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Joan of Arc

Leonard Cohen
Lingua: Inglese


Leonard Cohen

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Leonard Cohen -Joan of Arc


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(Francesco De Gregori)


[1971]
Lyrics and Music by Leonard Cohen
Testo e musica di Leonard Cohen
Album: "Songs of Love and Hate"

Joan of Arc


Ogni tanto qualcuno si chiede, sicuramente con qualche comprensibile motivo: Ma cosa ci fa questa canzone nelle CCG/AWS?

Ci fa, e per un semplicissimo motivo: Giovanna d'Arco è, da sempre, uno dei simboli delle "virtù guerriere" unite a quelle "cristiane", l'indomita vergine che combatte e che muore in nome della fede. In questo senso, è del tutto ovvio che sia stata scelta come simbolo dai movimenti più retrivi, non ultimo il Front National di Jean-Marie Le Pen (che il 1° maggio la "festeggia" in contrapposizione alla festa dei lavoratori).

Questa canzone è invece, al tempo stesso, l'umanizzazione e la smitizzazione di Giovanna d'Arco; sul rogo è per la prima volta nella sua vita una donna, e con il fuoco consuma quasi un amplesso. Perde la sua verginità di guerriera trasformandosi all'ultimo momento in carne, in essere umano. [RV]


Nota all'immagine: Contrariamente a quanto molti pensano, l'immagine della donna tra le fiamme (che compare fra l'altro nell'interno della copertina dell'LP "Songs of Leonard Cohen" e non in "Songs of Love and Hate") non raffigura Giovanna d'Arco. Si tratta di un'immagine religiosa messicana che rappresenta l'Anima Sola. Però pensiamo comunque che sia la migliore illustrazione per questa canzone. Cohen spiega di aver scelto l'immagine come "simbolo del trionfo dello spirito sulla materia, simboleggiato da questa donna bellissima che spezza le catene e si libera dal fuoco e dalla prigione"
Trough the flames the followed Joan of Arc
As she came riding through the dark;
No moon to keep her armour bright,
No man to get her through this very smokey night.

She said, "I'm tired of the war,
I want the kind of work I had before,
A wedding dress or something white
To wear upon my swollen appetite".

Well I'm glad to hear you talk this way,
ou know I've watched you riding every day
And something in me yearns to win
Such a cold and lonesome heroine...

"And who are you?", she sternly spoke,
To the one beneath the smoke,
"Why? I am fire", he replied,
"And I love your solitude and I love your pride".

"Then fire make your body cold,
I'm gonna give you mine to hold,"
Saying this she climbed inside
To be his one, to be his only bride.

And deep into his fiery heart
He took the dust of Joan of Arc,
And high above the wedding guests
He hung the ashes of her wedding dress.

It was deep into his fiery heart
He took the dust of Joan of Arc,
And then she clearly understood
If he was fire, oh then she must be wood.

I saw her wince, I saw her cry,
I saw the glory in her eye;
Myself I longed for love and light,
But must it come so cruel and oh so bright?



Lingua: Italiano

La versione italiana di Fabrizio de André
45 giri Suzanne/Giovanna D'Arco [1972]
Dall'album "Canzoni" (1974)

L'ultima quartina è cantata da Fabrizio nella versione pubblicata nel 45 giri ma non nella versione incisa sull'album.

GIOVANNA D'ARCO

Attraverso il buio Giovanna d'Arco
precedeva le fiamme cavalcando
nessuna luna per la corazza,
nessun uomo nella sua fumosa notte al suo fianco.

Della guerra sono stanca ormai
al lavoro di un tempo tornerei
a un vestito da sposa o a qualcosa di bianco
per nascondere questa mia vocazione al trionfo ed al pianto.

Son parole le tue che volevo ascoltare
ti ho spiata ogni giorno cavalcare
e a sentirti così ora so cosa voglio
vincere un'eroina così fredda, abbracciarne l'orgoglio.

"E chi sei tu?", lei disse divertendosi al gioco,
"chi sei tu che mi parli così senza riguardo?"
"Veramente, stai parlando col fuoco.
E amo la tua solitudine, amo il tuo sguardo."

"E se tu sei il fuoco, raffreddati un poco,
le tue mani ora avranno da tenere qualcosa."
E, tacendo, gli si arrampicò dentro
ad offrirgli il suo modo migliore di essere sposa.

E nel profondo del suo cuore rovente
lui prese ad avvolgere Giovanna d'Arco
e là in alto e davanti alla gente
lui appese le ceneri inutili del suo abito bianco.

E fu dal profondo del suo cuore rovente
che lui prese Giovanna e la colpì nel segno
e lei capì chiaramente
che se lui era il fuoco lei doveva essere il legno.

