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Nasza klasa

Jacek Kaczmarski
Lingua: Polacco


Jacek Kaczmarski

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Jacek Kaczmarski, Nasza klasa


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[1983, 1986, 1990]
Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Jacek Kaczmarski
Album / Albumi: Litania-1
Prima registrazione completa / 1st complete recording: Live, 1990

kaczmarski


Di Jacek Kaczmarski avevamo già sentito parlare nelle CCG, con la sua famosa Mury, versione polacca de L'Estaca di LLuís LLach. Canzone di libertà antifranchista catalana che divenne, in Polonia, l'inno di Solidarność, quella primitiva. Grazie a Alessio Lega, che sembra abbia intenzione di tradurla e cantarla in italiano, cominciamo a fare la conoscenza diretta di questo sommo cantautore polacco scomparso in ancor giovane età nel 2004; e, purtroppo, la bieca massima del muor giovane chi agli dèi è caro sembra essere costantemente in agguato. Meglio farsi odiare dagli dèi.

Nasza klasa ("La nostra classe") è la canzone forse più famosa di Jacek Kaczmarski, Mury a parte. Ha una genesi e una storia complicata: una sua prima versione fu scritta nel 1983 dall'autore, allora ventiseienne. Tale prima versione consisteva in sole quattro strofe, che descrivevano destini immaginari, sebbene probabilmente ispirati a persone reali e, nello specifico, proprio ai vecchi compagni di classe del liceo. Jacek Kaczmarski, da ragazzo, aveva frequentato il XV Liceo Generalistico “ Narcyza Żmichowska” di Varsavia; nella foto sotto lo si vede assieme alla sua classe durante una gita scolastica. L'anno è il 1973, Jacek ha sedici anni ed è il ragazzo all'estrema sinistra, appoggiato alla parete, naturalmente con una chitarra in mano.

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La prima versione della canzone fu incisa in un album-cassetta intitolato Litania, registrato nel 1986 in Australia e pubblicato da una casa discografica dal significativo nome di “Iron Curtain Records” ("Cortina di Ferro Records" o qualcosa del genere). Nel 1987, Jacek Kaczmarski vi aggiunse altro quattro strofe, che in pratica sono una riflessione sulle prime quattro; si forma quindi la canzone completa di otto strofe, fermo restando che le prime quattro continuano ad essere quelle originali del 1983. Nel 1990. quando la Polonia si era liberata dal regime comunista per ricadere tra le grinfie della chiesa cattolica, la canzone completa fu cantata dal vivo e incisa in un album "Live" registrato dopo il ritorno di Jacek Kaczmarski in patria. Una canzone che è la storia. Vista attraverso quel che ne è stato di una classe liceale degli anni '70, in Polonia. La storia e le storie. Mancano, forse, soltanto i polacchi che non morirono subito, inginocchiati agli ultimi semafori; furono i primi lavavetri, anche se ora nessuno sembra ricordarsene. Caddero muri, ne vennero su anche di peggiori. [RV, 2009]
Co się stało z naszą klasą? Pyta Adam w Tel-Avivie
Ciężko sprostać takim czasom, ciężko w ogóle żyć uczciwie
Co się stało z naszą klasą? Wojtek w Szwecji w porno-klubie
Pisze: dobrze mi tu płacą za to, co i tak wszak lubię
co i tak wszak lubię

Kaśka z Piotrkiem są w Kanadzie, bo tam mają perspektywy
Staszek w Stanach sobie radzi, Paweł do Paryża przywykł
Gośka z Przemkiem ledwie przędą - w maju będzie trzeci bachor
Próżno skarżą się urzędom, że też chcieliby na zachód
że też chcieliby na zachód.

Za to Magda jest w Madrycie i wychodzi za Hiszpana
Maciek w grudniu stracił życie, gdy chodzili po mieszkaniach
Janusz, ten co zawiść budził, że go każda fala niesie
Jest chirurgiem - leczy ludzi, ale brat mu się powiesił
ale brat mu się powiesił.

