Father, yes, I am a prisoner
Fear not to relay my crime
The crime is loving the forsaken
Only silence is shame
And now I'll tell you what's against us
An art that's lived for centuries
Go through the years and you will find
What's blackened all of history
Against us is the law
With its immensity of strength and power
Against us is the law!
Police know how to make a man
A guilty or an innocent
Against us is the power of police!
The shameless lies that men have told
Will ever more be paid in gold
Against us is the power of the gold!
Against us is racial hatred
And the simple fact that we are poor
My father dear, I am a prisoner
Don't be ashamed to tell my crime
The crime of love and brotherhood
And only silence is shame
With me I have my love, my innocence,
The workers, and the poor
For all of this I'm safe and strong
And hope is mine
Rebellion, revolution don't need dollars
They need this instead
Imagination, suffering, light and love
And care for every human being
You never steal, you never kill
You are a part of hope and life
The revolution goes from man to man
And heart to heart
And I sense when I look at the stars
That we are children of life
Death is small.
Fear not to relay my crime
The crime is loving the forsaken
Only silence is shame
And now I'll tell you what's against us
An art that's lived for centuries
Go through the years and you will find
What's blackened all of history
Against us is the law
With its immensity of strength and power
Against us is the law!
Police know how to make a man
A guilty or an innocent
Against us is the power of police!
The shameless lies that men have told
Will ever more be paid in gold
Against us is the power of the gold!
Against us is racial hatred
And the simple fact that we are poor
My father dear, I am a prisoner
Don't be ashamed to tell my crime
The crime of love and brotherhood
And only silence is shame
With me I have my love, my innocence,
The workers, and the poor
For all of this I'm safe and strong
And hope is mine
Rebellion, revolution don't need dollars
They need this instead
Imagination, suffering, light and love
And care for every human being
You never steal, you never kill
You are a part of hope and life
The revolution goes from man to man
And heart to heart
And I sense when I look at the stars
That we are children of life
Death is small.
inviata da Riccardo Venturi - 6/1/2006 - 11:25
Lingua: Italiano
Versione italiana, da:
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LA BALLATA DI SACCO E VANZETTI, SECONDA PARTE
Sì Padre, son carcerato
Non aver paura di parlare del mio reato
Crimine di amare i dimenticati
Solo il silenzio è vergogna.
Ed ora ti dirò cosa abbiamo contro di noi
Un'arte che è stata viva per secoli
Percorri gli anni e troverai
cosa ha imbrattato tutta la storia.
Contro di noi è la legge con la sua immensa forza e potere
Contro di noi è la legge!
La Polizia sa come fare di un uomo un colpevole od un innocente
Contro di noi è il potere della Polizia!
Le menzogne senza vergogna dette da alcuni uomini
saranno sempre ripagate in denari.
Contro di noi è il potere del denaro
Contro di noi è l'odio razziale ed il semplice fatto
Che siamo poveri.
Mio caro padre, son carcerato
Non vergognarti di divulgare il mio reato
Crimine d'amore e fratellanza
E solo il silenzio è vergogna.
Con me ho il mio amore, la mia innocenza, i lavoratori ed i poveri
Per tutto questo sono integro, forte e pieno di speranze.
Ribellione, rivoluzione non han bisogno di dollari,
Ma di immaginazione, sofferenza, luce ed amore e rispetto
Per ogni essere umano.
Non rubare mai, non uccidere mai, sei parte della forza e della vita
La Rivoluzione si tramanda da uomo ad uomo e da cuore a cuore
E percepisco quando guardo le stelle che siamo figli della vita
... La morte è poca cosa.
Sì Padre, son carcerato
Non aver paura di parlare del mio reato
Crimine di amare i dimenticati
Solo il silenzio è vergogna.
Ed ora ti dirò cosa abbiamo contro di noi
Un'arte che è stata viva per secoli
Percorri gli anni e troverai
cosa ha imbrattato tutta la storia.
Contro di noi è la legge con la sua immensa forza e potere
Contro di noi è la legge!
La Polizia sa come fare di un uomo un colpevole od un innocente
Contro di noi è il potere della Polizia!
Le menzogne senza vergogna dette da alcuni uomini
saranno sempre ripagate in denari.
Contro di noi è il potere del denaro
Contro di noi è l'odio razziale ed il semplice fatto
Che siamo poveri.
Mio caro padre, son carcerato
Non vergognarti di divulgare il mio reato
Crimine d'amore e fratellanza
E solo il silenzio è vergogna.
