Caryl Chessman was a prisoner in a California jail,
They called him "The red light killer",
And they doomed his soul to hell.
Oh, go down you murderers, go down
For twelve long years he stood his ground
And he stood it like a man,
He said, I'm innocent of this crime,
My life is in your hands.
Oh, go down you murderers, go down.
His last appeal, it was turned down,
I'll never forget that day,
In the spring or 1960,
They stole his life away.
Oh, go down you murderers, go down.
In France they use the guillotine,
In England it's the rope,
For Chessman it was the cyanide tank,
which silenced his last hope.
Oh, go down you murderers, go down.
West Virginia miners starve to death
In America today,
If you don't call that murder,
Then you're murderers by trade.
Oh, go down you murderers, go down.
If you‘re rich you can buy and sell the law,
You can make and break it too,
But a poor man has a devil's chance,
Where money is the rule.
Oh, go down you murderers, go down.
We've men who make the wars right here,
To sell their guns and planes,
But I've never heard of one of them,
who got the cyanide tank.
Oh, go down you murderers, go down.
They even set Hitler's generals free,
who killed six million Jewis,
New they're back with the West German Army,
And I call that murder too.
Oh, go down you murderers, go down.
Caryl Chessman went to the cyanide tank,
And what I say is true.
The law it was the murderer,
The judge and jury too.
Oh, go down you murderers, go down.
They called him "The red light killer",
And they doomed his soul to hell.
Oh, go down you murderers, go down
For twelve long years he stood his ground
And he stood it like a man,
He said, I'm innocent of this crime,
My life is in your hands.
Oh, go down you murderers, go down.
His last appeal, it was turned down,
I'll never forget that day,
In the spring or 1960,
They stole his life away.
Oh, go down you murderers, go down.
In France they use the guillotine,
In England it's the rope,
For Chessman it was the cyanide tank,
which silenced his last hope.
Oh, go down you murderers, go down.
West Virginia miners starve to death
In America today,
If you don't call that murder,
Then you're murderers by trade.
Oh, go down you murderers, go down.
If you‘re rich you can buy and sell the law,
You can make and break it too,
But a poor man has a devil's chance,
Where money is the rule.
Oh, go down you murderers, go down.
We've men who make the wars right here,
To sell their guns and planes,
But I've never heard of one of them,
who got the cyanide tank.
Oh, go down you murderers, go down.
They even set Hitler's generals free,
who killed six million Jewis,
New they're back with the West German Army,
And I call that murder too.
Oh, go down you murderers, go down.
Caryl Chessman went to the cyanide tank,
And what I say is true.
The law it was the murderer,
The judge and jury too.
Oh, go down you murderers, go down.
inviata da Alessandro - 24/3/2010 - 23:40
A proposito di trafficanti d'armi... ve lo ricordate il Pier Gianni Prosperini, leghista e poi fascista, assessore allo sport nella giunta di Formigoni a Milano? Quello che degli omosessuali che criticavano il Papa diceva "Garrotiamoli, ma non con la garrota di Francisco Franco. Alla maniera degli Apache: cinghia bagnata legata stretta attorno al cranio. Il sole asciuga il laccio umido, il cuoio si ritira, il cervello scoppia"... Quello che è stato condannato per corruzione e turbativa d'asta in merito agli appalti sulla pubblicità televisiva della regione Lombardia? Beh, più recentemente si è scoperto che trafficava armi verso l'Eritrea, affare che gli fruttava dei bei soldi...
Si vede che oggi Prosperini si è guardato allo specchio e si è fatto schifo e ha provato a suicidarsi... ma nemmeno ad ammazzarsi è stato buono, non è in pericolo di vita...
Che cazzone 'sto Prosperini!
Si vede che oggi Prosperini si è guardato allo specchio e si è fatto schifo e ha provato a suicidarsi... ma nemmeno ad ammazzarsi è stato buono, non è in pericolo di vita...
Che cazzone 'sto Prosperini!