Ho visto la smorfia del suo dolore,
ho visto la gloria nel suo sguardo raggiante
anche io vorrei luce ed amore
ma se arriva deve essere sempre così crudele e accecante.



Lingua: Inglese

La (retro)versione inglese di Dennis Criteser [2014]
Dal blog Fabrizio De André in English

"Giovanna d'Arco" was released as the B-side of a single featuring "Suzanne" in 1972. As with the latter song, the arrangement was tweaked by Gian Piero Reverberi for its inclusion on Canzoni, but most notably the album version deletes the final verse seen above. -Dennis Criteser
JOAN OF ARC

Through the darkness Joan of Arc
rode, keeping ahead of the flames,
no moon for her armor,
no man by her side in her smoky night.

I’m tired of the war now,
to the work of another time I would return,
to a wedding dress, or something white
to hide this vocation of mine
from triumph and grief.

lalala lalala lalalalalala
lalala lalala lalalalalala

Yours are words I was wanting to hear.
I spied you riding every day,
and to hear you this way, now I know what I want -
to win over a heroine so cold,
to embrace some of that pride.

"And who are you?" she said, enjoying the game,
"Who are you that speaks to me without regard?"
"Truly, you are speaking with fire,
and I love your solitude, I love your gaze."

lalala lalala lalalalalala

"And if you are fire, cool down a little,
your hands now will have to hold something."
And keeping quiet she clambered up inside him
to offer him her best, to be a bride.

And in the depths of his red-hot heart
he took Joan of Arc to envelop her,
and there up high in front of the people
he hung up the useless ashes of her white dress.

lalala lalala lalalalalala

And it was from the depths of his red-hot heart
that he took Joan and hit the mark,
and she understood clearly
that if he was fire she had to be wood.

lalalalalala

I saw the grimace of her pain,
I saw the glory in her radiant gaze.
Even I would like light and love,
but if it arrives must it always be so cruel and glaring?

inviata da Riccardo Venturi - 8/3/2016 - 15:00




Lingua: Italiano

La versione italiana (inedita) di Francesco De Gregori
testo ripreso da La stiva del Titanic
video

Anni dopo De Gregori ha scritto un'altra canzone dedicata a Giovanna D'Arco.
GIOVANNA D'ARCO

"Voglio un vestito che non sia di maglia
che non ricordi quello da battaglia
qualunque cosa, basta che sia bianca
per indossarla sulla mia verginità troppo stanca"

"Sono contento che tu dica questo
io fino a ieri ti ho spiato spesso
e c'è qualcosa che ha spiato me
il desiderio di conquistare te"

"Ma tu chi sei, perché mi vuoi?
non ho mai visto gli occhi tuoi"
"io sono il fuoco e so la tua canzone
ed amo i tuoi capelli e la tua disperazione"

"Allora, fuoco, spegni il tuo calore
ti do il mio corpo, sì, ti do il mio amore"
e detto questo come fosse ghiaccio
si sciolse nella stretta del suo abbraccio

E con amore dolce, senza rabbia
Giovanna d'Arco diventava sabbia
quando capì alle porte del suo regno:
se lui era fuoco, oh, lei doveva esser legno

E con amore dolce, senza rabbia
Giovanna d'Arco diventava sabbia
e quelli che piangevano al suo fianco
raccolsero la polvere del suo vestito bianco

6/8/2017 - 00:10




Lingua: Spagnolo

Versione spagnola di Santiago de la versión italiana de Fabrizio de André
JUANA DE ARCO

A través de la oscuridad Juana de Arco
precedía las llamas, cabalgando.
Ninguna luna para su coraza,
ningún hombre en su humosa noche a su flanco.

“De la guerra estoy cansada ya,
al trabajo de otro tiempo volvería,
a un vestido de novia o algo blanco
para esconder esta vocación mía al triunfo y al llanto”.

“Son palabras las tuyas, las que quería escuchar,
te he espiado cada día cabalgar
y al oirte así, ahora sé lo que quiero:
vencer a una heroína tan fría, al abrazarse al orgullo”.

“Y ¿quién eres tu?” dijo ella divirtiéndose con el juego.
“¿Quién eres tú que me hablas sin consideración?”
“Ciertamente estás hablando con el fuego,
y amo tu soledad, amo tu mirada”.

“Pues si tú eres el fuego, enfríate un poco,
ahora tus manos tendrán algo que mantener”.
Y, callando, se lanzó dentro
para ofrecerle la mejor manera de ser su esposa.