Con me ho il mio amore, la mia innocenza, i lavoratori ed i poveri
Per tutto questo sono integro, forte e pieno di speranze.
Ribellione, rivoluzione non han bisogno di dollari,
Ma di immaginazione, sofferenza, luce ed amore e rispetto
Per ogni essere umano.
Non rubare mai, non uccidere mai, sei parte della forza e della vita
La Rivoluzione si tramanda da uomo ad uomo e da cuore a cuore
E percepisco quando guardo le stelle che siamo figli della vita
... La morte è poca cosa.
inviata da Riccardo Venturi - 6/1/2006 - 11:29
Sacco e Vanzetti, una sporca faccenda nell'America della pena capitale
di Andrea Camilleri
da Repubblica Online, 24 agosto 2007
Il secolo che ci siamo lasciati alle spalle appena sette anni fa è stato brillantemente descritto dallo storico britannico Eric Hobsbawm "il secolo breve". Una definizione forse più esatta, però, sarebbe "il secolo compresso", perché mai un periodo di 100 anni ha visto così tante guerre mondiali, così tanti progressi scientifici e tecnologici, così tante rivoluzioni, così tanti eventi epocali ammonticchiati l'uno sull'altro. Il secolo passato sembra come una valigia troppo piccola per contenere tutto quello che è successo: è troppo piena di vestiti vecchi, e ce ne sono alcuni che ci impediscono di chiuderla e metterla via in soffitta una volta per tutte. Uno di questi è il caso di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Nel secolo trascorso, milioni di uomini e donne sono morti in guerre, epidemie, genocidi e persecuzioni, e purtroppo la loro memoria corre serissimo rischio di scomparire.
Eppure la morte di Sacco e Vanzetti sulla sedia elettrica 80 anni fa, così come la morte di John e Robert Kennedy sotto i proiettili dei killer, sono destinate a rimanere nella nostra mente.
Forse perché, come per i fratelli Kennedy, troviamo ancora difficile accettare le ragioni, o la mancanza di ragioni, della loro morte. E in Italia, dove l'omicidio insensato (o fin troppo sensato) è stato per lungo tempo un elemento del panorama politico, questo disagio lo si avverte con asprezza.
Nel caso di Sacco e Vanzetti, sembrò subito chiaro a molti, in Europa e negli Stati Uniti, che il loro arresto, nel 1920 - inizialmente per possesso di armi e materiale sovversivo, poi con l'accusa di duplice omicidio commesso nel corso di una rapina nel Massachusetts - i tre processi che seguirono e le successive condanne a morte erano pensati per dare, attraverso di loro, un esempio. E questo nonostante la completa mancanza di prove a loro carico, e a dispetto della testimonianza a loro favore di un uomo che aveva preso parte alla rapina e che disse di non aver mai visto i due italiani.
La percezione era che Sacco, un calzolaio, e Vanzetti, un pescivendolo, fossero le vittime di un'ondata repressiva che stava investendo l'America di Woodrow Wilson. In Italia, comitati e organizzazioni contrari alla sentenza spuntarono come funghi non appena essa fu annunciata. Quando la sentenza fu eseguita, nel 1927, il fascismo era al potere in Italia da quasi cinque anni e consolidava brutalmente la propria dittatura, perseguitando e imprigionando chiunque fosse ostile al regime, inclusi naturalmente gli anarchici. Eppure, quando Sacco e Vanzetti furono giustiziati, il più grande quotidiano italiano, il Corriere della sera, non esitò a dedicare alla notizia un titolo a sei colonne. In bella evidenza tra occhielli e sottotitoli campeggiava un'affermazione: "Erano innocenti".
Non c'è probabilmente un solo quotidiano italiano che non abbia dedicato un articolo a questo caso, ogni 23 agosto, dal 1945 a oggi.
Nel 1977 fu dato grande risalto alla notizia che Michael Dukakis, all'epoca governatore del Massachusetts, aveva riconosciuto ufficialmente l'errore giudiziario e aveva riabilitato la memoria di Sacco e Vanzetti.
In Italia, la loro storia diventò il soggetto di uno spettacolo teatrale, che ebbe grande successo prima di venire trasformato, nel 1971, in un bellissimo film, diretto da Giuliano Montaldo, con splendide interpretazioni e una colonna sonora di Ennio Morricone, che comprendeva anche canzoni di Joan Baez. (Anche l'album di Woody Guthrie, Ballads of Sacco and Vanzetti, del 1960, ebbe un grande successo in Italia.). E nel 2005, la Rai, la televisione pubblica italiana, ha prodotto un lungo programma sui due italiani giustiziati. (Stranamente, per qualche ragione, la Rai non ha mai trasmesso, nonostante ne abbia acquisito i diritti molto tempo fa, The Sacco-Vanzetti Story, un film per la televisione girato nel 1960 da Sydney Lumet.)
