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Dio è morto

Francesco Guccini
Lingua: Italiano


Francesco Guccini

Lista delle versioni e commenti


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[marzo 1965/March 1965]
Testo e musica di Francesco Guccini
Lyrics and Music by Francesco Guccini
Primi interpreti: I Nomadi nel 1967
Altri interpreti: Caterina Caselli (1967), I Profeti, Luciano Ligabue (Tributo ad Augusto, 1995), Ornella Vanoni (2001), Fiorella Mannoia (2007), Luf (2012), Gianna Nannini (2015), Claudio Baglioni e Ligabue (Sanremo 2019), Zucchero (2020 - Note di Viaggio – capitolo 2: non vi succederà niente).

 La prima incisione di "Dio è morto" dei Nomadi aveva il punto interrogativo in fondo al titolo!
La prima incisione di "Dio è morto" dei Nomadi aveva il punto interrogativo in fondo al titolo!
Sebbene sia del '65, questa canzone non fu inclusa in "Folk beat n. 1" ma venne portata al successo dai Nomadi. E Guccini la canterà in pubblico soltanto dieci anni dopo, proprio insieme al celebre gruppo modenese.
Dio è morto "parla apertamente di corruzione e meschinità, di falsi miti e di falsi dei. È una canzone importante, [...] che apre la canzone di protesta italiana a temi ulteriori rispetto a quello del pacifismo, e più precisamente veicola un'opposizione radicale all'autoritarismo, all'arrivismo, al carrierismo, al conformismo" [P. Jachia, Francesco Guccini, Editori Riuniti, Roma 2002, p. 30].
Equivocando sul titolo (che richiama la celebre espressione nietzschiana) e fraintendendo il significato del testo, la Rai censurò questo brano che rappresenta uno dei vertici, non solo della produzione gucciniana, ma dell'intera canzone d'autore italiana. Il sospetto di blasfemia per quanto riguarda questa canzone può infiltrarsi soltanto in una mente ottusa e "malata" (anche se, dicendo ciò, non ho alcuna intenzione di offendere i responsabili di quella censura): ne sia prova il fatto che Dio è morto venne invece trasmessa da Radio Vaticana. Perché? Perché qualche persona intelligente aveva compreso che la canzone in realtà non celebra la morte di Dio ma proclama la necessità di una nuova rinascita spirituale e morale, e rappresenta una critica al "perbenismo interessato", al falso moralismo, all'imperante ipocrisia, al vuoto consumismo, al becero edonismo: e per capire tutto ciò basta fare attenzione alla chiusa, dove di Dio (e non di falsi idoli) si dice apertamente che "è risorto".
In fondo, la "morte di Dio" si è manifestata (si manifesta?) "nelle auto prese a rate... nei miti dell'estate... nei campi di sterminio... coi miti della razza... con gli odi di partito"; ma l'autore pensa che la sua generazione (ed essa con lui, vorrei dire) è preparata

a un mondo nuovo a una speranza appena nata
ad un futuro che ha già in mano a una rivolta senza armi
perché noi tutti ormai sappiamo
che se Dio muore è per tre giorni e poi risorge.
In ciò che noi crediamo Dio è risorto
in ciò che noi vogliamo Dio è risorto
nel mondo che faremo Dio è risorto.


Dio è morto


La ripresa anaforica finale, l'insistenza sulla "resurrezione" di Dio (cioè sull'esigenza di valori etici, e comunque non dogmatici e definitivi), non suona retorica perché se ne avverte la verità profonda, come del resto dimostra una dichiarazione dello stesso Guccini: "Aggiunsi una speranza finale non perché la canzone finisse bene, ma perché la speranza covava veramente".
Vorrei chiudere questa breve analisi citando ancora Jachia, il cui libro è davvero prezioso e fondamentale per capire a fondo l'ideologia e la poesia di Francesco Guccini. Scrive dunque l'autore: "Questa canzone, ma in realtà ogni sua canzone di questo e degli altri dischi, è così non solo una trincea di resistenza etica, umana e civile rispetto all'immoralità politica dominante nel mondo e in Italia, ma veicola al suo interno un'organizzazione logico-estetica capace di sopravvivere al passare delle stagioni e delle mode e alle facili strumentalizzazioni politiche. Non stupisce quindi, ad esempio, il continuo apprezzamento di Auschwitz e Dio è morto da parte dei giovani, laici e cattolici, susseguitisi in questi trentacinque anni" [cit., pp. 31-32].
Ma vorrei chiudere davvero con le parole che lo stesso Guccini ha usati per questi due evergreen: "A volte mi chiedo come Auschwitz o Dio è morto, canzoni scritte nel 1964-66, piacciano ancora così tanto e appaiano sempre attuali... Il merito però, devo dire, non è del tutto mio ma degli sponsor di queste canzoni, i razzisti e gli imbecilli che, a quanto pare, tornano periodicamente alla ribalta".