Alessandro - 25/3/2010 - 12:18
Non sorprende che il Prosperini abbia dimestichezza con le armi, per quanto sia piuttosto inetto nel rivolgerle contro se stesso: una o due campagne elettorali fa, ricordo che si era fatto ritrarre sui manifesti in perfetta tenuta di guerriero crociato, col che noi avremmo dovuto credere che ci difendesse lui, a lancia e spada, dai musulmani (anzi, dagli islamici come si usa dire adesso), dagli immigrati e da chissà quali altri invasori. Adesso salta fuori che il crociato avrebbe venduto armi cristiane agli integralisti islamici. Lo facevano anche i Cavalieri Templari, se è per questo: bisnes is bisnes. Ora e sempre.
Gian Piero Testa - 25/3/2010 - 14:46
Eccolo il Prosperini all'epoca della sua prosperità, quando si autodefiniva "Baluardo della Cristianità, Flagello dei centri sociali e Condottiero del Nord"... Nessuno forse gli aveva detto che a dire troppe minchiate si finisce alla lunga col non prosperare più...
Chi di spada ferisce, di spada perisce... e infatti pare si sia tagliuzzato per bene ma - ahimè noi - non abbastanza.
Chi di spada ferisce, di spada perisce... e infatti pare si sia tagliuzzato per bene ma - ahimè noi - non abbastanza.
Alessandro - 25/3/2010 - 16:24
Ma quest'altro manifesto del mitico Prosperini lo trovo ancor più bello e autoironico del precedente... un bello slogan per chi il 12 marzo scorso ha patteggiato 3 anni a 5 mesi per corruzione e turbativa d'asta e poi, quattro (4) giorni dopo è finito indagato per traffico d'armi (anche se forse il beneficiario, il presidente eritreo Isaias Afewerki, è un cristiano e non un islamico - almeno in questo il Prosperini, "Baluardo della Cristianità", ha mantenuto una certa coerenza...)!!!
Alessandro - 25/3/2010 - 16:36
Ma cosa gli farei al Prosperini e al suo amico Alessandro Bon, ex dirigente della Beretta e poi messosi a trafficare armi con la copertura del "Miles Christi Spiana-sinistri"?
Beh, ammazzarli no, perchè siamo contro la violenza e la pena di morte... però li affiderei in prova ai servizi sociali... il primo lo manderei a Gaza, due anni come barelliere sulle ambulanze della Mezzaluna Rossa... l'altro lo manderei a sminare in tutti i posti dove ha venduto armi... vediamo quanto dura...
Beh, ammazzarli no, perchè siamo contro la violenza e la pena di morte... però li affiderei in prova ai servizi sociali... il primo lo manderei a Gaza, due anni come barelliere sulle ambulanze della Mezzaluna Rossa... l'altro lo manderei a sminare in tutti i posti dove ha venduto armi... vediamo quanto dura...
"I segreti di Prosperini", di Paolo Biondani, da L'Espresso
Pier Gianni Prosperini, l'ex assessore del Pdl lombardo arrestato il 16 dicembre scorso, ha tentato il suicidio nella sua casa di corso Garibaldi, a Milano, dove era ai domiciliari. Secondo i medici non è in pericolo di vita. In casa Prosperini avrebbe lasciato messaggi in cui lamenta una "persecuzione giudiziaria". Prosperini era stato scarcerato dopo aver patteggiato 3 anni a 5 mesi di reclusione per aver incassato una tangente da 230 mila euro su un appalto da 7,2 milioni di euro: spot pubblici dirottati sulle tv private che lo sostenevano politicamente tra il 2008 e il 2010. I guai dell'ex assessore non erano tuttavia terminati: la procura di Milano stava infatti indagando sul traffico di armi e munizioni verso l'Eritrea coperto, secondo l'accusa, dallo stesso Prosperini, in elusione ai controlli internazionali e agli embarghi. Su questo filone "L'espresso" ha pubblicato nelle scorse settimane diverse inchieste, l'ultima delle quali appare nel numero in edicola domani, e che anticipiamo qui di seguito.
Una banda di insospettabili trafficanti d'armi, guidata da un ex dirigente della Beretta. Almeno tre anni di triangolazioni proibite, per rifornire segretamente gli arsenali dell'Iran. E un carico parallelo di fucili in partenza per l'Eritrea. Con un politico lombardo che si fa pagare mediazioni su un conto svizzero: Pier Gianni Prosperini, assessore regionale della giunta Formigoni fino al 16 dicembre, quando è stato arrestato per corruzione.