E adesso un sito italiano ospita una vivace discussione sul caso dei due anarchici. Uno dei tanti partecipanti al dibattito scrive: "L'unica colpa di quei poveracci era di lottare contro il razzismo e la xenofobia".
E un altro: "Che cosa è cambiato? La pena di morte in America esiste ancora, certe volte perfino per degli innocenti, e il razzismo e la xenofobia sono in aumento". E un terzo: "È impossibile fare paragoni fra quel periodo e questo. Oggi i tribunali fanno errori, errori gravi, ma comunque errori, mentre allora fu commesso un omicidio bello e buono, a fini esclusivamente politici. E anche se il razzismo è ancora vivo e vegeto negli Stati Uniti, sono stati fatti grandi passi avanti". Infine, una conclusione: "Fu una faccenda sporca in un'epoca difficile".
Una faccenda sporca davvero se gli italiani, solitamente indulgenti verso la terra che ha accolto così tanti loro concittadini bisognosi che partivano emigranti, ci si soffermano ancora, dopo tutti questi anni. Il dibattito, a quanto sembra, è tuttora in corso. Un segnale, forse, che la ferita non si è ancora cicatrizzata. E che ancora, per quanto ci sforziamo, non riusciamo a chiudere quella valigia.
di Andrea Camilleri
da Repubblica Online, 24 agosto 2007
Il secolo che ci siamo lasciati alle spalle appena sette anni fa è stato brillantemente descritto dallo storico britannico Eric Hobsbawm "il secolo breve". Una definizione forse più esatta, però, sarebbe "il secolo compresso", perché mai un periodo di 100 anni ha visto così tante guerre mondiali, così tanti progressi scientifici e tecnologici, così tante rivoluzioni, così tanti eventi epocali ammonticchiati l'uno sull'altro. Il secolo passato sembra come una valigia troppo piccola per contenere tutto quello che è successo: è troppo piena di vestiti vecchi, e ce ne sono alcuni che ci impediscono di chiuderla e metterla via in soffitta una volta per tutte. Uno di questi è il caso di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Nel secolo trascorso, milioni di uomini e donne sono morti in guerre, epidemie, genocidi e persecuzioni, e purtroppo la loro memoria corre serissimo rischio di scomparire.
Eppure la morte di Sacco e Vanzetti sulla sedia elettrica 80 anni fa, così come la morte di John e Robert Kennedy sotto i proiettili dei killer, sono destinate a rimanere nella nostra mente.
Forse perché, come per i fratelli Kennedy, troviamo ancora difficile accettare le ragioni, o la mancanza di ragioni, della loro morte. E in Italia, dove l'omicidio insensato (o fin troppo sensato) è stato per lungo tempo un elemento del panorama politico, questo disagio lo si avverte con asprezza.
Nel caso di Sacco e Vanzetti, sembrò subito chiaro a molti, in Europa e negli Stati Uniti, che il loro arresto, nel 1920 - inizialmente per possesso di armi e materiale sovversivo, poi con l'accusa di duplice omicidio commesso nel corso di una rapina nel Massachusetts - i tre processi che seguirono e le successive condanne a morte erano pensati per dare, attraverso di loro, un esempio. E questo nonostante la completa mancanza di prove a loro carico, e a dispetto della testimonianza a loro favore di un uomo che aveva preso parte alla rapina e che disse di non aver mai visto i due italiani.
La percezione era che Sacco, un calzolaio, e Vanzetti, un pescivendolo, fossero le vittime di un'ondata repressiva che stava investendo l'America di Woodrow Wilson. In Italia, comitati e organizzazioni contrari alla sentenza spuntarono come funghi non appena essa fu annunciata. Quando la sentenza fu eseguita, nel 1927, il fascismo era al potere in Italia da quasi cinque anni e consolidava brutalmente la propria dittatura, perseguitando e imprigionando chiunque fosse ostile al regime, inclusi naturalmente gli anarchici. Eppure, quando Sacco e Vanzetti furono giustiziati, il più grande quotidiano italiano, il Corriere della sera, non esitò a dedicare alla notizia un titolo a sei colonne. In bella evidenza tra occhielli e sottotitoli campeggiava un'affermazione: "Erano innocenti".
