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Non c’è pericolo

Lino Volpe
Lingua: Italiano


Lino Volpe

Lista delle versioni e commenti


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(Marco Valdo M.I.)
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(Marco Valdo M.I.)


[2007]
Testo e Musica di P. Volpe
arrangiamento di Pino Tafuto

“Il 24 ottobre del 2007 è morto fulminato all’interno di una postazione dell’alta frequenza il mio amico Antonio Corcione. Antonio era andato a lavorare e non è più tornato a casa. A lui e a tutti i morti sul lavoro dedico questa mia canzone... E’ una di quelle canzoni che non avrei mai voluto scrivere.” Lino Volpe

Antonio Corcione era un tecnico specializzato di 44 anni, sposato e con un bimbo piccolo. Era stato incaricato di un controllo sul trasmettitore FM di un emittente partenopea. Lavorava in nero e la postazione non era a norma. E’ rimasto fulminato da quei cavi su cui aveva passato tutta la sua esistenza lavorativa…

CASTELLETTI

Sergio Castelletti invece è stato un calciatore e poi un allenatore di calcio. Pochi si ricorderanno di lui, ma Castelletti esordì nel 1955 nel Casale Monferrato, sua città natale, poi passò in prima divisione nel Toro e quindi legò il suo nome alla Fiorentina, con cui vinse due Coppe Italia e due tornei internazionali. Fu anche sette volte in azzurro. Concluse la sua carriera agonistica nel 1971, diventando poi allenatore delle giovanili dei Viola.
Sergio Castelletti morì né vecchio né giovane nel 2004, ma morì di mesotelioma pleurico, la terribile malattia data dalle fibre di amianto che, insieme all’asbestosi, tanti morti ha fatto tra gli operai della tristemente nota fabbrica Eternit e tra gli abitanti di Casale Monferrato, dove quella micidiale produzione aveva sede. Prima di morire Castelletti scrisse: “Quando mi allenavo a Casale, le buche che si aprivano nel campo da gioco venivano coperte con materiale di scarto della Eternit”. E continua la giornalista Lorenza Pleuteri nel suo articolo pubblicato da La Repubblica del 25 aprile 2010: “Il polverino dato in regalo e i residui delle lavorazioni hanno ammorbato tutto, le case e le scuole, i locali pubblici, i solai, le aie, i cortili, i camini, le cucce dei cani, le sponde dei corsi d’acqua… E sono finiti anche lì, nel terreno dove ragazzi e adulti tiravano calci a un pallone.”

Fin dagli anni 60 i dirigenti della Eternit di Casale Monferrato (Alessandria) e della Fibronit di Broni (Pavia) sapevano bene della pericolosità delle fibre di amianto, ma continuarono la produzione (fino al 1986 per Casale, fino al 1992 per Broni) senza informare i propri dipendenti dei probabili danni alla salute che avrebbero avuto a lungo termine e, anzi, dotarono gli stabilimenti di potenti aspiratori che ebbero l’effetto di contaminare con le polveri un’area molto più vasta di quella di produzione. Se a questo si aggiunge che i prodotti “in eternit” erano ovunque, nelle tubazioni, nelle canne fumarie, nei serbatoi e vasche, nelle coperture dei tetti, nel materiale per coibentazione e rivestimento, allora si capisce perché il magnate svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis de Cartier de Marchienne, ex dirigenti dell’Eternit, siano sotto processo a Torino, accusati di disastro ambientale doloso permanente e omissione dolosa delle norme di sicurezza… Insomma, la solita “Guerre de Cent Mille Ans que les riches mènent contre les pauvres pour les exploiter encore et encore plus, au besoin jusqu'à la mort”, come direbbe il nostro Marco Valdo M.I.
Non c’è pericolo,
ma quali danni!
Il lavoro è lavoro,
basta fare attenzione,
siamo qui da cent’anni

Non c’è pericolo
di licenziarmi
non mi ha assunto nessuno
ma mi conoscono tutti
sanno dove trovarmi

E se c’è uno che muore
potrei essere io
non c’è pericolo
non c’è pericolo
Per amore di Dio

E se c’è uno che cade
dalla parte sbagliata
non c’è pericolo
non c’è pericolo
è solo una brutta giornata

E se c’è uno che non è tornato a casa
non c’è pericolo
E qui si rischia la paga.

Non c’è pericolo
bisogna alzarsi
il lavoro è lavoro
certo farò attenzione
e mio figlio ha tre anni…

inviata da Alessandro - 26/4/2010 - 10:02


Non c'è pericolo...

Operai uccisi dall'amianto. Condannati ex dirigenti Fincantieri

Da La Repubblica del 26 aprile 2010

Pene da sette anni e mezzo di reclusione a tre anni a Luciano Lemetti, Giuseppe Cortesi e Antonino Cipponeri. Colpevoli per il decesso di 37 lavoratori dei cantieri di Palermo. Altri 24, oggi malati, si sono costituiti parte civile.