Marek siedzi za odmowę, bo nie strzelał do Michała
A ja piszę ich historię - i to już jest klasa cała
Jeszcze Filip - fizyk w Moskwie, dziś nagrody różne zbiera
Jeździ kiedy chce do Polski, był przyjęty przez premiera
był przyjęty przez premiera.

Odnalazłem klasę całą na wygnaniu, w kraju, w grobie
Ale coś się pozmieniało: każdy sobie żywot skrobie
Odnalazłem całę klasę wyrośniętą i dojrzałą
Rozdrapałem młodość naszą, lecz za bardzo nie bolało
lecz za bardzo nie bolało.

Już nie chłopcy, lecz mężczyźni. Już kobiety, nie dziewczyny
Młodość szybko się zabliźni, nie ma w tym niczyjej winy
Wszyscy są odpowiedzialni, wszyscy mają w życiu cele
Wszyscy w miarę są normalni, ale przecież to niewiele
ale przecież to niewiele.

Nie wiem sam, co mi się marzy, jaka z gwiazd nade mną świeci
Gdy wśród tych nieobcych twarzy szukam ciągle twarzy dzieci
Czemu wciąż przez ramię zerkam, choć nie woła nikt: Kolego!
Że ktoś ze mną zagra w berka, lub przynajmniej w chowanego
lub przynajmniej w chowanego.

Własne pędy, własne liście zapuszczamy każdy sobie
I korzenie oczywiście na wygnaniu, w kraju, w grobie
W dół, na boki, wzwyż, ku słońcu, na stracenie, w prawo, w lewo
Kto pamięta, że to w końcu jedno i to samo drzewo...
Jedno i to samo drzewo.

inviata da CCG/AWS Staff - 7/11/2009 - 15:07




Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 12-11-2009

naszaklasa
La nostra classe

Che ne è stato della nostra classe?, chiede Adam a Tel Aviv,
Duro affrontare il tempo oggi, duro vivere onestamente.
Che ne è stato della nostra classe? Wojtek, in un pornoclub in Svezia
Ci scrive: Mi pagano bene per quel che comunque mi piace fare,
per quel che comunque mi piace fare.

Kaśka e Piotrek stanno in Canada, laggiù hanno prospettive,
Staszek sta bene negli States, Paweŀ si è sistemato a Parigi.
Gośka e Przemek se la cavano a malapena, a maggio avranno il terzo marmocchio,
Si lamentano invano con le autorità, anche loro vorrebbero emigrare in occidente,
anche loro vorrebbero emigrare in occidente.

Invece Magda è a Madrid, sta per sposare uno spagnolo,
Maciek è morto in dicembre quando perquisivano gli appartamenti.
Maciek, quello che stava sull'anima a tutti perché ogni onda lo porta,
È diventato un chirurgo, guarisce la gente, ma suo fratello si è impiccato,
suo fratello si è impiccato.

Marek è in galera perché non ha voluto sparare addosso a Michał,
E io, io scrivo la loro storia, è tutta la nostra classe.
No, c'è ancora Filip, fa il fisico a Mosca e raccatta premi su premi
Quando vuole torna in Polonia, è stato ricevuto dal Primo Ministro,
ricevuto dal Primo Ministro.

Ho trovato tutta quanta la classe, in esilio, in patria, al cimitero
Ma qualcosa è cambiato, ognuno ha la propria vita.
Ho trovato tutta quanta la classe, cresciuta e maturata,
Ho lacerato la nostra giovinezza, e non ha fatto nemmeno male,
non ha fatto nemmeno male.

Non più ragazzi, ma uomini. Già donne, non più ragazze.
La giovinezza si cicatrizza alla svelta, e non è colpa di nessuno:
Sono tutti molto responsabili, tutti hanno scopi nella vita;
Sono tutti piuttosto normali, ma non vuol dire granché,
non vuol dire granché.