Giuseppe Cirigliano
da: http://www.giuseppecirigliano.it/GuccioDiomorto.htm


L'incipit della canzone è una chiara citazione del famoso poema Howl (Urlo) del poeta beat Allen Ginsberg.

A proposito della vicenda della censura della RAI ma non di Radio Vaticana va senz'altro ricordato che a favore della canzone si pronunciò addirittura papa Paolo VI, che definì il testo un lodevole esempio di esortazione alla pace e al ritorno a giusti e sani principi morali.


Il testo che segue è quello cantato dai Nomadi nella prima esecuzione, le versioni poi cantate dal vivo da Guccini presentano qualche variazione nella prima strofa (o forse è lui che si sbaglia!) tipo "lungo le strade che dal vino son bagnate / lungo le nuvole di fumo".
Ho visto
la gente della mia età andare via
lungo le strade che non portano mai a niente
cercare il sogno che conduce alla pazzia
nella ricerca di qualcosa che non trovano
nel mondo che hanno già
dentro le notti che dal vino son bagnate
dentro le stanze da pastiglie trasformate
dentro le nuvole di fumo
nel mondo fatto di città
essere contro od ingoiare
la nostra stanca civiltà.
e un dio che è morto
ai bordi delle strade, dio è morto
nelle auto prese a rate, dio è morto
nei miti dell'estate, dio è morto.

Mi han detto
che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso han mascherato con la fede
nei miti eterni della patria e dell'eroe
perché è venuto ormai il momento di negare
tutto ciò che è falsità
le fedi fatte di abitudini e paura
una politica che è solo far carriera
il perbenismo interessato
la dignità fatta di vuoto
l'ipocrisia di chi sta sempre
con la ragione e mai col torto.
e un dio che è morto
nei campi di sterminio, dio è morto
coi miti della razza, dio è morto
con gli odi di partito, dio è morto.

Ma penso
che questa mia generazione è preparata
a un mondo nuovo e a una speranza appena nata
ad un futuro che ha già in mano,
a una rivolta senza armi
perché noi tutti ormai sappiamo
che se dio muore è per tre giorni
e poi risorge.
In ciò che noi crediamo dio è risorto,
in ciò che noi vogliamo dio è risorto,
nel mondo che faremo dio è risorto!

inviata da Lorenzo Masetti e Riccardo Venturi - 2/6/2005 - 08:14




Lingua: Inglese

Versione inglese di Alice Bellesi
GOD IS DEAD

I have seen
folks of my age going away
by nowhere leading roads
looking for the dream that leads to madness
in search of something they cannot find
in the word they have yet
in the nights wet with wine
in the rooms trasformed by pills
in the clouds of smoke
in the world made of cities
to be against or to swallow up
our weary civilization.
It's a God who's dead
at the edges of the roads, God is dead
in the hired cars, God is dead
in the summer myths, God is dead.

They've told me
this generation of mine doesn't believe
in what is often masked by faith
in the eternal myths of country and of hero
because now it has come the time of denying
all that's falseness
faiths made by habits and fears
politics that's only making good
interested respectability
dignity made of emptiness
hypocrisy of them who are
always right and never wrong.
It's a God who's dead
in the concentration camps, God is dead
with the myths of race, God is dead
with the party hatreds, God is dead.

But I think
this generation of mine is prepared
for a new world and for a new born hope
for a future yet in our hands,
for a weaponless revolution
because we all are knowing
that if God dies it's for three days
and then he rises.
In what we all believe God is risen,
In what we all wish God is risen,
in the world we'll make God is risen!

inviata da Alice Bellesi - 20/4/2009 - 16:57




Lingua: Francese

Versione francese di Riccardo Venturi
Version française de Riccardo Venturi
Marina di Campo, Isola d'Elba / Ile d'Elbe
3 giugno / 3 juin 2005
DIEU EST MORT

J’ai vu
les gens de mon âge qui partaient
sur les chemins qui ne mènent jamais à rien
chercher le rêve qui mène à la folie
à la recherche de ce qu’ils ne trouvent pas
dans le monde qu’ils ont déjà
dans les nuits qu’on arrose de pinard,
dans les chambres qu’on transforme aux pastilles
dans les nuages de fumée
dans le monde fait de cités
s’opposer ou puis avaler
notre société fatiguée.
C’est un Dieu qui est mort
au bord des chemins, Dieu est mort
dans les autos achetées à rates, Dieu est mort
dans les mythes de l’été Dieu est mort.

