Creció tu amor,
reventando desde dentro los candados del horror,
conocimos tu mirada en la mirada del que vio
en tus ojos el latir de un corazón.
Claudia, sabrás...
no estás sola, no fue en vano,
tu silencio no es verdad, de la mano
de tu amigo nos llegó tu sed de amar,
y la linda contraseña de brindar.
Hoy como ayer,
con el último suspiro de otro año que se va,
cada lágrima impotente bañaremos en champán,
y con la copa en alto un grito: “¿DONDE ESTÁN? “
Desde entonces, saco punto a la memoria,
con crayones a colores te dibujo una canción,
que es un corazón con su flechita y Claudia y Pablo,
a cada lado, para siempre un mismo amor.
Claudia, sabrás…
desde entonces San Silvestre es el patrón de recordar
y cada noche de los lápices escribe una vez más
en la cola de un cometa: "DONDE ESTÁN? "
Desde entonces saco punto a la memoria,
con crayones, a colores, yo dibujo tu canción,
que es un corazón con su flechita y Claudia y Pablo,
somos todos, para siempre un mismo amor.
reventando desde dentro los candados del horror,
conocimos tu mirada en la mirada del que vio
en tus ojos el latir de un corazón.
Claudia, sabrás...
no estás sola, no fue en vano,
tu silencio no es verdad, de la mano
de tu amigo nos llegó tu sed de amar,
y la linda contraseña de brindar.
Hoy como ayer,
con el último suspiro de otro año que se va,
cada lágrima impotente bañaremos en champán,
y con la copa en alto un grito: “¿DONDE ESTÁN? “
Desde entonces, saco punto a la memoria,
con crayones a colores te dibujo una canción,
que es un corazón con su flechita y Claudia y Pablo,
a cada lado, para siempre un mismo amor.
Claudia, sabrás…
desde entonces San Silvestre es el patrón de recordar
y cada noche de los lápices escribe una vez más
en la cola de un cometa: "DONDE ESTÁN? "
Desde entonces saco punto a la memoria,
con crayones, a colores, yo dibujo tu canción,
que es un corazón con su flechita y Claudia y Pablo,
somos todos, para siempre un mismo amor.
inviata da Riccardo Venturi - 1/10/2010 - 13:07
Lingua: Italiano
Versione italiana di Riccardo Venturi
1° ottobre 2010
1° ottobre 2010
Maria Claudia Falcone
dal blog Señor B(A)bylon - 25 dicembre 2009
Ieri sera, aspettando la mezzanotte, ho guardato un film che in qualche modo mi ha toccato più di quanto potessi immaginare. Si intitola "La notte delle matite spezzate" e mi ha fatto pensare molto al fatto che della storia dei desaparecidos argentini si parla molto, ma se ne parla sempre come "desaparecidos", come insieme. Non si parla mai, invece, di chi erano quei desaparecidos. Quali erano i loro nomi, i loro sogni, cosa facevano e quant'altro. Per questo, da questo momento, questo blog inizia una sua "rubrica speciale" su queste persone (sperando di riuscire a trovare quanto più materiale possibile). Inizio con lei, Maria Claudia Falcone, considerata il simbolo dei desaparecidos, un pò l'Anna Frank della dittatura argentina.
Maria Claudia Falcone nasce il 16 Agosto 1960 all'Istituto Medico Platense nel parco de La Plata, Buenos Aires, Argentina. Suo padre Jorge Ademar Falcone fu sottosegretario alla Salute Pubblica (1947-1950); sindaco di La Plata (1949-1950) e senatore provinciale (1950-1952) durante il governo di Juan Domingo Perón. Fu arrestato e condannato a morte per aver partecipato alla Revolución Libertadora del 1956, condanna poi evitata per amnistia.
La passione politica doveva essere molto forte in casa Falcone. Perché anche Claudia, come il padre, se ne interessa. Quando arriva al “Colegio de Bellas Artes” si iscrive all'UES (l'Unión Estudiantes Secundarios, l'Unione degli Studenti Superiori) e ne diventa ben presto una leader. Perché Claudia non è solamente la dirigente di un gruppo studentesco. Claudia è convintamente peronista e fa parte del movimento dei Montoneros, il gruppo partigiano – di ispirazione peronista – che in quegli anni fronteggia la dittatura militare argentina ed i gruppi paramilitari di destra sorti in quegli anni espressione armata della dittatura.
Il suo impegno politico – come molti giovani in tutto il mondo in quel periodo – non si limita solo a parlare alle assemblee studentesche. Attraverso i volantini, le scritte sui muri, le petizioni, attraverso l'impegno sociale profuso nei villaggi e nelle aree degradate di La Plata tenta di combattere la sua guerra contro le ingiustizie e contro il regime terrorista e criminale di Jorge Videla, arrivato al potere con un colpo di stato nel 1976.
I giovani argentini in quegli anni erano molto interessati alla politica, e molti di loro – come nel caso di Claudia – la praticavano quotidianamente, che fossero peronisti o appartenessero alla gioventù guevarista avevano tutti un unico, grande, sogno comune: una vita migliore, per tutti.
Nell'inverno del 1975 il movimento studentesco lottava per l'ottenimento di una tariffa ridotta sul biglietto per l'accesso ai mezzi pubblici, il Boleto Estudiantil Secondario, che esisteva già per legge provinciale, ma a La Plata ancora non era stato introdotto. La loro battaglia si concluse il 13 settembre, con una marcia che portò circa 3000 studenti di La Plata sotto il Ministero dei Lavori Pubblici. Neanche la dura repressione poliziesca potè nulla contro la forza di questi giovani. Claudia, naturalmente, fu una delle più attive nell'ottenimento del BES, nonostante non ne avesse alcun bisogno (abitava vicino alla scuola che frequentava). Ma l'idea di combattere per l'ottenimento di un diritto che migliorasse la vita di tutti è uno dei pensieri tipici di persone idealiste come Claudia e molti di quei ragazzi.
In quelle manifestazioni, però, succede qualcosa. Claudia, Panchito, Clara, Pablo, Oracio, Daniel vengono fotografati dalle patotas, le squadracce della polizia politica.
Per loro tutto cambia il 24 marzo del 1976, quando con il golpe contro Isabelita Perón (terza moglie di Juan Domingo) Videla e i suoi prendono il potere, instaurando il “Processo di Riorganizzazione Nazionale”. Un nome come un altro per definire i rastrellamenti ed il genocidio di 30.000 persone avvenuto dal 1976 al 1981. Perché Claudia, Clara, Pablo e gli altri sono solo alcuni dei tristemente noti desaparecidos argentini, quegli uomini, donne e giovani (soprattutto) fatti sparire dal regime solo perché non abbassarono la testa contro il Potere militare.