Io non so manco cosa sogno, quale sia la mia stella
Quando tra facce tanto familiari cerco sempre facce di bimbi.
E perché mi volto sempre anche se nessuno mi urla: Amico mio!
Nessuno vuole giocare a rincorrersi con me, e nemmeno a nascondino,
e nemmeno a nascondino.

I nostri gambi, le nostre foglie ce le facciamo crescere ognun per sé,
E anche le radici, va da sé, in esilio, in patria, al cimitero
E laggiù, sui lati, su verso il sole fino a perderci a destra, a sinistra...
E chi si ricorda che, alla fine, è uno solo e lo stesso albero,
solo uno e lo stesso albero.

12/11/2009 - 23:10




Lingua: Italiano

legles
Versione italiana / Italian version / Version italienne / Italiankielinen versio: Alessio Lega [2010]




Alessio Lega ha scritto effettivamente (come preannunciato nell'introduzione del 2009) una versione italiana di Nasza klasa. La versione è del 2010 (basata un po' sulla mia traduzione italiana), ma non la ha mai incisa direttamente; la ha invece eseguita Olden nel 2014 al Premio Tenco, e incisa poi (nel 2015) nell'album L'amore occidentale. La versione eseguita e incisa da Olden è però leggermente modificata, e le viene riservata quindi un'apposita sezione. Qui sotto, invece, presentiamo l'unico video esistente in cui Alessio Lega canta la sua versione originale: è stata registrata di fortuna dal sottoscritto e da Daniela -k.d.- il 1° agosto 2010 alla “Baracchetta” di Luni, storica osteria di campagna dove si reca da tempo immemore tutta la banda di Fino al Cuore della Rivolta, il Festival della Resistenza di Fosdinovo. [RV]
LA NOSTRA CLASSE

“Dove sta la nostra classe?”, dice Adam da Israele,
Tempo gramo, pioggia e tosse piegheranno ogni ideale.
Della classe che ne è stato? Wojtek in Svezia è un pornodivo,
Dice “Sono ben pagato, faccio quello cui più ambivo,
Faccio quello cui già ambivo”.

Kaśka e Piotr vivono in Ontario, hanno spazio e prospettive,
Staszek sbarca il suo lunario, a New York si sopravvive.
Pawel gira tutto il mondo, Gośka e Przemek fan la fame,
Lei col terzo figlio in grembo vuol fuggire, ma rimane,
Vuol fuggire ma rimane.

Magda si sta risposando, è a Madrid da qualche mese,
Matek lo hanno ucciso quando perquisivano le case.
Janusz, il più indisponente, il secchione, il fortunato
È chirurgo, salva gente, ma il fratello si è impiccato,
Ma il fratello si è impiccato.

Marek se ne sta in prigione, non sparò sui dimostranti,
E io scrivo una canzone a lui solo e a tutti quanti,
Mi scordavo Filip a Mosca che è scienziato nucleare,
Pare possa, prenda ed esca, va in Polonia se gli pare,
Va in Polonia se gli pare.

C'è la classe tutta intera in esilio, al camposanto,
La vita è una cosa vera, ma qualcosa lì s'è infranto,
Non sono troppo invecchiati per la strada faticosa
Forse appena maturati, ma non è una bella cosa,
Ma non è una bella cosa.

Tutti imparano la vita dal burrone o dalla vetta
E l'infanzia è una ferita che si cicatrizza in fretta,
La mia classe e i suoi destini, non ragazze ma signore,
Uomini e non ragazzini sotto il velo del pudore,
Sotto il velo del pudore.

E io cosa mai ho cercato fra quei volti familiari,
Quali tracce del passato, quali giochi un tempo cari,
Dove trovo un nascondino, dove mi rimpiatto e dico
Tana è dove c'è un bambino che mi chiamerà suo amico,
Che mi chiamerà suo amico.