On m’a dit
que ma génération ne croit plus maintenant
en ce que trop souvent on masque par la foi
en les mythes éternels de la patrie et du héros
et que le temps est venu de nier et refuser
tout ce qu’il y a de faux,
les fois faites d’habitudes et de peur,
la politique qui n’est que faire carrière,
le faux-culisme des bienpensants
la dignité vidée de sens
l’hypocrisie de ceux qui ont toujours
raison et jamais tort.
C’est un Dieu qui est mort
dans les lagers nazistes Dieu est mort
dans les mythes racistes Dieu est mort
dans la haine des partis Dieu est mort.

Mais je pense
que ma génération est préparée
à un nouveau monde, à un espoir qui vient de naître
à l’avenir qu’elle à dans ses mains
à une révolutions sans armes
car tous nous savons déjà
que Dieu ne meurt que pendant trois jours
et puis il renaît.
Dans ce que nous croyons, Dieu renaît,
dans ce que nous voulons, Dieu renaît
dans le monde que nous ferons, Dieu renaît.

3/6/2005 - 19:54




Lingua: Tedesco

Versione tedesca di Riccardo Venturi
Deutsche Fassung von Riccardo Venturi
Marina di Campo, Isola d'Elba/Insel Elba
2 giugno 2005 / 2. Juni 2005

Diese Übersetzung widme ich Manuela mit Liebe.
GOTT IST TOT

Gesehen
hab' ich die Leute meines Alters wegfliehen
auf Strassen, die immer zum Nichts führen,
suchen den Traum, der zum Wahnsinn führt
und suchen etwas, das sie nie finden können
in der Welt, die sie schon haben
in den Nächten mit Wein durchbesoffen,
in den Zimmern von Pastillen umgestaltet
in den Rauchwolken, in der Welt
die nur aus Städten besteht
zum Widerstand! Und mal hinaus
mit unsrer müden Gesellschaft!
's ist ein toter Gott,
an den Strassenrändern, Gott ist tot
in ratengekauften Autos, Gott ist tot
in den Sommermythen, Gott ist tot.

Gesagt
hat man mir, meine Generation glaube nicht
allem, was oft mit Glaube verkleidet ist
den ewigen Mythen des Vaterlands und der Helden
weil es die Zeit ist, zu verneinen und zu weigern
alles, was nur Falschheit ist!
Die Glaube aus Furcht und Gewohnheit bestehend
die Politik, die nur ist Karriere zu machen,
die gierige Kleinbürgerlichkeit,
die Würde nur als leerer Begriff,
die Heuchelei deren, die ständig
Recht haben wollen, und nie Unrecht.
's ist ein toter Gott,
in den Nazilagern, Gott ist tot
mit dem Rassenwahnsinn, Gott ist tot
mit dem Parteihass, Gott ist tot.

Ich denke
meine Generation sei doch bereit
zur neuen Welt, zu einer neugeborenen Hoffnung
zur Zukunft, die sie schon in den Händen hält,
zu einer waffenlosen Revolution
weil wir alle schon's wohl wissen,
dass Gott nur drei Tage tot bleibt
und dann aufersteht!
In dem, wem wir glauben, Gott ersteht auf!
in dem, was wir wollen, Gott ersteht auf!
in der Welt, die wir machen, Gott ersteht auf!

2/6/2005 - 10:02




Lingua: Esperanto

Versione in esperanto di Giuseppe Castelli
DIO MORTIS

Mi vidis
homojn de mia sama aĝo, kiuj iris
laŭ tiuj vojoj kondukantaj al nenio;
ilia revo al frenezo ilin tiris,
dum ili serĉis tiun ion netroveblan
en ĉi tiu laca mond',
laŭ noktoj kiujn malsekigas alkoholo,
en tiuj ĉambroj transformitaj per pilolo,
en tiu ĉi tutmonda urbo, ties nuboj, ties fum',
ĉu kontraŭstari aŭ engluti nian civilecon plu?
Kaj Dio mortis,
ĉe l' randoj de la stratoj Dio mortis,
ĉe l' partpagitaj aŭtoj Dio mortis,
ĉe la someraj mitoj Dio mortis.