Claudia sparì – insieme ai suoi compagni – alle 00:30 del 16 settembre 1976 – la “noche de los Lápices” (in italiano “la notte delle matite spezzate”) - quando i militari della Tripla A (l'Alianza Anticomunista Argentina fondata da José López Rega, segretario di fiducia di Juan Domingo Perón) rapirono lei e Maria Clara Ciochini, 18enne dirigente UES di Bahía Blanca che viveva in clandestinità. La Tripla A era un vero e proprio squadrone della morte, braccio militare del regime all'interno della Guerra Sucia, la guerra sporca combattuta in quegli anni nel paese. Claudia aveva compiuto da un mese esatto 16 anni. Solo 16 anni.
Il verbo spagnolo desararecer, come l'italiano “sparire”, è un verbo intransitivo; desaparecidos è un participio intransitivo, usato con il significato di “chi è stato fatto sparire”. Che è proprio quel che successe ai 30.000 argentini.
Claudia e gli altri ragazzi furono portati al “Pozo de Arana”, il campo di concentramento di La Plata e diretto dalla Delegación de Cuatrerismo de Arana, dipendente dalla Comisaría 5.
Definire come “l'inferno sulla terra” quel che subirono (le ragazze furono violentate; i ragazzi subivano scosse elettriche; unghie strappate; colpi su tutto il corpo e la terribile picana elettrica; un pungolo utilizzato dai gauchos argentini negli anni 30 per controllare il bestiame e facilmente riadattabile a strumento di tortura; quasi tutti erano legati con le mani dietro la schiena, con la corda che passava dietro al collo praticamente nudi). Dal “Pozo” - in cui rimangono 7 giorni – Claudia e gli altri iniziarono un tour all'inferno passando per il “Pozo de Banfield” - o Brigada de Investigaciones de Banfield – dove rimasero tre mesi in condizioni ancor più disumane rispetto a quelle che avevano vissuto ad Arana. Talvolta, però, con quella grinta che spesso il popolo argentino tira fuori nei momenti più neri della propria storia (personale e collettiva, evidentemente) Claudia intonava le canzoni dei Sui Generis – un noto duo rock argentino di quegli anni – tra cui “Rasguña las piedras” (“graffia la pietra”, ndr), canzone che richiama il senso di prigionia e desaparición in cui vivevano.
Negli stessi momenti in cui i giovani, le donne, gli uomini che diverranno famosi col nome di desaparecidos venivano torturati, fuori dai campi di concentramento altre donne come la madre di Claudia iniziavano a riunirsi, a girare i vari commissariati, a chiedere che fine avessero fatto i loro figli (o comunque i loro cari). Claudia non era considerata una detenuta (tutti i desaparecidos infatti erano detenuti illegali), per cui la sua carcerazione non risultava in alcun registro. Perché semplicemente, per la legge infame in vigore durante la dittatura, Claudia era desaparecida. Era semplicemente scomparsa. Non poteva essere stata la polizia a prenderla, perché la polizia agiva nel rispetto della legge. Sicuramente a rapirla erano stati i gruppi eversivi, i suoi stessi compagni. O almeno questo è quel che i militari avevano avuto l'ordine di dire alle madri dei desaparecidos, quelle stesse madri che si riuniscono ogni giovedì sera nella piazza principale di Buenos Aires, Plaza de Mayo – dalla quale prendono il nome – per chiedere la reaparición con vida de sus hijos.
Perché i militari in vita hanno prelevato quei ragazzi ed in vita le madres vogliono averli indietro. Perché – come dice Zulù, il frontman della 99 Posse per presentare una canzone dedicata alle Madres de Plaza de Mayo – se gli vogliono restituire un mucchietto di ossa allora devono anche tirare fuori un assassino. E loro (le madres) lo vogliono vedere in galera.
Secondo alcuni testimoni – spesso gli ex carcerieri – molti desaparecidos furono sedati e lanciati nel Rio de la Plata nei famosi vuelos de la muerte, quegli stessi voli che sono stati oggetto di scherno del nostro premier-giullare un po' di tempo fa. Altri ancora furono uccisi alla scuola di addestramento della marina militare ESMA a Buenos Aires (sicuramente il campo di detenzione più celebre, per quanto l'uso di questo termine possa apparire macabro...). Altri ancora venivano gettati nell'Atlantico col ventre squarciato da una coltellata affinché i loro corpi non tornassero più a galla.
Claudia viene giustiziata con un colpo di pistola alla nuca nei sotterranei di Banfield tra l'1 ed il 15 Gennaio 1977. Per la legge argentina risulta ancora desaparecida.
dal blog Señor B(A)bylon - 25 dicembre 2009
Ieri sera, aspettando la mezzanotte, ho guardato un film che in qualche modo mi ha toccato più di quanto potessi immaginare. Si intitola "La notte delle matite spezzate" e mi ha fatto pensare molto al fatto che della storia dei desaparecidos argentini si parla molto, ma se ne parla sempre come "desaparecidos", come insieme. Non si parla mai, invece, di chi erano quei desaparecidos. Quali erano i loro nomi, i loro sogni, cosa facevano e quant'altro. Per questo, da questo momento, questo blog inizia una sua "rubrica speciale" su queste persone (sperando di riuscire a trovare quanto più materiale possibile). Inizio con lei, Maria Claudia Falcone, considerata il simbolo dei desaparecidos, un pò l'Anna Frank della dittatura argentina.
Maria Claudia Falcone nasce il 16 Agosto 1960 all'Istituto Medico Platense nel parco de La Plata, Buenos Aires, Argentina. Suo padre Jorge Ademar Falcone fu sottosegretario alla Salute Pubblica (1947-1950); sindaco di La Plata (1949-1950) e senatore provinciale (1950-1952) durante il governo di Juan Domingo Perón. Fu arrestato e condannato a morte per aver partecipato alla Revolución Libertadora del 1956, condanna poi evitata per amnistia.
La passione politica doveva essere molto forte in casa Falcone. Perché anche Claudia, come il padre, se ne interessa. Quando arriva al “Colegio de Bellas Artes” si iscrive all'UES (l'Unión Estudiantes Secundarios, l'Unione degli Studenti Superiori) e ne diventa ben presto una leader. Perché Claudia non è solamente la dirigente di un gruppo studentesco. Claudia è convintamente peronista e fa parte del movimento dei Montoneros, il gruppo partigiano – di ispirazione peronista – che in quegli anni fronteggia la dittatura militare argentina ed i gruppi paramilitari di destra sorti in quegli anni espressione armata della dittatura.