Y desde lo profundo de su corazón ardiente
él se dispuso a envolver a Juana de Arco
y allá en lo alto y delante de la gente
colgó las cenizas inútiles de su vestido blanco.

Y fue desde lo profundo de su corazón ardiente
que tomó a Juana y la golpeó de lleno
y ella entendió claramente
que si él era el fuego, ella debía ser el leño.

He visto la mueca de su dolor,
he visto la gloria en su mirada radiante
tambien yo quisiera luz y amor
pero si llega debe ser siempre así cruel y cegadora.

inviata da Santiago - 3/7/2016 - 04:44




Lingua: Francese

Versione francese di Graeme Allwright
JEANNE D'ARC

Jeanne, les flammes l'ont suivie
quand elle chevauchait dans la nuit,
pas de lune pour l'éclairer,
ni personne pour la guider.

Je suis si lasse de la guerre,
j'ai tant envie des travaux de naguère,
d'une longue robe de mariée
pour habiller mon appétit grossier.

Ah, quel plaisir de te l'entendre dire,
je te guettais avec tant d'ardeur,
tu sais bien que je désire,
Jeanne, ta solitude, ta froideur.

Et qui es-tu demanda t'elle
à cette voix dans la fumée,
Je suis le feu, voyons, ma belle,
et ton orgueil de glace me fait rêver.

Alors, feu, tiédis ton corps,
je te donne le mien, sois fort.
Sur ces mots, Jeanne s'est lancée
pour l'épouser à jamais.

Le cur de braise avait gardé
ta place, Jeanne, de mariée,
et la noce fut couronnée
de la robe tout noire et brûlée.

Le cur de braise avait gardé
ta place, Jeanne, de mariée,
elle a compris, c'était son lot,
que pour qu'il brille, elle devait être fagot.

J'ai vu ses cris, vu sa douleur,
j'ai vu la gloire dans ses pleurs.
Je ne sais comment peuvent s'allier
tant de lumière, tant de cruauté.



Lingua: Croato

Versione croata di Srđan Depolo, da A Thousand Kisses Deep
Glazba i stihovi: Leonard Cohen
Hrvatski prepjevi: Srđan Depolo
Transkripcija Tomislav Šakić
IVANA ORLEANSKA

Iz mraka jezdi Ivana snena,
plamom iskri staza njena,
čvrst oklop traži mjesec žut...
a rûke snažne nema za loman skut.

I reče: »Dosta igre grube,
želim one što divlje ljube,
velebna zvona i bijelo tkanje,
tu krunu, za moje davne dječje sanje...«

»Želji je mojoj otrov pravi,
tvoj vlažan hod po kišnoj travi,
i napast zgazit će vrlinu,
za hladnu i tako blijedu heroinu.«

»Tko zbori« – sjevne glas njen grubi,
skrivenom nadom da je snubi,
»Plam gorući zborim, znaj,
i volim blijedu čežnju...
volim tvoj sjaj...«

»Zbog mene oganj krv nek' sledi,
za vlažan hod i drhtaj blijedi,«
prozboreć' tiho kleknu smjerna,
i osta samo jedna, do groba vjerna.

U gorućoj dubini čežnje
njen blijedi prah u šaku stegne
nad povorkom, pred snom vjenčanja,
on prostre prah od bijelog njenog tkanja.

U dnu goruće dubine čežnje
njen blijedi prah on šakom stegne
i tad prekasno joj svijest bî dana,
da plamen on je, a ona suha grana...

»Slušah joj krik i jecaj slave,
posljednji hroptaj smrtne strave,
zar morah čežnju svojih tama,
uz cjelov vratit vrelom
srcu plama...«

inviata da Adriana - 31/12/2006 - 14:48




Lingua: Polacco

Versione polacca di Maciej Karpiński e Maciej Zembaty
Tłumaczenie Maciej Karpiński i Maciej Zembaty
Piosenki Leonarda Cohena
JOANNA D'ARC

Tylko płomień biegnie za Joanną
Kiedy jedzie konno przez ciemność
Nawet księżyc jej zbroi nie złoci
Jest sama wśród dymu i nocy
I mówi - Już mnie ta wojna zmęczyła
Chcę być znowu taka jak byłam
Chcę pod białym weselnym przybraniem
Ukryć moje wielkie pożądanie

Że tak mówisz szczerze się raduję
Co dzień patrzę jak tędy cwałujesz
Muszę zdobyć - coś we mnie aż wyje
Tę samotną zimną heroinę
Kim ty jesteś jakie twoje imię ?
Zapytała ukrytego w dymie
Jestem ogniem - przedstawił się głośno
Kocham twoją dumę i samotność