A collegare le guerre internazionali alle tangenti italiane sono due indagini separate, che si sono incrociate proprio mentre la Guardia di Finanza ammanettava l'ex leader di Nordestra, la corrente da lui creata per contendere alla Lega i voti razzisti. Prosperini, quella sera, sta per registrare l'ennesimo show anti-immigrati, quando si vede arrestare per aver intascato 230 mila euro da Raimondo Lagostena Bassi, il proprietario del circuito di tv lombarde che da anni lo sostiene. In cambio, il politico gli ha fatto arrivare montagne di spot pubblici: 7 milioni e 200 mila euro, pagati dai lombardi con le tasse.
Mentre il governatore Roberto Formigoni e il ministro Ignazio la Russa difendono l'assessore, che un trimestre più tardi chiederà di patteggiare una condanna a tre anni e cinque mesi, i finanzieri sequestrano l'archivio di Prosperini e i computer del suo factotum, Gionata Soletti. E qui spuntano file riservati: armi all'Eritrea. Un affare che scotta. Nei computer sono registrate tutte le trattative per vendere alla dittatura africana decine di fucili prodotti dalla Beretta, la più famosa fabbrica italiana d'armi. Per esportarli in Eritrea, secondo i documenti ora sotto sequestro, l'industria bresciana avrebbe pagato provvigioni a una società off shore che girava i soldi a Prosperini. Dal punto di vista della Beretta, s'intende, è tutto lecito: la consulenza estera è regolarmente fatturata. E dalla fabbrica italiana risultano usciti solo fucili da caccia. Oggi anche l'Eritrea è finita sotto l'embargo dell'Onu, ma fino a pochi mesi fa era reato solo esportare armi da guerra. Ma allora, perché pagare il politico? Perché Prosperini, sempre stando ai file, avrebbe lavorato per la Beretta come procacciatore d'affari privato. E perché versargli i soldi in Svizzera? Perché così chiedeva lui. Per la Beretta, quei fucili erano davvero destinati a onesti cacciatori eritrei amici di Prosperini. Tutto regolare, insomma. Almeno fino all'arresto di Prosperini, quando un altro gruppo delle Fiamme Gialle registra un imprevisto allarme rosso. Che riguarda un'inchiesta diversa. Esplosiva.
Il nucleo di polizia tributaria sta intercettando da luglio un'organizzazione di trafficanti che dal 2007 esporta sistematicamente armi da guerra in Iran nonostante l'embargo di Usa, Onu e Ue. Le indagini documentano vendite di ben mille puntatori ottici di produzione tedesca: visori speciali per cecchini o sabotatori, in parte sequestrati tra Svizzera, Romania e Inghilterra mentre partivano per Teheran. E trattative avanzate, proseguite fino a febbraio scorso, per cedere all'Iran elicotteri, spolette esplosive, elmetti, congegni spionistici, miscele chimiche per razzi o bombe, kit per paracadutisti, gommoni e respiratori subacquei. Uno dei capi di questa presunta banda è Alessandro Bon, 43 anni, ex dirigente della Beretta: fino al 2005 era l'export manager del settore difesa per il Medio Oriente, cioè il responsabile delle vendite nei paesi più caldi del mondo. Ufficialmente trattava solo armi sportive. Lasciata l'industria legale, si è messo in proprio, secondo l'accusa, come trafficante illegale, sfruttando anche una ditta di vernici della fidanzata. Bon è il presunto regista di triangolazioni milionarie con emissari dei servizi segreti iraniani (due arrestati, altri due ricercati), tra cui un finto giornalista che a Roma spiava e indottrinava la stampa italiana e intanto fondava a Bucarest una ditta per esportare i puntatori.