Mi aŭdis
ke tiu ĉi generacio ne plu kredas
je ĉio, kio de tro longe nin obsedas,
eternaj mitoj de herooj kaj patrujo,
ĉar estas tempo jam por nei la malveron,
ĉiujn kredojn tiajn ĉi,
kredojn faritajn el kutim' kaj malespero,
la politikon nuriĝintan kariero,
la dignon plenan je malpleno,
la burĝan penon por la mono,
la hipokriton de l' fidelaj
subtenantoj de la bono;
kaj Dio mortis,
en ĉiu koncentrejo Dio mortis,
kun ĉiu rasa mito Dio mortis,
en ĉiu partiejo Dio mortis.

Mi pensas
ke tiu ĉi generacio estas preta
por nova mondo, por espero ĵus naskita,
por estonteco jam ĉemana, por senarmilaj ribel-agoj,
ĉar ĉiuj ni jam scias bone ke Dio mortas dum tri tagoj
kaj revivas,
en nia nura kredo Dio vivas,
en nia nura volo Dio vivas,
en la morgaŭa mondo Dio vivas.

2/6/2005 - 11:51




Lingua: Russo

Versione russa da questa pagina
БОГ МЕРТБ

Я видел
как мои ровесники уходят прочь
вдоль дорог, что ни к чему никогда не ведут,
искать мечту, которая ведет к безумию,
в поиске чего-то, чего они не находят
в том мире, что у них есть сейчас
В ночах, что омыты вином,
в комнатах, что из-за таблеток видятся иначе
Вдоль облаков из мирского дыма,
выброшенного городом
будучи против того, чтобы
терпеть нашу уставшую цивилизацию

А Бог мертв
На бордюрах дорог Бог мертв
В авто, взятых под процент Бог мертв
В выдумках лета Бог мертв...

Мне сказали,
что это мое поколение теперь не верит
в то, что часто скрыто за верой,
во всеобщие мифы о родине или герое,
потому что сейчас пришло время не принимать
все то, что ложно
Убеждения, возникшие из-за привычки и страха
Политику, что всего лишь построение карьеры
Показную заинтересованность,
достоинство, сотканное из пустоты,
лицемерие того, кто всегда на стороне правого,
и никогда — допустившего ошибку

А Бог мертв
В лагерях смерти Бог мертв
Вместе с выдумками о расах Бог мертв
Вместе с партийной ненавистью Бог мертв

Но я думаю,
что это мое поколение готово
к новому миру и к только что появившейся надежде
на будущее, что у него уже в руках,
на мятеж без оружия,
потому что все мы сейчас знаем,
что если Бог умирает, так это на три дня,
а потом он воскресает

В том, во что мы верим Бог жив,
В том, чего мы хотим Бог жив,
в мире, который мы создадим Бог будет жив...

inviata da DonQuijote82 - 31/8/2011 - 13:47




Lingua: Finlandese

Traduzione finlandese / Finnish translation / Suomennos: Juha Rämö
JUMALA ON KUOLLUT

Olen nähnyt
ikäisteni ihmisten kiirehtivän eteenpäin
kaduilla, jotka eivät koskaan johda mihinkään,
tavoittelevan unelmaa, joka vie hulluuteen
ja etsivän jotain, mitä eivät koskaan pysty löytämään
maailmassa, joka heillä jo on,
viininhuuruisissa öissä,
pillerien voimalla uudistetuissa huoneissa,
savupilvissä, maailmassa,
jossa on pelkkiä kaupunkeja,
kieltävän tai nielevän
tämän väsyneen yhteiskuntamme.
Jumala on kuollut,
teiden varsilla Jumala on kuollut,
osamaksulla hankituissa autoissa Jumala on kuollut,
kesän myyteissä Jumala on kuollut.

Minulle on sanottu,
että sukupolveni ei usko
kaikkea, mikä on verhottu uskontoon,
ikuisiin myytteihin isänmaasta ja sankareista,
koska on jo aika kieltää
kaikki, mikä on pelkkää valhetta!
Usko, joka kumpuaa pelosta ja tottumuksesta,
politiikka, jonka varjolla luodaan uraa,
ahne pikkuporvarillisuus,
arvokkuus tyhjänä sanahelinänä,
hurskastelevat puheet niiden suusta, jotka
ovat aina oikeassa eivätkä koskaan väärässä.
Jumala on kuollut,
keskitysleireissä Jumala on kuollut,
rotusorrossa Jumala on kuollut,
puolueitten vihassa Jumala on kuollut.