Jeśli ognia masz w sobie za mało
Ja ogrzeję cię mym własnym ciałem
Rzekł i runął na nią by czym prędzej
Stać się jej jedynym oblubieńcem
Potem ukrył prochy Joanny
Na dnie serca płonącego nieustannie
A popioły z jej sukni rozsypał
Nad głowami tłumu weselników

A gdy ukrył prochy Joanny
Na dnie serca płonącego nieustannie
Wtedy nagle pojęła ze zdumieniem
Że jest drewnem - skoro on jest płomieniem
Ja widziałem jej łzy i cierpienie
I blask chwały w gasnącym spojrzeniu
Czy do mnie też przyjdziesz miłości
Tak okrutna i pełna jasności ?

inviata da Riccardo Venturi - 7/1/2008 - 16:28


Da uno spettacolo teatrale della televisione di stato del 1978 intitolato "Pieśni miłości i nienawiści" ("Songs of Love and Hate"). Con la partecipazione di John Porter. I testi sono tradotti da Maciej Zębaty e Maciej Karpiński.

Krzysiek Wrona - 23/7/2013 - 23:00




Lingua: Polacco

La versione polacca così come viene cantata sull'album con le canzoni di Leonard Cohen tradotte da Maciej Zembaty e Maciej Karpiński "35 x Leonard Cohen", un cofanetto di 3 CD del 2002.
Ripresa da http://www.tekstowo.pl e corretta.

LC
Tylko płomień szedł za Joanną w tamtą noc,
Kiedy ją wieźli poprzez mrok,
Znikł księżyc, który w zbroi lśnił,
Któż jej pomoże przejść przez noc i dym.

"Tej wojny" - rzekła - "Dość mam już,
Niech to co było wróci znów,
Weselny pragnę przywdziać strój,
By pod nim skryć miłości wielki głód."

La la la...

"Twe słowa bardzo cieszą mnie,
Od dawna bacznie śledzę Cię
I chciałbym zdobyć, gdybym mógł
Dziewicę zimną, chłodną niczym lód."

Surowo rzekła: "Kim żeś jest?",
Bo w dymie przed nią ukrył się.
"Cóż jestem ogniem" - odrzekł on -
"Kocham dumę i samotność kocham twą."

La la la...

"Mój ogniu jeśli chłodu chcesz
Me ciało w swe ramiona weź."
To mówiąc wspięła się na stos,
Oddając mu swą rękę i swój los.

A on w ognistym sercu swym
Joanny D'Arc popioły skrył,
Weselnym gościom oddał zaś
Jej strój weselny, w pół zwęglony płaszcz.

La la la...

Na dnie, w ognistym sercu swym
Joanny D'Arc popioły skrył,
A ona zrozumiała, że gdy on jest ogniem,
Ona drewnem jest.

Widziałem ją, słyszałem płacz,
Widziałem w oczach chwały blask.
Czy miłość zawsze musi być,
Aż tak ognista i tak jasno lśnić?

La la la...

La la la...

inviata da Krzysiek Wrona - 11/11/2016 - 16:34




Lingua: Svedese

Versione svedese di Mikael Wiehe da Basin Street Blues (1988)
Basin

Qui nell'interpretazione di Ebba Forsberg
JOHANNA IFRÅN ORLEANS

Igenom natten red hon fram
Johanna ifrån Orleans
Inget följe, inget hov

Bara elden följde i hennes spår

Hon sa, jag är så trött på krig
Jag längtar till ett vanligt liv
En bröllopsklänning, ren och vit
Att hänga på min glupande aptit

Na na na...

Vad det, du säger gör mej glad
Jag har sett dej rida natt och dag
Och nånting djupt i mej begär
Att äga nån så kylig och så fjär

Och vem är du som döljer dej
I röken och förföljer mej
Jag är elden, röd och het
Och jag älskar dej för ditt högmod
Och för din avskildhet

Na na na...

Eld, sa hon, gör kroppen kall
Jag vill komma i din famn
Och så steg hon in i eldens ljus
För att bli hans älskarinna
För att bli hans brud

OOch tätt intill hans heta bröst
Ddär fann Johanna äntli'n tröst
Och över bröllopsföljets hop
Sågs brudens klänning sväva liksom sot

Na na na...