(25 marzo 2010)
Pier Gianni Prosperini, l'ex assessore del Pdl lombardo arrestato il 16 dicembre scorso, ha tentato il suicidio nella sua casa di corso Garibaldi, a Milano, dove era ai domiciliari. Secondo i medici non è in pericolo di vita. In casa Prosperini avrebbe lasciato messaggi in cui lamenta una "persecuzione giudiziaria". Prosperini era stato scarcerato dopo aver patteggiato 3 anni a 5 mesi di reclusione per aver incassato una tangente da 230 mila euro su un appalto da 7,2 milioni di euro: spot pubblici dirottati sulle tv private che lo sostenevano politicamente tra il 2008 e il 2010. I guai dell'ex assessore non erano tuttavia terminati: la procura di Milano stava infatti indagando sul traffico di armi e munizioni verso l'Eritrea coperto, secondo l'accusa, dallo stesso Prosperini, in elusione ai controlli internazionali e agli embarghi. Su questo filone "L'espresso" ha pubblicato nelle scorse settimane diverse inchieste, l'ultima delle quali appare nel numero in edicola domani, e che anticipiamo qui di seguito.
Una banda di insospettabili trafficanti d'armi, guidata da un ex dirigente della Beretta. Almeno tre anni di triangolazioni proibite, per rifornire segretamente gli arsenali dell'Iran. E un carico parallelo di fucili in partenza per l'Eritrea. Con un politico lombardo che si fa pagare mediazioni su un conto svizzero: Pier Gianni Prosperini, assessore regionale della giunta Formigoni fino al 16 dicembre, quando è stato arrestato per corruzione.
A collegare le guerre internazionali alle tangenti italiane sono due indagini separate, che si sono incrociate proprio mentre la Guardia di Finanza ammanettava l'ex leader di Nordestra, la corrente da lui creata per contendere alla Lega i voti razzisti. Prosperini, quella sera, sta per registrare l'ennesimo show anti-immigrati, quando si vede arrestare per aver intascato 230 mila euro da Raimondo Lagostena Bassi, il proprietario del circuito di tv lombarde che da anni lo sostiene. In cambio, il politico gli ha fatto arrivare montagne di spot pubblici: 7 milioni e 200 mila euro, pagati dai lombardi con le tasse.
Mentre il governatore Roberto Formigoni e il ministro Ignazio la Russa difendono l'assessore, che un trimestre più tardi chiederà di patteggiare una condanna a tre anni e cinque mesi, i finanzieri sequestrano l'archivio di Prosperini e i computer del suo factotum, Gionata Soletti. E qui spuntano file riservati: armi all'Eritrea. Un affare che scotta. Nei computer sono registrate tutte le trattative per vendere alla dittatura africana decine di fucili prodotti dalla Beretta, la più famosa fabbrica italiana d'armi. Per esportarli in Eritrea, secondo i documenti ora sotto sequestro, l'industria bresciana avrebbe pagato provvigioni a una società off shore che girava i soldi a Prosperini. Dal punto di vista della Beretta, s'intende, è tutto lecito: la consulenza estera è regolarmente fatturata. E dalla fabbrica italiana risultano usciti solo fucili da caccia. Oggi anche l'Eritrea è finita sotto l'embargo dell'Onu, ma fino a pochi mesi fa era reato solo esportare armi da guerra. Ma allora, perché pagare il politico? Perché Prosperini, sempre stando ai file, avrebbe lavorato per la Beretta come procacciatore d'affari privato. E perché versargli i soldi in Svizzera? Perché così chiedeva lui. Per la Beretta, quei fucili erano davvero destinati a onesti cacciatori eritrei amici di Prosperini. Tutto regolare, insomma. Almeno fino all'arresto di Prosperini, quando un altro gruppo delle Fiamme Gialle registra un imprevisto allarme rosso. Che riguarda un'inchiesta diversa. Esplosiva.