Minä uskon,
että sukupolveni on valmis
uuteen maailmaan, uudelleen syntyneeseen toivoon,
tulevaisuuteen, joka sillä jo on käsissään,
aseettomaan vallankumoukseen,
koska me kaikki tiedämme,
että Jumala on kuollut vain kolme päivää
ja nousee sen jälkeen kuolleista.
Siinä, keihin me uskomme, Jumala on nouseva kuolleista,
siinä, mitä me haluamme, Jumala on nouseva kuolleista,
siinä maailmassa, minkä me rakennamme, Jumala on nouseva kuolleista.

inviata da Juha Rämö - 19/7/2015 - 10:47




Lingua: Polacco

Traduzione polacca di Agnieszka da Lyrics Translate
BÓG UMARŁ

Widziałem
ludzi w moim wieku, którzy odchodzili
drogami prowadzącymi zawsze donikąd,
gonili za marzeniem wiodącym do szaleństwa,
w poszukiwaniu czegoś, czego nie znajdują
w świecie, który już mają,
w nocach skąpanych w winie,
w pokojach zniekształconych przez pastylki,
w oparach dymu,
w świecie zbudowanym z miast,
sprzeciwiali się lub wchłaniali
naszą zmęczoną cywilizację.
To Bóg, który umarł
na poboczach dróg, Bóg umarł
w samochodach kupionych na raty, Bóg umarł
w letnich bajaniach, Bóg umarł.

Powiedzieli mi,
że moje pokolenie już nie wierzy
w to, co często maskowane jest wiarą,
w wieczne mity o ojczyźnie i bohaterach,
bo nadeszła już chwila, by zanegować
wszystko to, co jest fałszem:
wierzenia wykreowane przez zwyczaje i strach,
politykę, która jest tylko karierowiczostwem,
interesowny konformizm,
czczą godność,
hipokryzję tych, którzy zawsze
mają rację i nigdy się nie mylą.
To Bóg, który umarł
w obozach zagłady, Bóg umarł
w wyniku rasistowskich mitów, Bóg umarł
w wyniku partyjnych nienawiści, Bóg umarł.

Myślę jednak,
że to moje pokolenie jest przygotowane
na nowy świat i nowo narodzoną nadzieję,
na przyszłość, którą ma już w dłoni,
na rewolucję bez broni,
bo my wszyscy przecież wiemy,
że jeśli Bóg umiera, to tylko na trzy dni,
a potem zmartwychwstaje.
W naszych wierzeniach Bóg zmartwychwstaje;
w naszych pragnieniach Bóg zmartwychwstaje;
w świecie, który stworzymy, Bóg zmartwychwstaje...

6/5/2020 - 22:13


IL GIALLO DELLA COPERTINA DEL TIME
La copertina del Time dell'8 aprile 1966
La copertina del Time dell'8 aprile 1966

Facendo un po' di ricerche per le CCG ho trovato che l'ispirazione del titolo "Dio è morto" viene, oltre che da Nietzsche naturalmente, da una copertina del Time che titolava appunto "God is dead". Facendo un po' di ricerche (sul sito del Time si trovano tutte le copertine) ho trovato che la copertina cui si fa riferimento dovrebbe essere quella che potete ammirare qui:

http://en.wikipedia.org/wiki/God_is_dead

che però pone la frase in forma interrogativa "Is God dead?"
Questo non sarebbe un problema, se non fosse che poi le date non tornano: infatti la copertina è dell'8 aprile 1966 mentre la canzone "Dio è morto" è stata scritta, secondo quanto c'è scritto su "quasi come Dumas" nel marzo 1965. Quindi, o è un caso profetico (ma mai ai livelli di "Disastro aereo sul canale di Sicilia" di De Gregori, incisa quattro anni prima della strage di Ustica!) o, evidentemente, la notizia dell'ispirazione dal Time è falsa. Oppure è sbagliata la data della canzone. Oppure esiste un'altra copertina del Time che però non ho trovato.

Chi sa risolvere il giallo?

(Post di Lorenzo Masetti su news:it.fan.musica.guccini del 6 giugno 2005)

Lorenzo Masetti [tramite Riccardo Venturi sempre all'erta] - 6/6/2005 - 21:50


IL GIALLO DELLA COPERTINA DEL TIME: POSSIBILI SOLUZIONI

Potrebbe trattarsi di una somma di errori: la data della canzone potrebbe essere posteriore di qualche mese, e Guccini potrebbe aver "fuso" nel ricordo questo articolo interessante che aveva letto nel '65 con la poi celebre copertina del 66.