PALERMO - Gli ex amministratori di Fincantieri sono stati riconosciuti colpevoli nel processo sulle morti bianche causate dall'amianto ai cantieri navali di Palermo. Il giudice monocratico della prima sezione del Tribunale di Palermo, Gianfranco Criscione, ha condannato Luciano Lemetti a sette anni e mezzo di reclusione, Giuseppe Cortesi a sei anni e Antonino Cipponeri a tre anni. Nei loro confronti i pm Carlo Marzella e Emanuele Ravaglioli avevano chiesto condanne a 23 anni complessivi di carcere. Omicidio colposo plurimo e lesioni gravi colpose sono i reati contestati dall'accusa. Agli imputati è stato applicato il condono di pena di tre anni ciascuno.

Trentasette le vittime di mesotelioma pleurico e asbestosi, malattie provocate dall'inalazione attraverso le vie respiratorie di fibre di amianto, utilizzato dai Cantieri palermitani. Altri 24 operai sono ancora oggi malati. Quasi tutti costituitisi parte civile, assieme ai familiari dei colleghi scomparsi. Alla lettura della sentenza erano presenti alcuni dei familiari e dei colleghi delle vittime. Il giudice ha applicato la prescrizione a due imputati, Giuseppe Scrima e Salvatore Grignano, responsabili di due cooperative che lavorano ai cantieri navali di Palermo. Erano accusati di lesioni.

Decisi risarcimenti milionari: 4,2 milioni di euro solo per l'Inail. Risarcite anche le altre parti civili, tra cui la Fiom Cgil, la Camera del lavoro e Medicina democratica. La sentenza ha anche stabilito il diritto al risarcimento del danno alle parti civili costituite - in tutto 50 tra dipendenti ammalati ed eredi degli operai defunti - rinviando la quantificazione del danno al giudice civile ma condannando, comunque, gli imputati a provvisionali immediatamente esecutive per centinaia di migliaia di euro alle parti lese.

Tra queste, Anna Maria Arcoleo, figlia di Michele, operaio dei cantieri ucciso da un cancro causato dall'esposizione all'amianto. "Siamo contenti, non per il risarcimento del danno, dei soldi non ci importa nulla - dice Anna Maria dopo la sentenza -. Ma con la condanna al carcere degli ex dirigenti di Fincantieri mio padre ora ha avuto giustizia. Speriamo solo che serva per il futuro". "Mio padre - aggiunge la donna, costituitasi parte civile, insieme alla madre e a sette fratelli - ci diceva che lavoravano senza nessuna precauzione e che temeva che non ne sarebbe uscito vivo".

Alessandro - 26/4/2010 - 23:22



Lingua: Francese

Version française – IL N'Y A PAS DE DANGER – Marco Valdo M.I.– 2010
Chanson italienne – Non c'è pericolo – Lino Volpe – 2007


« Le 24 octobre 2007 est mort électrocuté à l'intérieur d'une station de haute tension mon ami Antonio Corcione. Antonio était allé travailler et n'est plus revenu chez lui. À lui et à tous les morts au travail , je dédie cette chanson... C'est une de ces chansons que je n'aurais jamais voulu devoir écrire. » Lino Volpe.

Antonio Corcione était un technicien spécialisé de 44 ans, marié et père d'un petit enfant. Il avait été chargé d'un contrôle sur l'émetteur FM d'une station parténopéenne. Il travaillait en noir et la station n'était pas aux normes. Il a été électrocuté par ces câbles avec lesquels il avait passé toute sa vie de travail...

Sergio Castelletti au contraire était un footballiste et ensuite, un entraîneur de football. Peu se souviennent de lui, mais en 1955, Castelletti débuta à Casale Montferrato, sa ville natale...
Sergio Castelletti mourut ni vieux ni jeune en 2004, mais mourut de mésothéliome malin, la terrible maladie donnée par les fibres d'amiante qui, avec l'asbeste, a fait tant de morts parmi les ouvriers de la tristement célèbre société Éternit et parmi les habitants de Casale Montferrato, où cette terrible production avait un siège. Avant de mourir, Castelletti écrivit : « Quand je m'entraînais à Casale, les trous qui s'ouvraient dans le terrain étaient recouverts avec des matériaux de rebut d'Éternit ». Et continue la journaliste Lorenza Pleuteri dans son article de la Repubblica de ce 25 avril 2010 : « Les poussières données en cadeau et les résidus des travaux ont tout pollué : les maisons, les écoles, les locaux publics, les planchers, les aires, les cortils, les cheminées, les niches des chiens, les rives des cours d'eau... Et ils ont fini même là, dans le terrain où les gamins et les adultes tapaient dans le ballon... »

