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The Battle Hymn Of Lt. Calley

Julian Wilson
Lingua: Inglese


Julian Wilson

Lista delle versioni e commenti



[1971]
Testo di Julian Wilson e James M.Smith
Lyrics by Julian Wilson and James M. Smith

Sull'aria di The Battle Hymn Of The Republic
To the tune of The Battle Hymn Of The Republic

Si veda anche Everybody's Got A Right To Live di Pete Seeger.



Una canzone che, forse, qualcuno potrà trovare sconcertante in questa raccolta; personalmente la trovo assolutamente rivoltante. Ma, in questo caso, è forse bene lasciarla a testimonianza di quale fosse l'atmosfera che esisteva negli Stati Uniti ai tempi della guerra nel Vietnam, dove anche un assassino come il tenente Calley poteva trovare giustificazione (al solito con il pretesto degli "ordini eseguiti"; un pretesto utilizzato costantemente, ad esempio dai nazisti colpevoli degli eccidi di civili durante la II guerra mondiale). Giustificazione che poteva spingere qualcuno anche a scrivere canzoni ributtanti come questa. Che lasciamo, qui, a testimonianza di un orrore, invitandovi a leggere e cantare Everybody's Got A Right To Live. Qualcosa che, nel suo schifo, può veramente servire a gridare ancora di più un NO deciso al militarismo, alla guerra e a tutti i tenenti Calley di tutte le epoche.
(Riccardo Venturi)

Burningdwelling2


"Only a shadow of a doubt now remains that the massacre at My Lai was an atrocity, barbaric in execution. Yet almost as chilling to the American mind is the character of the alleged perpetrators. The deed was not performed by patently demented men. Instead, according to the ample testimony of their friends and relatives, the men of C Company who swept through My Lai were for the most part almost depressingly normal. They were Everymen, decent in their daily lives, who at home in Ohio or Vermont would regard it as unthinkable to maliciously strike a child, much less kill one. Yet men in American uniforms slaughtered the civilians of My Lai, and in so doing humiliated the U.S. and called in question the U.S. mission in Vietnam in a way that all the antiwar protesters could never have done."
http://members.fortunecity.com/folkfre...

*

Il Massacro di My Lai fu un massacro di civili inermi che avvenne durante la Guerra del Vietnam, quando i soldati statunitensi della Compagnia Charlie, della 11a Brigata di Fanteria Leggera (Divisione Americal), agli ordini del Tenente William Calley, uccisero 347 civili - principalmente vecchi, donne, bambini e infanti - Il massacro avvenne il 16 marzo 1968 a My Lai, uno di nove paesini raggruppati attorno al villaggio di Song My. I soldati si abbandonarono anche alla tortura e allo stupro degli abitanti.

Come venne riferito da un Tenente dell'esercito Sudvietnamita ai suoi superiori, fu un "atroce" vendetta, che avvenne poco dopo uno scontro a fuoco con delle truppe Viet Cong che si erano mischiate ai paesani.

Il massacro fu fermato dall'equipaggio di un elicottero dell'esercito USA in ricognizione, che atterrò frapponendosi tra i soldati americani e i superstiti vietnamiti. Il pilota, Sottufficiale Hugh Thompson Jr., affrontò i capi delle truppe americane e disse che avrebbe aperto il fuoco su di loro se non si fossero fermati.

Mentre due membri dell'equipaggio dell'elicottero -- Lawrence Colburn e Glenn Andreotta -- puntavano le loro armi pesanti contro i soldati che avevano preso parte alle atrocità, Thompson diresse l'evacuazione del villaggio. I membri dell'equipaggio vennero accreditati per aver salvato almeno 11 vite. Esattamente trent'anni dopo, i tre vennero premiati con la Soldiers Medal, l'onorificenza più alta dell'esercito statunitense per atti di coraggio che non coinvolgono il contatto diretto col nemico.

Copertura
L'"investigazione" iniziale su My Lai venne svolta dal comandante dell'11a Brigata, Col. Oran Henderson, su ordine dell'assistente comandante della Divisione Americal, BG Young. Sei mesi dopo un giovane soldato dell'11a (La "Brigata dei macellai") di nome Tom Glen, scrisse una lettera accusando la Divisione Americal (e altre intere unità dell'esercito USA, non dei singoli individui) di ordinaria brutalità nei confronti dei civili vietnamiti; la lettera era dettagliata, le sue accuse terrificanti, e il suo contenuto rieccheggiava lamentele ricevute da altri soldati. Colin Powell, all'epoca un giovane Maggiore dell'Esercito, venne incaricato delle investigazioni sul massacro. Powell scrisse: "A diretta refutazione di quanto ritratto, c'è il fatto che le relazioni tra soldati americani e popolazione vietnamita sono eccellenti". In seguito, la confutazione di Powell sarebbe stata chiamata un atto di "white-washing" (candeggiatura) delle notizie del massacro, e la questione avrebbe continuato a restare celata al pubblico.

