E disse «Andiamo si va per partire
il vento già spacca già gonfia le vele
e l'àncora-angoscia per mille e più braccia
già leva dal fango di mille miserie»
«Non posso» - risposi - «le mille valigie
di questa partenza mi legano al mondo;
io per partire le devo lasciare
però senza quelle per me non c'è volo»
Mi disse: «Il bagaglio di mille paure
per mille d'angosce di vecchie certezze
per mille speranze di cane deluso
che resta bastardo tra mille carezze»
Mi disse: «È questo che devi lasciare
sul molo del tempo per una speranza
raccogli il tuo sporco e tienilo stretto
ché altro non serve per fare allegria»
Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo
È piena la nave dei cani delusi
rimasti bastardi tra mille carezze
è bello vederli coi pugni ben chiusi
tenersi lo sporco, lasciar le promesse
dei mondi civili dei mille ritratti
quadrati perfetti del senso comune
cornici di forme a specchio pulite
così che la rabbia si umilia nell'arte
Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo
E guardo la vela di fogli di carta...
mi volto e lontano sul molo già vedo
con l'occhio civile l'esperto dell'arte
cercare l'orgasmo sui mille bagagli
Lo guardo felice e lancio la pietra:
si ferma nel cielo più grigio di lastra,
nel cielo si affila a lama sicura
che piomba, ti sfiora babbeo e ti castra
La nave dei folli veleggia veloce
il foglio garrisce nel gioco di parte;
sul bianco compare ben rossa una croce:
un altro caduto sul campo dell'arte
Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo
Milano spaccata tra uffici e stazioni
tra fabbriche e chiese tranciate ridendo
passate sul filo di spada e di prua:
la nave dei cani veleggia sicura
A notte coi pugni ben chiusi d'amore
guardando la scia dei mille rottami
di arte e cultura, d'angosce d'autore
dei mille valori metropolitani:
a noi cani sporchi più volte delusi
rimasti bastardi tra mille carezze
ci prende la voglia di aprire le mani
di unire alle vele le nostre bandiere
Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo
E quando spaccata ogni vecchia cultura
che è anche nostra e che abbiamo lasciata
tra mille valigie sui moli d'angoscia
nel porto dell'arte timbrata e schedata:
potremo guardare la scelta futura
la scelta dei cani bastardi nell'ossa
e ancora una volta e chiedersi ancora
se ancora tentare se ancora si possa
E allora trovando negli occhi compagni
la voglia e la gioia di essere bimbi
ognuno già bimbo dirà: «Certo è mia:
si può si può fare la nave è anche mia
La nave del sogno è mia per ragione,
è nostra per scelta di cani delusi
che sanno creare tenendo lo sporco
ben stretto e cosciente tra pugni rinchiusi».
Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo
La nave dei folli che rompe in letizia
la vecchia cultura con nuova allegria
e tutto il dolore già trancia sul ferro
del grande lucchetto per dare la via
al volo finale di tutto l'amore
al volo finale della fantasia
e ridere al tempo di oggi struttura
eletta a potere della borghesia
E ancora più bimbi con carta e bandiere
guardando diritto il solo pennone
faremo la danza dei cani delusi
coi pugni serrati per nuova illusione
Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo
La nave dei folli eletta a "ragione"
per segno diventa parola e poesia
diventa creazione per rivoluzione
per l'attimo solo, ma di fantasia
diventa creazione per rivoluzione
per l'attimo solo, ma di fantasia
il vento già spacca già gonfia le vele
e l'àncora-angoscia per mille e più braccia
già leva dal fango di mille miserie»
«Non posso» - risposi - «le mille valigie
di questa partenza mi legano al mondo;
io per partire le devo lasciare
però senza quelle per me non c'è volo»
Mi disse: «Il bagaglio di mille paure
per mille d'angosce di vecchie certezze
per mille speranze di cane deluso
che resta bastardo tra mille carezze»
Mi disse: «È questo che devi lasciare
sul molo del tempo per una speranza
raccogli il tuo sporco e tienilo stretto
ché altro non serve per fare allegria»
Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo
È piena la nave dei cani delusi
rimasti bastardi tra mille carezze
è bello vederli coi pugni ben chiusi
tenersi lo sporco, lasciar le promesse
dei mondi civili dei mille ritratti
quadrati perfetti del senso comune
cornici di forme a specchio pulite
così che la rabbia si umilia nell'arte
Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo
E guardo la vela di fogli di carta...