Il nucleo di polizia tributaria sta intercettando da luglio un'organizzazione di trafficanti che dal 2007 esporta sistematicamente armi da guerra in Iran nonostante l'embargo di Usa, Onu e Ue. Le indagini documentano vendite di ben mille puntatori ottici di produzione tedesca: visori speciali per cecchini o sabotatori, in parte sequestrati tra Svizzera, Romania e Inghilterra mentre partivano per Teheran. E trattative avanzate, proseguite fino a febbraio scorso, per cedere all'Iran elicotteri, spolette esplosive, elmetti, congegni spionistici, miscele chimiche per razzi o bombe, kit per paracadutisti, gommoni e respiratori subacquei. Uno dei capi di questa presunta banda è Alessandro Bon, 43 anni, ex dirigente della Beretta: fino al 2005 era l'export manager del settore difesa per il Medio Oriente, cioè il responsabile delle vendite nei paesi più caldi del mondo. Ufficialmente trattava solo armi sportive. Lasciata l'industria legale, si è messo in proprio, secondo l'accusa, come trafficante illegale, sfruttando anche una ditta di vernici della fidanzata. Bon è il presunto regista di triangolazioni milionarie con emissari dei servizi segreti iraniani (due arrestati, altri due ricercati), tra cui un finto giornalista che a Roma spiava e indottrinava la stampa italiana e intanto fondava a Bucarest una ditta per esportare i puntatori.
(25 marzo 2010)
Alessandro - 25/3/2010 - 16:54
Oggi ho sentito dire da una Svizzera che in Svizzera (anzi in Isvizzera, come imponeva la mia maestra) c'è un gruppo industriale che, con una mano produce mine antiuomo, e con l'altra protesi ortopediche. Il tutto nella stessa città e nella stessa strada. Purtroppo non so essere più preciso: ma integrare le produzioni è una strategia per prosperare, e di quella prosperano anche i Prosperini. Sono consolato del fatto che il Prosperini non abbia tradito la nostra civiltà: nel pastone fatto in suo proposito da una radio avevo sentito citare l'Iran; ma evidentemente ci si riferiva a una notizia collaterale, come è ben spiegato qui sopra. Così, allora, le cose sono a posto..
Gian Piero Testa - 25/3/2010 - 19:50
Mah, ufficialmente la Svizzera non produce mine antiuomo nè componentistica relativa fin dal 1969 e, anzi, la legislazione nazionale già le vietava ben prima della Convenzione di Ottawa, maperò... "La Svizzera, la Svizzera, la Svizzera... l'è un gran paìs!", come cantava Walter Vandi.
Alessandro - 25/3/2010 - 21:53
Sempre a proposito di trafficanti d'armi...
E' notizia di oggi - invero piuttosto relegata in secondo piano - che un enorme carico di armi (decine di migliaia di fucili d'assalto, milioni di pallottole, centinaia di razzi katiuscia ed anticarro) sequestrato nel 1994 a dei trafficanti (era l'epoca delle guerre balcaniche) e che i giudici allora stabilirono fosse distrutto dalle autorità italiane, beh, quell'arsenale non è stato affatto distrutto ma ben conservato nella base militare della Maddalena in Sardegna e recentemente trasportato verso destinazione ignota (ribelli libici?) utilizzando per alcuni tratti anche navi di linea piene di ignari passeggeri...
Alle interrogazioni di consiglieri regionali e parlamentari la presidenza del Consiglio ha opposto il segreto di Stato...
E' notizia di oggi - invero piuttosto relegata in secondo piano - che un enorme carico di armi (decine di migliaia di fucili d'assalto, milioni di pallottole, centinaia di razzi katiuscia ed anticarro) sequestrato nel 1994 a dei trafficanti (era l'epoca delle guerre balcaniche) e che i giudici allora stabilirono fosse distrutto dalle autorità italiane, beh, quell'arsenale non è stato affatto distrutto ma ben conservato nella base militare della Maddalena in Sardegna e recentemente trasportato verso destinazione ignota (ribelli libici?) utilizzando per alcuni tratti anche navi di linea piene di ignari passeggeri...
Alle interrogazioni di consiglieri regionali e parlamentari la presidenza del Consiglio ha opposto il segreto di Stato...
Maddalena, un arsenale da anni sotto sequestro consegnato ai ribelli libici?