Un giornalista investigativo indipendente, Seymour Hersh scoprì la storia di My Lai il 12 novembre 1969 e il 20 novembre il quotidiano di Cleveland, The Plain Dealer, pubblicò fotografie esplicite dei cadaveri delle persone uccise a My Lai. Il massacro di My Lai sarebbe passato sottaciuto alla storia se non fosse stato per un altro soldato che, indipendentemente da Glen, inviò una lettera al suo rappresentante al Congresso.

Corte Marziale
Ron Ridenhour apprese di seconda mano degli eventi di My Lai, parlando con dei membri della Compagnia Charlie. Egli si appellò allora al Congresso, alla Casa Bianca e al Pentagono e ottenne che Calley venisse incriminato per omicidio nel settembre 1969. Ci vollero altri due mesi prima che il pubblico americano apprendesse del massacro.

Il 17 marzo 1970 l'Esercito statunitense accusò 14 ufficiali per aver tenuto nascoste informazioni legate all'incidente.

Il Tenente William Calley venne dichiarato colpevole nel 1971 di omicidio premeditato per aver ordinato di sparare e venne condannato all'ergastolo, ma 2 giorni dopo, il Presidente Richard Nixon ordinò il suo rilascio dalla prigione. Calley scontò 3½ anni di arresti domiciliari in caserma a Fort Benning (Georgia) e venne mandato libero da un giudice federale. Calley sostenne che stava eseguendo gli ordini del suo capitano, Ernest Medina. Medina negò di aver dato quegli ordini e venne assolto.

Seymour Hersh pubblicò un libro dopo i suoi colloqui con Ron Ridenhour.

Ricavato da http://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_...
SPOKEN INTRO:
Once upon a time, there was a little boy who wanted to grow up to be a soldier and serve his country in whatever way he could.
He would parade around the house with a saucepan on his head for a helmet, a wooden sword in one hand, and the American flag in the other.
As he grew up, he'd put away the things of a child, but he never let go of the flag...

My name is William Calley,
I'm a soldier of this land,
I've tried to do my duty
And to gain the upper hand;
But they've made me out a villain,
They have stamped me with a brand,
As we go marching on...
I'm just another soldier
From the shores of USA,
Forgotten on a battlefield
Ten thousand miles away
While life goes on as usual
From New York to Santa Fe,
As we go marching on...

I've seen my buddies ambushed
On the left and on the right,
And their youthful bodies riddled
By the bullets of the night;
Where all the rules are broken
And the only law is might,
As we go marching on...

While we're fighting in the jungles
They were marching in the street,
While we're dying in the rice fields
They were helping our defeat.
While we're facing VC bullets
They were sounding a retreat,
As we go marching on...

With our sweat we took the bunkers,
With our tears we took the plain,
With our blood we took the mountain
And they gave it back again.
Still, all of us are soldiers,
We're too busy to complain,
As we go marching on...

SPOKEN:
When I reach my final campground
In that land beyond the sun,
And the Great Commander asks me,
"Did you fight or did you run?"
I'll stand both straight and tall,
Stripped of medals, rank, and gun,
And this is what I'll say,
"Sir, I followed all my orders,
And I did the best I could.
It's hard to judge the enemy
And hard to tell the good.
Yet, there's not a man among us
Who would not have understood.

We took the jungle village
Exactly like they said,
We responded to their rifle fire
With everything we had.
And when the smoke had cleared away
A hundred souls lay dead.

Sir, the soldier that's alive
Is the only one can fight.
There's no other way to wage a war
When the only one in sight
That you're sure is not a VC
Is you buddy on your right.

When all the wars are over
And the battle's finally won
Count me only as a soldier
Who never left his gun,
With a light to serve my country
As the only prize I've won..."