mi volto e lontano sul molo già vedo
con l'occhio civile l'esperto dell'arte
cercare l'orgasmo sui mille bagagli
Lo guardo felice e lancio la pietra:
si ferma nel cielo più grigio di lastra,
nel cielo si affila a lama sicura
che piomba, ti sfiora babbeo e ti castra
La nave dei folli veleggia veloce
il foglio garrisce nel gioco di parte;
sul bianco compare ben rossa una croce:
un altro caduto sul campo dell'arte
Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo
Milano spaccata tra uffici e stazioni
tra fabbriche e chiese tranciate ridendo
passate sul filo di spada e di prua:
la nave dei cani veleggia sicura
A notte coi pugni ben chiusi d'amore
guardando la scia dei mille rottami
di arte e cultura, d'angosce d'autore
dei mille valori metropolitani:
a noi cani sporchi più volte delusi
rimasti bastardi tra mille carezze
ci prende la voglia di aprire le mani
di unire alle vele le nostre bandiere
Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo
E quando spaccata ogni vecchia cultura
che è anche nostra e che abbiamo lasciata
tra mille valigie sui moli d'angoscia
nel porto dell'arte timbrata e schedata:
potremo guardare la scelta futura
la scelta dei cani bastardi nell'ossa
e ancora una volta e chiedersi ancora
se ancora tentare se ancora si possa
E allora trovando negli occhi compagni
la voglia e la gioia di essere bimbi
ognuno già bimbo dirà: «Certo è mia:
si può si può fare la nave è anche mia
La nave del sogno è mia per ragione,
è nostra per scelta di cani delusi
che sanno creare tenendo lo sporco
ben stretto e cosciente tra pugni rinchiusi».
Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo
La nave dei folli che rompe in letizia
la vecchia cultura con nuova allegria
e tutto il dolore già trancia sul ferro
del grande lucchetto per dare la via
al volo finale di tutto l'amore
al volo finale della fantasia
e ridere al tempo di oggi struttura
eletta a potere della borghesia
E ancora più bimbi con carta e bandiere
guardando diritto il solo pennone
faremo la danza dei cani delusi
coi pugni serrati per nuova illusione
Ma quanto dolore per dare allo svolo
di te fantasia un attimo solo
La nave dei folli eletta a "ragione"
per segno diventa parola e poesia
diventa creazione per rivoluzione
per l'attimo solo, ma di fantasia
diventa creazione per rivoluzione
per l'attimo solo, ma di fantasia
inviata da Riccardo Venturi - 5/11/2009 - 04:29
Lingua: Francese
Version française – LA NEF DES FOUS – Marco Valdo M.I. – 2009
Chanson italienne – La Nave dei Folli – Ivan Della Mea – 1975
Chanson italienne – La Nave dei Folli – Ivan Della Mea – 1975
Comment cette nef des fous, ce tableau d'un peintre flamand du Xvième siècle a-t-il pu se retrouver ainsi dans une chanson italienne de cinq siècles postérieure et inspirer directement un chantauteur par ailleurs engagé dans la guerre sociale ?, demande Marco Valdo M.I.
Moi, dit Lucien l'âne un peu perplexe, je n'en sais rien. Je me souviens seulement de ce qu'on disait pour ta canzone Les Diables de Bosch et qui me paraît convenir parfaitement ici... Souviens-toi, on disait :
« Dis, Marco Valdo M.I. mon bon ami, dis-moi, dit Lucien l'âne en fermant presque ses yeux qui ne seront jamais bleus, est-ce bien de Jérôme Bosch et de ses étranges peintures qu'il est question ?
Oui, c'est bien de ce Bosch-là, l'homme du Bois du Duc, Hieronymus van Aken. Un de ces peintres qui ont marqué leurs temps – le Moyen- Âge et les temps à venir. Mais comme tu le verras dans la canzone, la peinture est un point de départ pour la pensée. Souvent aussi, le peintre est quelqu'un qui parle de l'homme, du monde et des jeux de la société – entendons : les jeux de pouvoir. Le peintre est un apporteur d'image, il crée la métaphore. Du moins quand la peinture se confronte au monde et c'est le cas. De plus, il engendre une formidable ambiance poétique. »
Sans doute, sans doute, mon ami Lucien, y a-t-il là un début d'explication. Mais qu'importe... « Le vent déjà souffle, déjà les voiles s'étirent... La nef des fous choisie « par raison » Par signe devient parole et poésie... » Tu entends, Lucien, parole et poésie... Que demander de plus, que demander de mieux ?