Il mistero dei missili e delle armi ''scomparse'' dall’arcipelago sardo, sul quale è in corso un'inchiesta della magistratura e su cui il governo ha apposto il segreto di Stato, ''è una questione che riguarda le autorità italiane, non la Nato''. Lo ha detto la portavoce dell'Alleanza atlantica, Oana Lungescu, sulle notizie di stampa secondo le quali le armi, confiscate dalla Nato nel 1994, sarebbero state trasportate in maggio via nave fino a Civitavecchia
Giallo sulla scomparsa di 400 missili, razzi anticarro e katiuscia custoditi nella base della Maddalena, in Sardegna. Ora sulla vicenda c'è il segreto di Stato imposto dalla presidenza del Consiglio e l'inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Tempio-Pausania, per capire che fine abbia fatto quell'arsenale sequestrato alla Jadran Express nel 1994.
La vicenda ha inizio nel maggio scorso, quando il quotidiano sardo 'La Nuova Sardegna' scopre che ''un ingente carico di materiale bellico, già oggetto di inchieste della magistratura sul traffico internazionale di armi, è stato trasferito da depositi sotterranei nell'Isola di Santo Stefano utilizzando navi passeggeri della Saremar e della Tirrenia, dalla Sardegna a Civitavecchia''. Un carico di armi custodito per 17 anni nei sotterranei della marina militare e, sembra, trasportato su navi di linea dalla Sardegna a Civitavecchia.
''L'enorme carico di armi - scrivono in un'interrogazione i consiglieri regionali della Sardegna del gruppo Sel-Comunistas-Indipendentistas, Claudia Zuncheddu, Luciano Uras, Raduan Ben Amara, Giorgio Cugusi e Carlo Sechi -, fu sequestrato nel 1994 nel Mediterraneo, perché destinato a rifornire il traffico clandestino di materiale bellico, e conta 30mila fucili d'assalto Ak, 47.150.000 caricatori, 32 milioni di proiettili in calibro 7,62x33,5 mila Bm 21 da 122 mm, 50 lanciatori e 400 razzi anticarro Rpg''.
I consiglieri chiedono quindi al presidente della Regione sarda, Ugo Cappellacci, se fosse a conoscenza della vicenda, ma il governatore non può rispondere, considerato che non è sua competenza.
Non si parla e non si commenta proprio perché la vicenda è coperta dal segreto di Stato e perché è in corso un'indagine.
Fu una 'soffiata' ai servizi a consentire il blocco di una nave nel Mediterraneo con l'ingente carico d'armi che venne confiscato nel 1994 durante un blitz Nato nel canale d'Otranto. Intervenne la magistratura di Brindisi, la Dia, poi la Procura di Torino. Il carico era destinato a non identificati fazioni in guerra della guerra nei Balcani, presumibilmente per i croati. La nave Jadran Express trasportava 30 mila Ak-47 (30mila), 32 milioni di proiettili, di razzi (5.028 katiuscia) e di missili (400, con annesse 50 postazioni di tiro). Tutti di fabbricazione ex sovietica.
Sembrerebbe che il 17 maggio scorso l'arsenale sarebbe stato trasferito in quattro container del Genio, poi caricato su un traghetto Saremar, e da Palau, ''sotto scorta di militari a bordo di automezzi targati Marina militare, il viaggio del convoglio sia proseguito verso Olbia. Dove, all'Isola Bianca, i container sarebbero stati fatti salire insieme con gli ultimi mezzi, alla fine delle operazioni di carico di tutti i veicoli, su una nave Tirrenia con 700 passeggeri''. (fonte Giornale Radio RAI)
Il mistero dei missili e delle armi ''scomparse'' dall’arcipelago sardo, sul quale è in corso un'inchiesta della magistratura e su cui il governo ha apposto il segreto di Stato, ''è una questione che riguarda le autorità italiane, non la Nato''. Lo ha detto la portavoce dell'Alleanza atlantica, Oana Lungescu, sulle notizie di stampa secondo le quali le armi, confiscate dalla Nato nel 1994, sarebbero state trasportate in maggio via nave fino a Civitavecchia
Giallo sulla scomparsa di 400 missili, razzi anticarro e katiuscia custoditi nella base della Maddalena, in Sardegna. Ora sulla vicenda c'è il segreto di Stato imposto dalla presidenza del Consiglio e l'inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Tempio-Pausania, per capire che fine abbia fatto quell'arsenale sequestrato alla Jadran Express nel 1994.
