quella frase) era solo un modo per fare una rima con quel verso” . Viva l’Italia, quindi, mostra ancora un’inesaurita vitalità, anche se “per Viva l’Italia questo succede perché questo Paese non è cambiato in meglio”.

La celebrazione degli anticorpi culmina nell’ultima strofa, dove sale a picco l’esaltazione della Resistenza, come era nella prima strofa. C’è, forse, il verso più particolare che è “viva l’Italia / l’Italia del 12 dicembre”: il 12 dicembre 1969 ci fu la prima strage di stato - imputata poi agli estremisti di destra (ma che costò la vita all’anarchico Giuseppe Pinelli, ingiustamente accusato) -, la strage di Piazza Fontana a Milano, per cui con una bomba morirono 16 persone e 88 rimasero ferite.

Eppure, il verso non è affatto ironico. Perché, a quell’“Italia da dimenticare” che commise quell’atto scellerato, reagì un’Italia fiera “con le bandiere”. A coloro che avevano fatto calare quella “notte triste”, si contrappose un’Italia consapevole e coraggiosa, “l’Italia con gli occhi aperti”. Un’ “Italia nuda” (o “povera” come canterà più spesso dal vivo), senza armi e prepotenti pretese, un’Italia sincera: l’“Italia che resiste”.

È una dedica a quell’Italia che ha conservato la memoria storica della Resistenza e come resisteva allora alle ingiustizie del fascismo, così oggi resiste a chi vuole imporre con la violenza le proprie decisioni agli altri, siano estremisti di destra, Brigate Rosse o mandanti dello Stato, persino. Che è sempre un modo per essere fascisti, ed è per questo che si può dire che questa è una canzone contro il fascismo in senso ampio. Si può dire, ma più che essere una canzone “contro”, è un atto d’amore a chi ha già preso coscienza dei pericoli, a tutti coloro che reagiscono e fanno propria l’Italia, che già gli appartiene di diritto. La canzone è “un atto d’amore per questo paese. Io pensavo a quest’Italia che scendeva in piazza a opporsi a chi invece questa Italia la voleva chiusa dentro le case. Penso alle manifestazioni dopo le stragi, dopo le bombe come piazza Fontana” .

Viva l'Italia,
l'Italia liberata,
l'Italia del valzer e l'Italia del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia,
l'Italia che non muore.

Viva l'Italia,
presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia,
l'Italia che non ha paura.

Viva l'Italia,
l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia,
l'Italia tutta intera.

Viva l'Italia,
l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera e l'Italia che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia,
l'Italia sulla luna.

Viva l'Italia,
l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia,
l'Italia che resiste.

inviata da DonQuijote82 - 25/1/2011 - 16:36




Lingua: Italiano

Versione live De Gregori e Fedez

Lei che era qui dagli inizi,
quando le culle eran più degli ospizi
vedo il concetto di troppi comizi
ma in un bouquet fatto di pregiudizi
per sopravvivere ai nostri vizi
e poi realizzi


Viva l'Italia,
l'Italia liberata,
l'Italia del valzer e l'Italia del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia,
l'Italia che non muore.

Viva l'Italia,
presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia,
l'Italia che non ha paura.

In punta di piedi sul suo ... palco
le rughe coperte da tocchi d'asfalto
le unghie finte che han perso lo smalto
l'Italia del cuore, l'Italia da infarto


Viva l'Italia,
l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia,
l'Italia tutta intera.

Viva l'Italia,
l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera e l'Italia che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia,
l'Italia sulla luna.

Viva l'Italia,
del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia povera come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia,
l'Italia che resiste.

Viva l'Italia,
condannata senza prove
l'Italia del '68, condannata ad un '69
l'Italia che non riparte, ma non si da per vinta
viva l'Italia
diamole una svelta

inviata da dq82 - 6/11/2015 - 10:01




Lingua: Spagnolo

Versione di Ana Belén
VIVA ITALIA

Que Viva Italia
La Italia liberada
la Italia del café
la Italia secuestrada
la Italia saqueada
hasta lo mas hondo
Que Viva Italia
Italia somos todos

Que viva Italia
la Italia en movimiento
la Italia sepultada
por ladrillos y cementos
la Italia que se despierta
y no tien miedo
Que viva Italia
la Italia que yo quiero

Que viva Italia
la Italia en medio del mar
la Italia tan olvidada
la Italia para olvidar
la Italia que nunca muere
la que uno sueña
Que viva Italia
Italia toda entera