Oh, dit Lucien l'âne en étirant sa lèvre inférieure, sur la nef des fous, on a écrit des bibliothèques entières et on pourrait même, nous aussi, faire un livre... Mais pour l'heure, contente-toi de la traduire, cette chanson d'Ivan Della Mea.
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane.
Moi, dit Lucien l'âne un peu perplexe, je n'en sais rien. Je me souviens seulement de ce qu'on disait pour ta canzone Les Diables de Bosch et qui me paraît convenir parfaitement ici... Souviens-toi, on disait :
« Dis, Marco Valdo M.I. mon bon ami, dis-moi, dit Lucien l'âne en fermant presque ses yeux qui ne seront jamais bleus, est-ce bien de Jérôme Bosch et de ses étranges peintures qu'il est question ?
Oui, c'est bien de ce Bosch-là, l'homme du Bois du Duc, Hieronymus van Aken. Un de ces peintres qui ont marqué leurs temps – le Moyen- Âge et les temps à venir. Mais comme tu le verras dans la canzone, la peinture est un point de départ pour la pensée. Souvent aussi, le peintre est quelqu'un qui parle de l'homme, du monde et des jeux de la société – entendons : les jeux de pouvoir. Le peintre est un apporteur d'image, il crée la métaphore. Du moins quand la peinture se confronte au monde et c'est le cas. De plus, il engendre une formidable ambiance poétique. »
Sans doute, sans doute, mon ami Lucien, y a-t-il là un début d'explication. Mais qu'importe... « Le vent déjà souffle, déjà les voiles s'étirent... La nef des fous choisie « par raison » Par signe devient parole et poésie... » Tu entends, Lucien, parole et poésie... Que demander de plus, que demander de mieux ?
Oh, dit Lucien l'âne en étirant sa lèvre inférieure, sur la nef des fous, on a écrit des bibliothèques entières et on pourrait même, nous aussi, faire un livre... Mais pour l'heure, contente-toi de la traduire, cette chanson d'Ivan Della Mea.
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane.
LA NEF DES FOUS
Et elle dit « Allons, on va partir
Le vent déjà souffle, déjà mes voiles s'étirent
Et l'ancre-angoisse par mille et mille bras
Tire de la boue mille misères déjà. »
« Je ne peux pas; les mille bagages
De ce départ me retiennent
Il faut, pour partir, que je les abandonne.
Mais sans eux, pour moi, il n'y a pas de voyage »
Elle me dit : « Le bagage de mille peurs
Pour mille angoisses de vieilles certitudes
Pour mille espoirs de chien déçu
Qui reste bâtard sous mille caresses »
Elle me dit : « Voici ce que tu dois laisser
Sur le môle du temps pour un espoir
Ramasse ta crasse et tiens la bien
Qu'elle ne serve à rien d'autre que la joie. »
Mais quelle douleur pour donner à l'envol
De ton imagination un seul instant.
La nef est remplie de chiens déçus
Restés bâtards sous mille caresses
Il est beau de les voir avec leurs poings bien fermés
Tenir leur crasse, laisser leurs promesses.
De mondes civilisés de mille portraits
Au sens commun, de tableaux parfaits
De cadres aux formes tellement léchées
Que dans l'art, la rage est humiliée.
Mais quelle douleur pour donner à l'envol
de ton imagination un seul instant.
Et je regarde la voile de feuilles de papier...
Je me tourne et loin sur le môle, je vois déjà
De mon œil civilisé, l'expert es art
Chercher l'orgasme sur mes mille bagages.
Je le regarde gaiement et je lance la pierre
Elle s'arrête dans le ciel plus gris de fer,
Dans le ciel, telle une lame sûre s'affûte
Tombe, t'effleure bêta et te castre.
La nef des fous cingle rapide
La feuille claque dans le jeu;
Sur le blanc paraît rouge une croix :
Un autre mort au champ de l'art.