(il grande Ciofanskj)

7/6/2005 - 14:45


Come mai i Nomadi e Guccini si sono ispirati in parte a Nietzsche, che certamente non è un filosofo di sinistra? Comunque ottima la documentazione riguardante questa canzone.

Willy - 26/6/2006 - 11:13


Perché anche Nietzsche per criticare la società del suo tempo (metà '800) aveva annunciato, metaforicamente, "Dio è morto", solo che al posto della resurrezione di un dio nuovo, lui ha preannunciato la venuta dell'oltreuomo, che Hitler ha identificato con la razza ariana.

matteo88 - 19/6/2007 - 21:33


Non è molto corretto parlare di Nietzsche come filosofo di destra o di sinistra. La sua filosofia è apolitica. I messaggi che vuole portare a tutta l'umanità vanno al di la' dei semplici schieramenti politici.
In ogni caso, questa canzone è davvero profonda e bellissima, Guccini è stato molto in gamba.

Giuseppe - 2/3/2008 - 16:09


Petit commentaire en forme de dialogue à propos de la mort de Dieu
entre Marco Valdo M.I. et Lucien l'âne.


C'est pas pour dire, cette histoire de Guccini, Nietzsche et autres supputations à propos de l'éventuelle mort de Dieu ou des Dieux, me paraît assez fantaisiste.

Je suis bien d'accord, dit l'âne Lucien. Je veux bien penser que tout va vers sa mort inéluctable. Moi, par exemple, j'y vais d'un pas lent; comme Georges Brassens, je prends le chemin des écoliers, je fais des détours, j'y mets le temps. Mais, suis-moi bien, Marco Valdo M.I., mon ami, je ne peux avoir la chance ou le malheur (c'est selon comment on la regarde, la mort...) de mourir que parce que je suis vivant. Mais, dis-moi, mon bon ami, as-tu jamais vu un Dieu vivant... Pour cela, il eût dû naître, ce qui est proprement invérifiable.
Dunque, selon toi, Dieu ne peut pas mourir et a fortiori, être mort.

Oui, mais... pour ce qui est de Nietzsche, le Dieu qu'il fait ainsi mourir est purement philosophique et il n'a jamais existé que comme entité métaphysique, autant dire rien. La mort de Dieu est un jeu de mots.

Somme toute, dit Lucien l'âne, ce dieu-là, bref, Dieu, ce ne doit donc être qu'une proposition théorique...

Théorique, en effet, c'est le mot. Dieu est une pure proposition théorique qui n'a jamais eu d'existence que dans le cerveau de penseurs égarés. En somme et pour conclure, Dieu (et les Dieux, en général), c'est comme le sexe des anges... Pendant qu'on en discute, la ville brûle...

Ainsi parlait Marco Valdo M.I.

Marco Valdo M.I. - 15/6/2009 - 15:17


Complément énigmatique de Lucien l'âne

Si l'espoir réside en Dieu, autant se suicider tout de suite...

Lucien l'âne

Marco Valdo M.I. - 15/6/2009 - 15:26




Lingua: Italiano

Questa la versione dei NoBraino

una cover, un omaggio, una versione ben più "terrena", più "nichilista", più "disperata"
ancora una canzone trascritta da un live, con qualche parola mancante: l'intro e la canzone

DIO E' MORTO

Guardiamo gente che sta andando via
queste strade non portano a niente
né al sogno né alla follia
cercare nulla e trovarne un'infinità
su queste strade bagnate di vino
trasformate da sostanze ...
come di stupidi eroi da inseguire
essere contro per stare in una metà
morti, ai bordi delle strade,
morti, nelle auto prese a rate,
morti, nei centri commerciali,
morti, nel mondo delle case,
morti, morti.

Persi nel vento che gonfia gli incendi
perdiamo sangue, versiamo benzina
creiamo il panico che ci sorprende
stiamo inseguendo, stanno inseguendoci
verso il terno, viviamo il momento
cerchiamo il verde, versiamo cemento
per dare senso alla contraddizione
cambiamo il senso del senso di verità
morti, ai bordi delle strade,
morti, nelle auto prese a rate,
morti, nei centri commerciali,
morti, nel mondo delle case,
morti, smarriti o ritardati,
morti, nei reality d'azione,
morti, di maleducazione
morti, per farvi un ospedale
morti, di ipocrisie avariate
morti, di noia addolorare
morti, di chi dovrà aspettare
morti, aspettando di cambiare
morti, aspettando di cambiare
morti, aspettando di cambiare
morti, aspettando di cambiare
morti, aspettando di cambiare
morti, aspettando di cambiare
morti, aspettando di cambiare
morti, morti.