La vicenda ha inizio nel maggio scorso, quando il quotidiano sardo 'La Nuova Sardegna' scopre che ''un ingente carico di materiale bellico, già oggetto di inchieste della magistratura sul traffico internazionale di armi, è stato trasferito da depositi sotterranei nell'Isola di Santo Stefano utilizzando navi passeggeri della Saremar e della Tirrenia, dalla Sardegna a Civitavecchia''. Un carico di armi custodito per 17 anni nei sotterranei della marina militare e, sembra, trasportato su navi di linea dalla Sardegna a Civitavecchia.
''L'enorme carico di armi - scrivono in un'interrogazione i consiglieri regionali della Sardegna del gruppo Sel-Comunistas-Indipendentistas, Claudia Zuncheddu, Luciano Uras, Raduan Ben Amara, Giorgio Cugusi e Carlo Sechi -, fu sequestrato nel 1994 nel Mediterraneo, perché destinato a rifornire il traffico clandestino di materiale bellico, e conta 30mila fucili d'assalto Ak, 47.150.000 caricatori, 32 milioni di proiettili in calibro 7,62x33,5 mila Bm 21 da 122 mm, 50 lanciatori e 400 razzi anticarro Rpg''.
I consiglieri chiedono quindi al presidente della Regione sarda, Ugo Cappellacci, se fosse a conoscenza della vicenda, ma il governatore non può rispondere, considerato che non è sua competenza.
Non si parla e non si commenta proprio perché la vicenda è coperta dal segreto di Stato e perché è in corso un'indagine.
Fu una 'soffiata' ai servizi a consentire il blocco di una nave nel Mediterraneo con l'ingente carico d'armi che venne confiscato nel 1994 durante un blitz Nato nel canale d'Otranto. Intervenne la magistratura di Brindisi, la Dia, poi la Procura di Torino. Il carico era destinato a non identificati fazioni in guerra della guerra nei Balcani, presumibilmente per i croati. La nave Jadran Express trasportava 30 mila Ak-47 (30mila), 32 milioni di proiettili, di razzi (5.028 katiuscia) e di missili (400, con annesse 50 postazioni di tiro). Tutti di fabbricazione ex sovietica.
Sembrerebbe che il 17 maggio scorso l'arsenale sarebbe stato trasferito in quattro container del Genio, poi caricato su un traghetto Saremar, e da Palau, ''sotto scorta di militari a bordo di automezzi targati Marina militare, il viaggio del convoglio sia proseguito verso Olbia. Dove, all'Isola Bianca, i container sarebbero stati fatti salire insieme con gli ultimi mezzi, alla fine delle operazioni di carico di tutti i veicoli, su una nave Tirrenia con 700 passeggeri''. (fonte Giornale Radio RAI)
Bartleby - 20/7/2011 - 08:30
×
Album "Bill McAdoo Sings with Guitar"
With Pete Seeger on banjo.
Tune: "Go Down You Murderers" di Ewan McColl, meglio conosciuta con il titolo di The Ballad Of Tim Evans.
Rinvio alla canzone Caryl Chessman di Lorenzo De Antiquis per chi volesse sapere della storia di questo personaggio, Caryl Chessman, condannato a morte nel 1948 per rapina, sequestro e stupro e "giustiziato" 12 anni dopo benchè la sua colpevolezza non fosse affatto certa e nonostante la mobilitazione in suo favore del movimento per l'abolizione della pena di morte... Mi soffermerei qui soltanto sulla terzultima e penultima strofa, quella in cui Bill McAdoo, volutamente senza entrare nel merito dell'innocenza o colpevolezza di Chessman, ricorda come nessun trafficante di armi sia mai stato mandato a morte, e così nemmeno tanti ufficiali nazisti, responsabili di crimini di guerra, che all'indomani della fine del secondo conflitto mondiale furono reintegrati nelle forze armate della Germania occidentale, o si riciclarono in politica o negli affari, oppure fecero nuove fulgide carriere al servizio degli americani... "Un omicidio è delinquenza, un milione è eroismo. Il numero legalizza, mio caro amico", faceva dire Charlie Chaplin a Monsieur Verdoux sotto al patibolo...