Que viva Italia
la Italia trabajada
la Italia que se enamora
la Italia desesperada
la Italia mitad deber
y mitad fortuna
Que viva Italia
que está sobre la luna

Que viva Italia
la Italia del doce de diciembre
la Italia con las banderas
y tan desnuda como siempre
la Italia que abre los ojos
en la noche triste
Que viva Italia
la Italia que resiste

inviata da DonQuijote82 - 26/1/2011 - 17:00




Lingua: Francese

Version française – VIVE L'ITALIE – Marco Valdo M.I. – 2007
Chanson italienne – Viva l'Italia – Francesco De Gregori – 1979

« VIVE L'ITALIE ». Une chanson contre la guerre ? Déjà plusieurs fois, vous me l'avez refusée (justement). Mais selon moi, elle serait pleinement à sa place. Peut-être est-ce une chanson nationaliste, mais déjà le fait que la Lega se soit irritée car Davide Van De Sfroos la chante à San Remo me fait penser que ça pourrait aller autrement cette fois. Et pour supporter Viva Italia, .je rappelle deux chansons parmi les CCG Le radici ca tieni (Si tu n'oublies pas tes racines, respecte pourtant celles des pays lointains) Se non ti dimentichi le tue radici rispetti pure quelli dei paesi lontani) et Io non mi sento italiano (Je ne me sens pas Italien), par chance et malheureusement je le suis. Et au fond, nonobstant notre Président du Conseil, nonobstant 50 – 60 années de politique corrompue, d'affairisme, de terrorisme et de carnages d’État, cette Italie il faudrait l'aimer... Et peut-être nous indignons-nous pour tout cela, car justement nous l'aimons bien.

Et puis, l'ont bien aimée ceux qui l'ont libérée, ceux qui lui ont donné une des plus belles (et plus modernes) Constitutions jamais écrites, ceux qui ont cherché la justice et pour cela sont morts, ceux qui se battent contre les mafias, ceux qui font honnêtement leur travail. Dès lors, pour tous ces motifs, insérez-là dans les CCG et si je ne vous ai pas complètement convaincus, au moins comme extra...

DonQuijote82

*

Cher Don Quichotte,
En réalité, tu as parfaitement raison. Cette chanson (qui selon moi n'a rien de nationaliste) a plus d'un motif de paraître dans ce site, au moins pour la référence à la Résistance et à la tuerie de Piazza Fontana. Nous voulons la dédier à toi et à toute cette partie de l'Italie oubliée qui, malgré tout, résiste encore.
[CCG / AWS Staff]


O, Lucien l'âne mon ami, laisse-moi te raconter une petite anecdote à propos de cette chanson de Francesco De Gregori, intitulée Vive l'Italie.

Vas-y, vas-y, Marco Valdo M.I. mon ami.

Tu remarqueras, si tu fais attention à ce genre de choses, que la traduction est datée de 2007, soit trois ans avant l'insertion dans les CCG de la chanson en italien. J'avais pourtant hésité à spécifier ici cette date. Et pourquoi l'ai-je mise cependant ? Tout simplement car c'est vraiment la bonne date et que j'avais traduit cette chanson pour la publication d'un livre « Storia della Leonardo da Vinci di Seraing »... dans lequel elle fut insérée par ceux dont je racontais l'histoire... Angelo, Gino, Toto, Mario, Mauro, Piero, Giuseppe, Maria-Rosa, Maria-Antonietta, Luisa, Bruna, Egle... Tous immigrés italiens en Wallonie. Eux, militants ouvriers, pour la plupart porteurs de cette association culturelle ou d'associations similaires, avaient très bien perçu tout le sens de cette chanson...

En somme, une raison de plus pour qu'elle soit présente ici... dit Lucien l'âne.

En effet, c'est très exactement ça. Mais il y a plus encore, il y a que cette chanson est aussi une chanson qui a un sens particulier pour ceux qui sont en exil, ceux qui sont émigrés d'Italie et immigrés ailleurs... Parfois au bout du monde. Ceux qui ne rentreront peut-être jamais en Italie, mais qui gardent en leur cœur un vif sentiment pour le pays (souvent rêvé) de leur jeunesse ou de celle de leurs parents, grands-parents... Leurs racines, quoi...ou une partie d'entre elles. Et il est bien aussi, comme le pense Don Quichotte, de souligner combien cette chanson sauve la dignité de l'Italie (celle qui résiste) en ces temps de ridicule, de honte et d'indignité qui, vu de l'étranger, l'entraînent vers une mise au ban universelle.