Il suo impegno politico – come molti giovani in tutto il mondo in quel periodo – non si limita solo a parlare alle assemblee studentesche. Attraverso i volantini, le scritte sui muri, le petizioni, attraverso l'impegno sociale profuso nei villaggi e nelle aree degradate di La Plata tenta di combattere la sua guerra contro le ingiustizie e contro il regime terrorista e criminale di Jorge Videla, arrivato al potere con un colpo di stato nel 1976.
I giovani argentini in quegli anni erano molto interessati alla politica, e molti di loro – come nel caso di Claudia – la praticavano quotidianamente, che fossero peronisti o appartenessero alla gioventù guevarista avevano tutti un unico, grande, sogno comune: una vita migliore, per tutti.
Nell'inverno del 1975 il movimento studentesco lottava per l'ottenimento di una tariffa ridotta sul biglietto per l'accesso ai mezzi pubblici, il Boleto Estudiantil Secondario, che esisteva già per legge provinciale, ma a La Plata ancora non era stato introdotto. La loro battaglia si concluse il 13 settembre, con una marcia che portò circa 3000 studenti di La Plata sotto il Ministero dei Lavori Pubblici. Neanche la dura repressione poliziesca potè nulla contro la forza di questi giovani. Claudia, naturalmente, fu una delle più attive nell'ottenimento del BES, nonostante non ne avesse alcun bisogno (abitava vicino alla scuola che frequentava). Ma l'idea di combattere per l'ottenimento di un diritto che migliorasse la vita di tutti è uno dei pensieri tipici di persone idealiste come Claudia e molti di quei ragazzi.
In quelle manifestazioni, però, succede qualcosa. Claudia, Panchito, Clara, Pablo, Oracio, Daniel vengono fotografati dalle patotas, le squadracce della polizia politica.
Per loro tutto cambia il 24 marzo del 1976, quando con il golpe contro Isabelita Perón (terza moglie di Juan Domingo) Videla e i suoi prendono il potere, instaurando il “Processo di Riorganizzazione Nazionale”. Un nome come un altro per definire i rastrellamenti ed il genocidio di 30.000 persone avvenuto dal 1976 al 1981. Perché Claudia, Clara, Pablo e gli altri sono solo alcuni dei tristemente noti desaparecidos argentini, quegli uomini, donne e giovani (soprattutto) fatti sparire dal regime solo perché non abbassarono la testa contro il Potere militare.
Claudia sparì – insieme ai suoi compagni – alle 00:30 del 16 settembre 1976 – la “noche de los Lápices” (in italiano “la notte delle matite spezzate”) - quando i militari della Tripla A (l'Alianza Anticomunista Argentina fondata da José López Rega, segretario di fiducia di Juan Domingo Perón) rapirono lei e Maria Clara Ciochini, 18enne dirigente UES di Bahía Blanca che viveva in clandestinità. La Tripla A era un vero e proprio squadrone della morte, braccio militare del regime all'interno della Guerra Sucia, la guerra sporca combattuta in quegli anni nel paese. Claudia aveva compiuto da un mese esatto 16 anni. Solo 16 anni.
Il verbo spagnolo desararecer, come l'italiano “sparire”, è un verbo intransitivo; desaparecidos è un participio intransitivo, usato con il significato di “chi è stato fatto sparire”. Che è proprio quel che successe ai 30.000 argentini.
Claudia e gli altri ragazzi furono portati al “Pozo de Arana”, il campo di concentramento di La Plata e diretto dalla Delegación de Cuatrerismo de Arana, dipendente dalla Comisaría 5.
Definire come “l'inferno sulla terra” quel che subirono (le ragazze furono violentate; i ragazzi subivano scosse elettriche; unghie strappate; colpi su tutto il corpo e la terribile picana elettrica; un pungolo utilizzato dai gauchos argentini negli anni 30 per controllare il bestiame e facilmente riadattabile a strumento di tortura; quasi tutti erano legati con le mani dietro la schiena, con la corda che passava dietro al collo praticamente nudi). Dal “Pozo” - in cui rimangono 7 giorni – Claudia e gli altri iniziarono un tour all'inferno passando per il “Pozo de Banfield” - o Brigada de Investigaciones de Banfield – dove rimasero tre mesi in condizioni ancor più disumane rispetto a quelle che avevano vissuto ad Arana. Talvolta, però, con quella grinta che spesso il popolo argentino tira fuori nei momenti più neri della propria storia (personale e collettiva, evidentemente) Claudia intonava le canzoni dei Sui Generis – un noto duo rock argentino di quegli anni – tra cui “Rasguña las piedras” (“graffia la pietra”, ndr), canzone che richiama il senso di prigionia e desaparición in cui vivevano.
Negli stessi momenti in cui i giovani, le donne, gli uomini che diverranno famosi col nome di desaparecidos venivano torturati, fuori dai campi di concentramento altre donne come la madre di Claudia iniziavano a riunirsi, a girare i vari commissariati, a chiedere che fine avessero fatto i loro figli (o comunque i loro cari). Claudia non era considerata una detenuta (tutti i desaparecidos infatti erano detenuti illegali), per cui la sua carcerazione non risultava in alcun registro. Perché semplicemente, per la legge infame in vigore durante la dittatura, Claudia era desaparecida. Era semplicemente scomparsa. Non poteva essere stata la polizia a prenderla, perché la polizia agiva nel rispetto della legge. Sicuramente a rapirla erano stati i gruppi eversivi, i suoi stessi compagni. O almeno questo è quel che i militari avevano avuto l'ordine di dire alle madri dei desaparecidos, quelle stesse madri che si riuniscono ogni giovedì sera nella piazza principale di Buenos Aires, Plaza de Mayo – dalla quale prendono il nome – per chiedere la reaparición con vida de sus hijos.
Perché i militari in vita hanno prelevato quei ragazzi ed in vita le madres vogliono averli indietro. Perché – come dice Zulù, il frontman della 99 Posse per presentare una canzone dedicata alle Madres de Plaza de Mayo – se gli vogliono restituire un mucchietto di ossa allora devono anche tirare fuori un assassino. E loro (le madres) lo vogliono vedere in galera.
Secondo alcuni testimoni – spesso gli ex carcerieri – molti desaparecidos furono sedati e lanciati nel Rio de la Plata nei famosi vuelos de la muerte, quegli stessi voli che sono stati oggetto di scherno del nostro premier-giullare un po' di tempo fa. Altri ancora furono uccisi alla scuola di addestramento della marina militare ESMA a Buenos Aires (sicuramente il campo di detenzione più celebre, per quanto l'uso di questo termine possa apparire macabro...). Altri ancora venivano gettati nell'Atlantico col ventre squarciato da una coltellata affinché i loro corpi non tornassero più a galla.