Ja, tätt intill hans heta bröst
Där fick Johanna äntli'n tröst
Och hon förstod att det var sant
Att om han var eld då måste hon va halm

Jag såg Johanna när hon brann
Och hennes ögons stjärneglans
Jag längtar själv till eldens lek
Men måste den va så plågsam
Måste den va så het

inviata da Dq82 - 21/3/2017 - 09:46


Sul Corriere della sera di oggi si legge:

Nel 2011 Benedetto XVI ha voluto ricordare a tutti il grande amore di Giovanna d’Arco per Cristo, per la Madonna e, al di là di tutto, per quella stessa chiesa che la stava mandando al rogo per poi santificarla quasi cinque secoli dopo. I teologi che la condannarono - sono sempre parole di Ratzinger - non ebbero «la carità e l’umiltà di vedere in questa giovane l’azione di Dio». Ma è certo che questa ragazzina anche nel corso dei secoli è stata capita da pochi, fraintesa e reinterpretata da molti, ma soprattutto strumentalizzata da troppi. Giovanna è diventata allo stesso tempo un mito, un simbolo di fazioni contrapposte e, inevitabilmente, anche un’ottima immagine da dare in pasto al mercato. Per esempio, ogni 1° maggio (data non casuale) i conservatori del Front National la celebrano come simbolo nazionalista sotto la sua statua d’oro alle Tuileries (Brigitte Bardot, l’anno scorso, è arrivata a definire Marine Le Pen come la nuova Giovanna d’Arco).

Lei che nel 1971 è stata invece smitizzata e «umanizzata» in un brano politicamente scorretto di Leonard Cohen (poi tradotto da De André) diventato simbolo dei pacifisti: stanca della guerra, si riscopre donna nell’amare quasi carnalmente il fuoco che la divora sul rogo.

Flavio Poltronieri - 8/12/2015 - 10:21


Addio Leonardo

http://www.newyorker.com/wp-content/up...

Krzysztof Wrona - 11/11/2016 - 14:26


Vorrei integrare l'intervento di....(purtroppo non è firmato che abbia inserito la versione italiana inedita di Francesco De Gregori - testo ripreso da La Stiva del Titanic):

la traduzione risale agli inizi degli anni 70 e, inspiegabilmente, non contempla, al pari di quella reincisa da De André nel 1974 per l'album Canzoni, la quartina finale dell'originale di Cohen. Una assurdità, a mio avviso, in quanto essa contiene l'essenza stessa del testo dove l'io narrante traccia la sua riflessione morale, vedere a questo proposito un mio precedente intervento:

http://www.viadelcampo.com/html/canzon...

In rete c'è claudiosax76 che sostiene che "questa è La ballata di Giovanna d'arco di Kamsin, edita nel 1972 su 45 giri promozionale della Polygram" ma non è assolutamente vero.

A parte che il disco risale all'anno precedente, il 1971, la traduzione è del paroliere e compositore carpigiano Carlo Alberto Contini, autore di canzoni di successo interpretate dai Nomadi (tra cui "Crescerai"). Il testo cantato da Kamsin è assai poco rispettoso dell'originale ed è completamente differente da quello di De Gregori (che troppo timoroso di restare fedele all'originale finisce anch'esso per non rendere per niente la poetica sublime delle liriche di Cohen.)

In quegli anni Contini inaugurò uno studio di registrazione frequentato da Francesco Guccini e da Pierangelo Bertoli ( di cui egli effettuò un deposito in SIAE di "Eppure soffia").

Come studioso e come amante dell'opera di Cohen, vorrei concludere il mio intervento, manifestando comunque gratitudine verso chi quasi in tempo reale, si adoperò nel divulgare la sua poetica nella nostra lingua, indipendentemente dai risultati artistici raggiunti. Oggi è semplice, grazie a Internet e non sono assolutamente più ammessi "errori od omissioni" ma nei decenni passati la comunicazione era spesso un'operazione titanica e vi assicuro che era durissima...


Flavio Poltronieri

Flavio Poltronieri - 6/8/2017 - 10:21


Grazie Flavio, di questo commento. Avevo inserito io la versione di De Gregori, ma non mi ero firmato come a volte faccio quando mi limito a inserire testi senza tradurre o commentare.

A proposito dell'ultima strofa mancante nella versione di De André (De Gregori salta anche la seconda...) può darsi che De André l'avesse tradotta ma non l'abbia poi cantata ? Altrimenti ci sapresti dire da dove viene la traduzione riportata anche qui (Ho visto la smorfia del suo dolore, / ho visto la gloria nel suo sguardo raggiante...) se in effetti nella versione sull'album la canzone termina alla strofa precedente?? Grazie

Lorenzo - 6/8/2017 - 10:39


Caro Lorenzo ti ringrazio della domanda.

La storia è questa:

Fabrizio nel 1972 uscì con un 45 giri che conteneva Suzanne sul lato A e Giovanna d'Arco sul retro.