Non c'è probabilmente un solo quotidiano italiano che non abbia dedicato un articolo a questo caso, ogni 23 agosto, dal 1945 a oggi.
Nel 1977 fu dato grande risalto alla notizia che Michael Dukakis, all'epoca governatore del Massachusetts, aveva riconosciuto ufficialmente l'errore giudiziario e aveva riabilitato la memoria di Sacco e Vanzetti.
In Italia, la loro storia diventò il soggetto di uno spettacolo teatrale, che ebbe grande successo prima di venire trasformato, nel 1971, in un bellissimo film, diretto da Giuliano Montaldo, con splendide interpretazioni e una colonna sonora di Ennio Morricone, che comprendeva anche canzoni di Joan Baez. (Anche l'album di Woody Guthrie, Ballads of Sacco and Vanzetti, del 1960, ebbe un grande successo in Italia.). E nel 2005, la Rai, la televisione pubblica italiana, ha prodotto un lungo programma sui due italiani giustiziati. (Stranamente, per qualche ragione, la Rai non ha mai trasmesso, nonostante ne abbia acquisito i diritti molto tempo fa, The Sacco-Vanzetti Story, un film per la televisione girato nel 1960 da Sydney Lumet.)
E adesso un sito italiano ospita una vivace discussione sul caso dei due anarchici. Uno dei tanti partecipanti al dibattito scrive: "L'unica colpa di quei poveracci era di lottare contro il razzismo e la xenofobia".
E un altro: "Che cosa è cambiato? La pena di morte in America esiste ancora, certe volte perfino per degli innocenti, e il razzismo e la xenofobia sono in aumento". E un terzo: "È impossibile fare paragoni fra quel periodo e questo. Oggi i tribunali fanno errori, errori gravi, ma comunque errori, mentre allora fu commesso un omicidio bello e buono, a fini esclusivamente politici. E anche se il razzismo è ancora vivo e vegeto negli Stati Uniti, sono stati fatti grandi passi avanti". Infine, una conclusione: "Fu una faccenda sporca in un'epoca difficile".
Una faccenda sporca davvero se gli italiani, solitamente indulgenti verso la terra che ha accolto così tanti loro concittadini bisognosi che partivano emigranti, ci si soffermano ancora, dopo tutti questi anni. Il dibattito, a quanto sembra, è tuttora in corso. Un segnale, forse, che la ferita non si è ancora cicatrizzata. E che ancora, per quanto ci sforziamo, non riusciamo a chiudere quella valigia.
Riccardo Venturi - 24/8/2007 - 12:05
è difficile chiudere lo scorso secolo in una valigia, la valigia si riapre.... Sacco e Vanzetti erano innocenti, Vanzetti accusato di rapina e omicidio.... non aveva neanche la patente.... quante contraddizioni su quel processo, durato anni, umiliazioni, fame stenti, per due persone che spesso anche critici e storici italo americani, hanno inquadrato e deviato i loro nomi includendoli nelle file dell'anarchismo di quel periodo, per non dimenticare intere sezioni di archivi nel Fbi ma anessuno è arrivato alla verita, morte due persone.... per chi? cosa? perchè?
per il giudice di quel processo che vedeva in quei due uomini, soggetti rozzi incivili che inzozzano l'America, orde barbbariche di immigrati che vengono negli Stati Uniti e vogliono persino imaprare la nostra lingua e cultura? queste all'incirca le parole del giudice durante il processo.... parole durissime che feriscono l'anima.... e splendide le interpretazioni di Dulce Pontes nella Ballad of Sacco and Vanzetti.... due nomi che non si dimenticano
Stefania
per il giudice di quel processo che vedeva in quei due uomini, soggetti rozzi incivili che inzozzano l'America, orde barbbariche di immigrati che vengono negli Stati Uniti e vogliono persino imaprare la nostra lingua e cultura? queste all'incirca le parole del giudice durante il processo.... parole durissime che feriscono l'anima.... e splendide le interpretazioni di Dulce Pontes nella Ballad of Sacco and Vanzetti.... due nomi che non si dimenticano
Stefania
Versione per voce e violino del brano di Joan Baez ed Ennio Morricone colonna sonora del film "Sacco e Vanzetti" diretto da Giuliano Montaldo, tratto dal cd "Grand Tour" di Katya Sanna
- "Grand Tour"
- "Grand Tour"
Katya Sanna - 21/1/2015 - 12:37
Lingua: Italiano
Versione italiana di Ferdinando Panzica
LA BALLATA DI SACCO E VANZETTI (2^ PARTE)
Sì padre, sono un carcerato,
non aver paura di rivelare il mio crimine,
il crimine è quello di amare i dimenticati,
solo il silenzio è vergogna.