Claudia viene giustiziata con un colpo di pistola alla nuca nei sotterranei di Banfield tra l'1 ed il 15 Gennaio 1977. Per la legge argentina risulta ancora desaparecida.
La mano anonima
A mi hija María Claudia, militante de la UES secuestrada durante “La noche de los lápices”
Mano anónima aleve y asesina,
con sólo tocarteha intenta
domacular tu pureza,
tu inocencia,
por cierto, fracasando.
Tu grandeza de almaes infinita.
Tu generosidad, ilimitada.
Virtudes talesson inmaculables.
La mano anónima, aleve y asesina,
no ha podido mancharte
por mas que lo intentara.
Y esa pureza
constituye tu triunfo.
TU VICTORIA y su derrota.
Has vencido, hija mía,
y tu victoria ha sido apocalíptica.
Aunque tu estés ausente todavía
yo te lloro y te admiro al mismo tiempo.
Juan Ademar Falcone.
A mi hija María Claudia, militante de la UES secuestrada durante “La noche de los lápices”
Mano anónima aleve y asesina,
con sólo tocarteha intenta
domacular tu pureza,
tu inocencia,
por cierto, fracasando.
Tu grandeza de almaes infinita.
Tu generosidad, ilimitada.
Virtudes talesson inmaculables.
La mano anónima, aleve y asesina,
no ha podido mancharte
por mas que lo intentara.
Y esa pureza
constituye tu triunfo.
TU VICTORIA y su derrota.
Has vencido, hija mía,
y tu victoria ha sido apocalíptica.
Aunque tu estés ausente todavía
yo te lloro y te admiro al mismo tiempo.
Juan Ademar Falcone.
LA NOTTE DELLE MATITE SPEZZATE
Crebbe il tuo amore,
fece schiantare da dentro i lucchetti dell'orrore.
Riconoscemmo il tuo sguardo nello sguardo di chi vide
nei tuoi occhi il palpito di un cuore.
Claudia, lo sai...
non sei sola, non è stato in vano,
il tuo silenzio non è tale, dalla mano
del tuo ragazzo ci è giunta la tua sete d'amore
e l'allegro ordine di brindare.
Oggi come ieri,
con l'ultimo sospiro di un altro anno che muore,
ogni lacrima impotente la bagneremo nello spumante
e alzando il calice grideremo: DOVE SONO?
Da allora tiro tutto fuori dalla memoria
con le matite colorate ti disegno una canzone
che è un cuore con la freccia, Claudia e Pablo,
su ogni lato, per sempre lo stesso amore.
Claudia, lo sai...
da allora San Silvestro è il patrono del ricordo
e ogni Notte delle Matite scrive una volta di più
sulla coda di una cometa: DOVE SONO?
Da allora tiro tutto fuori dalla memoria
con le matite colorate disegno la tua canzone
che è un cuore con la freccia, Claudia e Pablo,
su ogni lato, per sempre lo stesso amore.
Crebbe il tuo amore,
fece schiantare da dentro i lucchetti dell'orrore.
Riconoscemmo il tuo sguardo nello sguardo di chi vide
nei tuoi occhi il palpito di un cuore.
Claudia, lo sai...
non sei sola, non è stato in vano,
il tuo silenzio non è tale, dalla mano
del tuo ragazzo ci è giunta la tua sete d'amore
e l'allegro ordine di brindare.
Oggi come ieri,
con l'ultimo sospiro di un altro anno che muore,
ogni lacrima impotente la bagneremo nello spumante
e alzando il calice grideremo: DOVE SONO?
Da allora tiro tutto fuori dalla memoria
con le matite colorate ti disegno una canzone
che è un cuore con la freccia, Claudia e Pablo,
su ogni lato, per sempre lo stesso amore.
Claudia, lo sai...
da allora San Silvestro è il patrono del ricordo
e ogni Notte delle Matite scrive una volta di più
sulla coda di una cometa: DOVE SONO?
Da allora tiro tutto fuori dalla memoria
con le matite colorate disegno la tua canzone
che è un cuore con la freccia, Claudia e Pablo,
su ogni lato, per sempre lo stesso amore.
Lingua: Francese
Version française - LA NUIT DES CRAYONS BRISÉS – Marco Valdo M.I. – 2010
D'après la version italienne de Riccardo Venturi - LA NOTTE DELLE MATITE SPEZZATE – de la chanson argentine Noche de los lápices de Rogelio Botanz – 1986
Les nuits des crayons, des bolzaneti, des boucheries.
de Riccardo Venturi
1982: Pablo Díaz, 24 ans, sort. Pas même d'une prison. De nulle part. Il sort du néant. Il sort de la desaparición (disparition). Il sort de la mort militaire. Il y était entré avec ses compagnes et ses compagnons d'école, le 16 septembre 1976. Ils les avaient enlevés à l'aube, accusés d'avoir réclamé l'abonnement d'autobus gratuit, ou moins cher, pour les enfants des écoles de La Plata, le boleto estudiantil – le billet étudiant. Il suffisait de cela dans l'Argentine de la junte militaire bénie par Monseigneur Pio Laghi, pour être considéré comme subversif. Ils l'ont appelée, tout le monde doit le savoir, la Noche de los lápices, La Nuit des Crayons. [ L'humour des militaires m'échappera toujors, dit Lucien l'âne en frémissant].
Les policiers et les militaires arrivèrent à l'aube. Noche de los lápices était le nom qu'ils avaient donné à l'« opération ». Ils séquestrèrent les garçons et les filles et les emmenèrent en divers endroits secrets de la ville; et quand les familles, apprenant qu'ils avaient été enlevés, allèrent demander dans quelle prison ils avaient été enfermés, il leur fut répondu qu'ils n'étaient pas en prison. Ils avaient été conduits directement à quelque chose de pire, dans l'enfer, et si l'enfer est une blague inventée par les prêtres, les souterrains des casernes ou d'autres lieux, où les étudiants avaient été emmenés, au contraire existaient. C'étaient des lieux. C'était l'anéantissement de toute humanité. C'était le pouvoir dans son essence véritable.
Pris, emprisonnés, bandés, torturés. Les filles violées à sang. Maria Clara avait 18 ans, Maria Claudia 16, toutes deux avaient des noms italiens, marque d'une ancienne émigration qui était partie en Argentine avec une espérance. L'espérance s'était muée en torture et mort. À un garçon qui, pendant qu'ils le massacraient, invoquait Dieu, un militaire répondit Aqui Dios somos nosotros. Ici, Dieu, c'est nous. Des dizaines d'enfants séquestrés, il n'en survécut que trois. Toutes les filles moururent. Pablo Diaz, revenant au jour sans renaître (car une expérience du genre rend mort pour toute la vie), raconta toute l'histoire de cette nuit et de la Nuit entière. En 1986, le cinéaste Héctor Olivera, qui enfant avait étudié dans une école militaire et qui en avait gardé une horreur insoutenable, réalisa un film, La Noche de los Lápices. Pablo Diaz participa à l'écriture du scénario.