À la fin des années 60, les dirigeants d'Éternit de Casale Montferrato (Alessandria) et de la Fibronit de Broni (Pavia) connaissaient bien la dangerosité des fibres d'amiante, mais tous continuèrent leur production (jusqu'en 1986 à Casale, jusque 1992 à Broni) sans informer leurs propres salariés des probables dommages à la santé qu'il y aurait à long terme et, pire, ils dotèrent leurs établissements de puissants aspirateurs qui eurent l'effet de contaminer avec leurs poussières une zone bien plus vaste que celle de production. Si on ajoute à cela que les produits en « éternit »se trouvaient partout dans les tubulures, dans les cheminées, dans les éviers et les bassins, dans les couvertures des toits, dans le matériau d'isolation et de revêtement, alors on comprend pourquoi le magnat suisse Stephan Schmidheiny et le baron belge Louis de Cartier de Marchienne, ex-dirigeants d'Éternit, sont sous procès à Turin, accusés de désastre écologique intentionnel permanent et d'omission intentionnelle des normes de sécurité... En somme l'habituelle « Guerre de Cent Mille Ans que les riches mènent contre les pauvres pour les exploiter encore et encore plus, au besoin jusqu'à la mort » comme dirait « il nostro Marco Valdo M.I. » (notre Marco Valdo M.I.).


Oh, Marco Valdo M.I. mon ami, ne vois-tu pas qu'on parle de toi et qu'on te cite comme si tu étais un de ces auteurs qu'on apprécie... Je trouve çà surprenant... Qu'est-ce que toi, tu en penses ? Je me le demande...

Écoute, Lucien l'âne mon ami, je suis très content, surtout du « il nostro Marco Valdo M.I. », car vois-tu, ça me donne un peu l'impression d'être adopté par des amis et çà, c'est énorme. Et puis, il y a autre chose qui me plaît beaucoup et qui, je n'en doute pas, te plaira tout autant, c'est cette référence à la « Guerre de Cent Mille Ans que les riches mènent contre les pauvres pour les exploiter encore et encore plus, au besoin jusqu'à la mort », car c'est vraiment là, le cœur, je veux dire l'élément central de la dénonciation sociale. Nous sommes en guerre et on ne saurait être neutres. J'aime surtout que l'on parle de cette Guerre de Cent Mille Ans que les riches mènent contre les pauvres, car elle contient et explique toutes les guerres et qu'on en parle comme le fondement de la « mort blanche », de la mort par le travail. Tu sais, Lucien, toi qui es un âne, que la mort par le travail est une des plus meurtrière de toutes, mais elle est silencieuse, elle avance masquée, elle est menteuse aussi, elle se cache, elle se dissimule, elle fuit dès qu'on veut la saisir... Mais elle tue encore et toujours. Si on y adjoint ses sœurs que sont la mort par la faim, la mort par la maladie... On trouve le plus grand des massacres que l'homme (riche) exécute contre l'homme (pauvre) depuis la nuit des temps.

Je le crois bien volontiers pour l'avoir vu, de mes yeux vu, dit Lucien l'âne. Par exemple, quand on a construit les pyramides, quand on a fait les routes de l'empire, quand on a fait courir le chemin de fer à travers les forêts, les montagnes, les déserts... Et j'en dirais, et j'en dirais... Et l'amiante...

Justement, Lucien l'âne mon ami... Deux mots à propos de l'amiante et des ravages que cette poussière a produits... Ils sont considérables et on n'a pas fini d'en voir... On s'attend à un pic de morts causées par l'amiante et l'asbeste (avant que le nombre de cancers et de morts causés par cette poussière ne commence à diminuer) vers 2050... Ce fut et c'est toujours la même chose avec le charbon, mais aussi avec le zinc, avec les carrières de pierre, avec le ciment, la chaux, avec, tiens-toi bien, avec la farine... Même avec la farine... la farine tue le boulanger... Et comme tu dis, j'en dirais, j'en dirais... Cette Guerre-là est redoutable et aux jeux olympiques de la mort, elle a gagné la médaille d'or. Une dernière chose, certains s'en vont faire la paix en Afghanistan pour enrayer le fléau de l'opium et de ses dérivés... Quand donc iront-ils faire la paix en tous les lieux nécessaires pour enrayer le fléau du travail et de ses dérivés ? Du pétrole et de ses dérivés ? Du charbon et de ses dérivés ?... Et là, curieusement, personne ne bouge...

Mais alors, mais alors, Marco Valdo M.I.,c'est avec plus d'énergie encore qu'il nous faut tisser le linceul de ce vieux monde assassin et cacochyme...

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane.
IL N'Y A PAS DE DANGER

Il n'y a pas de danger
Mais quels dégâts !
Le travail est le travail,
Il suffit de faire attention
Nous sommes ici depuis cent ans.