Italie, regarde la Tunisie, dit Lucien l'âne. Italie, réveille-toi, redresse-toi et d'un coup de pied énergique, envoie promener tous ces parasites, débarrasse-toi de ce pantin libidineux, vorace et cacochyme.

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane.
VIVE L'ITALIE

Vive l’Italie
L’Italie libérée
L’Italie de la valse et l’Italie du café
L’Italie dépouillée et frappée au cœur
Vive l’Italie
l’Italie qui ne meurt pas.

Vive l’Italie
Prise en traître
L’Italie assassinée par les journaux et le béton
L’Italie aux yeux secs dans la nuit obscure
Vive l’Italie
L’Italie qui n’a pas peur.

Vive l’Italie
L’Italie qui est au milieu de la mer
L’Italie oubliée et l’Italie à oublier
L’Italie moitié jardin moitié prison
Vive l’Italie
L’Italie toute entière.

Vive l’Italie
L’Italie qui travaille
L’Italie qui se désespère et l’Italie qui s’amourache
L’Italie moitié devoir moitié chance
Vive l’Italie
L’Italie sur la lune

Vive l’Italie du 12 décembre
L’Italie avec ses drapeaux
L’Italie pauvre comme toujours
L’Italie avec ses yeux ouverts dans la nuit
triste
Vive l’Italie
L’Italie qui résiste.

inviata da Marco Valdo M.I. - 27/1/2011 - 18:34




Lingua: Esperanto

Versione in esperanto di ZugNachPankow.
Tradukis esperanten ZugNachPankow
VIVU ITALIO

Vivu Italio,
la Italio liberigita,
la Italio de la valso kaj la Italio de la kafo.
la Italio priŝtelita kaj en la koro frapita,
vivu Italio,
la Italio kiu ne mortas.

Vivu Italio,
perfidita,
la Italio murdita de la ĵurnaloj kaj de la cemento,
la Italio kun la okuloj sekoj en la malhela nokto,
vivu Italio,
la Italio kiu ne timas.

Vivu Italio,
la Italio kiu estas meze en la maro,
la Italio forgesita kaj la Italio por forgesi,
la Italio, duono ĝardeno kaj duono galerpuno
vivu Italio,
la Italio plena.

Vivu Italio,
la Italio kiu laboras,
la Italio kiu ĝi afliktas kaj la Italio kiu ĝi enamas,
la Italio, duono devo kaj duono fortuno,
vivu Italio,
la Italio sur la luno.

Vivu Italio,
la Italio de la 12 decembro,
la Italio kun la flagoj, la Italio nuda kiel ĉiam,
la Italio kun la okuloj malfermitaj en la malgaja nokto,
vivu Italio,
la Italio kiu rezistas.

inviata da ZugNachPankow - 9/9/2014 - 04:47




Lingua: Spagnolo

Máter España - La riscrittura di Joaquín Sabina
da "Alivio de luto" (2005)

MÁTER ESPAÑA

Máter España
de barba peregrina,
que falta a misa de doce,
que no conoce rutina,
masona, judía, cristiana,
pagana y moruna.
Máter España,
más guapa que ninguna.

Madrastra España
a la hora de la siesta,
la puta que se enamora,
la fruta que se indigesta,
que al filo de la cucaña
mira pa otro lado.
bendita España
de Azañas y Machados.

Cómplice España
tormento redentor,
Perejil, Ceuta y Melilla,
cotos de caza menor,
catalán, galego, euskera,
lacandón, Castilla,
tópica España,
fibra óptica y ladillas.

Huérfana España
raíces y cimientos,
epidemias, cicatrices,
blasfemias y sacramentos,
¿por quién doblan las campanas?
San Fermín en vena,
la de Triana
contra la Macarena.

Judas España
del mus y del café,
Al Andalus, Malasaña,
gitanito aserejé,
la del mono azul cobalto
y el caballo verde,
guardia de asalto
que ladra pero muerde.

Chusco y legaá
de todas o ninguno,
tricolor bandera blanca,
Millán Astray, Unamuno,
cervantina cojitranca
de áspero pasado
¿Quién me ha robado
el siglo veintiuno?