Quelque faits, quelques noms. L'opération fut réalisée conjointement par le Bataillon 601 de l'Armée argentine et par la Police du district de Buenos Aires. Elle était dirigée par le général Ramón Camps. Il s'agissait d'une dissuasion contre la « subversion dans les écoles », la mission, selon les mots de Camps, était : « Les adolescents séquestrés devaient être éliminés après avoir subi des peines indicibles ». Les enfants furent tous emmenés dans des centres clandestins de détention : Arana, le « Puits de Banfield », le « Puits de Quilmes », la Questura Provinciale de Buenos Aires, les commissariats de La Plata et de Lanús (le faubourg où est né Maradona) et le polygone de tir de la Questura de Buenos Aires. Voici une image du "Puits de Banfield":
Cela se passait sous une dictature impitoyable. On se demande encore comment cela fut possible. Des gosses au lycée. Puis, on nous donne la réponse : dans une dictature militaire sud-américaine, ç'a été possible. Chez nous, une chose pareille, heureusement, ne serait jamais possible. Nous sommes une démocratie, nous avons des « forces de l'ordre » démocratiques, notre pouvoir est un pouvoir démocratique. [C'est bien là le problème, dit Lucien l'âne... La loi des plus forts, la loi des plus nombreux...] Chez nous, un inspecteur de police ne pourrait jamais massacrer un lycéen:
Chez nous, il n'existe pas de centre de détention de la police où on massacre et on torture, où l'on bastonne au cri de Un-due-tre viva Pinochet (en français et pour la rime : Un-deux-trois Vive Videla, ou Massera – Pinochet ou Galtieri, çà ne rime pas), où on viole, où les inspectrices appelle les filles « putes communistes » en les giflant:
Chez nous, enfin, une Nuit des Crayons... Il ne manquerait plus que çà. Chez nous, les crayons servent à écrire et écrire est subversif. Nous préférons les boucheries et leurs nuits [de Gênes].
École Diaz, en effet. Curieuse coïncidence. Le même nom que des dizaines et des dizaines d'écoles en Italie, du nom d'un général de merde (il s'appelait Diaz [Armando Diaz] – sur le front en 1917-18). Moi aussi, en primaires, je suis allé à une « Diaz ». Il faudrait retirer cet « Armando » qui a été responsable du massacre d'une guerre où il a envoyé mourir une génération entière d'adolescents. Ce serait bien de dédier toutes ces écoles à Pablo Diaz et à tous les enfants dont on brisa les crayons et la vie. Mais ce n'est pas notre souvenir. Pas notre mémoire : La memoria - RV, 1er octobre 2010.
D'après la version italienne de Riccardo Venturi - LA NOTTE DELLE MATITE SPEZZATE – de la chanson argentine Noche de los lápices de Rogelio Botanz – 1986
Claudio de Acha - 17 ans.
Gustavo Calotti - 18 ans.
María Clara Ciocchini - 18 ans.
Pablo Díaz - 18 ans.
María Claudia Falcone - 16 ans.
Francisco López Muntaner - 16 ans.
Patricia Miranda - 17 ans.
Emilce Moler - 17 ans.
Daniel Racero - 18 ans.
Horacio Ungaro - 18 ans.
Gustavo Calotti - 18 ans.
María Clara Ciocchini - 18 ans.
Pablo Díaz - 18 ans.
María Claudia Falcone - 16 ans.
Francisco López Muntaner - 16 ans.
Patricia Miranda - 17 ans.
Emilce Moler - 17 ans.
Daniel Racero - 18 ans.
Horacio Ungaro - 18 ans.
Les nuits des crayons, des bolzaneti, des boucheries.
de Riccardo Venturi
1982: Pablo Díaz, 24 ans, sort. Pas même d'une prison. De nulle part. Il sort du néant. Il sort de la desaparición (disparition). Il sort de la mort militaire. Il y était entré avec ses compagnes et ses compagnons d'école, le 16 septembre 1976. Ils les avaient enlevés à l'aube, accusés d'avoir réclamé l'abonnement d'autobus gratuit, ou moins cher, pour les enfants des écoles de La Plata, le boleto estudiantil – le billet étudiant. Il suffisait de cela dans l'Argentine de la junte militaire bénie par Monseigneur Pio Laghi, pour être considéré comme subversif. Ils l'ont appelée, tout le monde doit le savoir, la Noche de los lápices, La Nuit des Crayons. [ L'humour des militaires m'échappera toujors, dit Lucien l'âne en frémissant].
La Plata, 1976. Les manifestations pour le billet étudiant gratuit.
Les policiers et les militaires arrivèrent à l'aube. Noche de los lápices était le nom qu'ils avaient donné à l'« opération ». Ils séquestrèrent les garçons et les filles et les emmenèrent en divers endroits secrets de la ville; et quand les familles, apprenant qu'ils avaient été enlevés, allèrent demander dans quelle prison ils avaient été enfermés, il leur fut répondu qu'ils n'étaient pas en prison. Ils avaient été conduits directement à quelque chose de pire, dans l'enfer, et si l'enfer est une blague inventée par les prêtres, les souterrains des casernes ou d'autres lieux, où les étudiants avaient été emmenés, au contraire existaient. C'étaient des lieux. C'était l'anéantissement de toute humanité. C'était le pouvoir dans son essence véritable.
Pris, emprisonnés, bandés, torturés. Les filles violées à sang. Maria Clara avait 18 ans, Maria Claudia 16, toutes deux avaient des noms italiens, marque d'une ancienne émigration qui était partie en Argentine avec une espérance. L'espérance s'était muée en torture et mort. À un garçon qui, pendant qu'ils le massacraient, invoquait Dieu, un militaire répondit Aqui Dios somos nosotros. Ici, Dieu, c'est nous. Des dizaines d'enfants séquestrés, il n'en survécut que trois. Toutes les filles moururent. Pablo Diaz, revenant au jour sans renaître (car une expérience du genre rend mort pour toute la vie), raconta toute l'histoire de cette nuit et de la Nuit entière. En 1986, le cinéaste Héctor Olivera, qui enfant avait étudié dans une école militaire et qui en avait gardé une horreur insoutenable, réalisa un film, La Noche de los Lápices. Pablo Diaz participa à l'écriture du scénario.
