Ho dato amore all'amore
Dell'uomo che avete ucciso
Sappiate che il suo bel nome
Mi è già risorto sul viso
Sappiate che un giorno
Dove muore ogni fiore reciso
Il vento che tutto muove
Porterà un nuovo sorriso
So che a provare paura
È solo chi può farne a meno:
Io l'alternativa l'ho persa
E non mi stupisco se ora non tremo
Di questo perduto amore
Il sangue non vi sia di vanto
Che la sua voce non muore
E insieme alla mia diventerà canto
I miei occhi senza più fiabe
Vi siano di ammonimento
Che per ogni fiore strappato
Al campo dei sogni ne nascono cento
E graffiano i rovi del tempo
Il meglio che può capitarmi
È di evitarmi il peggio
Con meno incanto indosso la vita
Che, se di quel che tuona piove
Sarà un sentiero in salita
Sole, che dai luce al grano
Per farlo crescere d'oro
Ora costretto a dar luce
A questa corona d'alloro
Agli occhi chiusi di Gianni
Mostra la strada del cielo
Del buio di via Tibaldi
Vieni a sconfiggere il gelo
A queste gambe incapaci
Di stare ferme in attesa
Chiedo di correre ancora
Finché la salita non torni discesa
Così correndo sul filo
Tra camposanto e avvenire
Da buoni consigli convinta
Milano mi vede partire
Addio palazzi sorgenti
Dalla terra e al cielo elevati
Ora tra cime ineguali
Da un lago sporgenti
Rincorro il domani
Il tempo passa e passerà
Su questa pelle di vent'anni
Fino a ricamar sentieri
E finché passa il tempo
Avrò tempo da passare
Finché avrò niente
Avrò tutto da sognare
Dell'uomo che avete ucciso
Sappiate che il suo bel nome
Mi è già risorto sul viso
Sappiate che un giorno
Dove muore ogni fiore reciso
Il vento che tutto muove
Porterà un nuovo sorriso
So che a provare paura
È solo chi può farne a meno:
Io l'alternativa l'ho persa
E non mi stupisco se ora non tremo
Di questo perduto amore
Il sangue non vi sia di vanto
Che la sua voce non muore
E insieme alla mia diventerà canto
I miei occhi senza più fiabe
Vi siano di ammonimento
Che per ogni fiore strappato
Al campo dei sogni ne nascono cento
E graffiano i rovi del tempo
Il meglio che può capitarmi
È di evitarmi il peggio
Con meno incanto indosso la vita
Che, se di quel che tuona piove
Sarà un sentiero in salita
Sole, che dai luce al grano
Per farlo crescere d'oro
Ora costretto a dar luce
A questa corona d'alloro
Agli occhi chiusi di Gianni
Mostra la strada del cielo
Del buio di via Tibaldi
Vieni a sconfiggere il gelo
A queste gambe incapaci
Di stare ferme in attesa
Chiedo di correre ancora
Finché la salita non torni discesa
Così correndo sul filo
Tra camposanto e avvenire
Da buoni consigli convinta
Milano mi vede partire
Addio palazzi sorgenti
Dalla terra e al cielo elevati
Ora tra cime ineguali
Da un lago sporgenti
Rincorro il domani
Il tempo passa e passerà
Su questa pelle di vent'anni
Fino a ricamar sentieri
E finché passa il tempo
Avrò tempo da passare
Finché avrò niente
Avrò tutto da sognare
×
"La storia sbagliata" (2010)
Da questo incontro prende vita una complessa e ricca vicenda di misteri, eroismi e probabili tradimenti definita , nella prefazione di Marino Severini, la storia di tutte le storie, l’amore della Gianna e del Neri, un amore al tempo in cui il vento lacerava le liste dei fucilieri. Una storia infangata, umiliata, ingiuriata strappata alla memoria, soffocata bendata e poi scaraventata nel burrone della dimenticanza. Ma l’amore vince, vince sempre.
Filippo Andreani scrive e racchiude magistralmente questa storia , questa storia italiana , italiana lombarda, in un’opera pop realizzata per voce e chitarre , musicata, cantata e scritta in un essenziale libro cd edito da Nodo Libri i Suoni. E’ un coraggioso e riuscito tentativo di raccontare la storia della resistenza e del sacrificio con parole e musica da un brillante e geniale cantautore .
“Una libreria ancora vuota e scatole di libri da riporvi. Era la primavera di due anni fa. L’abitazione di ogni nuova casa è sempre preceduta dalla necessità di sentirla propria: a questo scopo, chi ama leggere ed ascoltare musica vi ci porta libri e dischi prima d’ogni altra cosa. Nel breve tragitto che dalla scatola porta al ripiano, i libri quasi ti guardano negli occhi, mentre li giri tra le mani per riporli nel senso corretto. E passano titoli che non ricordavi di avere, insieme a quelli che ti ricordano un’età, o il posto dove li hai letti e l’odore che c’era. Il cuore si ferma e riparte quando scorrono le copertine dei libri che hai quasi imparato a memoria. Tra questi, quelli che mi avevano svelato l’incredibile storia della “Gianna” e del “Capitano Neri”. Non so ancora dire perché mi sia perdutamente innamorato di questa vicenda: se sia stato piu’ per una curiosità diventata brama di riviverne i giorni, o se per un’emozione cullata sino a volerne riscrivere le sorti. Ma, di fatto, finivo di riempire la libreria con quei due nomi davanti, uno per occhio. Finché, terminato il lavoro, cominciai a scrivere su un foglio arrivato da chissà dove le prime parole….”se il punto di vista di Dio…”. L’inizio della prima canzone del mio primo disco…..”
da Babylonbus