Máter España…

1/11/2014 - 20:03




Lingua: Italiano


appunti partigianiModena City Ramblers Appunti partigiani

Appunti partigiani è l'ottavo album dei Modena City Ramblers (il settimo in studio). L'album riprende idealmente Materiale Resistente (con ovvi riferimenti a un periodo storico molto caro ai Modena) prodotto 10 anni prima (1995) da Giovanni Lindo Ferretti, richiama a raccolta molti ex Ramblers: Alberto Cottica, Massimo Giuntini, Luciano Gaetani e Giovanni Rubbiani, oltre ad altri compagni di viaggio Paolo Rossi, Gang, Bandabardò e Casa del vento

Bella ciao con Goran Bregović (Tradizionale)
Auschwitz con Francesco Guccini (Francesco Guccini)
Oltre il ponte con Moni Ovadia (Italo Calvino, tradizionale, Liberovici)
I ribelli della montagna con la Bandabardò (Tradizionale)
La guerra di Piero con Piero Pelù (Fabrizio De André)
Al Dievel con il Coro delle Mondine di Novi
All you fascists con Billy Bragg (Woody Guthrie)
Notte di San Severo con la Casa del Vento (Casa Del Vento)
Il sentiero (liberamente ispirato a Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino)
Il partigiano John con Bunna (Africa Unite)
L'unica superstite con Fiamma
Spara Jury - con Paolo Rossi (C.C.C.P.)
La pianura dei sette fratelli con i Gang (Marino e Sandro Severini)
Pietà l'è morta con Ginevra Di Marco (Nuto Revelli)
Viva l'Italia con Cisco, Ginevra, Piero, Morgan, Bunna, Paolo, Erriquez, Marino (Francesco De Gregori)





Questa traccia include la collaborazione di Cisco, Ginevra Di Marco, Piero Pelù, Morgan, Bunna, Paolo Rossi, Bandabardò e Gang

Cisco:
Viva l'Italia, l'Italia liberata,
l'Italia del valzer, e del caffè.

Ginevra Di Marco:
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia, l'Italia che non muore.

Piero Pelù:
Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,

Morgan:
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.

Bunna:
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia dimenticata e da dimenticare,

Luca Lanzi:
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.

Paolo Rossi
Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, e che si innamora,

Erriquez:
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.

Marino:
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,

Tutti:
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste.

inviata da dq82 - 17/5/2012 - 10:48


Versione degli Yo Yo mundi


Yo Yo Mundi: Resistenza
Resistenza
15 gennaio 1945: 13 partigiani della Brigata Tom di Casale Monferrato vengono trucidati. 15 gennaio 2005, a sessant’anni di distanza, gli “Yo Yo Mundi” sul palco del teatro settecentesco di Casale danno vita, assieme ad altri musicisti ed alle voci di Fabrizio Pagella e di Giuseppe Cederna, attraverso un recital-concerto, proprio a quella storia,
13 partigiani, 13 musicisti sul palco, strane coincidenze!
“Resistenza”, un doppio cd, preziosa testimonianza audio e video di come per gli “Yo yo mundi” la musica sia sempre stata e debba continuare ad essere, veicolo di cultura, di memorie, di ricordi, di storie e di poesia.
“Grazie, ora e per sempre, a tutti gli uomini e le donne che hanno vissuto quegli anni di lotta e speranza e che hanno lottato – anche a costo della vita – per liberare l’Italia dal fascismo e dai nazisti. Grazie a tutti quelli che continuano a lottare per gli stessi ideali contro i nuovi fascismi” . Così si legge nelle prime pagine del curatissimo booklet, mentre dal lettore cd iniziano a diffondersi le prime note del concerto, che si apre con un frammento della poesia “Partigia” di Primo Levi.
Una di seguito all’altra, le tracce del cd si lasciano ascoltare senza alcun bisogno di commenti, perché ogni parola potrebbe sembrare superflua e irrimediabilmente fuori luogo.
La musica degli Yo Yo Mundi viaggia in bilico tra la canzone d’autore e le atmosfere legate alla musica popolare ed acustica fatta di fisarmoniche, chitarre, violini e percussioni. Tra i brani più belli del cd, vanno sicuramente segnalati “Eurialo e Niso” una ballata scritta da Massimo Bubola, “Brigata Partigiana Alphaville”, e “L’ultimo testimone”. Da segnalare inoltre “A Stalingrado no!” frammento, inserito nel concerto, tratto da un vecchio vinile “Lettere da Stalingrado” con la voce di Arnoldo Foà, ed infine una nuova versione, quasi rock di “Bella ciao”.