Quelque faits, quelques noms. L'opération fut réalisée conjointement par le Bataillon 601 de l'Armée argentine et par la Police du district de Buenos Aires. Elle était dirigée par le général Ramón Camps. Il s'agissait d'une dissuasion contre la « subversion dans les écoles », la mission, selon les mots de Camps, était : « Les adolescents séquestrés devaient être éliminés après avoir subi des peines indicibles ». Les enfants furent tous emmenés dans des centres clandestins de détention : Arana, le « Puits de Banfield », le « Puits de Quilmes », la Questura Provinciale de Buenos Aires, les commissariats de La Plata et de Lanús (le faubourg où est né Maradona) et le polygone de tir de la Questura de Buenos Aires. Voici une image du "Puits de Banfield":
Cela se passait sous une dictature impitoyable. On se demande encore comment cela fut possible. Des gosses au lycée. Puis, on nous donne la réponse : dans une dictature militaire sud-américaine, ç'a été possible. Chez nous, une chose pareille, heureusement, ne serait jamais possible. Nous sommes une démocratie, nous avons des « forces de l'ordre » démocratiques, notre pouvoir est un pouvoir démocratique. [C'est bien là le problème, dit Lucien l'âne... La loi des plus forts, la loi des plus nombreux...] Chez nous, un inspecteur de police ne pourrait jamais massacrer un lycéen:
Chez nous, il n'existe pas de centre de détention de la police où on massacre et on torture, où l'on bastonne au cri de Un-due-tre viva Pinochet (en français et pour la rime : Un-deux-trois Vive Videla, ou Massera – Pinochet ou Galtieri, çà ne rime pas), où on viole, où les inspectrices appelle les filles « putes communistes » en les giflant:
Vue démocratique de Bolzaneto (Gênes)
Chez nous, enfin, une Nuit des Crayons... Il ne manquerait plus que çà. Chez nous, les crayons servent à écrire et écrire est subversif. Nous préférons les boucheries et leurs nuits [de Gênes].
École Diaz, Gênes, 20/21 juillet 2001.
École Diaz, en effet. Curieuse coïncidence. Le même nom que des dizaines et des dizaines d'écoles en Italie, du nom d'un général de merde (il s'appelait Diaz [Armando Diaz] – sur le front en 1917-18). Moi aussi, en primaires, je suis allé à une « Diaz ». Il faudrait retirer cet « Armando » qui a été responsable du massacre d'une guerre où il a envoyé mourir une génération entière d'adolescents. Ce serait bien de dédier toutes ces écoles à Pablo Diaz et à tous les enfants dont on brisa les crayons et la vie. Mais ce n'est pas notre souvenir. Pas notre mémoire : La memoria - RV, 1er octobre 2010.
Voir en français : Nuit des Crayons
Claudia fut liquidée d'un coup de pistolet dans la nuque dans les souterrains de Banfield entre le 1 et le 15 janvier 1977. Pour la loi argentine, elle est encore « disparue ».
Voilà, Lucien l'âne mon ami, la chanson du jour, car tu vas certainement me le demander, raconte, évoque un bel amour, une jeune fille de Buenos-Aires, une adolescente, Claudia, qui fut arrêtée, enlevée, séquestrée, brutalisée, martyrisée... Elle s'intitule « La Nuit des Crayons brisés »... Les militaires et les policiers à l'origine de cette rafle et de ce massacre, avec un humour ravissant, avaient intitulé leur crapuleuse opération, qui rappelle la Rafle du Vel d'Hiv et d'autres razzias du même acabit : « Nuit des Crayons », car il s’agissait bien d'enfants, de jeunes élèves. Sans doute, avec un rappel subliminal à la « Nuit de Cristal », où l'on brisa tant de vitres. J'ai gardé dans le titre de ma traduction l'idée de « crayons brisés », en rappel à cette organisation antifasciste et antimilitariste de chez nous en Wallonie dont le nom était « Les Fusils Brisés ».
Oui, je comprends, dit Lucien l'âne. On est touché au cœur par cet amour brisé.
Ah, Lucien l'âne mon ami, c'est vraiment une atroce histoire que celle de cette chanson et quel destin horrifique que celui de ces jeunes gens enlevés par la police et les militaires et martyrisés, là-bas en Argentine. Tout çà pour satisfaire le goût du pouvoir d'une caste d'imbéciles. Tu sais, notre ami Riccardo Venturi a raison de rappeler que l'Italie démofasciste actuelle ne se comporte pas vraiment mieux, elle qui se pare des plumes de la démocratie... Ce qui s'est passé à Buenos-Aires, s'était passé en Grèce, cela s'est passé en Italie (et pas seulement sous Benito regnans), c'était à Gênes, c'était il y a peu de temps. Comme tu le vois, dans les faits, la démocratie est un paravent, elle est un leurre, c'est le cache-sexe du libéralisme lequel est comme le vin : liquoreux, moelleux, doux, demi-sec, sec et franchement brut quand il le juge nécessaire. En l'espèce, il l'a jugé nécessaire. Il a montré sa brutalité. On voit alors sortir de la boîte à (mauvaises) surprises des policiers, des militaires, des colonels, des généraux « rebelles » (ce fut le cas en Espagne, au Chili, en Argentine...) et jusque des maréchaux – « Maréchal, nous voilà ! » qu'ils chantaient en 1940.
C'est très exactement la chose comme elle se passe !, dit Lucien l'âne en fronçant ses grands yeux. C'est une des formes de la Guerre de Cent Mille Ans que les riches mènent contre les pauvres afin de maintenir, d’accroître, de perpétuer, de développer leurs privilèges, leurs pouvoirs et leurs richesses. Usque tandem ? Je te le dis, Marco Valdo M.I mon ami, en définitive : Proprietas delenda est !
Regarde, Lucien l'âne mon ami, les événements de ces derniers jours. On croit que l'Europe, que Bruxelles... sont des exemples de démocratie. En effet, ils le sont ! Pas plus tard qu'hier, à Bruxelles, capitale de l’Europe qui se dit démocratique, on a démocratiquement arrêté, mis en prison, emmené dans des lieux réservés à la police plus d'une centaine de personnes qui avaient l'intention (je dis bien l'intention) de manifester. La feuille de vigne constitutionnelle est tombée et on a vu le vrai visage de notre « démocratie ». La Constitution (comme toute Constitution d'ailleurs, comme les élections – souviens-toi d'Allende (9/11), par exemple ou de la République espagnole ) ne vaut que quand elle sert certains intérêts... à d'autres moments, elle est tout simplement effacée, oubliée, mise au placard. Je te le dis, Lucien l'âne mon ami, la maladie italienne a franchi les Alpes... Elle monte, elle monte et si l'on n'y prend garde, elle va submerger l'Europe...