Mais quelle douleur pour donner à l'envol
de ton imagination un seul instant.
Milan brisée entre bureaux et gares
Entre des usines et des églises tranchées,
Passées en riant au fil de la proue et de l'épée :
La nef des chiens cingle en sûreté.
À la nuit, avec leurs poings bien fermés sur l'amour
En regardant le sillage de mille épaves
D'art et de culture, d'angoisses d'auteur
De mille valeurs métropolitaines
À nous chiens crasseux plus d'une fois déçus
Restés bâtards au milieu de mille caresses
Il nous vient l'envie d'ouvrir les mains
D'unir aux voiles nos bannières.
Mais quelle douleur pour donner à l'envol
de ton imagination un seul instant.
Et quand se brise toute la vielle culture
Qui est encore la nôtre et que nous avons abandonnée
Parmi mille valises sur les môles de l'angoisse
Dans le port de l'art timbrée et certifiée.
Nous pourrons regarder le choix futur
Le choix des chiens bâtards jusqu'à l'os
Et encore une fois se demander encore
Si encore on tentera si encore on peut.
Et alors en trouvant dans les yeux des camarades
La volonté et la joie d'être des bambins
Chacun déjà bambin dira : « Certes, c'est à moi
Il se peut, il se peut que la nef soit aussi à moi.
La nef du rêve est à moi par raison
Elle est nôtre par choix de chiens déçus
Qui savent créer en tenant la crasse
Bien serrées et consciente entre leurs poings serrés ».
Mais quelle douleur pour donner à l'envol
de ton imagination un seul instant.
La nef des fous qui rompt dans la joie
La vieille culture avec une nouvelle allégresse
Et toute la douleur entame déjà le fer
Du grand cadenas pour ouvrir la voie
À l'envol final de tout l'amour
À l'envol final de l'imagination
Et rire aujourd'hui de la structure
Élite au pouvoir de la bourgeoisie.
Et encore plus de bambins avec papier et drapeau
En regardant droit le seul pennon
Nous ferons la danse des chiens déçus
Avec nos poings serrés pour une nouvelle illusion.
Mais quelle douleur pour donner à l'envol
De ton imagination un seul instant.
La nef des fous choisie « par raison »
Par signe devient parole et poésie
Devient création pour une révolution
Pour un seul instant, mais d'imagination.
Devient création pour une révolution
Pour un seul instant, mais d'imagination.
Et elle dit « Allons, on va partir
Le vent déjà souffle, déjà mes voiles s'étirent
Et l'ancre-angoisse par mille et mille bras
Tire de la boue mille misères déjà. »
« Je ne peux pas; les mille bagages
De ce départ me retiennent
Il faut, pour partir, que je les abandonne.
Mais sans eux, pour moi, il n'y a pas de voyage »
Elle me dit : « Le bagage de mille peurs
Pour mille angoisses de vieilles certitudes
Pour mille espoirs de chien déçu
Qui reste bâtard sous mille caresses »
Elle me dit : « Voici ce que tu dois laisser
Sur le môle du temps pour un espoir
Ramasse ta crasse et tiens la bien
Qu'elle ne serve à rien d'autre que la joie. »
Mais quelle douleur pour donner à l'envol
De ton imagination un seul instant.
La nef est remplie de chiens déçus
Restés bâtards sous mille caresses
Il est beau de les voir avec leurs poings bien fermés
Tenir leur crasse, laisser leurs promesses.
De mondes civilisés de mille portraits
Au sens commun, de tableaux parfaits
De cadres aux formes tellement léchées
Que dans l'art, la rage est humiliée.
Mais quelle douleur pour donner à l'envol
de ton imagination un seul instant.
Et je regarde la voile de feuilles de papier...
Je me tourne et loin sur le môle, je vois déjà
De mon œil civilisé, l'expert es art
Chercher l'orgasme sur mes mille bagages.
Je le regarde gaiement et je lance la pierre
Elle s'arrête dans le ciel plus gris de fer,
Dans le ciel, telle une lame sûre s'affûte
Tombe, t'effleure bêta et te castre.
La nef des fous cingle rapide
La feuille claque dans le jeu;
Sur le blanc paraît rouge une croix :
Un autre mort au champ de l'art.
Mais quelle douleur pour donner à l'envol
de ton imagination un seul instant.