Ed ora ti dirò cosa c'è contro di noi:
un sistema che è presente da secoli,
attraversa gli anni e scoprirai
cosa ha infangato tutto nella storia.
Contro di noi c'è la legge,
con la sua immensa forza e potere.
Contro di noi c'è la legge!
La polizia sa come fare di un uomo un colpevole od un innocente.
Contro di noi c'è il potere della polizia!
Le menzogne senza vergogna che certe persone hanno detto
saranno sempre pagate con il denaro.
Contro di noi c'è il potere del denaro!
Contro di noi c'è l'odio razziale
ed il semplice fatto di essere poveri.
Mio caro padre, sono un carcerato,
non vergognarti di rendere noto il mio crimine,
il crimine dell'amore e della fratellanza.
E solo il silenzio è vergogna.
Dalla mia parte ho il mio amore, la mia innocenza,
i lavoratori ed i poveri:
per tutto questo mi sento sicuro e forte
e mia è la speranza.
Ribellione, rivoluzione non hanno bisogno di dollari,
hanno bisogno invece di questo:
immaginazione, sofferenza, luce ed amore
e rispetto per ogni essere umano.
Non rubare mai, non uccidere mai,
tu sei parte della speranza e della vita.
La rivoluzione si trasmette da uomo a uomo
e da cuore a cuore.
E quando guardo le stelle sento
che noi siamo figli della vita.
La morte è una piccola cosa.
Sì padre, sono un carcerato,
non aver paura di rivelare il mio crimine,
il crimine è quello di amare i dimenticati,
solo il silenzio è vergogna.
Ed ora ti dirò cosa c'è contro di noi:
un sistema che è presente da secoli,
attraversa gli anni e scoprirai
cosa ha infangato tutto nella storia.
Contro di noi c'è la legge,
con la sua immensa forza e potere.
Contro di noi c'è la legge!
La polizia sa come fare di un uomo un colpevole od un innocente.
Contro di noi c'è il potere della polizia!
Le menzogne senza vergogna che certe persone hanno detto
saranno sempre pagate con il denaro.
Contro di noi c'è il potere del denaro!
Contro di noi c'è l'odio razziale
ed il semplice fatto di essere poveri.
Mio caro padre, sono un carcerato,
non vergognarti di rendere noto il mio crimine,
il crimine dell'amore e della fratellanza.
E solo il silenzio è vergogna.
Dalla mia parte ho il mio amore, la mia innocenza,
i lavoratori ed i poveri:
per tutto questo mi sento sicuro e forte
e mia è la speranza.
Ribellione, rivoluzione non hanno bisogno di dollari,
hanno bisogno invece di questo:
immaginazione, sofferenza, luce ed amore
e rispetto per ogni essere umano.
Non rubare mai, non uccidere mai,
tu sei parte della speranza e della vita.
La rivoluzione si trasmette da uomo a uomo
e da cuore a cuore.
E quando guardo le stelle sento
che noi siamo figli della vita.
La morte è una piccola cosa.
inviata da Ferdinando Panzica - 28/3/2023 - 14:46
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Lyrics by Joan Baez, Nicola Sacco, Bartolommeo Vanzetti
Testi di Joan Baez, Nicola Sacco, Bartolommeo Vanzetti
Music by Ennio Morricone
Musica di Ennio Morricone
Il più famoso componimento sulla vicenda di Sacco e Vanzetti risale senz'altro al 1972, ad opera di Joan Baez e del compositore italiano Ennio Morricone.
Si tratta originariamente della colonna sonora del film di Giuliano Montaldo, Sacco e Vanzetti interpretato dal grande Gian Maria Volonté (Bartolomeo Vanzetti) e Riccardo Cucciolla (Nicola Sacco). Musiche di Ennio Morricone e testi di Joan Baez. La Seconda parte della ballata è ispirata dalla lettera dal carcere di Vanzetti al padre, mentre la Terza parte è ispirata dalla stessa lettera dal carcere di Sacco al figlio Dante che già era stata messa in musica e cantata da Pete Seeger nel 1951.
È stata recentemente interpretata da Les Anarchistes con la voce di Petra Magoni.