Il n'y a pas de danger
Qu'on me licencie
Personne ne m'a chargé
Mais tous me connaissent
Ils savent où me trouver.

Et s'il y en a un qui meurt
Ce pourrait être moi
Il n'y a pas de danger
Il n'y a pas de danger
Pour l'amour de Dieu.

Et s'il y en a un qui tombe
Du mauvais côté
Il n'y a pas de danger
Il n'y a pas de danger
C'est seulement une mauvaise journée

Et s'il y en a un qui ne rentre pas chez lui
Il n'y a pas de danger
Il n'y a pas de danger
Il est ici qui gagne sa paye.

Il n'y a pas de danger
Il faut se lever
Le travail est le travail
Sûr que je ferai attention
Mon fils a trois ans...

inviata da Marco Valdo M.I. - 28/4/2010 - 17:19


Amianto: muore ex dipendente Sacelit, 103/a vittima tra gli ex 220 dipendenti dell'azienda

(ANSA) MESSINA, 8 FEB 2010 - Altra vittima, la numero 103, tra gli ex 220 dipendenti della Sacelit [Sacelit-Italcementi, la Eternit siciliana].Questa mattina e' deceduto un uomo di 72 anni. Aveva lavorato per 33 anni alla Sacelit, la societa' che produceva lastre di eternit a base di amianto. E' morto per ''neoplasia polmonare causata dalla prolungata esposizione alle fibre di asbesto''. A ricostruire la sua vita e' stato il comitato ''ex esposti amianto'' Assunto nel 1961, a 23 anni, nel 1976 ha iniziato ad accusare problemi respiratori.

103 morti su 220 dipendenti... e i sopravvissuti pare che siano quasi tutti ammalati...

The Lone Ranger - 29/4/2010 - 14:48


io mi chiamo antonio di rosario,fratelli morale di antonio corcio morto per aggiustare la radio dei disabili,era un volontario,come tutti in azzurra,ma questa volta il destino lo ha voluto con se dopo una magistrale operazione,antecedente di collegamenti per la veenuta del papa a napoli....io mi sono tormentato per anni,sotto cura del Cim per i ricordi...è morto in braccio a me per destino...non perchè gli impianti non erano a norme ,egregio "sò tutto".
Tu non sai un bel niente di niente come non sai che eravamo l'unica emittente ad avere su ogni angolo la messa a terra con trecce da 25cm......ci sono stati indagini dalla procura ,dall'enel,dall'asl,dall'ingegneria del politcnico...è stoto proprio il destino che lo ha voluto con se,ha inavvertitamente toccato con il ginocchio il tubo dell'alta tensione riparato e dentro l'impianto a norma cee...........la tua canzone è quasi bella come la croce di tre metri in acciao messa su il vesuvio a ricordare antonio,ma il tuo animo è pulito come i tuoi versi?

27/8/2012 - 19:06


L'intervento di Antonio di Rosario, amico e collega di Antonio Corcione, risale all'agosto del 2012.
Non ho notizie delle evoluzioni giudiziarie in seguito alla morte sul lavoro di Antonio Corcione, un tecnico espertissimo.

Leggo però anche su questo forum specializzato l'intervento di uno dei suoi amministratori risalente al 2007:

"L'incidente occorso all'amico Antonio Corcione che ha perso la vita al Vesuvio (Na), fulminato da una scarica elettrica durante un intervento di manutenzione alla emittente Radio Azzurra, impone una riflessione sulla sicurezza delle postazioni.
Questo tema è trascurato dalla stragrande maggioranza delle emittenti, oltre che da società di manutenzione per lo più poco preparate.
Non bastano semplici interventi per affermare che si è in regola rispetto ai propri dipendenti o collaboratori, occorre invece una cultura in tal senso, che a mio modesto avviso è totalmente assente. E così mentre si assiste al mercimonio delle frequenze e canali, alle prestazioni "onerose" di tecnici e sedicenti tali, quasi nulla viene speso (e basterebbe poco) per gli adeguamenti dei siti.
Questi ultimi sono spesso privi delle più elementari norme di sicurezza sia per la L.46/90 che per la 626/94. Mi riferisco agli impianti elettrici fatiscenti, alle installazioni precarie, all'assenza di segnaletica antifortunistica. Tranne pochi casi,le postazioni sono veri e propri tuguri non consoni ad ambienti di lavoro come dovrebbero essere.
Il personale lavora spesso in locali che definire postazioni è avventato, senza che ci sia alcun controllo ispettivo. Siccome la vita umana è superiore a qualunque affare economico, sarebbe il caso di incominciare ad esigere più rispetto per chi è obbligato a lavorare in queste condizioni."

Bernart - 3/6/2013 - 22:56




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