inviata da DonQuijote82 - 15/6/2011 - 08:52


2012
I luf cantano Guccini
luf

Certo che si può sempre dire che "Dio è morto" non ha nessun bisogno di essere rifatta. E' perfetta così. Cristallizzata nella versione di Augusto Daolio e dei Nomadi di quasi 50 anni fa (47 per la precisione). Tanto che anche i rifacimenti dello stesso Guccini non hanno aggiunto niente. Ma provate ad ascoltarla."Dio è morto" non è che uno degli undici capitoli in cui si dipana questa "Guccineide", ma l'ho citato non a caso subito, perché è forse la canzone che ha subito la trasformazione più profonda e peraltro azzeccata. Se facciamo la tara delle parole, potrebbe anche trattarsi di una canzone del tutto nuova. Il plagio lo concedono solo con prove maggiori. La musica resta sospesa e in sottofondo, dando la sensazione di una tensione crescente, mentre Canossi salmodia il celebre testo, facendone una sorta di preghiera laica, sommessa e intensa. Più che un urlo di rivolta come era nella celebre versione del 1965. E se un gruppo riesce a salvarsi l'anima rifacendo "Dio è morto", uno dei classici immortali, per quale motivo non dovrebbe passare a pieni voti l'intera operazione?

donquijote82 - 20/5/2014 - 10:23


Perfetta per essere proposta sul palco di una celebrazione religiosa che celebra santi e madonne. La caterò domani sera ponendo l'accento su come non si realizzò allora il nostro sogno (non si è mai realizzato) né si realizzerà mai se non faremo nostre i versi della terza strofa. Perfetta. Qualche commento sopra ho letto ... resurrezione di un dio nuovo, lui ha preannunciato la venuta dell'oltreuomo, che Hitler ha identificato con la razza ariana.Purtroppo il commento è di anni addietro e sappiamo invece come bisognerà riscrivere la storia e riposizionare buoni e cattivi. Il piano della razza paneuropea fu di Kalergi e Hitler cercò di ostacolarla in ogni modo appena seppe dell'aiuto e dell'accordo con Francia ed Inghilterra. Nessun arianesimo se non inteso come protezione del genoma europeo contro la contaminazione e la soppressione delle razze nazionali (compresa l'italica). Durissimo da accettare ma i libri di storia sono scritti dai vincitori e da chi ha i mezzi. Grazie dell'ospitalità

Giorgio Carana - 29/6/2015 - 23:41


Ma 'sto delirio qua sopra sulla razza ariana!?!

Bernart Bartleby - 30/6/2015 - 14:44


Diciamo che 'sto sito a volte si fa notare per ospitare esemplari umani abbastanza curiosi. Come si suol dire: Dio è morto, Marx è morto e qualcuno non si sente molto bene...

Riccardo Venturi - 1/7/2015 - 00:17


Visto che nessuno lo ha mai fatto notare (non solo qui su internet, ma nemmeno nei numerosi libri scritti su Guccini o negli articoli di riviste e giornali), lo faccio io.
La versione della Caselli, peraltro uscita in contemporanea con quella dei Nomadi visto che l'album da cui è tratta, "Diamoci del tu", viene pubblicato in aprile 1967 quindi nello stesso mese, ha alcune differenze nel testo. La prima è il verso "dentro le notti che dal vino son bagnate", che per la Caselli diventa "lungo le notti che dal vino son bagnate" (come a volte lo stesso Guccini la canta). La più interessante è sicuramente "in ciò che spesso han mascherato con la fede", che nell'album della cantante diventa invece "Negli immortali sacri dogmi della fede": il significato sicuramente cambia, diventando a mio parere più specifico...e chissà quale dei due versi è quello originale, al di là di ciò che poi in seguito ha cantato Guccini. Infine nel finale il verso "In ciò che noi crediamo, Dio è risorto" diventa "In una fede nuova, Dio è risorto": anche qui il significato cambia.

Diamoci del tu

Vito Vita - 15/6/2017 - 01:48


Certo che l'arrangiamento della versione della Caselli è abbastanza terribile anche se la voce, nonostante tutto, regge. Credo che non sia un caso se la versione che è generalmente ricordata e che ha fatto storia sia stata quella dei Nomadi.