La nostra guerra non è mai finitaAl Golgota - Eurialo e Niso (Gang) – Non c'è nessun "dopoguerra" - Le storie di ieri (Francesco De Gregori) – Ma l'amore si fa ripensareBrigata partigiana Alphaville (Lalli) – The Partisan (Leonard Cohen) – TrediciMa a Stalingrado no! - Stalingrado (Stormy Six) - L’Ultimo Testimone - Festa d'aprile (Franco Antonicelli) – Bella CiaoViva l'Italia (Francesco De Gregori)



dq82 - 24/4/2016 - 19:51


Francamente mi sembra che dai tempi del Wojtilaccio il Benigni abbia perso parecchia verve. Poi tutta questa retorica sul Risorgimento non è divertente. Su "Vittorio Emanuele re gentiluomo", non ce l'ho fatta più e ho spento. Invece la versione del Van De Sfroos della canzone non è affatto male, anche se avrebbe potuto tradurla in dialetto :)

Lorenzo - 18/2/2011 - 22:36


Comunque altro che Benigni, Fratelli d'Italia è meglio cantata da Troisi!

Lorenzo Masetti - 19/2/2011 - 10:40


Non per polemizzare ancora, ma Benigni dove l'ha studiata la storia? Intanto è completamente fuorviante presentare il Risorgimento sorvolando sul fatto che la visione democratica dell'Unità d'Italia di Mazzini e Garibaldi era completamente inconciliabile con la politica di Cavour. Ed è un'ipocrisia non ammettere che l'unificazione così come si è realizzata è stata una guerra di conquista piemontese che di democratico aveva ben poco.

Poi continua con l'esaltare Winston Churchill. Eppure non serve una laurea, basta aprire Wikipedia:

In a 1935 essay titled "Hitler and his Choice", which was republished in his 1937 book Great Contemporaries, Churchill expressed a hope that Hitler, if he so chose, and despite his rise to power through dictatorial action, hatred and cruelty, might yet "go down in history as the man who restored honour and peace of mind to the great Germanic nation and brought it back serene, helpful and strong to the forefront of the European family circle."


E chi era quello che ordinò il bombardamento di Dresda? Tra le 18 e le 25 mila vittime civili, a guerra già vinta. Mi dispiace, caro Benigni, ma Churchill di "memorabile" aveva solo il suo cinismo.

Lorenzo - 19/2/2011 - 16:46


Benigni e «Fratelli d'Italia», dubbi su una lezione di storia
di Alberto Mario Banti - Il Manifesto

Roberto Benigni a Sanremo: ma certo, quello che voleva bene a Berlinguer! Quello che - con gentile soavità - insieme a Troisi scherzava su Fratelli d'Italia ... Che trasformazione! Sorprendente! Eh sì, giacché giovedì 17 febbraio «sul palco dell'Ariston», come si dice in queste circostanze, non ha fatto solo l'esegesi dell'Inno di Mameli. Ha fatto di più. Ha fatto un'apologia appassionata dei valori politici e morali proposti dall'Inno. E - come ha detto qualcuno - ci ha anche impartito una lezione di storia. Una «memorabile» lezione di storia, se volessimo usare il lessico del comico.

Bene. E che cosa abbiamo imparato da questa lezione di storia? Che noi italiani e italiane del 2011 discendiamo addirittura dai Romani, i quali si sono distinti per aver posseduto un esercito bellissimo, che incuteva paura a tutti. Che discendiamo anche dai combattenti della Lega lombarda (1176); dai palermitani che si sono ribellati agli angioini nel Vespro del lunedì di Pasqua del 1282; da Francesco Ferrucci, morto nel 1530 nella difesa di Firenze; e da Balilla, ragazzino che nel 1746 avvia una rivolta a Genova contro gli austriaci. Interessante. Da storico, francamente non lo sapevo. Cioè non sapevo che tutte queste persone, che ritenevo avessero combattuto per tutt'altri motivi, in realtà avessero combattuto già per la costruzione della nazione italiana. Pensavo che questa fosse la versione distorta della storia nazionale offerta dai leader e dagli intellettuali nazionalisti dell'Ottocento. E che un secolo di ricerca storica avesse mostrato l'infondatezza di tale pretesa. E invece, vedi un po' che si va a scoprire in una sola serata televisiva.
Ma c'è dell'altro. Abbiamo scoperto che tutti questi «italiani» erano buoni, sfruttati e oppressi da stranieri violenti, selvaggi e stupratori - stranieri che di volta in volta erano tedeschi, francesi, austriaci o spagnoli. E anche questa è una nozione interessante, una di quelle che cancellano in un colpo solo i sentimenti di apertura all'Europa e al mondo che hanno positivamente caratterizzato l'azione politica degli ultimi quarant'anni.