Tu sais, Marco Valdo M.I. mon ami, toi et moi, nous deux tout seuls, nous n'y pouvons pas grand chose si ce n'est résister (Ora e sempre : Resistenza !) et tisser notre partie du linceul de ce monde en putréfaction et décidément, cacochyme.
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane.
Claudia fut liquidée d'un coup de pistolet dans la nuque dans les souterrains de Banfield entre le 1 et le 15 janvier 1977. Pour la loi argentine, elle est encore « disparue ».
Voilà, Lucien l'âne mon ami, la chanson du jour, car tu vas certainement me le demander, raconte, évoque un bel amour, une jeune fille de Buenos-Aires, une adolescente, Claudia, qui fut arrêtée, enlevée, séquestrée, brutalisée, martyrisée... Elle s'intitule « La Nuit des Crayons brisés »... Les militaires et les policiers à l'origine de cette rafle et de ce massacre, avec un humour ravissant, avaient intitulé leur crapuleuse opération, qui rappelle la Rafle du Vel d'Hiv et d'autres razzias du même acabit : « Nuit des Crayons », car il s’agissait bien d'enfants, de jeunes élèves. Sans doute, avec un rappel subliminal à la « Nuit de Cristal », où l'on brisa tant de vitres. J'ai gardé dans le titre de ma traduction l'idée de « crayons brisés », en rappel à cette organisation antifasciste et antimilitariste de chez nous en Wallonie dont le nom était « Les Fusils Brisés ».
Oui, je comprends, dit Lucien l'âne. On est touché au cœur par cet amour brisé.
Ah, Lucien l'âne mon ami, c'est vraiment une atroce histoire que celle de cette chanson et quel destin horrifique que celui de ces jeunes gens enlevés par la police et les militaires et martyrisés, là-bas en Argentine. Tout çà pour satisfaire le goût du pouvoir d'une caste d'imbéciles. Tu sais, notre ami Riccardo Venturi a raison de rappeler que l'Italie démofasciste actuelle ne se comporte pas vraiment mieux, elle qui se pare des plumes de la démocratie... Ce qui s'est passé à Buenos-Aires, s'était passé en Grèce, cela s'est passé en Italie (et pas seulement sous Benito regnans), c'était à Gênes, c'était il y a peu de temps. Comme tu le vois, dans les faits, la démocratie est un paravent, elle est un leurre, c'est le cache-sexe du libéralisme lequel est comme le vin : liquoreux, moelleux, doux, demi-sec, sec et franchement brut quand il le juge nécessaire. En l'espèce, il l'a jugé nécessaire. Il a montré sa brutalité. On voit alors sortir de la boîte à (mauvaises) surprises des policiers, des militaires, des colonels, des généraux « rebelles » (ce fut le cas en Espagne, au Chili, en Argentine...) et jusque des maréchaux – « Maréchal, nous voilà ! » qu'ils chantaient en 1940.
C'est très exactement la chose comme elle se passe !, dit Lucien l'âne en fronçant ses grands yeux. C'est une des formes de la Guerre de Cent Mille Ans que les riches mènent contre les pauvres afin de maintenir, d’accroître, de perpétuer, de développer leurs privilèges, leurs pouvoirs et leurs richesses. Usque tandem ? Je te le dis, Marco Valdo M.I mon ami, en définitive : Proprietas delenda est !
Regarde, Lucien l'âne mon ami, les événements de ces derniers jours. On croit que l'Europe, que Bruxelles... sont des exemples de démocratie. En effet, ils le sont ! Pas plus tard qu'hier, à Bruxelles, capitale de l’Europe qui se dit démocratique, on a démocratiquement arrêté, mis en prison, emmené dans des lieux réservés à la police plus d'une centaine de personnes qui avaient l'intention (je dis bien l'intention) de manifester. La feuille de vigne constitutionnelle est tombée et on a vu le vrai visage de notre « démocratie ». La Constitution (comme toute Constitution d'ailleurs, comme les élections – souviens-toi d'Allende (9/11), par exemple ou de la République espagnole ) ne vaut que quand elle sert certains intérêts... à d'autres moments, elle est tout simplement effacée, oubliée, mise au placard. Je te le dis, Lucien l'âne mon ami, la maladie italienne a franchi les Alpes... Elle monte, elle monte et si l'on n'y prend garde, elle va submerger l'Europe...
Tu sais, Marco Valdo M.I. mon ami, toi et moi, nous deux tout seuls, nous n'y pouvons pas grand chose si ce n'est résister (Ora e sempre : Resistenza !) et tisser notre partie du linceul de ce monde en putréfaction et décidément, cacochyme.
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane.
LA NUIT DES CRAYONS BRISÉS
Ton amour grandit
Il fait craquer du dedans les cadenas de l'horreur
Nous reconnûmes ton regard dans le regard de celui qui vit
Dans tes yeux palpiter un cœur.
Claudia, tu le sais
Tu n'es pas seule, ce n'a pas été en vain,
Ton silence est assourdissant, par la main
De ton ami nous est parvenue ta soif d'amour
Et l'allègre ordre de trinquer.
Aujourd'hui comme hier
Avec le dernier soupir de l'année qui meurt
Chaque larme impuissante nous la baignerons dans le champagne
Et en levant le calice nous crierons OÙ SONT-ILS ?
Je tire le fil de la mémoire à partir de ce moment
Avec mes crayons de couleur, je te dessine une chanson
Un cœur avec une flèche, Claudia et Pablo,
De chaque côté, pour toujours le même amour.
Claudia, tu le sais...
Depuis lors, Saint Sylvestre est le patron du souvenir
Et chaque Nuit des crayons, il écrit une fois de plus
Sur la queue d'une comète : OÙ SONT-ILS ?
Je tire le fil de la mémoire à partir de ce moment
Avec mes crayons de couleur, je te dessine une chanson
Un cœur avec une flèche, Claudia et Pablo,
De chaque côté, pour toujours le même amour.
Ton amour grandit
Il fait craquer du dedans les cadenas de l'horreur
Nous reconnûmes ton regard dans le regard de celui qui vit
Dans tes yeux palpiter un cœur.
Claudia, tu le sais
Tu n'es pas seule, ce n'a pas été en vain,
Ton silence est assourdissant, par la main
De ton ami nous est parvenue ta soif d'amour
Et l'allègre ordre de trinquer.
Aujourd'hui comme hier
Avec le dernier soupir de l'année qui meurt
Chaque larme impuissante nous la baignerons dans le champagne
Et en levant le calice nous crierons OÙ SONT-ILS ?