Quali nomi, quali voci ci diranno ciò che è vero,
Se serbiamo le radici in esilio o al cimitero,
Siamo rovi e siamo gigli della vita rotta e affranta,
E scordiamo di esser figli, foglie della stessa pianta,
Foglia della stessa pianta.

inviata da Riccardo Venturi - 8/8/2010 - 20:12




Lingua: Francese

Versione francese da questa pagina
NOTRE CLASSE

Qu’est ce qui c’est passé avec notre classe?
Demande Adam de Tel-Aviv,
C’est dur affronter le temps aujourd’hui,
C’est dur d’être intègre dans la vie
Qu’est ce qui c’est passé avec notre classe?
Wojtek en Suède dans un porno show
Nous écrit – ils me payent très bien
Pour ce que j’aime faire même gratos.

Kaska et Piotr sont au Canada,
Ils ont là bas des perspectives,
Stachek se débrouille aux States,
Pawel s’est accommodé à Paris,
Gośka et Przemek joignent à peine les deux bouts,
En mai ils attendent le troisième gosse,
Ils se plaignent pour rien dans tous les offices,
Qu’ils veulent bien aussi partir à l’Ouest,

Par contre Magda est à Madrid
Et épouse un beau Espagnol,
Maciek en décembre a perdu la vie,
Quand ils ont fouillé les appartements,
Janusz, celui, qu’on détestait tous
Car chaque vague le portait plus loin,
Est chirurgien, sauve les vies,
Mais son frère s’est pendu,

Marek en taule pour un refus,
De tirer sur Michal,
Et moi j’écris leur histoire
Et c’est notre bande au complet.
Non, encore Filip, physicien à Moscou -
Il ramasse les prix à la pelle,
Il va, quand il veut, en Pologne
Il a même été reçu par Le Premier.

J’ai trouvé la classe entière -
En exil, au pays, au cimetière
Mais quelque chose a changé,
Chacun poursuit sa propre misère -
J’ai trouvé la classe toute entière
Très grandie, très assagie
J’ai lacéré notre jeunesse,
Et ça n’a même pas fait mal...

C’est plus les garçons, ce sont les hommes
Déjà des femmes – pas les filles.
La jeunesse cicatrise vite,
Et c’est la faute à personne;
Ils sont tous très responsables,
Ils ont tous les grands projets,
Ils sont tous, j’dirai, normales
Mais ça – c’est pas grand chose...

Je sais même pas, de quoi je rêve
Quelle étoile est la mienne,
Quand parmi si familiers visages
Je cherche toujours des visages d’enfants,
Pourquoi toujours je me retourne ,
Alors que personne ne crie – Mon pote !!
Personne ne veut jouer au chat perché,
Ni même faire une partie de cache-cache...

Nos propres tiges, nos propres feuilles,
On fait pousser – chacun pour soi
Et les racines, évidemment
En exil, au pays, au cimetière,
En bas, sur les côtés, vers le haut, vers le soleil,
A notre perte, à gauche – a droite...
Qui se souvient, que finalement
C’est un seul et – le même arbre...

inviata da adriana - 7/11/2009 - 15:30


le parole della verita....

andrzej - 9/2/2011 - 22:32


La versione di Alessio Lega è stata registrata da Olden nell'EP "L'amore occidentale" (Olden 2015)

26/2/2016 - 15:32




Lingua: Italiano

Versione italiana di Salvo Lo Galbo

L'augurio che fa l'autore ai vecchi compagni di classe (dove compagni e classe assumono chiaramente significati altri da quelli scolastici) di ricordare, nonostante tutto, che l'albero cui si appartiene è sempre uno e lo stesso per tutti, è l'augurio di chi sa che, lasciando quella dittatura non del proletariato ma sul proletariato, non bisogna sprofondare nell'individualismo e nei valori borghesi. Che la lotta per il socialismo deve ripartire da nuovi e più saldi avamposti. Sapendo noi, invece, come tutto è finito, non si può che mettersi a piangere. Abbiamo perso molto.
Ma qualcuno scriveva: "Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall'inizio". E quel qualcuno non stava messo meglio di noi adesso.
LA NOSTRA CLASSE

Che ne è stato della nostra
classe, della nostra banda?
Barbara che ora è maestra
da Israele si domanda.
In un porno show a Stoccolma
Wojtek scrive con un lapis
“Son pagato bene insomma
per quel che farei anche gratis!”