Quest'ultima comprendeva una traduzione completa e nell'ultima quartina, lui cantava:

"Ho visto la smorfia del suo dolore
ho visto la gloria nel suo sguardo raggiante
anche io vorrei luce ed amore
ma se arriva deve essere sempre così crudele e accecante"


Due anni dopo uscì "Canzoni" e i due pezzi di Cohen vennero reincisi con le varianti di cui parlo nel sito:
Fabrizio De André www.viadelcampo.com

e la quartina finale di Giovanna d'Arco era sparita e non sostituita

Condividevo appieno la delusione dalla suddetta quartina che non coglieva lo spirito originale di Cohen ma non mi sono mai spiegato il motivo per cui de André non ci avesse rimesso mano......per cui dopo molti anni mi sono deciso a farlo io:

"Ho visto il suo viso, ho visto il dolore
ho visto la gloria nel suo sguardo raggiante
anche io vorrei luce ed amore
ma perchè deve essere sempre così crudele e accecante"


Alcuni interpreti (tra cui Ruben) hanno eseguito dal vivo questo testo con il mio finale

Flavio Poltronieri - 6/8/2017 - 11:23


Francesco de Gregori - Giovanna d'Arco (cover di Leonard Cohen)

https://www.youtube.com/watch?v=pLHon0SgGfU

20/8/2017 - 07:58


Cari Amici, nella seconda ricorrenza, vorrei segnalare la recente uscita sul mercato nazionale del saggio di Silvia Albertazzi, Leonard Cohen. Manuale per vivere nella sconfitta(Edizioni Paginauno), di cui ho trattato qualche settimana fa su Blogfoolk.

Silvia Albertazzi, Leonard Cohen. Manuale per vivere nella sconfitta

Flavio Poltronieri

Flavio Poltronieri - 7/11/2018 - 08:42


Buonasera,
di Giovanna D'Arco del '72 di Fabrizio De Andrè, sono letteralmente innamorato; lo sono dall'epoca e la reincisione contenuta in Canzoni mi dà l'idea della mutilazione (brutto termine ma credo spieghi il mio amore per la prima e l'insofferenza per quella del '74). Purtroppo non posso più ascoltarla per bene perchè il 45 gg è "andato" da molto tempo e non sono mai riuscito a trovarne una ristampa in CD (cosa di cui mi piacerebbe sapere le ragioni).

Un cordiale saluto
Raffaele

raffaele - 14/1/2019 - 00:12


...e grazie per l'ospitalità
Raffaele

14/1/2019 - 00:16


Caro Raffaele, ti capisco e condivido. Ma non possiamo farci niente. La ristampa in CD della versione del '72 non esiste e non esisterà mai. La versione avvallata da Fabrizio è solo quella del '74. Io ho fatto le mie supposizioni, ma la reale ragione della scelta la conosce solo lui e adesso chissà dove si trova, forse sarà a ridere di noi che ci chiediamo cose del genere, magari assieme a Cohen, Brel, Gaber, Brassens, Vysotskij....se vuoi posso duplicarti il 45 giri in CD.

Flavio Poltronieri - 14/1/2019 - 08:03


Gentile Flavio, ti ringrazio per la risposta e soprattutto per la disponibilità che colgo al volo (sinceramente non speravo tanto). Beh Fabrizio è stato davvero uno splendido mattacchione!; Per il CD dimmi come fare (se ci metti anche Suzanne è bingo), per ora ti invio il mio indirizzo email.
Grazie e Buona giornata,
Raffaele

Raffaele - 14/1/2019 - 11:08


Se poi Flavio ci facesse avere un file audio con la registrazione del 45 giri potremmo fare anche un colpaccio e metterlo su youtube, sperando che qualcuno non si metta a questionare di copyright...

CCG Staff - 14/1/2019 - 13:04


Caro Staff, ho proprio la sensazione che ciò potrebbe accadere e non mi sembra il caso di cercare guai.

L'anno scorso, sono stato interpellato e ho attivamente collaborato alla stesura della discografia completa delle interpretazioni italiane delle canzoni di Cohen (articolo apparso nel numero 13 di Vinile, maggio-giugno 2018). Meglio rispettare le volontà di Fabrizio anche se poco comprensibili o condivisibili. In Bretagna direbbero: Doué da bardono ann anaonn! (ovvero: Dio perdoni i defunti!)

All'epoca (1972) il 45 giri venne prodotto con due copertine differenti (dalla Produttori Associati) e in quella nera l'immagine di Fabrizio era rimpicciolita per far posto addirittura ai testi.

Erano più belli gli anni '70.