Glory, glory, hallelujah... [FADE-OUT]

inviata da Riccardo Venturi - 19/10/2005 - 16:13



Lingua: Italiano

Versione italiana di Riccardo Venturi
31 ottobre 2005
L’INNO DI BATTAGLIA DEL TENENTE CALLEY

INTRODUZIONE PARLATA :
C’era una volta un ragazzino che voleva diventare un soldato e servire il proprio paese in qualsiasi modo potesse.
Sfilava in parata attorno alla casa con una padella sulla testa come elmetto, una spada di legno in una mano e la bandiera Americana nell’altra.
Quando fu cresciuto, mise da una parte quelle cose da bambini, ma mai la bandiera…

Mi chiamo William Calley,
sono un soldato di questo paese,
ho cercato di fare il mio dovere
e di prendere il sopravvento ;
ma mi hanno fatto diventare una canaglia,
mi hanno stampato un marchio addosso
mentre continuiamo a marciare…
Sono solo un altro soldato
arrivato dagli USA,
dimenticato su un campo di battaglia
lontano diecimila miglia
mentre la vita va avanti come sempre,
da New York a Santa Fe,
mentre continuiamo a marciare…

Ho visto i miei compagni vittime
di agguati a dritta e a manca,
e i loro giovani corpi crivellati
dai proiettili della notte,
dove tutte le regole sono infrante
e l’unica legge è la forza,
mente continuiamo a marciare…

Mentre combattevamo nelle giungle
loro camminavano per le strade,
mentre morivamo nelle risaie
loro stavano aiutando la nostra sconfitta.
Mentre affrontavamo le pallottole vietcong
loro suonavano la ritirata,
mentre continuiamo a marciare…

Col nostro sudore abbiamo preso i bunker,
con le nostre lacrime abbiamo preso la pianura,
col nostro sangue abbiamo preso la montagna
e loro gliela hanno ridata.
Eppure tutti noi siamo soldati,
abbiamo troppo da fare per lamentarci
mentre continuiamo a marciare…

PARLATO:
Arrivato al mio ultimo accampamento
in quella terra oltre il sole,
il Comandante in Capo mi chiederà :
« Hai combattuto o sei scappato ? »
Io starò in piedi dritto come un fuso,
pieno di medaglie, di mostrine e di armi,
e questo è quel che dirò,
« Signore, ho eseguito tutti gli ordini
e ho fatto il meglio che potevo.
E’ duro giudicare il nemico,
è duro dire ciò che è bene.
Eppure, non c’è un uomo fra di noi
che non avrebbe capito.

Abbiamo preso il villaggio nella giungla
esattamente come avevano detto,
abbiamo risposto al loro fuoco
con ogni cosa che avevamo.
E quando il fumo si fu diradato
cento persone erano morte.

Signore, un soldato vivo
è il solo che può combattere.
Non c’è nessun altro modo per giudicare una guerra
quando l’unico che puoi vedere
e che sei sicuro non sia un vietcong,
è il tuo compagno alla tua destra.

Quando tutte le guerre saranno finite
e la battaglia sarà finalmente vinta
giudicatemi solo come un soldato
che non ha mai abbandonato l’arma,
e l’unico premio che ho guadagnato
è la luce di servire il mio paese… »

Glory, glory, hallelujah... [SFUMATO]

30/10/2005 - 23:57


Gli americani hanno avuto ciò che si meritavano in Vietnam. Il popolo americano ha poche colpe e forse solo quella di essere un popolo asservito ad una casta di lupi che storicamente hanno determinato il destino del loro popolo - vedi le multinazionali -.E' un popolo totalmente dominato dai mass media e che agisce con il marchio che la mericanizzazione produce nelle menti:la sottocultura. Non è così invece per coloro che guidano il popolo dove il bene supremo è il denaro ed anche -se serve- la sopraffazione creata ad arte per affermare la propria libertà.Questa americanizzazione oggi ci ha preso tutti e se ne scontano le conseguenze con la perdita progressiva della cultura di ogni popolo. E' questa che oggi trasforma il mondo e lo trasformerà, fino a che lo stesso popolo americano sarà così compresso e passerà dalla parte della rivoluzione: quella della giusta ripartizione della ricchezza !!!
E' tempo che ormai il popolo americano possa veramente cambiare le cose dentro casa propria e capire che quel sistema non garantisce la libertà ma garantisce la libertà di fare ciò che si vuole a seconda di quanto denaro si possegga. E' l'esatto contrario della democrazia e del controllo democratico da parte dello stato, che è e deve essere lo stato di tutti. Fin'ora lo stato è stato lo stato di pochi ! Tutto ciò è la realtà oggettiva, inconfutabile.
Carlo Sacco

carlo sacco. - 29/1/2009 - 19:17




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