Kaska e Piotr sono in Nebraska,
laggiù hanno prospettive.
Staszek, pochi soldi in tasca
ma a Parigi sopravvive.
Gośka e Przemek sono al terzo
figlio questo maggio; l’Ente
non gli toglie il bloccasterzo
per migrare in occidente.

Magda è a Madrid, è sempre
lì che dice che si sposa.
Maciek è morto in dicembre,
quando gli han frugato casa.
L’altro Maciek, quello odioso,
è un chirurgo rinomato,
salva vite, guarda il caso!
Ma il fratello s’è impiccato.

Marek che s’è rifiutato
di sparare addosso a Pavlov
da quel giorno è carcerato.
E siam tutti. No, scordavo
Filip: fa il fisico a Mosca,
è dottore in tre accademie.
Viene e va dalla Polonia,
ricevuto anche dal premier.

Questa è la loro storia,
questa era la mia classe.
Bimbi nella mia memoria,
molti invece già carcasse.
In esilio, in patria, al campo-
santo l’ho trovata tutta,
la mia classe senza scampo
dal suo diventare adulta.

Uomini, non più ragazzi
e non più ragazze, donne.
Passa il tempo e tempo non ne
dà nemmeno se l’ammazzi.
Giovinezza, cicatrice
chiusasi senza far male.
Gente, come la si dice
- e che vuol dir mai? - normale.

Ed io cosa sogno, mentre
parlo e invece in mezzo a tante
facce note, cerco sempre
quella di un bambino assente?
E mi volto, neanche io
so più a chi, se non mi cerca,
non mi grida “Amico mio!”,
per giocare a tana, a merca.

Ora i rami si fa ognuno
crescere per sé. E altrettanto
le radici: in patria uno,
fuori un altro o al camposanto.
Ora che ciascuno è libero,
mi chiedo sempre più spesso
chi ricorderà che l’albero
è uno solo ed è lo stesso.

inviata da Salvo Lo Galbo - 30/3/2018 - 07:33


Grazie Salvo.
Mi rimane poco chiaro il misterioso Pavlov della quarta strofa. Capisco la neccessità di rima, ma caso mai è un cognome russo (vedi "famoso" scienziato russo https://it.wikipedia.org/wiki/Ivan_Pavlov), mica un nome polacco (Pavlov non fa lo stesso con Paweł, che sarebbe Paolo).
Nella seconda Kaśka invece di Kaska... anche nella terza di Alessio ci dovrebbe sta Marek invece di Matek.

Saluti

krzyś - 30/3/2018 - 20:58


krzyś - 30/3/2018 - 21:00


ora vedo che anche nella traduzione di Rick è sdoppiato il nome Maciek nella terza, invece di Maciek e Janusz. sono due personaggi distinti e anche parecchio.

Saluti

krzyś - 30/3/2018 - 23:13


Hai ragione, Krzyś, e infatti quel "Pavlov" è un refuso, doveva starci il Pawel/Pavel. I due Maciek invece sono arbitrio mio, mi è parso una nota di realismo che in una classe vi siano due dai nomi uguali. Da noi, per dire, di Marie ce n'erano tre.

Salvo Lo Galbo - 31/3/2018 - 02:36


Paweł :)

Infatti, nella tua versione si parla di un altro Maciek. Mi è venuto il dubbio mentre leggevo la traduzione di Riccardo, ma rileggendola, in effetti, anche nell'essa c'è un distinguo fra i due Maciek, ma non è così netto come da te.

Peccato che Alessio non ha proseguito con qualche altra traduzione da Kaczmarski, che rimane comunque poco conosciuto fuori della Polonia.

Saluti

krzyś - 31/3/2018 - 11:58




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