Flavio Poltronieri - 14/1/2019 - 18:22


Anche Gaston Couté scrisse per la Pulzella ai suoi inizi poetici (credo avesse intorno ai 15 anni ma non sono sicuro), la sua "Ballade à Jeanne" che venne pubblicata nella "Revue Littéraire et Sténographique du Centre". Ci sono pochissimi chilometri tra Meung-sur-Loire e Orléans. Purtroppo non ne conosco il testo.

Flavio Poltronieri - 28/2/2020 - 22:57


...per consolazione invece ci sono "Les Cendres de Jeanne" scritta per lei da Gabriel Yacoub e interpretata dai Malicorne a fine 2015:

Les Cendres de Jeanne

E per ulteriore consolazione, gli ultimi concerti:

Malicorne à Vivonne, 08/07/2016

Flavio Poltronieri - 29/2/2020 - 22:09


Eccola qua, su L'Intégrale du Vent du Ch'min, a firma Gaston Koutay ("Oeuvres de jeunesse"):

BALLADE A JEHANNE

Jehanne la pastourelle au cotillon de laine,
Un soir qu'elle gardait ses moutons dans la plaine,
Mystique, au bas du vieux clocher de Domrémy,
Ouît de saintes voix qui voltigeaient parmi
Les blés en deuil, et les bluets aux yeux en larmes
Et les coquelicots saignants : « Ma fille, aux armes ! »
Criaient les voix : « Il faut obéir au bon Dieu,
Ma fille, mets l'épée à la main, dis adieu
Aux tiens, et va porter ces mots de délivrance :
— L'Anglais sera bouté hors de la doulce France !...

Alors Jehanne quitta son cotillon de laine
Et laissa ses moutons au milieu de la plaine,
Pour chevaucher au loin, bien loin d'eux, en habit
De fer, allant combattre et chasser l'ennemi.
Elle arriva devant Orléans plein d'alarmes,
Hérissé de bastions, flanqué de tours « aux armes !...
Sus !... en avant !... » fit-elle, ardente, l'œil en feu,
Piquant son destrier et levant au ciel bleu
Son étendard baisé par les vents d'espérance :
— « L'Anglais sera bouté hors de la doulce France !...

Jehanne ne remit plus son cotillon de laine,
Et mourut sans revoir ses moutons, dans la plaine
Où les blés bruient au loin, tel le flot endormi
De la mer... Quand il eut bien souffert et gémi,
Son beau corps fut brûlé, mais, comme sous des charmes
Puissants, un cri partit dans le royaume : « Aux armes !...
Aux armes !... » Fils des preux d'antan qui faisaient vœu
De vaincre ou de périr ! Bon peuple ! Jehanne veut
Vous bénir tous !... Finis sont vos jours de souffrance !
— L'Anglais sera bouté hors de la doulce France !...

Envoi :
Bonne Lorraine, hélas ! quand crieront-ils : « Aux armes !..
Tes neveux du pays de l'Est, là-bas, un peu,
Dans la brume... Espérons ! car ta chère âme peut
Faire luire pour eux l'astre de la délivrance.
— Et bouter l'Allemand hors de la doulce France !...

B.B. - 6/3/2020 - 18:14


Bravo. Grazie.

Sapevo che Gaston in quel periodo utilizzava quel pseudonimo, probabilmente perchè c'era all'epoca un altro chansonnier molto più celebre di lui che si faceva chiamare Maurice Boukay ma in realtà si chiamava Charles Couyba. Un altro bel tipo che pubblicò le "Stances à Manon" proprio il giorno in cui doveva fare l'esame di stato e che in seguito diventerà deputato e perfino ministro. Le sue rivoluzionarie canzoni datano 1896, "Le Soleil Rouge" sulle prospettive dell'avvenire proletario (con la musica di Marcel Legacy) fu un grande successo, come tu ben sai perchè l'hai già inserita:

