Avete visto il poverello
in qualche canto
cencioso e scalzo a stendervi il cappello
e in un suon di pianto
chiedervi un pane per i santi,
quel pane che ora manca a tanti?
Se lo avete visto io vi voglio dire
è tempo che finisca di soffrire
con lui ci armerem senza viltà
chiedendo al ricco pane e libertà.
Avete mai sentito l'artigiano
da mane a sera
batter la porta del padron villano
e con preghiera
chieder respinto un poco di lavoro
e s' che l'opra sua lo impingua d'oro?
Se lo avete udito io vi voglio dire
che il perfido padron s'avrà a pentire
allora che psiegheremo senza viltà
bandiera rossa gridando liberà.
E il contadin di tute le contrade
lo avete visto
languir per fame su le raccolte biade?
E al sere tristo
le riciole di quello che raccoglie
chiedere, per isfamarsi colla moglie?
Se lo avete visto io vi voglio dire
che si deve con lui vincere o morire
allora che insorgeremo senza viltà
per acquistarci pane e libertà.
C'è stato il Nazzareno un giorno ancora
che predicava
dell'uguaglianza prossima l'aurora,
ed insegnava
che i grandi vivono dei nostri sudori
che son dei beni comuni usurpatori.
Ed essi perchè questo egli ebbe a dire
barbaramente il fecero morire
ma ora chi soccombere dovrà
saran quei che ci negan libertà.
in qualche canto
cencioso e scalzo a stendervi il cappello
e in un suon di pianto
chiedervi un pane per i santi,
quel pane che ora manca a tanti?
Se lo avete visto io vi voglio dire
è tempo che finisca di soffrire
con lui ci armerem senza viltà
chiedendo al ricco pane e libertà.
Avete mai sentito l'artigiano
da mane a sera
batter la porta del padron villano
e con preghiera
chieder respinto un poco di lavoro
e s' che l'opra sua lo impingua d'oro?
Se lo avete udito io vi voglio dire
che il perfido padron s'avrà a pentire
allora che psiegheremo senza viltà
bandiera rossa gridando liberà.
E il contadin di tute le contrade
lo avete visto
languir per fame su le raccolte biade?
E al sere tristo
le riciole di quello che raccoglie
chiedere, per isfamarsi colla moglie?
Se lo avete visto io vi voglio dire
che si deve con lui vincere o morire
allora che insorgeremo senza viltà
per acquistarci pane e libertà.
C'è stato il Nazzareno un giorno ancora
che predicava
dell'uguaglianza prossima l'aurora,
ed insegnava
che i grandi vivono dei nostri sudori
che son dei beni comuni usurpatori.
Ed essi perchè questo egli ebbe a dire
barbaramente il fecero morire
ma ora chi soccombere dovrà
saran quei che ci negan libertà.
inviata da Bart Pestalozzi - 31/8/2010 - 08:31
×
Questa canzone venne pubblicata il 16 marzo 1879 su "Il Corriere del Mattino" di Napoli e poi ripresa e diffusa da fogli volanti distribuiti per le strade. Il testo venne attribuito dal popolo napoletano allo stesso Giovanni Passannante che nella città partenopea solo pochi mesi prima aveva invano attentato alla vita di Umberto I di Savoia.
Testo trovato su Il Deposito.
La fonte è il libro di Santo Catanuto e Franco Schirone intitolato “Il canto anarchico in italia nell'ottocento e nel novecento”, edizioni Zero in Condotta, Milano, 2009.
Per la storia dell’anarchico di Salvia di Lucania si veda Ode al Passannante.