Je tire le fil de la mémoire à partir de ce moment
Avec mes crayons de couleur, je te dessine une chanson
Un cœur avec une flèche, Claudia et Pablo,
De chaque côté, pour toujours le même amour.
Claudia, tu le sais...
Depuis lors, Saint Sylvestre est le patron du souvenir
Et chaque Nuit des crayons, il écrit une fois de plus
Sur la queue d'une comète : OÙ SONT-ILS ?
Je tire le fil de la mémoire à partir de ce moment
Avec mes crayons de couleur, je te dessine une chanson
Un cœur avec une flèche, Claudia et Pablo,
De chaque côté, pour toujours le même amour.
inviata da Marco Valdo M.I. - 2/10/2010 - 23:30
Segnalo questa recensione al film di Hector Olivera da "Expanded Cinemah - Occhi bianchi sul pianeta cinema".
Bartleby - 4/10/2010 - 13:35
Oggi è anniversario della Notte Delle Matite Spezzate argentine.
Flavio Poltronieri - 16/9/2024 - 19:52
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Parole e musica: Rogelio Botanz
Letra y música: Rogelio Botanz
Album: Trapera
Gustavo Calotti - 18 anni.
María Clara Ciocchini - 18 anni.
Pablo Díaz - 18 anni.
María Claudia Falcone - 16 anni.
Francisco López Muntaner - 16 anni.
Patricia Miranda - 17 anni.
Emilce Moler - 17 anni.
Daniel Racero - 18 anni.
Horacio Ungaro - 18 anni.
Le notti delle matite, dei bolzaneti, delle macellerie
di Riccardo Venturi
1982: Pablo Díaz, 24 anni, esce. Neanche da un carcere. Esce dal nulla. Esce dalla desaparición. Esce dalla morte militare. Vi era entrato, assieme alle sue compagne e ai suoi compagni di scuola, il 16 settembre 1976. Li avevano prelevati all'alba, colpevoli d'avere richiesto il tesserino per l'autobus gratuito, o meno caro, per i ragazzi dei licei della Plata; il boleto estudiantil. Bastava questo, nell'Argentina della giunta militare benedetta da monsignor Pio Laghi, per essere considerato sovversivo. La chiamarono, lo dovrebbero sapere tutti, la Noche de los lápices. La notte delle matite.
Arrivarono all'alba, i poliziotti e i militari. Noche de los lápices era il nome che loro stessi avevano dato all' “operazione”. Sequestrarono i ragazzi e le ragazze e li portarono in vari punti segreti della città; quando le famiglie, sapendo che erano stati “prelevati”, andarono a chiedere in quale carcere fossero stati portati, fu loro risposto: non sono in carcere. Erano stati portati direttamente a qualcosa di peggio dell'inferno, perché l'inferno è una panzana inventata dai preti. I sotterranei delle caserme, o cos'erano, in cui gli studenti erano stati portati, invece esistevano. Erano luoghi. Erano l'annullamento di ogni tipo di umanità. Erano il potere nella sua vera essenza.
Presi, imprigionati, bendati, torturati. Le ragazze stuprate a sangue. María Clara aveva 18 anni, María Claudia 16; entrambe avevano cognomi italiani, segno di una vecchia emigrazione che era andata in Argentina per una speranza. La speranza si trasformava in tortura e morte. Ad un ragazzo che, mentre lo massacravano, invocava Dio, uno dei militari rispose: Aqui Dios somos nosotros. Qui Dio siamo noi. Dei dieci ragazzi sequestrati, ne sopravvissero soltanto tre. Entrambe le ragazze morirono. Fu Pablo Díaz, tornando alla luce senza rinascere (perché un'esperienza del genere tiene morto per tutta la vita), che raccontò tutta la storia di quella notte, e della Notte intera. Nel 1986, il regista Héctor Olivera, uno che da ragazzo era stato fatto studiare ad una scuola militare e che ne aveva riportato un orrore infrangibile, realizzò un film. In italiano si chiama La notte delle matite spezzate. Alla stesura del copione partecipò lo stesso Pablo Díaz.
Qualche dato, qualche nome. L'operazione fu realizzata congiuntamente dal Battaglione 601 dell'Esercito Argentino e dalla Polizia del distretto di Buenos Aires. La direzione fu affidata al generale Ramón Camps. Si trattava di un deterrente contro la “sovversione nelle scuole”; compito preciso, secondo le parole di Camps, era il seguente: ”Gli adolescenti sequestrati dovevano essere eliminati dopo avere sofferto pene indicibili”. I ragazzi furono portati tutti in centri clandestini di detenzione: Arana, il “Pozzo di Banfield”, il “Pozzo di Quilmes”, la Questura Provinciale di Buenos Aires, i commissariati di La Plata e di Lanús (il sobborgo dove è nato Maradona) e il Poligono di Tiro della questura di Buenos Aires. Qui sotto un'immagine del "Pozzo di Banfield".
Accadeva, tutto questo, sotto una dittatura spietata. Com'è stato possibile, ci chiediamo ancora. Ragazzi e ragazze di un liceo. Poi ci diamo la risposta: in una dittatura militare sudamericana è stato possibile. Da noi una cosa del genere, fortunatamente, non sarebbe mai possibile. Noi siamo una democrazia, abbiamo delle forze dell'ordine democratiche, il nostro è un potere democratico. Da noi un ispettore di polizia non potrebbe mai massacrare un liceale:
Da noi non esistono certamente centri clandestini di detenzione della polizia dove si massacra e tortura, dove si bastona al grido di Un-due-tre viva Pinochet (“Videla” non fa la rima, e nemmeno “Massera” o “Galtieri”), dove si stupra, dove ispettrici donne chiamano altre ragazze e donne troia comunista mentre le schiaffeggiano:
Da noi, infine, nessuna Notte delle matite. Ci mancherebbe altro. A noi le matite non interessano, servono a scrivere e scrivere è sovversivo. Noi preferiamo le macellerie, e le relative notti:
Scuola Diaz, già. Curiosa questa cosa. Intitolata, come decine e decine di altre scuole in Italia, a un generale di merda. Anche io, elle elementari, sono andato a una "Diaz". Sarebbe il caso, però, di togliere quell' "Armando" che è stato corresponsabile del macello di una guerra che ha mandato a morire una generazione intera di adolescenti. Sarebbe il caso di intitolare tutte queste scuole a Pablo Díaz e a tutti gli altri ragazzi e ragazze cui spezzarono le matite e la vita. Ma non il nostro ricordo. Non La memoria - RV, 1° ottobre 2010.