Maurice Couyba - Le soleil rouge

Flavio Poltronieri

Flavio Poltronieri - 6/3/2020 - 20:40


30/5/1431: La Contessa del Giglio

A Rouen, in Alta Normandia, ogni pietra sembra parlarti di lei. Nella città di Flaubert e di Madame Bovary, dei cento campanili, della cattedrale che spinse Monet a rincorrere le variazioni della luce del giorno, le strade sono lastricate e tutto intorno c’è pieno di “case a graticcio” cariche di fiori, le chiamano anche “Maison à colombages” o “Maison a Pans de bois”. Ovvio che Leonard Cohen sia rimasto affascinato dalla figura di Giovanna d’Arco, come è assolutamente credibile, per chi ne conosce e ama l’opera poetica, che l’abbia voluta immaginare in quell’ultimo pensiero, intenta a sublimare il dramma trasformandolo nel corteggiamento, nella lusinga di matrimonio da parte del fuoco. Ulteriore fortuna per noi che Fabrizio de André l’abbia poi ripresa e tradotta* in italiano rispettandone anche la veste musicale originale. Giovanna d’Arco è l’evidenza di come il seme di una rivoluzione e di una rivelazione, possano essere del tutto imprevedibili, specialmente per il potere costituito. Chi poteva mai immaginare il suo germinare nel cuore di una Francia rurale, silenziosa, sottomessa, umile e umiliata, piena di miseria, epidemie, carestie, guerre? Una contadinella, adolescente e analfabeta, spuntata come un giglio dal nulla, al comando dell’esercito che guida la conquista di Orléans, che passa il confine a sud della Loira, fino ad arrivare all’investitura ufficiale a Reims da parte del re. La forza incontrollabile delle sue visioni e delle loro voci per superare ogni ostacolo. Ma il potere è il potere e infatti la storia ci dice anche che venne inevitabilmente tradita e consegnata dai borgognoni agli odiati nemici inglesi. Evidentemente bisognava negarla e addirittura cancellarla, nonostante l’evidenza fosse sotto gli occhi di ciascuno. Bisognava spiegare a tutti l’inspiegabile. Non era mica accettabile che la più piccola e insignificante tra gli esseri avesse potuto determinare i destini. Politici, militari, teologi, “dotti, medici e sapienti”...tutti i rappresentanti del potere parteciparono alla farsa tragica di viltà e delitto che fu il suo processo per stregoneria, sordido più del male che si cercava e si voleva trovare in lei. Un ipocrita convegno di studiosi teso solamente a sentenziare, cavilli alla mano, la malignità degli indumenti maschili necessari alla Pulzella o dello stendardo “Jesus Maria”, che comunque nulla erano in confronto al servizio immenso reso alla patria nel ricollocare il “delfino” sul trono francese. Giovanna fu condannata perché dimostrò inequivocabilmente che una visione può rovesciare gli equilibri e questo non può essere ammesso o tollerato. Ma l’orribile rogo della Piazza del Mercato Vecchio di Rouen e il martirio non hanno ovviamente cancellato la realtà della storia e neppure il mistero degli eventi che la generarono. Il dubbio è rimasto e nessuno ha mai trovato una risposta valida alle urla di Giovanna. Quelle grida di donna risuoneranno per sempre nella piazza come provenienti da ogni parte del mondo, da migliaia di pagine di storia, d’ingiustizie, urla di luce come cantano Cohen e de André, anche se coperte e immerse nel fumo acre. In faccia a quei giudici mediocri e opportunisti che ebbero la sola fortuna di essere protetti da un certo momento storico e da un diritto di giudizio, frutto unicamente di un mostruoso esercizio di potere al servizio di interessi secolari. Come tanti ce n’erano stati e ce ne saranno ovunque, purtroppo, prima e dopo. 25 anni dopo il suo sacrificio anche quel processo fu dichiarato ufficialmente nullo e oggi è considerata la Patrona della Francia. A Rouen sul luogo del supplizio è custodito uno spazio verde e in quella piazza c’è la chiesa di Santa Giovanna d’Arco, un poco più in là c’è anche una scultura che ricorda una freccia che svetta sicura verso un punto ben preciso del cielo. La faccia ipocrita e banale dello stato riserva sempre un tempo per le commemorazioni: la prima statua è del 1502, il primo quadro del 1581. Al 1834 risale una scultura dal titolo altisonante: “Giovanna d’Arco piange alla vista di un inglese ferito” conservata al Museo di Grenoble, dappertutto se ne trovano: a Parigi come a Lille, Saint-Etienne, Campiègne....Il suo ricordo è stato politicamente sbranato da tutti: quando la Francia perse l’Alsazia-Lorena nel 1870 grazie alla sconfitta militare di Sedan per mano tedesca, i repubblicani la esaltarono come soldato del popolo e la destra cattolica come missionaria divina. Nel 2016 anche l’attuale primo ministro Macron (allora all’Economia) la utilizzò nel suo discorso per candidarsi all’Eliseo. Per fortuna la preghiera di Giovanna è diventata anche una canzone che, interrompendo le azioni, ha per sempre superato i tempi sublimando la vita. A lei, Leonard Cohen ha consacrato il più emozionante “la la la” di tutta la storia musicale moderna.


* A Francesco de Gregori il merito di averla tradotta per primo (anche se mai ufficialmente pubblicata), seppur con un testo ed una interpretazione canora meno incisivi dell’originale, se confrontati con quello di Fabrizio de André.

Flavio Poltronieri

Flavio Poltronieri - 30/5/2020 - 09:01




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