Milan brisée entre bureaux et gares
Entre des usines et des églises tranchées,
Passées en riant au fil de la proue et de l'épée :
La nef des chiens cingle en sûreté.
À la nuit, avec leurs poings bien fermés sur l'amour
En regardant le sillage de mille épaves
D'art et de culture, d'angoisses d'auteur
De mille valeurs métropolitaines
À nous chiens crasseux plus d'une fois déçus
Restés bâtards au milieu de mille caresses
Il nous vient l'envie d'ouvrir les mains
D'unir aux voiles nos bannières.
Mais quelle douleur pour donner à l'envol
de ton imagination un seul instant.
Et quand se brise toute la vielle culture
Qui est encore la nôtre et que nous avons abandonnée
Parmi mille valises sur les môles de l'angoisse
Dans le port de l'art timbrée et certifiée.
Nous pourrons regarder le choix futur
Le choix des chiens bâtards jusqu'à l'os
Et encore une fois se demander encore
Si encore on tentera si encore on peut.
Et alors en trouvant dans les yeux des camarades
La volonté et la joie d'être des bambins
Chacun déjà bambin dira : « Certes, c'est à moi
Il se peut, il se peut que la nef soit aussi à moi.
La nef du rêve est à moi par raison
Elle est nôtre par choix de chiens déçus
Qui savent créer en tenant la crasse
Bien serrées et consciente entre leurs poings serrés ».
Mais quelle douleur pour donner à l'envol
de ton imagination un seul instant.
La nef des fous qui rompt dans la joie
La vieille culture avec une nouvelle allégresse
Et toute la douleur entame déjà le fer
Du grand cadenas pour ouvrir la voie
À l'envol final de tout l'amour
À l'envol final de l'imagination
Et rire aujourd'hui de la structure
Élite au pouvoir de la bourgeoisie.
Et encore plus de bambins avec papier et drapeau
En regardant droit le seul pennon
Nous ferons la danse des chiens déçus
Avec nos poings serrés pour une nouvelle illusion.
Mais quelle douleur pour donner à l'envol
De ton imagination un seul instant.
La nef des fous choisie « par raison »
Par signe devient parole et poésie
Devient création pour une révolution
Pour un seul instant, mais d'imagination.
Devient création pour une révolution
Pour un seul instant, mais d'imagination.
inviata da Marco Valdo M.I. - 17/11/2009 - 21:28
E in quegli anni Ivan Della Mea era guardato con sospetto (troppo ortodosso?) da chi scendeva in piazza...
Non c'era proprio spazio per la poesia!
E poi seguiva "Fiaba Grande"...
Non c'era proprio spazio per la poesia!
E poi seguiva "Fiaba Grande"...
fabio bello - 9/11/2009 - 21:13
Alessio Lega, Rocco Marchi, Francesca Baccolini, Guido Baldoni: La nave dei folli
Sesto Fiorentino, Istituto Ernesto De Martino, 16 giugno 2019
Concerto collettivo a dieci anni dalla scomparsa di Ivan Della Mea, e a un mese da quella di Paolo Ciarchi.
Sesto Fiorentino, Istituto Ernesto De Martino, 16 giugno 2019
Concerto collettivo a dieci anni dalla scomparsa di Ivan Della Mea, e a un mese da quella di Paolo Ciarchi.
Riccardo Venturi - 18/6/2019 - 13:08
Vi segnaliamo e invitiamo a sostenere:
Il Mea! Produzione del CD Alessio Lega canta Ivan Della Mea
ALESSIO LEGA canta IVAN DELLA MEA - CANZONIERE DELLA RIVOLTA - Vol. 1
Ivan Della Mea è stato un poeta, cantore, intellettuale e scrittore, tra i più originali della scena culturale italiana. Ivan ha influenzato il suo tempo e con generosità ha sacrificato all’impegno p…
Ivan Della Mea è stato un poeta, cantore, intellettuale e scrittore, tra i più originali della scena culturale italiana. Ivan ha influenzato il suo tempo e con generosità ha sacrificato all’impegno p…
CCG Staff - 28/10/2020 - 09:00
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Parole di Ivan Della Mea
Musica di Ivan Della Mea e Paolo Ciarchi
Lyrics by Ivan Della Mea
Music by Ivan Della Mea and Paolo Ciarchi