Lorenzo - 17/6/2017 - 00:43


Il testo di questa che è una delle canzoni più famose di Guccini è abbastanza variabile, sia nelle versioni dei numerosi interpreti che in quelle dell'autore. Ho ricontrollato però il testo con quello riportato nel nuovo libro curato da Gabriella Fenocchio con introduzione e commento alle canzoni di Guccini e ho corretto alcuni punti:

1) nella prima strofa "essere contro od ingoiare / la nostra stanca civiltà / e un dio che è morto" e non "è un dio che è morto" (di conseguenza anche le traduzioni andrebbero cambiate, ad es. " It's a God who's dead" o "c'est un dieu qui est mort").

2) Tolte le maiuscole a Dio perché la canzone parla della "morte di dio, un dio con la minuscola, come l'autore ha tenuto a precisare, simbolo di un'autenticità alternativa alle finzioni, della quale una generazione insoddisfatta e tesa verso un "mondo nuovo" sente il dovere di denunciare il tradimento"

Il volume citato riporta anche i versi di una strofa poi eliminata, chiaramente ispirata a Howl di Allen Ginsberg che recitava "Ho visto la gente migliore / della mia generazione/ nelle strade di automobili/ morire sull'asfalto/ morire nel cemento/ sparire nelle notti/ non credere all'amore/ non credere più in niente/ perché la civiltà delle macchine/ ha divorato tutto/ non abbiamo più regole/ per ciò che è dritto o storto/ 21 pollici a rate/ hanno cambiato il mondo".

Lorenzo - 8/11/2018 - 22:46


Quando Dio morì sul serio
dell'Anonimo Toscano del XXI Secolo

Dio è morto: il celeberrimo aforisma di Friedrich Nietzsche, la canzone di Guccini, la battuta di Woody Allen (“Dio è morto, Marx è morto e anch'io non mi sento troppo bene”)...però occorre sapere che, almeno una volta, si è usciti dalla filosofia e dalla metafora, per occuparsi della morte di Dio in una maniera terribilmente reale e pratica. Dio, infatti, è morto; ma proprio morto stecchito. È accaduto, per la precisione, ventisei anni fa, nel 1994.

In quell'anno, infatti, James Kenneth Morrow, scrittore americano nato nel 1947, pubblicò presso la casa editrice Harcourt Brace un preciso resoconto della morte di Dio e di quel che ne ebbe a conseguire di curioso e di apocalittico. Si tratta di Towing Jehovah (lett.: “rimorchiando Geova”, ma tradotto in italiano nel 1999 per la casa editrice Il Saggiatore col titolo L'ultimo viaggio di Dio”).

towingtowingit



Nessun paradosso mitologico o filosofico, nessuna canzone di Guccini con relativa risurrezione (quando si muore, si muore e basta: ma l'uomo se lo farà entrare nella zucca una buona volta, senza escogitare “palliativi” che hanno sempre provocato molti più danni che la morte?): stavolta, come detto, Dio è crepato sul serio. Il problema è che il suo cadavere, alto tre chilometri, è precipitato in mare, al largo delle coste africane. L'arcangelo Raffaele scende sulla terra per cercare di risolvere 'sto bel casino, e per trovare un rimorchiatore capace di portare la salma di Dio ad una degna sepoltura. Lo trova finalmente in una superpetroliera cilena, la Valparaíso, comandata dal cinquantenne Anthony Van Horn.

Destinazione: Artico. Coordinata dall'arcangelo Raffaele, una équipe di angeli ha infatti scavato un sepolcro in un enorme iceberg, con l'evidente intenzione di preservare il cadavere di Dio dalla putrefazione. Durante la difficile impresa, il comandante Van Horn dovrà vedersela con una fidanzata ecologista militante, con il padre che si rifiuta di rivolgergli la parola, con sabotaggi di ogni genere, con un equipaggio che minaccia ogni momento di ammutinarsi, e pure coi dubbi che lo tormentano. Il finale non ve lo racconto, però; sennò faccio lo spoilerone.

L'Anonimo Toscano del XXI secolo - 7/1/2020 - 10:19


Cioè, fammi capire: credi davvero che ora perché c'è di mezzo una nave cilena e un trasporto eccezionale riuscirai a evitare il vallone di Armageddon...?

7/1/2020 - 19:35


27/9/2020 - 12:16


Mi ero perso questa versione particolarissima di Mauro Ermanno Giovanardi incrociata con la musica di... Je t'aime... moi non plus

Lorenzo - 27/7/2022 - 15:49




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