Poi abbiamo anche capito che dobbiamo sentire un brivido di emozione speciale quando, passeggiando per il Louvre o per qualche altro museo straniero, ci troviamo di fronte a un quadro, che so, di Tiziano o di Tintoretto: e questo perché quelli sono pittori «italiani» e noi, in qualche modo, discendiamo da loro. Che strano: questa mi è sembrata una nozione veramente curiosa: io mi emoziono anche di fronte alle tele di altri, di Dürer, di Goya o di Manet, per dire: che sia irriducibilmente anti-patriottico?

E infine abbiamo capito qual è il valore fondamentale che ci rende italiani e italiane, e che ci deve far amare i combattenti del Risorgimento: la mistica del sacrificio eroico, la morte data ai nemici, la morte di se stessi sull'altare della madre-patria, la militarizzazione bellicista della politica. Ecco. Da tempo sostengo che il recupero acritico del Risorgimento come mito fondativo della Repubblica italiana fa correre il rischio di rimettere in circuito valori pericolosi come sono quelli incorporati dal nazionalismo ottocentesco: l'idea della nazione come comunità di discendenza; una nazione che esiste se non ab aeterno, almeno dalla notte dei tempi; l'idea della guerra come valore fondamentale della maschilità patriottica; l'idea della comunità politica come sistema di differenze: «noi» siamo «noi» e siamo uniti, perché contrapposti a «quegli altri», gli stranieri, che sono diversi da noi, e per questo sono pericolosi per l'integrità della nostra comunità.

Ciascuna di queste idee messa nel circuito di una società com'è la nostra, attraversata da intensi processi migratori, può diventare veramente tossica: può indurre a pensare che difendere l'identità italiana implichi difendersi dagli «altri», che - in quanto diversi - sono anche pericolosi; può indurre a fantasticare di una speciale peculiarità, se non di una superiorità, della cultura italiana; invita ad avere una visione chiusa ed esclusiva della comunità politica alla quale apparteniamo; e soprattutto induce a valorizzare ideali bellici che, nel contesto attuale, mi sembrano quanto meno fuori luogo.
Ecco, con la performance di Benigni mi sembra che il rischio di una riattualizzazione del peggior nazionalismo stia diventando reale: tanto più in considerazione della reazione entusiastica che ha accolto l'esibizione del comico, quasi come se Benigni avesse detto cose che tutti avevano nel cuore da chissà quanto tempo. Ora se questi qualcuno sono i ministri La Russa o Meloni, la cosa non può sorprendere, venendo questi due politici da una militanza che ha sempre coltivato i valori nazionalisti. Ma quando a costoro si uniscono anche innumerevoli politici e commentatori di sinistra, molti dei quali anche ex comunisti, ebbene c'è da restare veramente stupefatti.

Verrebbe da chieder loro: ma che ne è stato dell'internazionalismo, del pacifismo, dell'europeismo, dell'apertura solidale che ha caratterizzato la migliore cultura democratica dei decenni passati? Perché non credo proprio che un simile bagaglio di valori sia conciliabile con queste forme di neo-nazionalismo. Con il suo lunghissimo monologo, infatti, Benigni - pur essendosi dichiarato contrario al nazionalismo - sembra in sostanza averci invitato a contrastare il nazionalismo padano rispolverando un nazionalismo italiano uguale a quello leghista nel sistema dei valori e contrario a quello solo per ciò che concerne l'area geopolitica di riferimento.
Beh, speriamo che il successo di Benigni sia il successo di una sera. Perché abbracciare la soluzione di un neo-nazionalismo italiano vorrebbe dire infilarsi dritti dritti nella più perniciosa delle culture politiche che hanno popolato la storia dell'Italia dal Risorgimento al fascismo.

1/3/2011 - 18:35


Manca la Versione inglese del 1980 da Album inedito
Contiene alcune versioni di canzoni di De Gregori tradotte in inglese per un album che doveva essere pubblicato all'estero, poi rimasto inedito; le traduzioni sono di Susan Duncan Smith, e le basi musicali sono le stesse delle versioni in italiano
Il titolo dovrebbe essere A toast for Italy.
da wikipedia

Donquijote82 - 15/9/2012 - 10:49




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